Recensioni

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    12.8.1865, il capitano Prospero Lavarello

    a cura Sergio Pagni

    PER GRAZIA RICEVUTA

    …cade dal ponte del bastimento in costruzione e si salva.

    Questo ex voto è conservato al Civico museo marinaro Gio Bono Ferrari di Camogli (*).
    Sul quadro si legge:
    Il giorno 12 agosto 1865 il capitano Prospero Lavarello, fu Gio Batta, nato a Camogli l’anno 1810, essendo verso le ore cinque pomeridiane sopra il ponte del bastimento che faceva costruire in Varazze ad osservare alcuni lavori, quando improvvisamente scivolò dallo stesso sopra l’estremità del tetto della casa che era in prossimità e, da quella, di rimbalzo andò a cadere sopra un pontello e da questo a terra, riportandone una costola e un braccio rotti e più un ginocchio slogato, ma per intercezione di Nostra Signora del Boschetto poté in breve tempo risanare ed in riconoscenza di ciò questo quadro offre”.
    L’autore del quadro è Domenico Gavarrone, che terminò di dipingerlo il 14 luglio 1866.

    (*) se ne consiglia vivamente la visita.

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    12.8.1918, affondamento della regia vedetta G.6

    di Antonio Cimmino

    QUESTO ARTICOLO E’ DEDICATO AI MARINAI CHE NON FECERO RIENTRO ALLA BASE E A FIORAVANTE COPPOLA(*)

    L’unità fu affondata il 12 agosto 1918 nelle acque a sud est della Sicilia dal sommergibile tedesco U63.

    L’U63 era un sommergibile della Kaiserliche Marine tedesca, in servizio durante la Prima guerra mondiale; prestò servizio prevalentemente nel Mediterraneo, attaccando i convogli navali Alleati ed affondando 73 navi per complessive 203.382 tonnellate di stazza.

    (*) Il marinaio fuochista Fioravante Coppola risulta tra i dispersi in mare di quel tragico 12 agosto 1918 unitamente ad altri marinai della regia vedetta G.6.
    Fioravante Coppola nasce a Lettere (Napoli) il 22 aprile 1892 e la sua storia di marinaio e legata alla regia vedetta G.6 su cui era imbarcato come fuochista.
    SIAMO ALLA RICERCA DI ULTERIORI NOTIZIE E FOTOGRAFIE DA INSERIRE SULLA BANCA DELLA MEMORIA.

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    12.8.1920, Ettore Iaccarino

    a cura Antonio Cimmino


    Guardiamarina, pilota di idrovolante, fu insignito delle seguenti decorazioni:

    Medaglia d’Argento al Valor Militare
    Compì 78 missioni al largo e ricerche antisommergibili, anche in condizioni avverse di tempo. Prese parte a 4 bombardamenti di basi navali nemiche, durante i quali fu fatto segno al violento fuoco delle batterie avversarie. In una ricognizione attaccò decisamente unità navali, lanciando su di esse bombe a bassa quota, malgrado il tiro antiaereo e la minaccia di un idrovolante nemico, mentre nel suo apparecchio sviluppavasi un incendio alla radiotelegrafia. Diede sempre prova di slancio e coraggio”
Adriatico, 13 aprile 1917 – 14 febbraio 1918.

    Medaglia d’Argento al Valor Militare “alla Memoria”
    Ottimo pilota di idrovolante della squadriglia di Vallona, nel portare a termine una missione di ricognizione sulle linee degli insorti albanesi, lasciava la sua giovane vita precipitando con l’apparecchio in fiamme presso Penkova, investito da fucileria nemica”.
 Penkova (Albania) 18 giugno 1920

    Encomio solenne
    L’aspirante guardiamarina di complemento Ettore Iaccarino, benché l’apparecchio che montava non riuscisse a superare la quota di 2000 metri, muoveva ugualmente con decisione all’attacco di una base nemica riuscendo sia a lanciare le bombe che a scattare foto aree della zona nemica. 16 luglio 1917

