Recensioni

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Racconti,  Recensioni

    25.4.1952

    …riceviamo ed orgogliosamente pubblichiamo.

    Stimatissimo Maresciallo Vinciguerra,

    Spezia, 25 aprile 1952.
    Il Comandante del Dipartimento Militare Marittimo dell’Alto Tirreno, presumibilmente l’Ammiraglio De Pace, passa in rassegna i picchetti di Marinai frequentatori le Scuole C.E.M.M. di La Spezia.
    Questa bella quanto rara fotografia è gentilmente concessa dal signor Gianni Maccà (classe 1933) che all’epoca era Sottocapo S.D.T. e che ringrazio perché egli è stato e si sente sempre Marinaio.
    Marino Miccoli

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    25.4.1966, completamento di nave Salvatore Todaro

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Corvetta antisom Salvatore Todaro

    La storia
    Appartenente alle quattro corvette antisommergibili della classe “De Cristofaro” (De Cristofaro, Grosso, Todaro e Visintini) fu costruita insieme alla Umberto Grosso sullo stesso scalo, questa unità poté scendere in mare circa due mesi prima della gemella e precisamente il 24 ottobre 1964. Terminato l’allestimento presso l’Arsenale di La Spezia, la corvetta fu iscritta nei Quadri del Naviglio Militare il 15 aprile 1966; la cerimonia ufficiale avvenne il giorno 25. La Todaro fu quindi assegnata al II Gruppo della II Divisione Navale. Fino al 22 giugno, l’unità fu sottoposta a prove e collaudi, mentre l’equipaggio compiva l’addestramento preliminare, svolto alle dipendenze del Comando in Capo del Dipartimento Marittimo M.M. di La Spezia; si trasferì poi ad Augusta per l’addestramento antisom e quindi, nei mesi di luglio e agosto, fu dislocata in Adriatico. Al termine di questo periodo, la nave raggiunse Messina, sua sede di assegnazione; la bandiera di combattimento, donata dalla Sezione A.N.M.I. di Messina, le fu consegnata in quel porto il 25 giugno 1967. Nell’agosto successivo, destinata alla Flottiglia Scuola Comando, iniziò con la 80^ sessione della scuola, il lungo periodo di utilizzazione per l’addestramento degli ufficiali. Dal 28 aprile 1969 fino alla fine di settembre, si trasferì a Taranto per un periodo di lavori in arsenale. Tornata ad Augusta alla Scuola Comando, vi rimase fono al novembre 1972, quando andò a Taranto per un periodo di lavori durato fino al 2 luglio 1973. Al termine dei lavori tornò ad Augusta. Dal 1975, l’unità, sempre rimanendo alle dipendenze della Scuola, fu destinata a compiere alcune crociere di vigilanza pesca, divenute sempre più frequenti negli anni successivi. La normale attività – che comprendeva le sessioni della Scuola Comando, crociere di vigilanza pesca, missioni di sorveglianza del transito di unità straniere, partecipazione ad esercitazioni – ebbe periodi di interruzione per lavori dal 5 giugno 1981 al 15 giugno 1982, dal dicembre 1986 al febbraio 1987, dal settembre 1990 al maggio 1991; durante questi ultimi lavori, eseguiti ad Augusta, fu sbarcato l’armamento antisom e l’unità fu resa più idonea all’impiego come pattugliatore e nave per la scorta costiera e in acque ristrette. Nel 1991, nel periodo settembre-novembre, fu trasferita a Brindisi per la sorveglianza del Basso Adriatico, poi ad Ancona, sempre per lo stesso motivo. Nel 1992 e fino al 1994 torno ad Augusta, per riprendere il suo servizio con la Scuola Comando e per eseguire crociere di vigilanza nel Canale di Sicilia. L’unità fu disarmata il 30 settembre 1995 e fu data disponibile per la radiazione dal 30 aprile 1997.

