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    22.3.2024, “Giornata mondiale dell’acqua”

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Il mondo è sporco fuori, figuriamoci quanto siamo sporchi noi dentro. Non riusciamo più a cogliere il vero senso della vita e cioè il rispetto per la vita stessa nelle sue varie forme animale e vegetale, terrestre o marina. Produciamo tanta spazzatura: troppa! Ma ci siamo mai chiesti dove va a finire tutta questa spazzatura?

    Incredibile, ma vero, la più grande discarica del mondo si trova in mare. Milioni di tonnellate di rifiuti provenienti da ogni parte del mondo formano un’enorme isola nell’Oceano Pacifico. I rifiuti, a causa di particolari correnti, si sono radunati in una zona situata più o meno tra il Giappone e la costa occidentale degli Stati Uniti, non lontano dalle paradisiache Hawaii e ora formano quella che è chiamata la “Great Pacific Garbage”. Stiamo parlando di un fronte di centinaia di chilometri di immondizia che si allarga sempre più. Non si tratta semplicemente di plastica galleggiante, ma di un minestrone di spazzatura semitrasparente che galleggia proprio sotto la superficie del mare e per questo motivo non è rilevabile dalle foto satellitari. Da sempre la spazzatura che finisce in mare si degrada, certo ogni componente ha i propri ritmi e tempi di degradazione, ma la plastica è indistruttibile, tanto che nell’isola galleggiante sono stati ritrovati “reperti” databili a mezzo secolo fa. Questo eco-mostro si può definire la più grande zona di accumulazione degli scarti della nostra società; ogni cosa che galleggia nel Pacifico si concentra in questa area dopo aver fluttuato nei mari per anni o decenni e forma una densa melma di rifiuti nella quale si possono talvolta distinguere buste di plastica, contenitori di detersivo, palloni da calcio, bottiglie di plastica e altri segni della nostra “civiltà”.
    Tutto il resto è sminuzzato in minuscole parti che rendono l’acqua in questa area così densa come fosse una zuppa.
    La misura totale della Great Pacific Garbage non e’ ancora nota: si parla di 700mila/15 milioni di kmq, con una profondità di 30 metri. La sua dimensione si stima sia tra lo 0,41% e l’8,1% dell’intero Oceano Pacifico, da 2 a 50 volte la nostra amata Italia, con oltre 3,5 milioni di tonnellate di detriti. Formatasi tra gli anni cinquanta e gli anni ottanta, e’ costituita per l’80% da plastica e rifiuti provenienti soprattutto dalle coste dei Paesi rivieraschi: sia dal nord (Mare di Bering) dove la Russia scarica un’enorme quantità di materiali tossici ed inquinanti, che dalle coste degli Stati Uniti d’America, del Giappone e della Cina. Le correnti marine raccolgono i detriti lungo la costa dei continenti e li concentrano al centro dell’oceano.
    L’enorme quantità di spazzatura si e’ fotodegradata negli anni, spaccandosi in miliardi e miliardi di piccoli pezzi, fino a raggiungere le dimensioni dei polimeri che la compongono. Difficili da raccogliere, questi “pezzettini di inquinamento” sono entrati nella catena alimentare dei pesci e dei molluschi, tanto che in alcuni campioni di acqua marina, prelevati nel 2001, la quantità di plastica superava di sei volte quella dello zooplancton (la vita animale dominante dell’area). La fotodegradazione della plastica produce delle particelle che assomigliano a zooplancton, ed ingannano le meduse che se ne cibano, causandone l’introduzione nella catena alimentare. Questo continente sintetico, conosciuto anche col nome di “Pacific Trash Vortex” è un gorgo di pezzi di plastica che rotea, crescendo in maniera esponenziale tenuto insieme dalle correnti oceaniche che formano il “Vortice Subtropicale del Nord Pacifico”.
    Il fenomeno, del quale nessuna Nazione vuole assumersi né la responsabilità né la gestione o il tentativo di smaltimento, sta lentamente modificando anche il corso delle correnti oceaniche, così importanti per l’equilibrio climatico del nostro piccolo pianeta.
    Solo associazioni, enti privati e biologi marini dell’Università di San Diego si sono interessati al problema e per valutare l’impatto ambientale della discarica marina sulla flora e sulla fauna della zona e studiare possibili opere di bonifica.