    Notizie tratte da:
    http://www.bloginresina.it/ettore-iaccarino-il-top-gun-di-resina/

    La famiglia di Menotti Iaccarino ci ha inviato una copia digitale della “Gazzetta dell’Aeronautica” del 1926 contenente un articolo sui funerali del fratello Ettore, pilota abbattuto in Albania, che si tennero a Resina in forma solenne. Ringraziamo e pubblichiamo sperando così di rendere omaggio ad un illustre eroe, grande figlio di Resina

    Riportiamo integralmente l’articolo dell’epoca datato 22 febbraio 1926.

    LE SOLENNI ONORANZE AD ETTORE IACCARINO
    Qualche settimana fa, Resina, uno dei più ridenti e patriottici paesetti della plaga vesuviana, ha tributato solenni onoranze alla salma di un eroico cittadino: il valoroso sottotenente di vascello pilota Ettore Iaccarino, prode soldato ed intrepido volatore.
Fu educato sin dai primi anni ad una vita laboriosa ispirata ai nobili sentimenti del dovere e del più alto patriottismo; seguendo poi vecchie tradizioni familiari scelse la carriera marinara: d’ingegno svegliato e dotato di una vasta cultura conseguì giovanissimo nel 1916 il diploma di capitano di lungo corso presso il Regio istituto Nautico di Napoli, e fu subito ammesso a frequentare la Regia Accademia navale di Livorno, di cui uscì, nel successivo 1917, con il grado di aspirante guardiamarina di complemento.
    Destinato subito alla scuola d’Aviazione di Taranto, conseguì successivamente i brevetti di osservatore e di pilota e fu inviato alla Squadriglia Idrovolanti di Brindisi.
    Ancora aspirante con decreto del 25 ottobre 1917 per un importante azione militare su Durazzo meritò un encomio solenne, che fu più tardi convertito in una croce di guerra.
Promosso guardiamarina il 21 luglio 1917 e sottotenente di vascello il 16 maggio 1918, prese parte a numerosi bombardamenti di basi navali ed unità avversarie ed a tutte le azioni svolte in quell’epoca dalla sua squadriglia. Con decreto del 22 dicembre 1918 gli fu così conferita una medaglia d’argento al valor militare e più tardi una croce al merito di guerra.
    Un’altra croce gli venne poi conferita in occasione di un’interessante azione svolta insieme al valoroso Comandante De Pinedo; i due intrepidi aviatori difatti “arditamente portavansi con il loro idrovolante su una munitissima base nemica, mai raggiunta da altri ed in pieno giorno assumevansi volontariamente di lanciare manifestini di propaganda pur non ignorando la sorte loro riservata in caso di cattura.“