    Caratteristiche tecniche
    Cantiere Ansaldo – Livorno
    Impostazione: 21.10.1962
    Varo: 24.10.1964
    Completamento: 25.4.1966
    In disarmo: 30.9.1995
    Radiazione: 30.4.1997
    Dislocamento: Normale: 835 Tonn. -Pieno carico: 940 Tonn.
    Lunghezza: 80,37 (f.t.) mt.
    Larghezza: 10,25 mt.
    Immersione: 2,86 mt.
    Apparato motore: 2 motori diesel – 2 eliche – Potenza: 8.300 HP
    Velocità: 23 nodi
    Armamento: 2 pezzi da 76/62 mm. – 1 lanciabas – 6 tubi lanciasiluri a.s.
    Equipaggio: 128

    Motto: “Osare l’inosabile”

    Salvatore Todaro

    banca-della-memoria-www-lavocedelmarinaio-com(Messina, 16.9.1908 – La Galite, 14.12.1942)

    … “una civiltà vecchia di duemila anni impone agli italiani doveri che altri popoli possono anche fare a meno di sentire”.

    Salvatore Todaro nacque a Messina il 16 settembre 1908 è ritenuto universalmente uno degli eroi italiani delle seconda guerra mondiale.
    Entra a far parte della grande famiglia della Marina Militare il 18 ottobre 1923 come allievo dell’Accademia Navale di Livorno. Nel 1927 viene nominato Guardiamarina e, l’anno successivo, viene promosso Sottotenente di Vascello frequentando a Taranto il Corso di Osservazione Aerea. Dopo un lungo periodo di imbarco su unità di superficie e subacquee, nel 1936 operò con la 146^ Squadriglia Idrovolanti di Cagliari Elmas e nel 1937 imbarcò su sommergibile operante nelle acque spagnole durante la guerra di Spagna.
    Nel giugno 1940, nel grado di Capitano di Corvetta, ebbe prima il comando del sommergibile Manara e poi quello del Cappellini con il quale, operando alle dipendenze di Betasom dalla Base Atlantica di Bordeaux (Francia), condusse missioni di particolare rilevanza bellica tanto da meritarsi ben tre citazioni sui Bollettini di Guerra. L’episodio che lo consacra quale eroe non soltanto dell’Italia ma dell’intera umanità, avviene la notte del 15 ottobre 1940. Il Capitano di Corvetta Salvatore Todaro al comando del sommergibile Cappellini, al largo dell’isola di Madera, dopo aver affondato il piroscafo belga “Kabalo” di 5.200 tsl a cannonate (odia infatti l’uso dei siluri) dà ordine che 26 naufraghi della nave affondata siano soccorsi dal suo equipaggio. Per due notti e due giorni aiuta i naufraghi a sopravvivere, prima dando rimorchio alla loro lancia danneggiata e successivamente non esita a prenderli a bordo fino a condurli in salvo nell’isola si Santa Maria delle Azzorre.
    Il successivo 5 gennaio 1941, al largo delle isole Canarie, attaccò sempre a cannonate il piroscafo inglese Shakespeare di 5.00 tls e dopo averlo affondato, rimorchiò la lancia dei naufraghi sino presso le isole di Capo Verde.
    Nel novembre 1941 passò nella X Flottiglia MAS di La Spezia e, al comando dei Mas e MTSM, partecipò ad importanti operazioni in Mar Nero, distinguendosi particolarmente durante la delicata fase del blocco dal mare della città di Sebastopoli, in Russia nel giugno del 1942.
    Rientrato in Italia, ideò e pianificò le operazioni “BO.G.1” e “Beta“, dirette contro l’aeroporto ed il porto di Bona (Algeria) ed interrotte poi per difficoltà tecniche.

    La morte lo coglierà il mattino del 14 dicembre 1942 al ritorno della missione programmata, ma non portata a termine per le avverse condizioni meteorologiche.
    A bordo del peschereccio “Cefalo” viene colpito a morte a seguito di un mitragliamento da parte degli aerei inglesi, nei pressi dell’isola La Galite. Anche il suo sommergibile “Cappellini” non sopravvisse alla guerra e fu affondato dagli americani nell’agosto del 1945 al largo di Kobe (Giappone), dopo aver cambiato bandiera prima tedesca (UIT – 24) e poi giapponese (I- 502).
    Salvatore Todaro fu un comandante valoroso e audace, molto carismatico, che il suo equipaggio ammirò ed apprezzo Il suo eroismo esce dai canoni tradizionali guerreschi e viene riconosciuto come eroe dell’umanità. Memorabili sono alcuni episodi della sua vita. Per esempio ai suoi uomini più valorosi concede come ricompensa, il privilegio di chiamarlo con il tu e quando lascerà il comando del sommergibile Cappellini per assumere il comando del Reparto di superficie della X MAS del comandante Junio Valerio Borghese, dirà presago della sua sorte: “senza il mio sommergibile mi par di morire”. Non possono essere sottaciute le parole che una donna portoghese fece pervenire, attraverso canali diplomatici, al nostro eroe:

    Signore, felice il paese che ha dei figli come voi! I nostri giornali danno il resoconto del vostro comportamento verso l’equipaggio di una nave che vostro dovere di soldato vi aveva imposto di affondare. Esiste un eroismo barbaro, e un ‘altro davanti al quale l’anima si mette in ginocchio: questo è il vostro! Siate benedetto per la vostra bontà, che fa di voi un eroe non solo dell’Italia, ma dell’umanità”.

    Onorificenze
    Medaglia d’Oro al Valore Militare alla memoria
    “Ufficiale superiore di elette virtù militari e civili. Capacissimo, volitivo, tenace, aggressivo, arditissimo, al comando di un sommergibile prima e di reparto d’assalto poi, affrontava innumerevoli volte armi enormemente più potenti e numerose delle sue, e dimostrava al nemico come sanno combattere e vincere i marinai d’Italia. Assertore convinto della potenza dello spirito, malato ma non esausto, mai piegato da difficoltà materiali, da considerazioni personali, da logoramento fisico, ha sempre conservato intatte volontà aggressiva e fede e mistica dedizione al dovere intesa nel senso più alto e più vasto.
    Mai pago di gloria e di successi, non sollecito di sé. ma solo della vittoria, riusciva ad ottenere il comando di sempre più rischiose imprese finché, nel corso di una di esse, mitragliato da aerei nemici, immolava la sua preziosa esistenza alla sempre maggiore grandezza della Patria.
    Purissima figura di uomo e combattente, esempio fulgidissimo di sereno, intelligente coraggio e di assoluta dedizione” 
    (Mediterraneo, giugno 1941 – dicembre 1942).

    Medaglia di Bronzo al Valore Militare
    Comandante di un sommergibile oceanico, nel corso di una lunga missione di guerra, durante la quale attaccava e distruggeva un piroscafo armato nemico che reagiva col fuoco all’azione del sommergibile, dimostrava di possedere in elevato grado doti di iniziativa, di aggressività, di prontezza e di decisione” (Oceano Atlantico, ottobre 1940).

    Medaglia d’Argento al Valore Militare
    Comandante di un sommergibile oceanico, nel corso di un lunga missione di guerra in Atlantico a grande distanza dalla base, attaccava in pieno giorno ed in superficie, un piroscafo armato e successivamente un incrociatore ausiliario riuscendo dopo aspri combattimenti con il cannone ad affondare entrambe le unità nemiche, per un complesso di 12500 tonnellate.
    Fatto segno quindi ad attacchi aereo che danneggiava gravemente il sommergibile fronteggiava con ogni mezzo la difficile situazione e, sfuggendo alla ricerca del nemico, rientrava alla base
    ” (Oceano Atlantico, dicembre 1940 – gennaio 1941).

    Medaglia d’Argento al Valore Militare “sul campo”
    Comandante di sommergibile in missione di guerra in Atlantico, avvistava di giorno una forte formazione navale nemica, si portava arditamente all’attacco in superficie, e, nonostante la violenta reazione di fuoco dell’avversario e le menomate condizioni di efficienza della propria unità, affondava con siluro un incrociatore ausiliario, con audace manovra riusciva, quindi, a disimpegnarsi dalla violenta caccia avversaria” (Oceano Atlantico, 1° aprile 1941)

    Medaglia d’Argento al Valore Militare “sul campo”
    Organizzatore sagace ed appassionato nei Mezzi d’Assalto si offriva per guidarli all’azione nelle acque di una unitissima piazzaforte sovietica.
    Esempio a tutti di audacia e di intrepidezza era sempre primo nelle imprese più rischiose e difficili. Attaccava a brevissima distanza una unità di vigilanza nemica e sapeva poi abilmente sottrarsi alla sua reazione. Avvistate in pieno giorno piccole unità cariche di soldati nemici con armi automatiche di ogni genere, si lanciava al loro attacco mitragliandole a brevissima distanza. Persisteva nell’azione fino ad esaurimento delle munizioni, benché il suo secondo pilota fosse stato gravemente ferito ed il suo mezzo raggiunto da molti colpi dell’avversario
    ” (Acque di Sebastopoli, giugno 1942).