    Siamo di fronte ad un nuovo continente: “il settimo continente”, il continente dell’indifferenza, il continente della miseria umana, un altro continente di spazzatura. Quando finiremo di non avere più vergogna, finirà il mondo.

    Se il mare è sporco, figuriamoci noi quanto siamo sporchi dentro!

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    Antonio Buzzelli (Ortona (CH), 21.3.1920 – Ortona (CH), 31.3.1998)

    di Paolo Polidoro

    (Ortona (CH), 21.3.1920 – Ortona (CH), 31.3.1998)

    S.O.S. RICHIESTA NOTIZIE E FOTO

    Arruolato per la ferma di mesi 28 nel giugno del 1939. Giunto alle armi nel deposito CEMM di Venezia e classificato allievo SDT, matricola 2248.
    Dal marzo 1940 al dicembre 1942 è stato imbarcato su una delle navi più prestigiose della Regia Marina, la corazzata Littorio assistendo come testimone imparziale agli eventi bellici che hanno visto protagonista quella Unità. E tra queste la triste notte (11/12 novembre 1940) di Taranto, il secondo scontro della Sirte del 22 marzo del 1942 e la battaglia di mezzo giugno 1942.
    A conclusione di quest’ultimo evento bellico l’unità riportò ancora danni e fu costretta a riparare a La Spezia per interventi. A seguito della inoperatività dell’unità i marinai qualificati SDT a ben poco servivano a bordo e quindi Antonio venne inviato nella Francia meridionale, allora sotto occupazione italiana, ed impiegato da gennaio a settembre 43 presso la batteria B3 nella fortificazione del vallo alpino occidentale e forse nella zona di Bardonecchia. (dati che vorremmo confermare).
    La caduta del fascismo e la firma dell’armistizio travolsero anche la vita di guarnigione di Antonio che il 9 settembre del 43, insieme ad altri giovani sfortunati, vennero fatti prigionieri dai tedeschi ed avviati verso la prigionia in Germania. Probabilmente furono trasportati da Tolone verso Metz e da qui presumibilmente a Treviri (Trier) verso i lager della zona per lavori forzati in miniera (dati che vorremmo confermare).
    Dopo 2 lunghi anni di inferno nell’agosto del 1945 venne rimpatriato e ad ottobre dello stesso anno congedato.
    Antonio dal carattere unico, un abruzzese di altri tempi forte e gentile come si diceva, era assai poco loquace.
    Mai sentii una lamentela, mai una imprecazione contro la sorte che gli aveva portato via i 5 anni migliori di gioventù o inveire contro i suoi carcerieri. Ricordo sempre quella sua fierezza di aver fatto il proprio dovere e di aver trascorso mesi bellissimi a bordo di nave Littorio e le giornate intere e le notti a dormire in SDA accanto alla sua mitragliera pronto a reagire ad attacchi aerei. Era molto ironico; un sorriso malinconico lo avvolgeva quando mi descriveva l’enorme quantità di fuoco vomitato dai grossi calibri da 381 nel corso delle azioni a cui aveva partecipato e si lasciava andare al commento:
    – “mi ricordo che abbiamo vuotato i Depositi munizioni ma i colpi non andavano a S”.
    E allora sorridendo sornione mi chiedeva:
    – ”ma ora le centrali di tiro delle vostre moderne navi sono finalmente precise?” .
    Gli occhi di quel marinaio fiero si inumidivano quando ripensava alla notte tragica di Taranto. Ricordava le luci che scrutavano il cielo alla ricerca, lassù, di aerei mentre la minaccia era sulla superficie del mare e lui sembrava sentisse ancora il dolore di quei 3 siluri che si conficcarono nello scafo di nave Littorio come nelle sue carni: e al mattino seguente lo spettacolo impietoso della sua nave ferita e di tutta la tragedia intorno in Mar Grande. Descriveva lo stupore del Comandante di nave Littorio e degli altri componenti lo staff che si aggiravano attoniti in coperta a rilevare i danni.
    Nel 1988 ricevette il distintivo di 2^ grado (argento) per lunga navigazione in guerra e lo autorizzarono a fregiarsi del brevetto d’onore di “Volontario della Libertà” ma che lui non ritirò mai in quanto considerava quel periodo sfortunato oramai sepolto e i suoi conti erano oramai chiusi con la storia.
    Antonio era il padre di mia moglie e purtroppo una brutta malattia ce lo ha portato via all’improvviso nel 1998 togliendoci la possibilità di fargli ancora qualche domanda per comprendere. Riposa in pace.
    Antonio è stato un uomo di rispetto e pieno di dignità e ha cresciuto la sua famiglia trasmettendo questi grandi valori della vita. Uno dei tanti italiani che hanno fatto rivivere la nostra Nazione delle sue vicissitudini di quella guerra; delle sue disgrazie non ci ha lasciato molto… e a noi, ora, curiosi, ci piacerebbe poter sapere dove ha trascorso la prigionia, in quali campi e se esistono testimonianze magari di altri commilitoni. Grazie.

