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    16.9.1931, impostazione regio sommergibile Zaffiro

    di Carlo Di Nitto

    IN MEMORIA DEI MARINAI CHE NON FECERO PIU’ RIENTRO ALLA BASE 

    Una bella foto del regio sommergibile Zaffiro, classe “Sirena”.
    Questo battello dislocava in superficie 681 tonnellate e in immersione 842 tonnellate. Impostato il 16 settembre 1931 nei Cantieri OTO di La Spezia, era stato varato il 28 giugno 1933 ed era entrato in servizio il 4 giugno 1934.
    Nel periodo prebellico svolse le normali crociere addestrative annuali e, all’inizio del secondo conflitto mondiale, fu destinato a Lero da dove iniziò la sua attività bellica.
    In occasione della famosa missione compiuta la notte tra il 18 e il 19 dicembre 1941 dagli uomini della X MAS ad Alessandria d’Egitto, che culminò con l’affondamento delle due corazzate britanniche “Valiant” e “Queen Elizabeth”, fu destinato a stazionare davanti a quel porto per recuperare gli operatori subacquei che eventualmente fossero riusciti a sottrarsi alla cattura. Per alcuni giorni pendolò nella zona disimpegnandosi anche dall’attacco di una unità antisommergibile avversaria. Dopo un’inutile attesa, il 25 dicembre fece rientro a Lero.
    Venne affondato in data imprecisabile tra il 9 giugno e l’8 luglio 1942, presumibilmente il 9 giugno, da un aereo nemico in una località del Mediterraneo occidentale non definibile a sud delle Isole Baleari. Il battello aveva lasciato la base di Cagliari l’8 giugno per portarsi in zona d’agguato a sud delle Baleari; successivamente gli erano stati ordinati degli spostamenti per intercettare una forza navale nemica proveniente da Gibilterra. Purtroppo dopo la partenza non diede più segni di vita, non rispondendo mai alle segnalazioni radio inviategli fino al 22 giugno. Da fonti ufficiali inglesi venne comunicato l’affondamento di un sommergibile per attacco aereo proprio il 9 giugno. Per la posizione e per l’epoca dell’avvenimento, si ritiene che il battello affondato era lo “Zaffiro”.
    Con l’unità scomparve l’intero equipaggio composto da 5 ufficiali e 42 tra sottufficiali, sottocapi e comuni.
    Il suo motto fu “Ubique fulgeo” (Ovunque rifulgo).
    ONORE AI CADUTI.

    I MARINAI CADUTI
    (fonte www.conlapelleappesaaunchiodo)

    Enrico Aldinucci, sottocapo
    Roberto Aprile, sottocapo
    Giulio Areggi, sottocapo
    Tristano Arich (o Arich-Tich), guardiamarina
    Bruno Bertini, sottotenente di vascello
    Bruno Bertolini, comune
    Giovanni Bona, sergente
    Giovanni Bonaldo, comune
    Alfirio Bonuccelli (o Bonucelli), capo di terza classe
    Bruno Borra, sergente
    Vincenzo Bugetti, sergente
    Giovanni Burgato, capo di terza classe
    Cesario (o Cesare) Cadario, aspirante guardiamarina
    Mario Carboni, sottocapo
    Giuseppe Coluccio, comune
    Guido Corio, comune
    Ignazio Dellarieri, capo di prima classe
    Carlo Dente, comune
    Armando (o Felice) Di Somma, secondo capo
    Vincenzo Faragalli, comune
    Raffaele Finto, secondo capo
    Cosimo Fonseca, comune
    Giovanni Gadeschi, sottocapo
    Mario Gai (o Gay), comune
    Antonio Gerardi, secondo capo
    Marcello Guidone, sottocapo
    Antonio Loni, sottocapo
    Rino Mezzenzanica, sottocapo
    Agostino Mira, sergente
    Carlo Mottura, tenente di vascello (comandante)
    Francesco Noviello, secondo capo
    Antonio Pacifico, comune
    Vincenzo Paracalli, comune
    Antonio Pedicini, secondo capo
    Raffaele Pinto, secondo capo
    Arnaldo Quaglia, sottocapo
    Gualtiero Rama, sottocapo (nato a Firenze nel 1921)
    Gigetto Ribuoli, sottocapo
    Renato Rossarola, sottocapo
    Orazio Ruvolo, secondo capo
    Pierino Santoni, comune
    Stanislao Scukovit, sottocapo
    Giuseppe Taccone, sottocapo (da Ricadi)
    Luciano Tartara, sottocapo
    Paolo Trentin, secondo capo (nato ad Arre l’8 ottobre 1914 da Ernesto e Margherita Ciceri)
    Sergio Uva, comune
    Armando Vargiu, comune
    Corrado Zanna, tenente del Genio Navale (direttore di macchina)
    Angelo Zerbinati, sergente

     

    Armando Vargiu
    a cura Fabio Angeletti e Carlo Di Nitto

    (Gonnesa, 1.3.1919 – Mare, presumibilmente fra 9.6.1942 e l’8.7.1942)

    Armando Vargiu nasce a Gonnesa il 1.3.1919, è stato un  silurista del regio sommergibile Zaffiro.
    Disperso in Mediterraneo Centrale, presumibilmente fra il 9.6.1942 e l’8.7.1942.
    Il regio sommergibile Zaffiro, classe “Sirena”, dislocava in superficie 681 e in immersione 842 tonnellate.
    Costruito nei Cantieri OTO di Livorno, era entrato in servizio il 4/6/1934. Venne affondato presumibilmente, data compresa fra 9.6.1942 e l’8.7.1942, da un aereo nemico in una località del Mediterraneo occidentale non definibile a sud delle isole Isole Baleari. Con il battello scomparve l’intero equipaggio composto da 5 ufficiali e 42 tra sottufficiali, sottocapi e comuni.
    ONORE AI CADUTI!