    In seguito fu qualche tempo alla squadriglia idrovolanti di Napoli, finché nel 1920 non partì per Brindisi ed indi il 17 giugno 1920 per Valona. Partecipò così il giorno 18 giugno 1920 all’azione combinata fra esercito e marina contro gli insorti albanesi , levandosi in volo con un “F.B.A.”, con rotta verso Drasciovitza, in servizio di ricognizione.
Era in volo da oltre mezz’ora, quando improvvisamente, si vide l’idrovolante prima planare e poi cadere verso Penkova nelle linee degli insorti. A nulla valsero le immediate ricerche eseguite a cura delle truppe italiane e della nostra Base navale: il più fitto mistero regnò quindi sulla sorte toccata al valoroso Iaccarino ed al suo compagno di volo; solo più tardi il nostro console di Valona poté essere informato che l’apparecchio, colpito dal fuoco della fucileria nemica era precipitato in fiamme, causando la morte dei due intrepidi aviatori italiani.
    Resina, grata perciò al sacrificio compiuto dal suo eroico figliuolo, ha voluto onorare la memoria in occasione dell’arrivo della sua salma gloriosa. Ai funerali riusciti imponentissimi parteciparono largamente autorità e cittadini: il corteo formatosi dopo la cerimonia in chiesa, attraversò il Corso Ercolano, la via fontana la salita Pugliano e la piazza omonima. Alla testa erano le guardie municipali, le guardie campestri ed i vigili daziari in grande uniforme, la banda civica, l’avanguardia fascista, le scuole municipali e private i giovani esploratori.
Seguivano la centuria di Resina della Milizia Nazionale, la squadra fascista Ettore Iaccarino con la fiamma, una compagnia del corpo Reale equipaggi, gli studenti medi ed universitari, il clero al completo e tutte le autorità civili e militari, nonché una larga rappresentanza della R. Aeronautica. La salma gloriosa riposava su di un carro di artiglieria fiancheggiato dai vessilli delle Sezioni mutilati e combattenti di Resina, Portici, San Giovanni a Teduccio e Torre del Greco.
    La salma, dalla chiesa di S. Agostino al carro fu portata a spalla dai fratelli dell’eroe e dalla Piazza Pugliano alla Chiesa da quattro ex combattenti decorati al valore.
Le onoranze riuscirono austere e solenni, degne perciò dell’Eroe. Al padre di Ettore Iaccarino, Cav. Francesco Saverio, che vive nel culto della memoria del suo valoroso figliuolo ed alla famiglia tutta inviamo intanto il saluto commosso e cordiale di aviatori italiani, che in Ettore Iaccarino ebbero un camerata buono, intelligente e valoroso.

    Ricordiamo che nel 24 maggio 1915, all’entrata in guerra dell’Italia, il Servizio Aeronautico della Regia Marina era così organizzato:
    – 3 Aeroscali per dirigibili a Ferrara, Jesi e Campalto;
    – Stazione Idrovolanti di Venezia con due aviorimesse (Sant’Andrea a Punta Sabbioni) con sei aerei di tipo diverso;
    – Stazione Idrovolanti di Porto Corsini con quattro aerei Borel;
    – Stazione Idrovolanti di Pesaro con due Flying Boats Curtiss;
    – Scuola di aviazione di Taranto con quindici aerei Curtiss;
    – Nave appoggio idrovolanti “ELBA” a Brindisi con due Idrovolanti Curtiss.
    Il 1916 vide importanti mutamenti nell’organizzazione dell’Aviazione di Marina, fra cui l’istituzione, presso l’Ufficio del Capo di SM, dell’Ispettorato dei Sommergibili e dell’Aviazione, retto da un Contrammiraglio.
Nel 1917 venne costituita la prima squadriglia navale di siluranti aeree, denominata “Squadra Aerea San Marco”, che fu comandata dal marzo 1918 da Gabriele D’Annunzio, che ne coniò il motto: “Sufficit Animus”. Tale Squadriglia era mista, in quanto formata da aeroplani da ricognizione-bombardamento (velivoli S.I.A. 9B – 4 velivoli nel 1° semestre 2018 e 7 velivoli nel 2° semestre 2018) e da ricognizione/caccia (10 velivoli SVA).
La neocostituita componente aerea della Marina ebbe un fortissimo sviluppo durante la Prima Guerra Mondiale, se si tiene conto del fatto che all’inizio delle ostilità contro l’Austria-Ungheria la Regia Marina disponeva di soli 38 piloti, 396 uomini di supporto, tre stazioni di idrovolanti, tre dirigibili e 15 aerei idrovolanti e che al termine del conflitto poteva contare su 791 piloti, circa 10.000 uomini di supporto, 25 dirigibili, 552 idrovolanti e 86 aeroplani, iscritti nel quadro del Naviglio Aereo e condotti da proprio personale, con punte massime di 1100 idrovolanti e 130 aerei.
Numerose furono le onorificenze al Valore conseguite dal “Personale della Regia Marina destinato all’Aviazione” nel corso della Prima Guerra Mondiale impegnato in missioni di ricognizione, avvistamento di sommergibili, caccia e bombardamento: 2 Medaglie d’oro, 187 Medaglie d’argento e 216 Medaglie di bronzo.