    … riceviamo e pubblichiamo
    Buonasera Ezio. Da quanto riportato in un documento del Vaticano, un Buzzelli Antonio (non sono riportati altri dati anagrafici) si trovava nello Stalag XII F di Forbach (dal novembre 1944 localizzato a Freinsheim) con il numero di matricola 33279. Presumibilmente è poi stato spostato al comando di lavoro n° 2012.
    Roberto Zamboni (9.2.2021)

     

    Regia nave Littorio
    di Carlo Di Nitto

    La regia corazzata Littorio (classe omonima) dislocava 45963 tonnellate. Costruita nei cantieri Navali Ansaldo di Genova, era stata impostata il 28/10/1934, varata il 22/8/1937 ed era entrata in servizio il 06/05/1940.
    Nel corso della guerra effettuò un numero di azioni limitato rispetto alle sue potenzialità belliche, ma ciò fu rispondente alla situazione della guerra navale nel Mediterraneo, dove non si venne mai a creare alcun presupposto strategico tale da giustificare un confronto diretto fra flotte contrapposte.
    Il 26 luglio 1943, con la caduta del fascismo venne rinominata “Italia”.
    Al termine delle ostilità, per l’applicazione del Trattato di Pace, venne compresa fra le navi da cedere alle Potenze vincitrici. In particolare l’ “Italia” (ex “Littorio”) era stata destinata agli Stati Uniti che comunque rinunciarono al diritto di acquisizione, imponendone però la demolizione. Venne pertanto radiata il 1° giugno 1948 e avviata allo smantellamento

    Con le sue possenti gemelle “Vittorio Veneto”, la sfortunata “Roma” e la “”Impero” (mai entrata in servizio), la “Littorio” ha rappresentato la migliore realizzazione italiana nello sviluppo delle navi di linea, quando ormai queste navi cominciavano già ad essere superate e sostituite, nelle strategie belliche navali, dalle portaerei.

    Nonostante il suo limitato numero di azioni belliche, la “Littorio” dalla triste notte di Taranto del 12 novembre 1940 al 9 settembre 1943 ebbe a lamentare la perdita di oltre 50 Marinai.
    Onore ai Caduti.

