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    29.4.1945, affondamento del CB-21

    di Silvio Tasselli

    Questo articolo si propone di raccontare l’affondamento del CB-21 avvenuto la notte del 29 aprile 1945 nelle acque tra Pola e l’isola di Brioni. Il G.M. Paolo De Nicola era stato inviato a Brioni per concordare con il G. M. Vittorio Cavallo (che aveva assunto il comando della base, unitamente ai pari grado Arturo Re e Barbieri, dopo la partenza per una missione del Ten. di Vascello Sergio Nesi) il ripiegamento del personale della Carabelli (era il nome della base est della X Flottiglia MAS dei mezzi d’assalto) e guidare alcuni barchini d’assalto dentro la base di Valdifigo a Pola. Mentre si avvicinava al varco ostruzioni, il CB-21 entro in collisione con un KT (1) tedesco che, sovrastandolo, lo spinse sott’acqua affondandolo; vi furono intrappolati C.Bardella e G. Makuc (2), che nessuno vide più. Si salvarono, ripescati dai tedeschi, il G. M. De Nicola e il sottocapo motorista Caputo, che si trovavano in torretta. Quest’ultimo colpito dal portello del sommergibile ebbe il braccio destro straziato e successivamente fu ricoverato all’ospedale Sant’Anna nel sestiere di Castello della Marina Militare di Venezia. Rimasti sottocoperta, scomparvero il sottocapo elettricista Giuseppe Makuc (3) ed il capo motorista di 1a Classe, direttore di macchina Costante Bardella (4). Nel preparare questo articolo si sente il dovere di aprire una parentesi per ricordare degnamente il Bardella e raccontare le vicissitudini burocratiche che dopo la sua morte, a guerra finita, dovettero essere affrontate dalla famiglia, una quasi odissea, per far ottenere la pensione a Giorgio, il figlio minorenne (5). Tra i documenti rinvenuti nella cartella a lui intestata si e potuto rilevare la generale discriminazione del personale in S.P.E., che aveva aderito alla Repubblica Sociale Italiana; in effetti pochissimi sottufficiali ed ufficiali poterono poi riprendere servizio con il nuovo governo.
    Citiamo in ordine temporale i vari passaggi burocratici per il riconoscimento della morte di Bardella:
    – lettera datata 18 febbraio 1945 (sic) – Vicenza e firmata dal G.M. Paolo de Nicola, che certifica la morte del M.llo Bardella;
    – lettera datata 28 dicembre 1945 riporta: “Che ha aderito alla Repubblica Sociale Italiana e collaborato attivamente con i tedeschi”;
    – lettera datata 17 gennaio 1946 del cugino Giovanni Mandricardo di Trieste che venuto a conoscenza dal De Nicola e da Caputo, richiede il certificato di morte;
    – lettera datata 17 gennaio 1946 e firmata da Gina Secoli, che afferma di aver visto partire il 26 aprile 1945 il Bardella, direttore di macchina, da Miramare Grignano diretto a Pola;
    – lettera datata 10 aprile 1947, trattasi di una relazione del Ministero Difesa-Marina, dove si stabilisce di mettere il ragazzo di soprannome Sergio (nome corretto Giorgio) nelle condizioni di riscuotere gli assegni maturati dal padre e avanzare domanda di pensione, essendo il giovane, orfano di entrambi i genitori, senza parenti ed attualmente affidato ai sig.ri Anselmo e Rina Volpini di Firenze.
    – lettera datata 11 ottobre 1947 del C.C.D.D. (Commissione Centrale di Discriminazione) in cui si dichiara che: “…Il Bardella è censurabile: dal punto di vista morale e nel giudizio complessivo, per l’adesione alla Marina del pseudo governo della R.S.I.”;
    – lettera datata 23 febbraio 1948, la signora Rina Sambo chiede alla Commissione l’atto di morte del proprio cognato;
    – lettera datata 11 febbraio 1949, la signora Gallozzi Giulia di anni 71 (madre di Bardella) chiede notizie del figlio Costante, per ottenere la pensione (lettera preparata da Mario Vianello di Venezia);
    – lettera datata 27 agosto 1953 del Ministero della Difesa, Marina nella quale si stabilisce che il sottufficiale in argomento (Bardella) va considerato idoneo a rimanere nei ruoli fino alla data del decesso che si presume avvenuto in servizio e non per cause di servizio. Pertanto il nominativo del Bardella non sarà incluso nell’Albo d’Oro dei Caduti.