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    Bruno Viola (Vicenza, 6.9.1924 – Malga Zonta, 12.8.1944) e l’eccidio di Malga Zonta

    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    (Vicenza, 6.9.1924 – Malga Zonta, 12.8.1944)

    Nasce a Vicenza il 6 settembre 1924, risiedeva con i genitori nel comune di Caldogno, quando decise di arruolarsi in Marina dove divenne radiotelegrafista.

    L’8 settembre 1943, si trovava a Roma, presso il “Distaccamento Marinai”. All’armistizio il giovane, che durante la Resistenza tutti avrebbero chiamato ” Marinaio”, raggiunse i suoi nel Vicentino e, nella primavera del 1944, si aggregò ad una piccola formazione di patrioti, attiva nella zona tra Gambugliano e Torreselle. Il gruppetto si aggregò poi al battaglione “Marzarotto”, operante nell’alta Val Posina.
    Ai primi d’agosto “Marinaio”, al quale era stato affidato il comando di una squadra della Divisione garibaldina “Garemi”, si portò alla Malga Zonta, dove gli Alleati avrebbero dovuto effettuare un aviolancio d’armi e munizioni. I rifornimenti non arrivarono mai. Invece, quasi certamente per una delazione, giunsero nella notte tra l’11 e il 12 agosto, nella zona di Passo Coe, reparti di SS e d’Alpenjaeger che cominciarono a rastrellare le malghe. Intorno alle 5 del mattino, uno dei dodici partigiani di Viola, che era stato lasciato di guardia, si accorse dell’arrivo dei tedeschi e diede l’allarme. Ma Malga Zonta era ormai completamente circondata. La coraggiosa reazione dei partigiani, male armati, non durò a lungo.
    “Marinaio”, i suoi dodici uomini e quattro dei malgari che si trovavano nel rifugio, furono fucilati sul posto, poche ore dopo la resa.
    Bruno Viola fu insignito con la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
    «Comandante di una pattuglia di partigiani, teneva fronte per lungo tempo a soverchianti forze tedesche che l’avevano circondato. Terminate le munizioni, abbatteva in lotta corpo a corpo due nemici e con le armi ad essi strappate prolungava l’eroica resistenza finché sparata l’ultima cartuccia, veniva sopraffatto e catturato. Condotto alla fucilazione, insieme ad altri compagni, li incitava al supremo sacrificio e prima di morire lanciava in faccia ai carnefici il grido: “Viva l’Italia!”».
    A Bruno Viola sono state intitolate una via a Vicenza e una piazza a Caldogno.

    Alla Malga Zonta una lapide ricorda anche le altre vittime dei nazisti: Marcello Barbieri (nato a Valdagno nel 1926), Antonio Cocco (Monte di Malo,1912), Romeo Cortiana (1925), Ferdinando Dalla Fontana (Arsiero, 1924), Dino Dal Maso (Posina, 1926), Angelo Dal Medico (Monte di Malo, 1923), Gildo De Pretto (Posina, 1899), Giocondo De Vicari (Roncà, 1926), Bortolo Fortunato, Gelsomino Gasparoni (San Vito di Leguzzano, 1925), Angelo Losco (Posina, 1926), Giuseppe Marcante (Monte di Malo, 1925), Eupremio Marchet (Seren del Grappa, 1921), Mario Scortegagna (San Vito di Leguzzano, 1925), Giobatta Tessari (Malo, 1925), Domenico Zordan (Monte di Malo, 1921).
    (Fonte A.N.P.I.)