    Varo della Regia Nave da Battaglia (Corazzata) LITTORIO – 22 agosto 1937

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    Andrea Frazzetta (Brindisi, 20.3.1918 – Mare, 29.3.1941)

    di Letizia Malara
    letizia.malara.arch@gmail.com

    (Brindisi, 20.3.1918 – Mare, 29.3.1941)

    – S.O.S. RICHIESTA NOTIZIE E FOTO – 

    … riceviamo e con orgoglio e commozione pubblichiamo nella speranza che arrivino notizie utili da far pervenire alla ricerca della signora Letizia Malara.

    Buonasera,
    sono alla ricerca di notizie su un prozio Andrea Frazzetta nato a Brindisi il 20/03/1918 e morto durante la Battaglia di Capo Matapan.
    Alla famiglia venne inviata una cartolina con la foto dello Zio in divisa e sul retro la comunicazione della sua morte “deceduto 29-03-41…navale sul Mediterraneo quando hanno affondato tre incrociatori fra la Zara …e …cacciatorpedinieri” , null’altro si seppe più.


    Da ricerca effettuata presso il sito del Ministero della Difesa il suo nominativo risulta negli elenchi dei morti (anche se errata la città di nascita Reggio Calabria). Ho già inviato una richiesta di informazioni alla Banca Dati dei Caduti e dispersi del Ministero della Difesa, ma attendo notizie.
    In nessun altro elenco trovato on-line è stato possibile rintracciare il suo nominativo.
    Se ha informazioni, potrebbe aiutarmi a capire e a trovare risposte alle tante domande come:
    su quale imbarcazione si trovasse, quale fosse il suo grado o il suo incarico sulla nave, se sia mai stato recuperato il cadavere, quale possa essere il luogo della sua sepoltura…
    Spero che possa aiutarmi a far riaffiorare dall’oblio la storia di Andrea.
    La ringrazio infinitamente, Letizia

    Buongiorno signora Letizia,
    per quanto di mia conoscenza confermo quanto da Lei scritto.
    E’ stato un marinaio con la categoria Cannoniere che risulta disperso nel Mar Mediterraneo Occidentale.
    Effettivamente se è come afferma Lei c’è una discrepanza del luogo di nascita Reggio Calabria e/o Brindisi.
    Per quanto premesso e in attesa dei tempi biblici di risposta degli Enti a cui si è rivolta Le consiglio secondo i dettami delle leggi vigenti:
    – di accertarsi con un estratto del certificato di nascita presso i Comuni sopra elencati.
    – appurato con certezza il luogo di nascita chieda all’Archivio di Stato competente per luogo di nascita la documentazione.
    – in ultima ipotesi all’archivio della Città del Vaticano.
    Da  parte nostra se ci manda una foto di suo zio Andrea Frazzetta possiamo pubblicarla, col suo permesso,
    sul nostro blog per iniziare una ricerca sulla banca della memoria a similitudine di quanto facciamo con altri marinai dispersi o Caduti.
    Nel frattempo le consiglio la lettura del seguente articolo:
    http://conlapelleappesaaunchiodo.blogspot.com/search?q=Zara
    In attesa di un suo riscontro, riceva gradito un abbraccio grande come il mare della Misericordia Divina.
    Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Buongiorno,
    la ringrazio per la celere risposta!
    Ho già consultato il sito http://conlapelleappesaaunchiodo.blogspot.com/search?q=Zara  utilissima fonte di conoscenza storica, e ho provveduto a contattare anche loro.
    Le inoltro le foto del prozio Andrea.
    Attendo notizie, Letizia
    letizia.malara.arch@gmail.com

    Incrociatore ZARA
    Capo classe di 4 unità (Fiume, Gorizia, Pola), il Zara aveva un dislocamento di 11.870 tonnellate, una lunghezza di 182 metri, una larghezza di 20,6 ed un’immersione di 6,2 metri; sviluppava una potenza di 95.000 HP ed una velocità di 35 nodi. Aveva un equipaggio di 841 uomini. Il suo armamento consisteva in 8 cannoni da 203/53; 16 cannoni da 100/47; 4 pezzi da 40/49 e 8 mitragliatrici da 13,2, nonché 2 aerei.