    In sintesi questi sono i passaggi più significativi riscontrati nella corrispondenza dei diversi uffici della Marina. Da considerare che da una relazione del 10 aprile 1947, indirizzata alla Commissione Inchiesta C.E.M.M. – Sede, viene precisato che il CB-21 tentava di raggiungere Ancona e consegnarsi alle autorità alleate.
    In una lettera inviata (25/9/2009) all’autore, il figlio Giorgio ricorda: “…Sono stato allevato a Firenze da una coppia di zii meravigliosi … in particolare un quadretto di cartone, appeso nella mia camera, aveva un ramoscello secco stretto da un nastrino tricolore. Col tempo capii che si trattava di una fronda di pino marittimo che ancora oggi si erge accanto alla tomba di Giuseppe Garibaldi… sul retro due dediche rivolte a me, una di mio padre e l’altra di Clelia Garibaldi in particolare quella di mio Padre: “L’amor di Patria è grande come ogni altro amore, e ricordati caro Giorgio che la Patria non tradisce mai. Amala e non chiedere ricompense”. Dallo scoglio di Caprera, Anno XIV, Costante Bardella. Proseguendo nella lettera: “Una sera andammo al cinema  vedere un film in un cinema all’aperto e nel cinegiornale Luce, c’erano le immagini poi diventate famose riguardanti la caduta del fascismo… molti spettatori applaudirono… mio padre a mezza voce esternò: illusi, il peggio deve ancora arrivare. In confronto a mio padre Cassandra era una principiante. Ricordo un’animata discussione fra mio padre è mio zio in cucina, non ricordo quale fosse l’argomento, ma ricordo mio padre che disse: “Io la sbobba degli americani non la mangerò mai”. Il quadretto di cartone lo conservo ancora… in quella dedica ci trovo il testamento spirituale di mio padre che mi ha trasmesso l’orgoglio di essere italiano”.
    Il G.M. De Nicola nella lettera del 23 febbraio 1948 indirizzata all’Ufficio Assenti del Ministero della Marina ricorda il capo Bardella con queste parole: “…Molti particolari per ora non posso darveli, sappiate che il mare racchiude il suo corpo di intrepido navigatore, quel mare che lui aveva navigato per lungo e per largo, quel mare di cui conosceva la musica ed il tormento necessario. Ora non è più, quel simpatico vecchietto da noi tutti considerato come padre, ha voluto finire la sua vita in gloria. Assieme ci siamo inabissati quando il tedesco con la sua prora di acciaio ci squarciò, insieme andammo a fondo, ma a me il mare mi sputò fuori, forse non ero ancora degno dell’eterno riposo nel suo grembo…”. Nel tempo sono state scritte diverse versioni spesso contrastanti sull’affondamento del CB-21; dobbiamo ritenere la più valida quella scritta dal G. M. Paolo de Nicola, comandante dell’unita, che nella sua lettera del 18 febbraio 1945 (sic) certifica: “ Il giorno 29 aprile 1945 alle ore 4 antimeridiane a dieci miglia al largo del Porto di Pola veniva affondato in seguito a combattimento il sommergibile CB-21.” Nassigh nel suo libro scrive: “…fu armato a Pola da un equipaggio che meditava di restituirlo alla Regia Marina, tanto che il 29 aprile 1945 tento l’evasione: fu pero scoperto da una motozattera tedesca che apri il fuoco colando a picco il minuscolo battello”. Mentre nell’opera di Bagnasco e Rastelli: “…quando insieme ad altri natanti stava recandosi a Brioni per recuperare il personale della X MAS”. Nino Arena (v. bibliografia) scrive: “…ma all’imboccatura del canale Fasana il CB-21 venne a collisione con una motozattera tedesca e rimase gravemente danneggiato al punto da consigliare all’equipaggio l’autoaffondamento”. Si puo ritenere che il CB-21, dopo aver messo in sicurezza il personale della base di Brioni, stesse recandosi ad Ancona per consegnarsi alle autorita alleate. In effetti le bande comuniste titine stavano avvicinandosi pericolosamente a Pola con le prevedibili conseguenze che tutti sappiamo e non si voleva che i vari natanti presenti a Pola cadessero nelle loro mani.