    Note (Fonte Quotidiano Trentino)
    Degli esecutori materiali dell’eccidio non si sarebbe saputo mai niente, irriconoscibili perché appena intravisti e di spalle nelle due foto da loro scattate, se non grazie ai Comandi tedeschi che nei mesi successivi all’eccidio proposero i seguenti militari della 2° e 3° Compagnia del Einsatzkommando Bürger per la concessione della “Croce di ferro di seconda classe”:
    – mar.llo magg.-SS Bertram Wilhelm;
    – mar.llo magg.-SS Guggenberger Karl;
    – mar.llo magg.-SS Miehe Willy;
    – mar.llo magg.-SS Wolf Heinrich;
    – serg. magg.-SS Heuer Fritz;
    Il 12 agosto, durante l’Operazione “Belvedere”, muoiono altri 5 partigiani:
    – Enrico Faini “Goito”, cl. 25, da Mantova; caduto a Posina;
    – Stelvio Vitella “D’Artagnan”, cl.23, n. e res. Marano Vic.; caduto a Laghi;
    – Albino Costa “Mazzini”; cl. 23, n. Santorso, res. Tretto; caduto sul Novegno (Bocchetta della Solasulla, tra M: Rione e M. Vaccaresse);
    – Mario Ramina “Marani”; cl. 04 da Schio; caduto sul Novegno (Bocchetta della Solasulla, tra M. Rione e M. Vaccaresse); a suo nome e di un altro caduto è denominato il Btg. “Ramina-Bedin”;
    – Domenico Cichellero “Lupo”; cl. 25, n. Valli del Pasubio, res. Tretto; caduto sul Novegno (Bocchetta della Solasulla, tra M. Rione e M. Vaccaresse);
    Il 13 agosto, nei pressi di Malga Zonta, cade il partigiano:
    – Dino Gelato “Giglio”; cl. 22, n. e res. Isola Vicentina;
    Anche nel bilancio di questo rastrellamento, elevatissimo il costo pagato dalla popolazione, rea di patteggiare per i suoi ragazzi; solo Posina ha 11 contrade, per un totale di 112 fabbricati distrutti.

    I tedeschi fecero irruzione ma trovarono una reazione armata. Un sottufficiale tedesco venne ucciso sulle scale. Continuò la sparatoria con la morte di 5-7 tedeschi ed alcuni feriti. Il Viola e qualcun altro sparavano alcuni colpi ogni tanto. Il fuoco tedesco era continuo. Alla fine gli occupanti del primo piano dell’abitazione, uscirono e vennero allineati sotto la tettoia della porcilaia. Poco dopo il controllo da parte dei tedeschi, dovettero uscire anche i malgari, che avevano come dormitorio una parte della casara. Vennero così tutti allineati con le mani alzate sotto la tettoia della porcilaia. Furono risparmiati dai tedeschi diversi malgari. In realtà dalle testimonianze raccolte dei due unici attuali sopravvissuti, Bruno e Antonio Fabrello, residenti ad Arsiero, si apprende che oltre a loro furono risparmiati dai tedeschi alcuni malgari, riconosciuti, prima della fucilazione che si verificò tra le 8 e le 8.30 dagli indumenti sporchi di stallatico e scarpe da lavoro (sgalmere) e fatti spostare sulla sinistra della porcilaia. Dette persone, di cui si credeva fossero stati fucilati, e che si salvarono secondo le testimonianze di Fabrello Bruno e Antonio sono:
    Bauce Domenico (Menego), anni 40, casaro sulla Malga Zonta, presumibilmente morto nel 1971 e da ulteriori ricerche morto a Valdagno il 19.4.1968; Fabrello Antonio (Toni il Rosso), anni 17, attualmente superstite vivente ad Arsiero; Gino Corneali, anni 16, da Recoaro, emigrato in Francia, morto 4-5 anni fa di ictus cerebrale; Fabrello Giuseppe, anni 22, da Arsiero, morto a 49 anni; Scatolaro Francesco, anni 19, da Arsiero, morto a 63 anni; Fabrello Bruno, di Arsiero, di anni 17, vivente; Fabrello Luigi, anni 17, da Velo D’Astico; Brunello Antonio (Tonin) di anni 70, sempre alle spalle di Fabrello Bruno; Martini Giuseppe, da Arsiero, anni 24; Ernesto Piccoli, anni 16, coperto da Fabrello Bruno; Storti Bruno, da Recoaro, anni 16, coperto da Fabrello Bruno.