    Le città di Porto Empedocle e Palma di Montechiaro (CL) lo ricordano intitolando all’eroe il braccio di levante del molo e la via principale di Marina di Palma. La Marina Militare ha dato il suo illustre nome a due unità: la corvetta Todaro e recentemente il sommergibile della classe “U 212 A”.

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    25.4.1917, varo del regio sommergibile X2

    di Carlo Di Nitto

    Il regio sommergibile posamine X2, classe “X”, dislocava 403/468 tonnellate (emersione/immersione). Impostato il 22 agosto 1916 presso i Cantieri Ansaldo di Sestri, era stato varato il 25 aprile 1917; entrò in servizio il 1° febbraio 1918.
    Fu elaborato dal colonnello del Genio Navale Curio Bernardis su progetto derivante dall’ex sommergibile tedesco UC12 ceduto alla Marina Austroungarica dove aveva assunto il nuovo nome di U24.
    Nel marzo 1916 questo battello, durante una posa di mine nel golfo di Taranto, fu investito dallo scoppio accidentale di uno dei suoi stessi ordigni e, spezzato in due, affondò con la perdita di tutti gli uomini del suo equipaggio. Recuperato dalla Regia Marina Italiana, il relitto venne portato in arsenale, esaminato dal Colonnello Bernardis e ricostruito. Entrò in servizio circa un anno dopo ribattezzato X1, primo battello posamine italiano. Il progetto di recupero, opportunamente rielaborato dal progettista, permise di ricavare due nuovi battelli, l’X2 e l’X3, primi sommergibili posamine interamente costruiti in Italia.
    L’ “X2”, appena entrato in servizio, fu dislocato a Brindisi destinato ad operare nel Basso Adriatico. Poco tempo dopo svolse la sua prima missione effettuando la posa di un campo minato al largo di Punta Meleda, in Dalmazia. Successivamente, fino alla fine del conflitto, eseguì altre cinque missioni di sbarramenti di mine in acque nemiche.

    Terminata la guerra, venne posto in disarmo per essere poi riarmato nel 1921 e dislocato a Taranto. Negli anni seguenti effettuò normale attività di squadra ed esercitazioni-
    Nel 1936 fu trasferito a Pola a disposizione del Gruppo Scuole. Nel 1938 entrò a far parte della neocostituita XLV Squadriglia Sommergibili, formata da tutti i battelli posamine della Regia Marina.
    All’inizio del secondo conflitto mondiale venne aggregato alla XXXVII Squadriglia Sommergibili, di base ad Augusta (secondo alcune fonti di base a Trieste). Ebbe modo di effettuare soltanto quattro missioni di trasferimento; poi il 16 settembre 1940, per vetustà e ormai in ridotte condizioni di efficienza, venne posto definitivamente in disarmo, fu radiato il 18 ottobre 1946 ed avviato alla demolizione.
    Il suo motto fu: “Silenter sub undis mortem parat” (in silenzio sotto le onde prepara la morte).

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    25-29.4.1945, salvataggio della nave Sergio Laghi

    di Carlo Di Nitto

    Storia di una nave: la motocisterna “ SERGIO LAGHI”

    La motocisterna “Sergio Laghi” venne costruita dai Cantieri Riuniti dell’Adriatico a Monfalcone, stazzava 16.189 tonnellate. Appartenente alla società AGIP (Agenzia Generale Italiana Petroli) di Roma, era iscritta al Compartimento Marittimo di Genova, matricola n. 2336. Fu varata il 2 aprile 1942 e consegnata a dicembre dello stesso anno.
    Fu requisita dalla Regia Marina il 14 febbraio 1943.
    Fu catturata il 29 novembre 1943 dai tedeschi a Venezia.
    Utilizzata come deposito galleggiante di acqua, era da questi stata destinata ad essere affondata all’imboccatura del Lido per ostruirla. Durante il viaggio di trasferimento dalla Marittima al Lido, il 29 aprile 1945 fu salvata in extremis da un drappello del Corpo Volontari della Libertà (CVL) di Venezia e poi riconsegnata alla società armatrice dagli Alleati.