    In ricordo di Nino Zappella
    di Ivan Giulianotti

    Buongiorno Ezio,
    un mio zio Nino Zappella, fratello di prima letto di mia nonna paterna, è stato imbarcato sul regio sommergibile Zaffiro.
    E’ sbarcato prima dell’affondamento…
    Ho poche notizie su di Lui  e dovrei chiedere alle 2 figlie se conservano ancora qualcosa, ma sai dopo la guerra si parlava poco…
    Sposò una dipendente civile della Marina di Genova che lavorava mi pare all’arsenale a La Spezia ma è deceduta di tifo (sempre se la memoria di famiglia non mi inganna)  e lo zio Nino rimase vedovo con 2 figlie piccole…

    Con calma devo contattare una delle 2 figlie, la più interessata alla vita di Papà Nino, che abita a Rho( MI).
    Mi farebbe piacere se pubblicassi sul tuo blog nel frattempo le uniche fotografie che ho di lui.
    Un fraterno abbraccio Ivan.

    In ricordo di Giovanni Bona
    di Giorgio Gianoncelli

    (30.7.1921 – 8.7.1942)

    Giovanni nasce in una famiglia di agricoltori il 30 luglio 1921, a diciassette anni chiede e ottiene l’arruolamento nella Regia Marina da Guerra. Assegnato alla categoria Nocchieri, dopo il corso è destinato all’imbarco sui Sommergibili. Poco prima dello scoppio della guerra è destinato sul regio sommergibile “Zaffiro” con base a Cagliari. Per i giorni di Pasqua dell’anno 1940 ottiene un periodo di licenza a casa. Nel salutare la famiglia per il ritorno a bordo, rincuora i genitori, ma al fratello che lo accompagna alla stazione ferroviaria, gli confida:
    “Ho l’impressione che difficilmente ci rivedremo”. Un ultimo abbraccio e parte.

    Infatti, il freddo comunicato del Ministero della Guerra dice:
    Il Comando Supremo della Regia Marina ha segnalato a questo Ministero che il nominato Bona Giovanni figlio di Luigi e Zuccalli Ines nato a Talamona (Sondrio) il 30 luglio 1921 – Sergente Nocchiere – Matricola 45669 ascritto al Compartimento di Genova, in occasione della perdita dell’unità su cui era imbarcato avvenuta l’8 luglio 1942 per fatto di guerra, è scomparso in mare con l’Unità stessa”.

    In ricordo di Mario Gai
    di Mario Gai

    (Buggerru, 21.12.1920 – Mare, 8.7.1942)

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    La Marina Italiana durante i moti di Palermo 1866

    di Francesco Carriglio
    http://www.augusta-framacamo.net/

    Il 16 settembre 1866 a Palermo si levava un grande tumulto, provocato da sobillazioni di fautori del decaduto regime borbonico e di gente incline al malaffare. La parte peggiore del popolo che sempre è amante delle novità, quali esse siano, piuttosto che del vivere pacifico e corretto, fu indotta a sollevarsi contro le autorità costituite, le quali avevano allora, nell’isola, poche forze ed inadeguate agli improvvisi avvenimenti. Perciò le truppe si videro costrette a ridursi alla difesa dei principali edifici, quali il: Palazzo Reale, il Palazzo delle Finanze, il Carcere e il forte di Castellamare. Nel porto c’era la pirocorvetta «Tancredi » che con i suoi tiri impediva ai ribelli di impadronirsi di tali località. La squadra navale d’operazione, al comando del contrammiraglio Riboty, trovavasi a Tarante, quand’ebbe ordine di raggiungere; Palermo, parti il 17, e il 19 mattino giunse all’ancoraggio nel golfo della capitale della Sicilia, Le condizioni della guarnigione erano divenute assolutamente precarie, mancavano i viveri e le sistemazioni di difesa non erano atta ad arrestare l’impeto dei rivoltosi. L’ammiraglio Riboty fece subito armare il corpo di sbarco di 1000 uomini e lo pose agli ordini del capitano di fregata Emerich Acton. I marinai presero terra sotto la protezione delle lance armate in guerra e, con una veloce avanzata raggiungevano la porta Maqueda, ove gli insorti si erano fortemente trincerati. Il giorno dopo le operazioni da parte dei marinai proseguirono con l’assalto alle posizioni nemiche e, tale fu lo slancio dimostrato che riuscì possibile porre in fuga i ribelli e ristabilire le comunicazioni con i posti assediati. Giungevano per via di mare le truppe di rinforzo con il generale Angioletti; però fu lasciato al corpo da sbarco della Marina l’incarico di portarsi verso i punti più minacciati, nei quali il valore dei Marinai e quello degli ufficiali e del comandante effettuarono la conquista delle barricate accanitamente difese. Il comandante Acton alla testa della sua truppa di mare riscosse l’ammirazione del generale Angioletti; il tenente di vascello Eugenio Grandville, benché ferito, non abbandonò la sua compagnia ed il combattimento.

    L’ammiraglio Riboty così chiudeva l’ordine del giorno rivolto ai suoi coraggiosi marinai: «Voi siete stati terribili nella pugna, generosi nella vittoria. Affamati avete dato il vostro pane ai vinti, che lo erano forse meno di voi».