    I 17 caduti a Malga Zonta vennero trasportati in un primo tempo nella casara e poi sepolti in una buca poco distante dalla casa d’abitazione della stessa Malga, la quale si era parzialmente formata per lo scoppio di una bomba della guerra 1915-18. Vennero sepolti quattro a quattro con sopra il Viola, vennero coperti con la poca terra che si trovava nella buca e con sassi prelevati da un muro vicino.
    Dalla testimonianza della signora Annetta Rech attualmente residente a Morganti di Folgaria (TN) risulta che le due fotografie la cui riproduzione è presente sulla lapide del monumento di Malga Zonta, non furono rinvenute nel portafoglio di un tedesco ma consegnate assieme ad una terza fotografia dalla stessa Annetta Rech al Generale Donà e da questi a Bice Rizzi, direttrice del Museo del Risorgimento di Trento, presso il quale tuttavia non sono reperibili. La Rech ebbe le tre fotografie da Karl Willmann, sottufficiale tedesco, presso il Comando tedesco di Lavarone.
    La terza fotografia rappresentava delle persone inginocchiate con le mani appoggiate sopra il capo.
    La riesumazione dei caduti di Malga Zonta fu eseguita negli ultimi giorni di maggio del 1945. Secondo le testimonianze avute dalla sig. Losco Costantina (Rina) abitante a Torre Belvicino (VI) e dal sig. De Pretto Gino abitante nel comune di Posina (VI), una quindicina di persone erano presenti alla riesumazione.
    Costantina Losco afferma che il cadavere di Bruno Viola, conosciuto come “Marinaio”, fu riconosciuto sulla base di un dente d’oro. De Pretto Gino racconta che il Marinaio fu il primo a essere riesumato e lo riconobbero da una casacca da marinaio e da uno o due denti d’oro. Il fratello gemello De Pretto Gildo fu riconosciuto da un braccio e una mano malformata fin da bambino.
    I familiari viventi di Bruno Viola, tre sorelle ed un fratello (Viola in Ceola Maria, classe 1930, Viola in Valente Rosina, classe 1932, Viola in Maggiorin Genoveffa classe 1936 e Viola Francesco classe 1938, tutti residenti nel comune di Caldogno (VI), affermano che il cadavere di Bruno Viola non fu riconosciuto da alcun familiare né al momento della riesumazione, né nei giorni in cui fu depositato presso una sala a Schio (VI). I familiari vennero avvertiti da un messo comunale di Schio dopo 8 giorni della presumibile riesumazione e si dicono certi che il fratello era assolutamente privo di denti d’oro. Ricordano che la madre visse gli ultimi anni nella convinzione che non fosse il figlio quello che risulta tale essere sepolto a Caldogno, e ha sempre vissuto nella speranza di un ritorno. Purtroppo non era a conoscenza del fatto che secondo il registro dei deceduti della parrocchia di Caldogno, anno 1944 – 1945, Bruno Viola figlio di Redenzio e di Marina di anni 19, che il giorno 6 agosto 1944 cadde in azione partigiana a Folgaria, fu sepolto il giorno 5 giugno 1945.
    In conclusione non esiste alcuna testimonianza che dimostri che l’uomo fucilato a Malga Zonta come Bruno Viola fosse lui. Il cadavere di Viola non è mai stato riconosciuto. È’ obbligo morale richiederne la riesumazione, in quanto con le sofisticate tecnologie disponibili sarà possibile stabilire, confrontando il DNA del cadavere con quello dei parenti, se Viola è stato sepolto a Caldogno o no.
    Commemorare senza riportare la verità i caduti di Malga Zonta, significa perpetuare un’offesa alla dignità di chi ha sacrificato la vita, dei sopravvissuti e dei parenti.
    Il valore della Resistenza si ricorda e si tramanda nella verità, solo nella verità.