    Riscrivo di seguito, un passo tratto dalla ricerca di mio fratello, capitano Francesco Di Nitto, e da lui riportato su un suo lavoro relativo alla storia della flotta petrolifera AGIP – SNAM:
    Il salvataggio della “Sergio Laghi”
    Il documento che segue, è la trascrizione integrale dell’estratto del Giornale Nautico, parte prima, della “Sergio Laghi” dove sono raccontati gli avvenimenti accaduti tra il 25 ed il 29 aprile 1945 a seguito del tentativo dei soldati tedeschi di affondare la nave al Lido di Venezia.
    Grazie al contributo del Comm. Davide Tonolo, del Corpo Volontari della Libertà, dei membri dell’equipaggio e del rappresentante Agip di Venezia, il salvataggio dell’unità andò a buon fine.
    Il Comm. Tonolo, quando seppe dell’intenzione dei tedeschi di affondare la nave, prese contatti con il Com.te del CVL di Venezia (Corpo Volontari della Libertà), avv. Almansi, e assieme decisero di intervenire. Un drappello di partigiani s’imbarcò sulla nave e sui rimorchiatori (d’accordo con l’allora proprietario, Comm. Emilio Panfido) per effettuare il movimento citato nell’ultima pagina dell’estratto del giornale nautico che segue.
    Si ringrazia il dott. P. Tonolo per aver fornito l’eccezionale documento.

    MOTOCISTERNA “ SERGIO LAGHI “
    ESTRATTO GIORNALE NAUTICO PARTE 1^
    A pagina 44 e seguenti leggesi:
    25 Aprile 1945

    … Omissis …

    La sera alle 18,30 il capitano di porto tedesco avverte il Comandante che la nave dovrà fare movimento nella giornata di domani

    … Omissis …

    27 Aprile 1945.- A mezzodì si riceve dal Capitano del Porto tedesco l’ordine di preparare la nave per il movimento che si deve fare alle 18,00 e cioè di virare a bordo l’ancora e di ritirare i cavi grossi.
    Essendo il comando di bordo venuto a conoscenza per mezzo di un italiano che la nave deve essere portata al Lido per essere affondata e quindi ostruire il porto alle navi alleate, mentre il direttore di macchina signor Molinino Claudio si addossa la responsabilità di non preparare la macchina, il comandante ad arte allontana l’equipaggio facendo restare la sola guardia e di conseguenza non eseguendo l’ordine di togliere gli ormeggi e di virare l’ancora a bordo. Quindi il Comando di bordo come per accordi presi precedentemente con il direttore della Filiale AGIP sig. Montegazzini Carlo per tentare di salvare la nave, ne inizia l’appesantimento, immettendo acqua di mare nelle cisterne vuote con lo scopo di farla poggiare vieppiù sul secco e quindi di rendere impossibile smuoverla oppure per farla rendere troppo pesante e poco governabile per il rimorchio.
    Verso le 18,00 un motoscafo tedesco constata l’assenza del personale e la non esecuzione degli ordini, circa i cavi e l’ancora.
    Verso le 19,30 il personale di guardia osserva un motoscafo tedesco, che attraccatosi alla catena dell’ancora, vi sta attaccando una mina. Essendo stato ordinato di allontanarsi, ci si allontana dalla nave, allo scoppio della mina attaccata alla catena, nel dubbio che siano state collocate altre mine lungo il bordo, e per le insistenti segnalazioni dei tedeschi dal motoscafo invitanti a scappare, il personale si allontana dalla Marittima. Restano nascosti nel magazzino 112 attiguo alla nave il Comandante Bratovich e il direttore della filiale AGIP sig. Montegazzini che era stato nel frattempo avvertito a mezzo del nostromo Schiavi, disposti a salire a bordo per disinnescare eventualmente mine.
    Allontanatosi il motoscafo tedesco, raggiungono la nave ed assicuratisi che fuori bordo non erano state attaccate delle mine, allagano anche le rimanenti cisterne vuote e si assicurano che le porte d’accesso alla macchina, locali prora, timoneria ed alloggi siano chiusi a chiave. Mentre stanno ultimando questa opera e cioè verso le ore 20,15 attracca un rimorchiatore con a bordo il personale tedesco che deve sostituire quello italiano scappato; il Comandante e il Direttore riescono a squagliarsela non visti e riparano in città per rincasare prima del coprifuoco.

