Recensioni

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    Salvatore Uttaro (Gaeta, 20.4.1920 – Gaeta, 13.1.1991)

    di Alberico Uttaro

    (Gaeta, 20.4.1920 – Gaeta, 13.1.1991)

    … riceviamo e con immenso orgoglio misto a commozione pubblichiamo.

    Buongiorno Ezio,
    frequentando il suo blog mi sono permesso di inviare alcune foto.
    Le prime riguardano mio padre Salvatore, nato a Gaeta il 20 aprile 1920 ed ivi deceduto il 13 gennaio 1991 che ha partecipato alla Seconda Guerra mondiale.

    Le ultime due foto sono di mio padre e mio zio fatta prima di partire per il fronte 26 agosto 1942.


    Quello che è scritto dietro è stato scritto da mio padre Salvatore Uttaro Salvatore, lui ritornò a casa, rimase prigioniero nelle colonie Africane per parecchio tempo, mio zio invece Antonio Uttaro (1) morì a Corfù,  per il bombardamento del regio cacciatorpediniere Stocco (2) dove, a firma Carlo Di Nitto Carandin, avete riportato la sua storia.

    (1) https://www.lavocedelmarinaio.com/2023/04/antonio-uttaro-gaeta-30-4-1926-corfu-24-9-1943-7/

    (2) https://www.lavocedelmarinaio.com/2022/09/24-9-1943-viene-affondata-regia-nave-stocco/

  • Che cos'è la Marina Militare?,  Marinai,  Marinai di una volta,  Recensioni,  Storia

    Stefano Cappellaro (20.4.1960 – 24.7.2007)

    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra
    foto Gruppo Nazionale Leone di San Marco Marina Militare

    (20.4.1960 – 24.7.2007)

    Capitano di fregata Stefano Cappellaro, 46 anni, comandante del Battaglione Grado del reggimento San Marco, originario di Venezia e veterano di tante missioni all’estero, l’ultima della quale in Libano, è morto per la cosiddetta “Sindrome dei Balcani”.
    E’ deceduto a Brindisi il 24 luglio 2007 in seguito a una malattia che si è manifestata dopo il suo ritorno dal Libano, dove l’ufficiale ha partecipato alla fase iniziale dell’operazione Leonte, da settembre a novembre 2006.

    Quello di Stefano non è un caso isolato, anche altri militari, che hanno partecipato a varie missioni, sono deceduti o sono attualmente in cura per forme tumorali e problemi alla tiroide.
    Tre anni dopo, il 25 aprile 2010, giorno in cui si festeggia San Marco, la Marina Militare ha concesso una Croce di Bronzo al Merito dell’Esercito (decorazione ricevuta dalla vedova signora Anna Corsa).


    Falco Accame scrive sul suo blog il 22 ottobre 2011:
    Finalmente, sono passati 4 anni da quando e’ morto il Capitano di Fregata Stefano Cappellaro, nato a Venezia. Della vicenda si occupò, a suo tempo, l’allora Sindaco di Venezia Massimo Cacciari. Ma sono stati interposti una serie di ostacoli, in realtà inesistenti, al risarcimento. Tra l’altro il Capitano di Fregata Cappellaro, che era stato imbarcato sulla nave S. Marco, aveva svolto un’intensa attività di vigilanza alle infrastrutture militari in tutte le numerose missioni eseguite. Ed in base alle normative vigenti (L. 466/80, L. 308/81, DPR 243/06) avrebbe subito dovuto essere stato riconosciuto come “vittima del dovere” e sarebbero state, dunque, essere conferite ai familiari le compensazioni dovute. Il caso è un triste esempio della scarsa attenzione dedicata dallo Stato a personale che è al suo servizio per difenderlo. Il caso ha finalmente avuto la soluzione dovuta solo perché è giunto all’attenzione della Commissione Senatoriale d’Inchiesta e al suoi interessamento da parte del Maggiore Carlo Calcagni. L’Anavafaf si è interessata del caso anni orsono, ma purtroppo è stata del tutto inascoltata”.

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    Enzo Grossi (San Epigma, 20.4.1908 – Corato, 11.8.1960)

    a cura Antonio Cimmino

    Enzo-Grossi-sul-sommergibile-Barbarigo-www.lavocedelmarinaio.com-Copia

    Nella giornata tanta cara ai marinai, dedichiamo a coloro che non ci sono più o che sono salpati per l’ultima missione, questa bellissima immagine del Comandante Enzo Grossi imbarcato sul regio sommergibile Barbarigo, comandato dal Capitano di Corvetta Umberto de Tullio, che trasformato in natante da trasporto per l’Estremo Oriente fu affondato nel mese di giugno 1943 in Atlantico con i 59 uomini dell’equipaggio.

