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    Francesco Serra (Genova, 13.4.1801 – Firenze, 21.11.1877)

    a cura Antonio Pisanelli (*)

    (Genova, 13.4.1801 – Firenze, 21.11.1877)

    Francesco Serra nacque a Genova il 13 aprile 1801, fu ammesso alla Scuola di Marina della sua città nel 1816, conseguendo la nomina a guardiamarina nel 1819. Da allievo, nel 1816, imbarcato sulla mezza galera Liguria, prese parte alla vittoriosa spedizione di una squadriglia sarda per prendere possesso dell’isola Capraia, allora occupata dai corsi. Nel 1825, luogotenente di vascello, partecipò alla campagna di Tripoli a bordo della corvetta a vela Tritone, destinata l’anno seguente in missione di protezione del commercio sardo in Egeo, durante la quale gli fu affida- to il comando di una lancia armata con cui affrontò in azione di guerra i pirati fra Ondro e Capo d’Oro. La sua condotta in quello scontro fu ascritta ad azione di merito. Ebbe quindi numerosi imbarchi su unità a vela, tra cui il comando del brigantino Zeffiro (1828-1831), il comando, nel grado di capitano in 2″ di vascello, della corvetta Tritone, con la quale partecipò all’azione dimostrativa della squadra al comando del capitano di vascello conte Giorgio de Viry contro il bey di Tunisi nel 1835.
    Nell’agosto del 1836, capitano di fregata in comando della fregata Euridice, lasciò Genova diretto in Sud America a protezione delle comunità nazionali, sostandovi un anno e mezzo. Promosso capitano di vascello nel 1842, ebbe un altro comando sulla fregata Des Geneys (1844-1845).
    Promosso contrammiraglio nel 1849, ebbe vari incarichi: intendente generale della Real Marina, segretario generale del ministero nel 1853, quindi ispettore della Marina mercantile e dei porti, membro del Consiglio permanente della Real Marina. Per le benemerenze militari acquisite fu insignito della croce di commendatore dell’ordine militare di Savoia.
    Viceammiraglio nel 1859, nell’ottobre dello stesso anno fu nominato comandante generale della Regia Marina, carica che resse fino al 1861. Fu quindi vice presidente del Consiglio di ammiragliato e dal 1867 presidente del Consiglio superiore di Marina.
    Lasciò il servizio per raggiunti limiti d’età nell’ottobre 1871, con il grado di ammiraglio. Nel 1861 era stato nominato senatore del Regno.
    Morì a Firenze il 21 novembre 1877. Figura di rilievo della Marina. Appartiene a quella schiera di ufficiali che con grande entusiasmo si dedicarono alla vita sul mare, percorrendo a vela le rotte oceaniche, portando la bandiera prima sarda e poi italiana nelle nazioni del Sud America, cui si rivolgeva in massa l’emigrazione dei connazionali. Raggiunse il grado pieno di ammiraglio, all’epoca conferito solo in via eccezionale.
    Tratto da Uomini della Marina 1861-1946 – U.S. Marina Militare

    (*) per le altre sue ricerche digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.

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    Catello Palumbo (Castellammare di Stabia, 13.4.1894 – Mare, 11.12.1916)

    di Antonio Cimmino

    (Castellammare di Stabia, 13.4.1894 – Mare, 11.12.1916)

    Catello Palumbo di Gaetano, 2° Capo meccanico, nato a Castellammare di Stabia il 13 aprile 1894, uno dei 797 uomini dell’equipaggio morti in mare della regia corazzata Regina Margherita, affondata da mine nella Baia di Valona l’11 dicembre 1916.