    28 aprile. Il mattino il Comandante viene informato dal caporale di macchina sig. Bottoni che riuscito a raggiungere la testata della Marittima verso le 06,30 aveva trovato la nave invece che ormeggiata disormeggiata, colla prua rivolta verso il largo e la poppa verso la banchina.
    Essendo stato impossibile recarsi in mattinata verso la Marittima a causa delle scaramucce tra i volontari del Corpo di Liberazione ed i fascisti, nel pomeriggio verso le quattordici il direttore sig. Montegazzini, il Comandante Bratovich Fortunato accompagnati dal nostromo Schiavi Onorino e dai marinai Caiselli Aldo, Berna Virgilio e Vuksan Branko si recano dal Cap. Bruno Comandante l’omonima brigata del C.V.L. dal quale ottengono la costituzione di una piccola squadra d’azione che composta dai summenzionati, da elementi della brigata stessa dovrebbe recarsi a prendere possesso della nave mentre ancora in Marittima i tedeschi continuano a resistere.
    Mentre ci si sta per imbarcare viene la notizia (smentita) che la Germania ha chiesto la cessazione delle ostilità. Giunti in Marittima, si trova la nave girata a banchina e se ne prende possesso innalzando la bandiera italiana.
    Si consta che la stessa é stata sottoposta ad atti di vandalismo dal personale tedesco; di questi danni se né farà un elenco nel presente giornale non appena si potrà ultimare la constatazione e l’elencazione.
    Per la sorveglianza della nave rimangono a bordo; personale dell’equipaggio ed un gruppo di volontari del C.V.L.
    Verso le ore 21,30 al passaggio di una motozattera tedesca avviene uno scambio di colpi di mitra da parte dei volontari e raffiche di mitraglia ed un colpo di cannoncino da parte dei tedeschi. Perdite tra i volontari; un morto sulla banchina vicino alla nave ed un ferito a bordo.

    29 Aprile – Si visitano le cisterne ed i vari locali prospicenti verso il largo per constatare eventuali danni causati dal colpo del cannoncino della motozattera, ma non si riscontra nulla.
    Risulta secondo il racconto del Sig. Tonolo, agente della nave, che la nave e’ stata messa dal posto di ormeggio colle forze di tre rimorchiatori fra i quali il potente Titanus verso le ore 22,15 e che portata fino alla Salute é stata successivamente riportata al presente posto di ormeggio verso le 24, e ciò, per intervento del Sig. Tonolo stesso.

    … Omissis …

    M/c “Sergio Laghi”
    Il comandante
    F. to Fortunato Bratovich

    Sergio Laghi
    Sottotenente di complemento XXIV battaglione eritreo.
    Ufficiale giovanissimo e valoroso, volontario di guerra, in numerosi combattimenti, ai quali partecipò come comandante di un plotone eritreo, dette prove di fulgido ardimento. Guidò con travolgente impeto il suo reparto all’attacco di una forte posizione presidiata da nemico agguerrito e baldanzoso, conquistandola. Incaricato poi di eliminare un forte centro avversario che con efficacissimo tiro d’infilata rendeva insostenibile il mantenimento delle posizioni, si lanciò con superbo ardimento contro il nuovo obiettivo sgominando i difensori e resistendo con indomito coraggio alla violenta reazione nemica. Indi, colpito a morte da una raffica di mitragliatrice, cadde da eroe raccogliendo le sue ultime forze nel grido di: « Viva l’Italia ». Mai Ceu, 31 marzo 1936.