    Paolo De Nicola, di Giuseppe e Laurina Marchegiani, nasce a Castellamare Adriatica (Pescara) il 12 marzo 1922, esce dall’Accademia Navale di Livorno – Corso Squali (6) – nel 1940, viene inviato alla Scuola Sommergibili all’isola di Sansego (ora Susak), conosce come istruttore il Ten. Di Vascello Federico De Siervo che lo vuole a Danzica in addestramento sui Smg. tedeschi tipo VII. Questi sommergibili erano stati consegnati dai tedeschi in sostituzione dei Smg. italiani della base di Betasom a Bordeaux, convertiti “da carico” per trasportare materiale strategico in Giappone e imbarcare al ritorno caucciu. Gli equipaggi italiani avrebbero in seguito utilizzato i smg. tedeschi in Atlantico. L’8 settembre 1943 De Nicola aderisce all’appello del Com. Enzo Grossi e torna a Bordeaux, prima della costituzione della Repubblica Sociale Italiana. Nel foglio matricolare di De Nicola, il periodo prestato nella Marina Repubblicana, non viene citato ed infatti una parte del documento si presenta in bianco, pertanto non figura la sua attivita in quel periodo (7). De Nicola assieme a molto altro personale di stanza alla base Betasom di Bordeaux viene rimpatriato ed inviato alla base di Pola; nell’aprile 1944 viene assegnato alla base dei CB a Costanza in Romania sul Mar Nero. Infatti precedentemente cinque CB erano stati consegnati alla marina romena, che pero non era in grado di usarli (8). Durante la presenza italiana in Mar Nero i CB hanno effettuato 24 missioni, affondando diverse navi russe. Quando l’Armata Rossa scateno una forte offensiva, obbligo il personale italiano a rientrare precipitosamente, ma molti furono catturati e deportati, tra cui il capo di 2a Classe Renato Cepparo, nei campi di Sluzk e poi di Stari Doroghi (9). De Nicola ritornato in Italia venne destinato alla base di Valdifigo per assumere il comando del mini-smg CB-21. Il smg CB-21, unitamente ai CB-17, CB-18, CB-19 e CB- 20, erano stati trasferiti su autocarri e su carri ferroviari da Milano a Trieste, impiegando personale e mezzi della ditta Martinuzzi, messi a mare con la mancina del cantiere San  Marco e messi a punto presso la banchina dello scalo legnami dove erano alloggiati i marinai assegnati ai mezzi d’assalto della X Flottiglia MAS (10). I sommergibili della classe CB erano stati costruiti dalla Caproni a Taliedo di Milano (primo tipo: CA e secondo tipo: CB, costiero tipo B). Erano stati costruiti 22/25 natanti di cui 12 per la Regia Marina, il resto per la Marina della Repubblica Sociale; ma non tutti furono consegnati. La base operativa, posta a Valdifigo vicino a Pola, ai piedi della diga che chiude la baia, fu approntata dal S.T.V. Giuseppe Tendi, che poté utilizzare come sistemazione baracche e rifugi in caverna risalenti al corso Allievi Ufficiali di complemento 38 D (diplomati). Il 2 maggio 1945 il CB 19, al comando del G.M. Paolo De Nicola, riuscì a lasciare Pola e con rotta costiera per avaria della girobussola, a raggiungere Venezia dove il battello fu consegnato al S.T.V. Di Natale della Regia Marina al Forte San Nicolo del Lido. De Nicola, come parte del personale della base, si arrese alle truppe inglesi e trasferito al P.O.W. (Prisoner of War), il campo di prigionia di Coltano. Molti tra cui il T. V. Federico De Servio caddero in mani titine e finirono nelle foibe. Nel dopoguerra De Nicola, laureatosi in ingegneria, Fonda alla fine degli anni ’50 a Ciottadella (PD) la “C.M.S: Costruzioni Meccaniche Speciali”, e ne diventa general manager. In una intervista al Gazzettino di Vicenza, ediz. Di Cittadella, De Nicola racconta: “…andavo a Trieste con mia moglie per giocare a golf ed ad Aurisina trovai il Museo deposito di Henriquez (11), dove era presente un C.B. strarovinato. Alla fine degli anni ’80 lo ottenni e con molta fatica lo feci trasportare a Cittadella. Date le sue pessime condizioni, fu restaurato (a mie spese) da alcuni operai di un cantiere navale di Rosolina che provvidero tra interni ed esterni a sostituire tutti i lamierati; un lavoro molto difficile soprattutto  all’interno del CB perche mancava l’aria. Per fare le saldature all’interno veniva pompata aria con tubi”. In effetti si trattava del CB-22, che era stato catturato dagli alleati a Trieste e rimasto per qualche