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    Ernesto Forza (Roma, 21.8.1900 – Roma, 13.4.1975)

    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    (Roma, 21 agosto 1900 – Roma, 13 aprile 1975)

    Ernesto Forza è stato un militare italiano, insignito della Medaglia d’oro al valor militare durante la seconda guerra mondiale.
    Allievo all’Accademia Navale di Livorno, conseguì la nomina a Guardiamarina nel 1921. Nel 1928 fu promosso Tenente di Vascello passando ad operare presso la 143ª Squadriglia idrovolanti.
    Nel 1931 assunse l’incarico di Ufficiale di Collegamento con il Ministero dell’Aeronautica. Nel 1935 conseguì la promozione a Capitano di Corvetta e fu posto al comando del sommergibile Pietro Micca, nel 1939 passò all’incrociatore Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi.
    Nel giugno 1941 ebbe il comando della IIª Flottiglia MAS in Sicilia, Nel luglio affondò una nave nemica, e per questo ricevette la medaglia d’oro al V.M., assumendo poco dopo il comando della Xª Flottiglia MAS a La Spezia.Nel maggio 1943 assunse l’incarico di Capo di Stato Maggiore della 7ª Divisione Navale, lasciando il comando della Xª Flottiglia MAS al capitano di fregata Junio Valerio Borghese.
    Da Capitano di Vascello partecipò alla guerra di liberazione al comando del Mariassalto, ottenendo una medaglia d’argento al valor militare.
    Rimasto in servizio nella Marina Militare, nel 1952 fu promosso Contrammiraglio, conseguendo poi la promozione ad Ammiraglio di Divisione nel 1956. Fu comandante della 1ª Divisione Navale e Comandante del Comando Marittimo Autonomo della Sicilia.
    Conseguì, quando andò in ausiliaria nel 1960, il grado di Ammiraglio di Squadra. Fu nominato nel 1961 Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

    Medaglia d’oro al valor militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’oro al valor militare con la seguente motivazione:
    Comandante di flottiglia M.A.S., operante in tormentato teatro di operazioni, infondeva il suo alto spirito aggressivo nei gregari che, alla prova del fuoco, dimostravano lo stesso suo indomito valore. Delineatasi la possibilità di transito nella zona di un importante convoglio scortato da poderosa Forza Navale nemica, e resi inefficienti da avarie e da offesa aerea due M.A.S. al suo comando, sorretta da ferrea volontà di giungere a contatto del nemico, prendeva imbarco su di un’altra unità che, pur essendo in condizioni di muovere, era minorata nella velocità, suo principale mezzo di difesa e partiva per l’agguato. Avvistata di notte la formazione nemica, manovrando con abile calma per evitare le siluranti di scorta, si portava risolutamente all’attacco di una grande unità che alla di 600 metri colpiva con due siluri affondandola. Scoperto e fatto segno a violentissima e concentrata reazione di fuoco di tutti i calibri, con fredda decisione ed insuperabile perizia riusciva a disimpegnarsi”.

    Medaglia d’argento al valor militare con la seguente motivazione:
    Ufficiale superiore già valorosamente distintosi in precedenti azioni di guerra, preparava ardite azioni di forzamento di importante base nazionale in zona occupata, e nonostante gravi difficoltà e scarsa efficienza dei mezzi a disposizione, riusciva ad assicurarne la perfetta esecuzione. Portatosi su motosilurante al comando della spedizione in vicinanza del porto, vi si tratteneva fino ad avere assicurato il recupero degli operatori, rientrando quindi senza perdite alla base di partenza. Questa azione conclusasi con successo metteva nuovamente in luce le sue doti di comando, di coraggio e di serena fermezza”.

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    13.4.1852, il Capitano Giacomo Razeto e il brigantino Annetta

    a cura Sergio Pagni

    PER GRAZIA RICEVUTA

    Questo ex voto è conservato al museo civico marinaro Gio Bono Ferrari di Camogli (*).
    Sul quadro si legge: “Brigantino Annetta”. Capitano Giacomo Razeto. Grazia ricevuta da Emanuele, figlio del capitano, mentre è caduto di sopra l’albero fino sul ponte, il 13 aprile 1852”.
    Il quadro, dipinto da Domenico Gavarone, è datato maggio 1852.

    (*) Si consiglia vivamente la visita al museo.

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    Ferruccio Castellani (Venezia, 29.7.1906 – Mar Mediterraneo Centrale, 13.4.1943)

    di Bruno Henning Castellani

    (Venezia, 29.7.1906 – Mar Mediterraneo Centrale, 13.4.1943)

    Ricevemmo e con immenso infinito orgoglio ripubblichiamo.