    Grazie infinite!
    La sua disponibilità è stata per tutta la nostra famiglia un dono prezioso, particolarmente perchè, avrebbe sicuramente riempito il cuore di gioia del mio amatissimo nonno Giacomo, anche lui militare durante la Seconda guerra mondiale, che mai fino all’ultimo giorno si rassegnò alla morte del giovane fratello Andrea.
    Questa mia ricerca è dedicata ad entrambi…
    Ora che ho conosciuto http://conlapelleappesaaunchiodo.blogspot.com continuerò a tenermi in contatto…
    Letizia Malara
    letizia.malara.arch@gmail.com

    Integrazione ricevuta in data 10.12 2023
    di Letizia Malara

    ANDREA FRAZZETTA MARINAIO CANNONIERE DISPERSO DURANTE LA BATTAGLIA DI CAPO MATAPAN 28-29 MARZO 1941.

    Andrea Frazzetta nasce a Brindisi il 20 marzo 1918, figlio di genitori siciliani originari di Caltagirone, Rosario e Vincenza Sinatra. Ancora piccolo, si trasferisce con la famiglia a Reggio di Calabria dove vi rimarrà fino all’età di 20 anni.
    Andrea è il secondo genito di tre figli maschi, tutti chiamati alle armi, assieme al padre, durante la Seconda Guerra Mondiale.
    Andrea viene arruolato quale iscritto di leva del Compartimento marittimo di Reggio di Calabria il 14 agosto del 1937, classificato come allievo cannoniere, rimarrà in congedo illimitato provvisorio in attesa di avviamento alle armi.  Il 15 marzo del 1938 raggiungerà il Corpo presso il Maridepo di Messina.
    Il suo numero di matricola è il 51986.
    Dopo soli 18 giorni dal suo arruolamento il 2 aprile 1938 viene imbarcato nel R. N. Cacciatorpediniere Pessagno, sul quale rimarrà per un anno, fino al 15 gennaio del 1939. Già il 16 gennaio verrà imbarcato sul R. N. Cacciatorpediniere Pigafetta fino al 15 agosto del 1939. Il 16 agosto del 1939 viene assegnato al R.N. Cacciatorpediniere Malocello fino al 20 aprile del 1940.
    Il suo ultimo e sventurato imbarco sarà presso il R.N. Incrociatore Zara il 21 aprile 1940, che si concluderà tragicamente, a seguito degli accadimenti del 28-29 marzo 1941 durante la Battaglia di Capo Matapan.
    Andrea sarà tra i marinai dichiarati dispersi.
    I genitori appresa la notizia e non avendo ricevuto alcuna comunicazione ufficiale in merito, cominciano una straziante ricerca di informazioni sulla sorte del figlio, che sarà dolorosamente portata avanti per molti anni.
    Il padre Rosario, falegname di professione, al momento del terribile accadimento, all’età di 52 anni si trovava arruolato nella Milmart di Reggio Calabria con il grado di Artigliere Marò scelto, avendo già prestato servizio durante la Grande Guerra. Questi, solo dieci giorni dopo la disfatta della battaglia, invierà una lettera al Segreteria di Stato del Vaticano:

    Beatissimo Padre, il padre di Andrea Frazzetta, cannoniere presso il R.I. Zara, non ha più notizie di lui. Angosciato si rivolge alla bontà paterna di Vostra Santità affinché vogliate disporre che ne siano fatte ricerche…

    Ancora lo stesso, si rivolgerà alla Curia Metropolitana di Reggio Calabria che invierà il 2 giugno 1941 una richiesta di notizie alla Segreteria di Stato del Vaticano.

    Entrambe le missive rimarranno senza risposta.