anno abbandonato sulla banchina del porto, finche nel 1950 fu trasferito nel Museo di Guerra di Trieste. Nel suo racconto De Nicola precisa: “…a partire dal 1986, il mezzo e stato praticamente ricostruito (spendendo diversi milioni di lire), e ho dovuto utilizzare dei carpentieri navali di un cantiere, poiché il CB era costruito con tecniche particolari”. Il CB 22 fu presentato a Cittadella il 28 novembre 1994 e con una grande cerimonia fu esposto nella piazza centrale della cittadina nel febbraio 1995. Il 16 giugno 1996, durante il Raduno Nazionale dei Sommergibilisti, fu presentato a Villa Contarini, già residenza estiva degli omonimi Dogi di Venezia, di Piazzola del Brenta (PD) dallo stesso Com. Paolo De Nicola, allora Presidente Onorario dell’ A.N.M.I. di Cittadella “Gruppo Saverio Bergamin”. A Trieste il CB-22 fu esposto in Piazza Unita il 3 novembre 1996 e a fine cerimonia fu restituito al Museo Henriquez (12), con la clausola che non venisse parcheggiato all’aperto. Il grande sogno di De Nicola era quello di poter recuperare il CB-21, da lui comandato, che era affondato il 29 aprile 1945; purtroppo il suo sogno mori con lui nel maggio 1999 a Cittadella. De Nicola era stato più volte sul luogo dell’affondamento del CB-21, e più  volte raccontava di aver lanciato due corone in ricordo dei suoi due compagni scomparsi. Il CB-21 si trova ora in acque croate e date le difficoltà di ottenere i permessi, non si e mai potuto ricuperare, tanto più che un’ispezione effettuata dal subacqueo Claudio Pristavec (13) riferiva che il sommergibile era diviso in due parti e giacente a 37 metri di profondità; probabilmente nel dopoguerra a causa di bombe subacquee era stato irreparabilmente danneggiato. De Nicola viene anche ricordato come persona di grande umanità e generosità a Cittadella (un asilo e a lui intestato), ma soprattutto per aver conservato il famoso calice (14), utilizzato per le Sante Messe, che aveva avuto alla morte del gesuita padre Carlo Messori Roncaglia, già cappellano militare alla base Betasom di Bordeaux (15). Mi rammarico di non essere riuscito a recuperare dati più precisi ed approfonditi sul sottocapo motorista Caputo, malgrado le ricerche effettuate a tutto campo, soprattutto per l’inerzia incontrata nella richiesta di informazioni presso le istituzioni preposte. Sarò grato a coloro che fossero in grado di apportare notizie e fatti riguardanti il sottocapo motorista Caputo, contattandomi tramite e-mail: folgore56@yahoo.it.


    Note:
    (1) Il KT (Kriegs Transport) era un piccolo natante da trasporto e da sbarco.
    (2) In un’intervista (27/2/2009) il Ten. di Vascello Rossetto ing. Mario, già comandante del Smg. Finzi alla base Betasom di Bordeaux, ricorda Makuc come un buon marinaio. Al rientro in Italia, a Rossetto, venne assegnato il comando del sommergibile Beilul, ma questo battello era stato autoaff ondato l’8 settembre 1943; recuperato e poi distrutto mentre era in fase di riallestimento il 10 maggio 1944, in seguito ad un pesante bombardamento alleato sul cantiere di Monfalcone. Nella lista dell’equipaggio figuravano il sottocapo elettricista Giuseppe Makuc ed il sottocapo motorista navale Caputo.
    (3) Nella collisione De Nicola riportò una ferita al sopraciglio e ad un braccio, mentre il motorista Caputo di Avellino riportò la frattura del braccio destro. Il sottocapo elettricista Giuseppe Makuc annegò insieme al 1° M.llo motorista D.M. Costante Bardella di Venezia. De Nicola lo ricorda come un vero maestro; triestino anziano era stato imbarcato sui sommergibili nella guerra 1915/1918.
    (4) In una lettera del 13 giugno 1991 preparata dal S. Ten. G.N. Fernando Uff reduzzi, già del CB 19 a Pola, Bardella fu così ricordato: “…Scomparve la nobile figura del Capo Bardella. Forse sulla cinquantina, era questi uno di quegli uomini che non invecchiano mai. Sottufficiale che alla Marina aveva dedicato tutta la sua esistenza; un’attività instancabile e un amore non comune. Di ciò era fierissimo. Era venuto in mezzo a noi, tutti giovani, a portare il suo entusiasmo dei vent’anni. Fu un magnifico dono, rivolto a quanto rimaneva della sua Marina, non superabile se non da tutto ciò che ancora poteva dare: la sua vita. E quella notte ancora dette!”.