    6 febbraio 2017 ore 11.42
    Buongiorno,
    io mi chiamo Bruno Henning Castellani, figlio di Ferruccio Castellani deceduto nella tragedia della nave Loredan. Mio padre veniva salvato il 10 aprile 1943, portato a Cagliari all’ospedale Regio, moriva il 13 1943. Brutta storia che ha colpito tante famiglie, compresa la nostra.
    Mia madre, giovane sposa, viveva a Venezia. Mio padre Ferruccio era veneziano puro sangue, era molto giovane, ed io allora ero un piccolo bimbo. La sua perdita fu un dolore immenso, anche per i miei nonni paterni, perdere un figlio così giovane per la barbaria umana…
    Mi piacerebbe conoscere conoscere se c’è qualche familiare (di morti o sopravvissuti) della nave.
    Sarebbe bellissimo poterli conoscere. Se potete aiutarmi sarebbe un bel ricordo per tutti.
    Che il mare benedica tutti, anche il Capitano medico Cesarino Gatta (di cui non avevo sentito parlare fino ad adesso, un eroe anche lui.
    Saluti
    Bruno Henning Castellani

    6 febbraio 2017 ore 11.42
    Buongiorno signor Bruno Henning Castellani,
    di seguito riportiamo le notizie reperite.
    La Motonave mista Loredan di 1357 tonnellate di Stazza fu costruita nel 1936.
    Apparteneva alla Società Anonima di Navigazione Adriatica con sede a Venezia. Iscritta al Compartimento Marittimo di Venezia con la matricola n. 290.
    Fu requisita dalla Regia Marina a Barletta il 27 luglio 1941 e, in pari data, iscritta con la sigla D.19 nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato, ed impiegata nel servizio di scorta ai convogli.
    Il 10 Aprile del 1943, durante la navigazione Cagliari – La Maddalena, alle ore 18.20, a 12 miglia per 100° da Punta Elia, fu silurata dal sommergibile britannico Safari ed affondata. Con la stessa data derequisita e radiata dal ruolo del naviglio ausiliario. (Notizie tratte da “Navi Mercantili Perdute” – Ufficio Storico Marina Militare Italiana).
    Il relitto dell’incrociatore armato Loredan giace adagiato sul fianco sinistro, con la poppa gravemente danneggiata dal siluro lanciato dal sommergibile ad una profondità compresa tra i 52 ed i 67 metri, sui fondali del golfo di Cagliari, in posizione 39°08′ N e 9°23′ E, a circa 12 miglia per 100° da Punta Elia (Cagliari). Notizie/foto sono reperibili su INTERNET poiché il relitto è frequente meta dei subacquei.
    Non abbiamo trovato, purtroppo, un elenco dei superstiti.
    Per quanto precede occorrerebbe vedere se ci sono documenti più dettagliate all’Ufficio Storico della Marina.
    Cordialità Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    6 febbraio 2017 ore 14.30
    Grazie della Sua gentile risposta , mi ha fatto molto piacere che questa tragedia non sia stata dimenticata.
    Per la mia famiglia, in particolare mia madre giovane sposa di circa 19 anni, è stato un colpo terribile, anche per la famiglia di nonno e nonna di origine veneziane.
    Dalle storie che mia madre e i miei nonni mi hanno raccontato sulla tragedia e la morte di tante vite umane, compresa quella di mio padre, ho capito che mio padre Ferruccio Spartaco era speciale, come tutti i figli pensano dei padri. La mia famiglia proviene da una nobile famiglia veneziana, i Castellani Conti di MALO vicino SCHIO. Mia madre aveva conosciuto mio padre in giovane età a Savona.
    Mio padre era nella Capitaneria in Via Santa Lucia a Savona e i miei nonni materni abitavano nelle vicinanze. L’amore sbocciò e i miei genitori si sposarono e andarono a vivere a Venezia.
    Nel 1943 mio padre Ferruccio era destinato in qualità di Guardia Marina penso sulla LOREDAN.