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    Alessandro Filippi (Carrara, 12.8.1906 – Mare, 27.6.1941)

    di Claudio Confessore

    (Carrara, 12.8.1906 – Mare, 27.6.1941)

    L’articolo, in memoria del Secondo Capo Elettricista Alessandro Filippi, nato il 12 agosto 1906 a Carrara a 110 anni dalla sua nascita, è dedicato al nipote Luigi Giovanelli.

    Imbarcato sul sommergibile Salpa perse la vita a bordo del predetto battello il 27 giugno 1941 affondato al largo di Marsa Matruh dal sommergibile britannico Triumph.

    Attività del sommergibile Salpa
    Varato l’8-5-1932 e consegnato alla Marina il successivo 12 dicembre, era stato impostato nei cantieri Tosi di Taranto il 23-4-1930. Il Salpa era un sommergibile di piccola crociera della classe.

    Il sommergibile Salpa classe 600
    Sub aquis latens prodigia ausurum
    (Nascosto sotto le onde ma pronto ad ardimenti prodigiosi)

    Prima dell’entrata in guerra nel 1933 il Salpa insieme al capoclasse Argonauta ed al gemello Fisalia, compie una crociera d’addestramento in Dodecaneso e nel 1936 è stato impiegato in Mar Rosso per qualche mese, insieme al gemello Serpente, per verificare l’idoneità dei battelli della classe Argonauta ad operare in quelle acque. Successivamente dislocato, sempre assieme al Serpente, dapprima in Mar Egeo e successivamente a Tobruk.
    Allo scoppio della guerra era a Taranto alle dipendenze della 45a Squadriglia IV Grupsom di Taranto.

    Cronologia eventi

    Affondamento del Salpa – Archivi inglesi
    Compito del Salpa, partito da Messina il 18 giugno 1941, era quello di pattugliare ed dal 21 al 30 giugno la zona compresa fra Ras Uleima (Golfo di Sollum) e Marsa Matruh. Nel dopoguerra da fonti inglesi si venne a sapere che il 27 giugno 1941 il sommergibile britannico Triumph (Comandante il Capitano di Corvetta Wilfrid John Wentworth Woods) aveva avvistato il Salpa e lo aveva attaccato prima col cannone e poi colpito con un siluro. Il nostro battello alle ore 08.15 è rapidamente affondato nel punto 32°05′ N e 26°47′ E. Scomparvero con il sommergibile il Comandante, quattro Ufficiali ed altri 44 fra Sottufficiali, Sottocapi e Comuni. Non ci fu nessun superstite.

    Il Salpa aveva svolto in tutto 15 missioni di guerra, percorrendo 9087 miglia in superficie e 1668 in immersione.

    Caratteristiche Tecniche
    – Dislocamento in superficie 666,56 t.
    – Dislocamento in immersione 810,43.
    – Lunghezza 61,50 metri.
    – Larghezza massima 5,65 metri.
    – Apparato motore: 2 motori diesel TOSI; 2 motori elettrici MARELLI; 1 batteria di accumulatori al piombo composta da 104 elementi.
    – Potenza motori a scoppio 1250 hp.
    – Potenza motori elettrici 800 hp.
    – Velocità massima in superficie 14 nodi.
    – Velocità massima in immersione: 8 nodi.
    – Autonomia in superficie: 2300 miglia a 14 nodi – 3180 miglia a 10.5 nodi.
    – Autonomia in immersione: 7.5 miglia a 7.5 nodi 110 miglia a 3 nodi.
    – Armamento: 4 tubi lanciasiluri a prora da 533 mm. e 2 tubi lanciasiluri a poppa da 533 mm.; 6 siluri da 533 mm.; 1 cannone da 102/35 mm.; 2 mitragliere singole da 13, 2 mm.; 152 proiettili per il cannone.
    Equipaggio: standard 4 ufficiali, 32 tra sottufficiali e marinai.
    Profondità di collaudo: 80 metri.