    Il Comando Superiore CREM di La Spezia il 24 aprile 1941 invia una raccomandata al Signor Podestà di Reggio Calabria contenete la comunicazione da notificare alla famiglia: “…che il loro congiunto deve considerarsi disperso dal 29 marzo 1941.”. La notifica non verrà consegnata, ma sarà restituita, in quanto riportato errato il cognome del marinaio, benché l’indirizzo di residenza fosse corretto: “Si restituisce la lettera … non si sono potuti rintracciare i di lui parenti. Si prega quindi di controllare le generalità del suddetto militare”.

    Il padre Rosario, non avendo ancora alcuna comunicazione, il 24 aprile del 1941 scrive all’Ufficio informazioni della Regia Marina:

    “Il padre del marinaio Andrea Frazzetta, imbarcato sulla R.N. Zara, prego codesto ufficio di volergliene dare notizia. Con ossequi…”.

    Nuovamente il 16 maggio 1941 il Comando Superiore CREM di La Spezia inoltra al signor Podestà di Reggio Calabria, una raccomandata in sostituzione del foglio precedentemente inviato con la correzione delle generalità.

    Ancora il 13 maggio 1941 il padre Rosario lacerato nella ricerca di notizie, scriverà su carta intestata del Dopolavoro Forze Armate:

    “Illustrissimo S. Comandante … ora prego la V.S.I. di compiacersi a potermi comunicare da uomo di stato e da padre da tutta la sua dipendenza di una rassegnazione difinitiva del suo caro e adorato figlio che gia da 54 giorni abandona i suoi genitori e la sua Patria Sacra, ora io pogo a V.S.I. di concedermi questa grazia di comunicazione e darmi una parola giusta e santa come a potermi rassegnarmi con la mia famiglia e no stare con la speranza e di sofrimendo e dolore al mare dei suoi genitori e dei suoi fratelli e parenti. Mi rivolgo a voi dunque a questo compiacimendo”.

    Il Comando Superiore del C.R.E.M. il 18 giugno 1941 invia al Comando 613 Beleno di Villa S. Giovanni la seguente risposta:

    “Il militare Frazzetta Rosario, alle dipendenze di codesto Comando, ha indirizzato una lettera a questo Comando Superiore, nella quale chiede ulteriori notizie nei riguardi di suo figlio, Cann. O. Frazzetta Andrea.

    Si prega comunicargli che nessun’altra notizia è pervenuta nei suoi riguardi, né il suo nome risulta incluso negli elenchi dei prigionieri sinora pervenuti. Il medesimo deve tuttora considerarsi disperso”.

    Negli anni successivi, continueranno da parte della famiglia le richieste di informazioni ufficiali sulla sorte del figlio, ancora Il padre Rosario continuerà ascrivere al Ministero della Difesa Marina a Roma, “…di non avere mai avuta alcuna comunicazione di morte ma di essere in possesso solo del foglio di ricognizione che in atto trovai nella pratica dell’organizzazione dei Caduti di Guerra”.

    Solo dopo 17 anni di attesa, verrà inviata al padre, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, la copia del verbale di scomparizione e di dichiarazione di morte.

    Per molti decenni, di Andrea, non rimase che solo la foto di un marinaio in divisa della Regia Marina, dove sul retro qualcuno, che poi si scoprirà essere suo padre Rosario, appuntò: “deceduto 29-03-41 … combattimento navale sul Mediterraneo quando hanno affondato tre incrociatori fra la Zara … e dal cacciatorpediniere”.

    Oggi il ricordo di Andrea non è più disperso!

     

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    Tonio Marasciulo (Monopoli, 25.10.1954 – Mesagne, 20.3.1974)

    di Nicolò Meo

    (Monopoli, 25.10.1954 – Mesagne, 20.3.1974)

    … riceviamo e con immenso orgoglio e commozione pubblichiamo.