    Proprio quel tragico 10 aprile 1943, mentre la nave affondava nelle vicinanze di Cagliari, ricorreva il compleanno di mia madre.
    Mio padre venne recuperato, come naufrago ferito, e portato a Cagliari nell’ospedale regio ma, come già detto, il 13 aprile 1943 moriva. Una delle cause fu anche anche l’aver ingerito petrolio…
    Un dramma immenso, una tragedia dover annunciare ai miei nonni la perdita del loro primo figlio.
    Mia madre sconvolta lasciò Venezia, con me piccolissimo, per trasferirsi a Savona presso i genitori, fortunatamente i miei nonni materni si trovavano in buone condizioni finanziarie. Mia madre mi ha allevato molto bene, assieme all’amore dei miei nonni e, molto spesso, mi venivano a trovare anche i nonni paterni, zii fratelli di mio padre da Venezia.

    Di mio padre posseggo quello che è rimasto, un orologio che portava al polso, quasi per nulla corroso dall’acqua, ma per me un grande ricordo, tante fotografie sue, e la sua croce di guerra con attestato che dopo anni è stata rilasciata a mia madre.
    Mi farebbe tanto piacere che i lettori del vostro blog potessero parlare di mio padre.
    Vi allego alcune belle fotografie e anche la foto di quell’orologio, è tutto quello che posseggo di lui.
    Spero che voi possiate onorare mio padre che riposa nel cimitero San Michele di Cagliari assieme ai suoi altri compagni Caduti in guerra.
    Vi allego foto anche della sua tomba.
    Per chi volesse contattarmi per scambiare notizie:
    Bruno Henning Castellani
    Via F. Sivori 311a (scala c) – 16136 GENOVA
    Tel. 3287406420
    mail: br.henning@gmail.com

    P.s. se dovessi trovare altre foto o cimeli ve li invierò, sicuro che Lei, carissimo Ezio, costruirà una bella storia su mio padre Ferruccio. Che DIO la benedica.
    Bruno HENNING CASTELLANI di MALO
    Ecco anche fotografie mie, una da giovane bimbo e una di adesso.

    6.2.2017 ore 19.06
    SIG. EZIO VINCIGUERRA,
    ECCO ALTRE FOTO UNA DEL ROTTAME DELL’OROLOGIO LONGINES CHE MIO PADRE PORTAVA AL POLSO AL MOMENTO DELLA TRAGEDIA.

    E POI UNA SUA FOTOGRAFIA E DELLA LAPIDE CHE A VENEZIA LIDO RICORDA I CADUTI DEL MARE. IL NOME DI MIO PADRE E’ IL QUINTO A SINISTRA. ANCORA GRATO DELO SUO INTERESSAMENTO E DELL’ARTICOLO CHE IO TERRO’ STRETTO AL MIO CUORE.
    UN CARO SALUTO BRUNO HENNING CASTELLANI di MALO.

    Nota
    Sull’elenco dei Caduti e Dispersi della 2^ Guerra Mondiale della Marina Militare risulta essere deceduto il 14.4.1943.

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    Camillo Ferraro (Gragnano, 8.9.1916 – 13.4.1943)

    di Antonio Cimmino

    (Gragnano, 8.9.1916 – 13.4.1943)

    Il sottocapo cannoniere Camillo Ferraro nasce a Gragnano – Santa Maria La Carità (Napoli) l’8 settembre 1916.
    Arruolato nella Regia Marina, si trovava a La Spezia in attesa di imbarco sulla regia nave Eugenio di Savoia quando la città subì ennesimo violentissimo bombardamento da parte di 208 Lancaster e 3 Halifax inglesi che scaricano circa 500 tonnellate di bombe sulla cittadina ligure.


    Il team de “lavocedelmarinaio.com” ha rilevato che Camillo Ferraro risulta tumulato nel Sacrario Militare di La Spezia sito all’interno del Cimitero Comunale Boschetti dove sono sepolti 787 Caduti italiani di cui 133 ignoti, 91 partigiani e 3 della Repubblica Sociale Italiana.