    In questa foto, eseguita nel 1943 a Monfalcone, l’unità è ripresa con pitturazione mimetica e sovrastrutture posticce per camuffarla da comune nave da carico, meno appetibile come bersaglio da parte del nemico.
    Unica della sua classe ad essere sopravvissuta agli eventi bellici, la “Sergio Laghi” fu una della quattro motocisterne gemelle intitolate ai nomi di medaglie d’Oro al Valor Militare (Franco Martelli, Iridio Mantovani, Giulio Giordani e Sergio Laghi) costruite nell’ambito di un progetto aziendale finalizzato all’avvio di una flotta moderna.
    Dopo gli eventi bellici, navigò per il gruppo AGIP fino al 1965. Venduta ad altro armatore, fu demolita nel 1970.
    Su questa Nave, nel dopoguerra, ha navigato a lungo mio Padre come ufficiale in 2^.
    Dedico quest’articolo alla Sua memoria.

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    25 aprile e 1° maggio – lettera al signor Presidente della Repubblica Italiana

    di Don Gino Delogu

    Signor Presidente della Repubblica Italiana, una premessa e una domanda.

    Il 25 aprile, festa della Liberazione e il 1° maggio festa del Lavoro, tutti le attività lavorative sospese e tutti gli esercizi commerciali chiusi con severe Ordinanze sindacali; mentre il 2 Giugno festa della Repubblica Italiana, viene considerato giorno feriale e lavorativo. La domanda è:

    – questa nostra Repubblica non merita proprio niente?

    – Come mai si continua a sostenere il disamore per quello che rappresenta la conquista più importante del nostro popolo?

    Nel 1961 abbiamo celebrato i 100 anni dell’unità d’Italia, adesso ci apprestiamo a celebrare i 150 anni, giusto anzi giustissimo, ma, come mai tanta passione per questa celebrazione che comunque è stata realizzata da un Re di Casa Savoia e non per la nostra amata Repubblica?
    Che significato ha, avere una Italia unita e repubblicana se poi ci lascia tanto indifferenti?

    Con riverente gratitudineDon Gino Delogu

    PER GRAZIA RICEVUTA
    Ciao Don Gino,
 molti di noi, come me, ti conoscevano come uomo di mare e di Dio.

    Mi sento di affermare, a nome di tutta la grande famiglia dei marinai che occuperai, per sempre, un posto speciale nei nostri cuori. Hai vissuto intensamente e fuori dal comune questa vita straordinaria che Lui ci ha donato e adesso, in questo giorno particolare e in questo anno misericordioso straordinario, Lui ti ha voluto nel suo Regno per continuare la navigazione nella Gerusalemme divina in supporto di chi prima di noi è salpato per l’ultima missione…


    Don-Gino-Delogu-e-gli-inseparabili-amici-marinai
    Riporto le parole che Riccardo scrisse quando diventasti Diacono

    Articolo

    Trovare me stesso.
    Sapere chi sono.
    Non è un fine, non è la meta.
    Non esiste il traguardo di aver raggiunto la consapevolezza di se stessi.
    Essere coscienti di sé è un continuo divenire.
    Una continua scoperta.
    Una sorprendente avventura che dura tutta una vita.
    Ogni giorno io cambio, perché lo stesso universo dentro e fuori di me che muta.
    Perché il mutamento è l’unico punto fermo dell’esistenza.
    Dunque scelgo di guardare davanti a me con gli occhi di un bambino.
    Scelgo di riflettere su quello che vedo con lo sguardo dell’esperienza.
    E poi decido di agire, sentendo e valutando la pesantezza o la leggerezza di tale scelta, prima che venga compiuta.
    E poi vivo.
    Vivo le mie scelte in piena responsabilità.
    Ed è questo che mi fa sentire libero.
    Libero di vivere appieno ogni secondo che il Creatore mi ha donato.
    Libero di cambiare.
    Libero di scoprire un nuovo me stesso in ogni istante che vivo.
    Libero di sorprendere me stesso e ancora e ancora…
    (Lirica di Riccardo Fioravanti)

    Don Gino Delogu - www.lavocedelmarinaio.com