    (5) Giorgio Bardella, nato a La Spezia il 18 novembre 1933, da dati forniti dall’anagrafe del comune di Firenze risulterebbe trasferito a Bologna il 25 settembre 1958, mentre da quello di La Spezia risulta coniugato a Roma il 16 agosto 1958, ma un documento del Comune di Roma non conferma che il matrimonio sia avvenuto. Attualmente il prof. Giorgio Bardella abita in una piccola località vicino Bologna.
    (6) Sulla facciata della casa di De Nicola a Cittadella campeggia un grande mosaico raffigurante l’emblema del “Corso Squali”.
    (7) Sul Foglio Matricolare di molti ufficiali e sottufficiali che aderirono alla Marina Repubblicana, il periodo trascorso tra l’8 settembre 1943 ed il 30 aprile 1945, è sempre coperto da una piccola striscia bianca.
    (8) De Nicola nell’occasione ebbe un Encomio Solenne con la seguente motivazione: “Giovane ufficiale entusiasta ed intelligente, era prezioso collaboratore del comandante nel duro lavoro di preparazione, assolto con dedizione e perizia. Nelle numerose vicissitudini intercorse durante la permanenza in Costanza ed il viaggio di trasferimento in Italia dava chiare prove della propria capacità, della propria fermezza e del proprio coraggio”. Mar Nero, aprile-settembre 1944, XXII.
    (9) Renato Cepparo, nato a Milano il 2 maggio 1916 e scomparso nell’ottobre 2007 a 91 anni, fu interprete di diverse iniziative e testimone di numerosi avvenimenti storici. Partecipò alla II Guerra Mondiale con la Prima Squadriglia Sommergibili CB in Mar Nero, come narrato nei suoi due libri. In quel periodo i nostri CB affondarono un piroscafo di 12 ton. e due sommergibili russi. Nel 1975/1976 organizzò, finanziò e diresse la prima Spedizione Italiana in Antartide, completamente autonoma, con lo scopo di indurre l’Italia ad aderire al Trattato Antartico. Infatti costruì una base sull’isola King George dedicata all’esploratore Giacomo Bove (Maranzana 23/4/1852 – Verona 9/8/1887) donandola al Governo Italiano. Successivamente il Governo Italiano la donò all’Argentina, che la lasciò in completo abbandono. Come alpinista partecipò nel 1977 alla spedizione all’Annapurna 3° in Himalaia nel Nepal. Realizzò decine di fi lmati di argomenti alpinistici ed esplorativi diffusi a livello internazionale attraverso le sue Edizioni Cinehollywood di Milano. È anche conosciuto come l’ispiratore ed inventore della Stramilano. Fu insignito dell’Ambrogino d’Oro e della Medaglia d’Oro come cittadino benemerito di Milano nel 2003, fatto Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana.
    (10) La caserma si chiamava Ammiraglio A. Legnani già ex Casa dell’Emigrante (nome ritornato tale nel dopoguerra) era sul passeggio Sant’Andrea, sopra lo scalo legnami, quasi sotto la collina di Servola.
    (11) Il Civico Museo di Guerra per la Pace – Diego de Henriquez trae origine dalla collezione di cimeli e oggetti vari raccolti dallo studioso Diego de Henriquez. Oltre ai mezzi pesanti e all’armamento leggero il patrimonio del Museo comprende una vasta biblioteca ed un archivio militare, civile e cartografico. Vi sono inoltre sezioni attinenti a telecomunicazione, riproduzione fonica, sfragistica (sigillografi a), filatelia, militaria (uniformi e copricapi), stampe, quadri, medaglie ed un grande archivio fotografi con notevole per quantità e peculiarità dei soggetti.