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    12.8.1893, varo della regia nave Elba

    di Carlo Di Nitto

    …Incrociatore protetto.

    Il regio ariete torpediniere Elba, classe Regioni, dislocava 3160 tonnellate a pieno carico.
    Fu varato il 12 agosto 1893 presso i Cantieri Navali di Castellammare di Stabia e, riclassificato poco dopo come “incrociatore protetto; fu completato il 1° dicembre 1895 ed entrò in servizio il 27 febbraio 1896.
    Nonostante una protezione carente ed una scarsa velocità, si rivelò (come le altre unità della stessa classe) immediatamente una nave con ottime qualità nautiche in grado di assicurare grande stabilità, galleggiabilità ed ottima manovrabilità con mare grosso, doti queste che favorivano ampia precisione nei tiri delle artiglierie di bordo.
    Agli inizi del Novecento partecipò alla spedizione in Cina nell’ambito della Forza Multinazionale che si era formata in seguito alla nota rivolta dei Boxer. Contingenti di Marinai dell’Elba furono coinvolti in varie operazioni terrestri, tra le quali la difesa delle legazioni diplomatiche a Pechino. Diversi persero la vita nei combattimenti e, tra questi, vi fu il Sottotenente di Vascello Ermanno Carlotto, decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare.

    Rientrato in Italia, svolse intensa attività di squadra, anche all’estero.
    Nel 1907 la Regia Marina cominciò ad effettuare delle prove di osservazione dall’alto utilizzando dei palloni frenati di forma allungata chiamati “Draken”. Le prove di avvistamento mine furono condotte al largo di Livorno con un “Draken” rimorchiato dall’Elba. Queste prove segnarono di fatto l’inizio delle prime esperienze dell’aviazione navale in Italia. 

    Nella foto, il regio incrociatore Elba è ripreso durante le esercitazioni con palloni frenati.
    A seguito di ciò, l’unità, dopo aver partecipato alla Guerra Italo – Turca, divenne nave appoggio aerostati e nel 1914 fu riclassificato “nave sussidiaria di 2^ classe” per appoggio idrovolanti e, come tale utilizzato durante la Grande Guerra.
    Radiato il 5 gennaio 1920, nello stesso anno, venne venduto a privati per la demolizione.
    Il suo motto fu ”Frangar non flectar” cioè ”Mi spezzo ma non piego”.
    ONORE AI SUOI CADUTI

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    12.8.2000, Kursk

    di Carlo Di Nitto

    Il 12 agosto del 2000, per un’esplosione di origine ignota, il sottomarino nucleare russo Kursk si inabissò a -108 metri nelle gelide acque del Mar di Barents. Le cause di questo incidente non sono ancora chiare e forse non lo saranno mai.
    Quello che è certo è che nel sottomarino morirono 118 marinai.
    Il 19 maggio 2001 partecipai al 38° Raduno Internazionale dei Sommergibilisti.
    Erano presenti anche numerosi parenti dei Caduti del Kursk. Tra questi, la Madre di un Guardiamarina alla quale, in segno di commosso e deferente omaggio al figlio scomparso, donai il mio distintivo. Lei, per ricambiare, mi donò il distintivo del Kursk sopra fotografato, già appartenuto al figlio morto nell’affondamento.
    Lo conservo gelosamente.
    Oggi ricorre l’anniversario della tragedia del Kursk.
    Questa immagine vuole essere il modestissimo omaggio di un marinaio alla Memoria di quei Marinai scomparsi.

    DISTINTIVO SOTTOMARINO KURSK