    Buonasera Ezio,
    ti invio diverse foto relative al marinaio Tonio Marasciulo, nato a Monopoli il 25/10/1954, deceduto il 20/03/1974 in servizio a Mesagne  in un incidente stradale tra l’autocolonna del Battaglio San Marco ed un pullman che trasportava operai della Montecatini… aveva solo 19 anni!

    Scegli tu quelle da inserire per ricordarlo nella Banca della Memoria.

    Ti dico solo che ho conosciuto pochissime persone come Tonio, così socievole, sorridente, altruista, lavoratore,  compagnone, corretto, educato, mai dico mai una sola parola fuori posto, e non sono le solite cose che si dicono quando una persona  ci lascia…

    Al buon esempio che diamo, che si dà, mai si deve pretendere di ricevere qualcosa per tornaconti personali.

    A Dio, prima di tutto, perché e Lui che ci ha fatto dono, attraverso i primi suoi due Comandamenti, di questa immensa Cristiana Verità.

    I marinai di una volta siamo più che amici e, per questo, ci cerchiamo e ci chiamiamo ancora Frà, nel bene e nella cattiva sorte … proprio come i Discepoli di Cristo.

    Grazie. Un abbraccio.

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    19 marzo 2024, la festa del papà marinaio

    di Paola Tritto
    foto per gentile concessione Giovanni Tritto a www.lavocedelmarinaio.com (diritti riservati dell’autore)

    Qualche parola per “l’uomo della mia vita” anche se nel giorno in cui io ho visto la luce lui era in mare, per lavoro (il dovere!). Felice festa del papà!


    Nessun motivo è tanto urgente e importante da determinare l’allontanamento di un comandante dalla sua nave, né in pace né in guerra, né allora né oggi; neanche un grave lutto in famiglia. La nascita di un figlio, che avviene comunque anche senza la presenza del padre, verrebbe salutato da tutto l’equipaggio con un brindisi di gioia, senza la necessità di una “licenza”.
    Il comandante non è mai in licenza finché la sua nave non è pronta a muovere.

    

…tratto da “Tutti a bordo. I marinai d’Italia l’8 settembre 1943, tra etica e ragion di Stato”

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    P.s. ..e bravo Giovanni, hai preferito Gheddafi a me! E si…dovevi bere con tutto l’equipaggio. AUGURI!

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    Giuseppe Trifoglio (Termoli, 19.3.1912 – 10.1.1945)

    a cura Vincenzo Campese (*) e Silvia Trifoglio

    … riceviamo e con immenso orgoglio e commozione pubblichiamo.

    Buongiorno Sig. Ezio,
    grazie per aver accettato la mia amicizia…
    Qualche giorno fa ho scritto al Sig. Vincenzo Campese e così volevo informare anche lei che sto facendo ricerche su mio nonno Trifoglio Giuseppe di Termoli, disperso nella Seconda Guerra Mondiale.
    Mio padre, che è del 1940 ed ora ha 82, aveva 1 anno quando il padre partì per la guerra e purtroppo non fece ritorno. Con molta gioia ho appreso che qualcuno come voi lo ha ricordato in questi anni e per questo vi ringrazio infinitamente.
    Non sappiamo molto di più e per questo nei prossimi giorni invierò la richiesta per avere una copia del foglio matricolare e se può essere di vostro interesse provvederò a farvene avere copia.
    Le auguro una buona giornata e grazie di cuore
    .
    Silvia
    7.11.2022 ore 16.12

    Buongiorno Sig. Ezio,
    purtroppo non sono riuscita a parlare con nessuno dei numeri che mi ha indicato …nessuno risponde, ho provato in giorni diversi e in orari diversi, ma nulla.
    Le invio la foto di mio nonno Trifoglio Giuseppe così può aggiornare l’anagrafica, non abbiamo altro di lui ed è per questo che avrei voluto reperire il foglio matricolare… ritenterò ai numeri da lei indicati.
    La ringrazio e le auguro una buona giornata. Silvia Trifoglio

    (*) per conoscere gli altri suoi articoli digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.