    regio sommergibile barbarigo - www.lavocedelmarinaio.comL'avventurosa crociera atlantica del sommergibile Barbarigo (Giuseppe Vinian) - www.lavocedelmarinaio.comIl comandante Grossi in tenuta di navigazione sul barbarigo - www.lavocedelmarinaio.comEnzo Grossi manifesto elettorale - www.lavocedelmarinaio.com

    Regio sommergibile barbarigo
    di Carlo Di Nitto

    Il regio sommergibile Barbarigo (2°), classe “Marcello”, dislocava 1060/1313 tonnellate (emersione/immersione). Fu impostato il 6 febbraio 1937 nei Cantieri “C.R.D.A.” di Monfalcone e varato il 12 giugno 1938. Fu consegnato ed entrò in servizio nella Regia Marina il 19 settembre dello stesso anno con la sigla BO.
    Inizialmente, destinato al 2° Gruppo Sommergibili con base a Napoli, svolse attività addestrativa fino allo scoppio delle ostilità. Tra giugno e la fine di luglio 1940 svolse, senza risultati, due missioni nel Mediterraneo, quando se ne decise l’invio in Atlantico. Il 14 agosto passò, in immersione lo Stretto di Gibilterra. L’attraversamento venne effettuato con notevole difficoltà a causa delle forti correnti sottomarine che caratterizzano quel tratto di mare. Raggiunto l’Atlantico iniziò immediatamente la sua attività bellica attaccando, nella zona di Madera, alcuni mercantili nemici. Diresse quindi per il porto francese di Bordeaux, sede della base italiana di Betasom.
    La sua attività bellica in Atlantico riportò notevoli risultati con l’affondamento di ben sette mercantili per 33.827 tsl., il danneggiamento di altri tre piroscafi per circa altre 14.000 tsl. e di un cacciatorpediniere nemico di 1500 tonnellate.

    Tuttavia la notorietà del “Barbarigo” è legata al nome del Comandante Enzo Grossi (1), che ne assunse il comando nell’agosto 1941, e alla controversa vicenda del presunto affondamento di due corazzate statunitensi, evento creato e malamente gestito dalla propaganda di regime. Infatti, nel maggio e nell’ottobre 1942, il “Barbarigo” attaccò di notte rispettivamente al largo di Capo San Rocco in Brasile e nelle acque di Freetown, l’incrociatore americano “Milwaukee” scortato da un cacciatorpediniere e la corvetta britannica “Petunia”. Gli attacchi, benché condotti con audacia e  decisione, non furono coronati da successo ma furono sfruttati dai comandi supremi italiani, bisognosi di dare notizie di grandi vittorie. Nel dopoguerra, il comandante Grossi divenne la “vittima sacrificale” di questa incresciosa e dolorosa vicenda e venne privato delle decorazioni ricevute e della promozione al grado superiore.
    Nella primavera del 1943 il “Barbarigo”  venne trasformato in unità da trasporto ed il 16 giugno, al comando del T.V. Umberto De Julio, partì da Bordeaux per Singapore con un carico di materiali strategici. Dopo la partenza, non diede più sue notizie. Si ritiene che sia affondato tra il 16 ed in 24 giugno in un punto sconosciuto dell’Atlantico per cause ignote, ma verosimilmente per attacco aereo. Nell’affondamento scomparve l’intero equipaggio, composto da 59 uomini tra ufficiali,  sottufficiali e marinai.

    Nella foto, il battello è stato ripreso nel giorno del varo.
    Il suo motto fu: “Par animo gloria” (Pari all’animo la gloria).
    ONORE AI CADUTI

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    20.4.2015, in ricordo di Celestino Quero

    di Pietro Serarcangeli (*)

    Il 20 aprile 2015, dopo lunga e penosa malattia, l’Amico e Socio A.F.E.A., Celestino Quero lasciava la sua famiglia nello sconforto e nel dolore.

    Celestino, colpito da una patologia polmonare molto grave, dovuta al suo mestiere di “saldatore specializzato navale” che lo aveva portato a contatto con l’amianto, era sempre presente alle manifestazioni dell’AFEA, come la manifestazione di Roma del 2014.

    Lo ricordiamo come Persona cordiale, disponibile, educatissima e altruista.

    Non sarai mai dimenticato caro Celestino.
    Che il Signore ti tenga tra le Sue braccia misericordiose per l’eternità…

    Si consiglia la lettura del seguente link
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2015/08/pratica-amianto-le-daremo-tutta-lassistenza-possibile/


    (*) per conoscere gli altri suoi articoli digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.

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    Erasmo Coccoluto (Gaeta, 2.6.1924 – 20.4.2019)

    a cura Carlo Di Nitto e Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    (Gaeta, 2.6.1924 – 20.4.2019)


    La guerra nel cuore di Erasmo Coccoluto, autobiografia del più giovane marinaio d’Italia, è la storia di un ragazzino di quindici anni che decide di arruolarsi nella Regia Marina perché in tempo di guerra la famiglia non riesce a sopravvivere e tutta la nazione è in condizioni disastrose.
    Dai primi mesi quasi tranquilli, il protagonista si trova in mezzo a un attacco feroce: riesce a nascondersi per miracolo ma alla fine viene catturato.

    Inizia così un calvario attraverso l’Europa, in mezzo a orrori ma con il naturale impeto dell’adolescente e una sensibilità non comune. In mezzo a crudeltà, orrori, degrado corporeo e mentale, verrebbe da chiedersi “se questo è un ragazzino”, parafrasando il capolavoro di Primo Levi.


    Da Lero alla Russia, dai lager ai bombardamenti, dal fascismo al comunismo, tutto è visto con gli occhi disincantati di un ragazzo che si scoprirà avere un cuore unico. Una storia senza tempo.

     Titolo: La guerra nel cuore.
    Autore: Erasmo Coccoluto.
    Editore: Rerum Milano.
    Anno: 2015.
    Pagine: 142.
    ISBN: 88-98591-15-2 – EAN: 9788898591152
    Prezzo: 9.90 euro

    A noi piace ricordarlo così il marinaio radiotelegrafista Erasmo Coccoluto, senza aggiungere altro, perché le testimonianze dei marinai di una volta e per sempre, ci hanno fatto da balia in questa navigazione, reale virtuale, denominata vita.

    Ciao Erasmo,  hai lasciato una scia indelebile della tua infinita bontà, nei tuoi familiari, nei tuoi amici, nei concittadini di Gaeta,  nei marinai per sempre.

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    Enzo Casucci (Talamone, 20.4.1955 – Montecalupo, 27.12.2017)

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    (Talamone, 20.4.1955 – Montecalupo, 27.12.2017)

    Enzuccio da Montecalupo era nato a Talamone il 20.4.1955.
    Arruolato in Marina il 13 gennaio 1973, nella sua carriera è stato tra l’altro imbarcato sulle navi Impetuoso, Cedro, Ape, Vespucci, Grecale, Proteo, Libeccio, Duilio, Scirocco per un totale di 23 anni di imbarco ed è stato anche destinato al Raggruppamento Incursori Teseo Tesei e all’Accademia Navale di Livorno, raggiungendo il grado apicale riservato ai sottufficiali.
    Gioviale e di compagnia è stato per molti colleghi esempio e trascinatore infaticabile.
    Questo avrebbero scritto nelle note caratteristiche se fossi ancora in servizio attivo…


    Qualcuno, che non ti ha conosciuto, si domanderà perché questo necrologio viene recensito annualmente?
    Semplicemente perché tu avresti voluto così, magari facendo un trenino con trombette, coriandoli, stelle filanti … con i tuoi amici marinai di una volta.


    Proprio tu, ci ha insegnato che l’amicizia dei marinai (che sarebbe più opportuno chiamare col suo nome: cameratismo), è quel porto confortevole che ti accoglie sempre a braccia aperte, sia nella bonaccia che nella tempesta…
    Questo nostro indissolubile legame si è rafforzato nel tempo, perché sapevi da sempre che noi marinai siamo pronti a condividere gioie e dolori, perché gli amici marinai, i veri amici, in fin dei conti, non sono altro che una tua seconda famiglia e una volta marinai, marinai per sempre…
    Fino alla fine ci hai voluti accanto a te, nella tua amata Maremma, tra una forchetta e un buon bicchiere di Brunello.

    E noi vogliamo ricordarti così, toscanaccio di un marinaio di una volta, certi che da lassù stai intrattenendo, tra una battuta e l’altra, i naviganti dei mari dell’Altissimo.
    Adesso riposa in pace e lasciati cullare quell’amaca da chi ci ha preceduto.
    P.s. inserisco quella foto che ti piaceva tanto.

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    Rolando Bulletti (Prato, 20.4.1921 – Mare, 16.4.1943)

    di Antonio Cimmino

    (Prato, 20.4.1921 – Mare, 16.4.1943)

    Il regio torpediniere Cigno, di scorta ad un convoglio da Trapani a Biserta, fu attaccata da due cacciatorpediniere inglesi Paladine Pakenham.
    Colpita da siluri si spezzò in due tronconi e rapidamente affondò.
    Morirono 103 uomini dell’equipaggio.
    Qualche giorno dopo nelle acque antistanti Pantelleria fu raccolto il corpo di un marinaio con un giubbotto di salvataggio che riportava il nome del sergente Athos D’Orazi.
    Il marinaio Rolando Bulletti nato a Prato il 20.4.1921 fu dato per disperso in mare. Queste notizie furono fornite alle rispettive famiglie.
    Qualche anno dopo il sergente D’Orazi fece sapere che si era salvato e che aveva dato il suo giubbotto al marinaio Bulletti non più disperso in mare, quindi, ma morto nell’affondamento della sua unità navale, il regio cacciatorpedieniere Cigno.
    Aveva 22 anni e adesso riposa in pace fra i flutti dell’Altissimo.