    (12) Diego de Henriquez nacque a Trieste il 20 febbraio 1909 da una famiglia di ascendenza nobiliare e di tradizioni legate alla Marina austro-ungarica. Studiò in Italia ed in Austria; nel 1926 il giovane Diego compì un’esperienza in ambito marinaro, imbarcandosi in qualità di mozzo. L’ultima esperienza scolastica formale fu quella all’Istituto nautico, terza classe Capitani, nell’anno 1927/1928; successivamente entrò a lavorare nella Società Adriatica di Navigazione. Allo scoppio della guerra nel 1941 venne richiamato alle armi come soldato e ben presto nominato caporale. In quegli anni nacque l’idea di fondare un museo di guerra. Ottenuta dai suoi superiori piena collaborazione, incominciò la raccolta di materiale bellico. Tralasciamo molti passaggi e così si arrivò al 1969, quando il comune di Trieste ed altri Enti locali costituirono il Consorzio per la gestione del Museo storico di guerra, del quale de Henriquez venne riconosciuto direttore. Diego de Henriquez morì in circostanze misteriose e tragiche il 5 maggio 1974. Si racconta, che lo stesso avesse la consuetudine di dormire nel magazzino di via San Maurizio 13. in pieno centro di Trieste, in una bara foderata e per un incendio, molto probabilmente doloso, in essa fu trovato morto.
    (13) Claudio Pristavec è un subacqueo triestino che ha compiuto lunghe ricerche sui molti relitti di varie epoche presenti nel Golfo di Trieste, sia rilevandoli fi sicamente che ricercando notizie sui libri ed indagando negli archivi triestini e recentemente in quelli sloveni. In uno suo scritto all’autore, Pristavec precisa: …purtroppo per il Bardella devo darti notizie molto brutte perché l’archivio storico della nostra Capitaneria (di Trieste) è andato disperso durante l’occupazione jugoslava della nostra città nei primi giorni del dopoguerra. Forse è a Lubiana o più probabilmente a Belgrado dove però non è possibile fare ricerche negli archivi. Io ho tentato per varie vie nel corso degli anni, anche diplomatiche, ma mi è sempre andata buca. Peccato perché loro hanno una miniera di diamanti per quanto riguarda documenti della nostra zona!
    (14) Sulla base del “Calice” sono incisi i nomi dei 32 sommergibili che in tempi diversi operarono nella base Betasom di Bordeaux.
    (15) Alla scomparsa di padre Messori (Modena 20/1/1904 / Padova 15/8/1996) il Comando Sommergibili di Taranto decise di recuperare gli oggetti appartenuti al padre per poterne curare una idonea conservazione e valorizzazione. Un ufficiale già della Scuola di Taranto fu accolto dall’Antonianum di Padova, dove padre Messori passò gli ultimi anni, e rientrò a Taranto con tre casse piene di foto, lettere, targhe,decorazioni e documenti vari; ma del Calice nessuna traccia. Il Calice era comparso in pubblico durante il raduno nazionale dei sommergibilisti tenutosi il 16 giugno 1996 a Piazzola sul Brenta, organizzato dal C.te Paolo De Nicola nei decenni postbellici, vissuti come imprenditore di attività industriale. De Nicola, alla morte di Padre Messori, ottenne dall’Antonianum il Calice che fu collocato nella Cappellina della sua fabbrica. Nel 1999, alla scomparsa di De Nicola molti oggetti, tra cui il Calice, furono custoditi dalla signora De Nicola nella casa di Cittadella. La Signora Lina De Nicola, in ricordo del marito, consegnò poi il Calice al Comando Sommergibili di Taranto, che custodisce tuttora degnamente il prezioso cimelio, da considerare come una vera e propria reliquia.


    SOMMERGIBILI CLASSE CB

    Caratteristiche tecniche generali:
    – Dislocamento: 36/45 Ton.
    – Lunghezza: 15 mt.
    – Larghezza: 3 mt.
    – Pescaggio: 2,10 mt.
    – Profondità Operativa: 55 mt.
    – Propulsione: 90 hp. Diesel – 100 hp. Elettrico.
    – Velocità: 5 nodi in immersione – in emersione 7,5/7 nodi.
    – Autonomia: 1.400 miglia in emersione a 5 nodi. 50 miglia in immersione a 3 nodi.
    – Armamento 2 siluri esterni non stagni da 450 mm. o 2 mine.
    – Equipaggio 4 uomini.


    Stato di Servizio del sottocapo elettricista Giuseppe Makuc
    Nasce a Salcano di Gorizia il 10 febbraio 1921, domiciliato a Rimini (Forlì); Statura: m 1,68, Capelli: colore nero – orma lisci, Occhi: neri, Colorito: bruno, Dentatura: sana, Condizione: elettricista, Sa scrivere: si, Ammogliato: celibe. Arruolato in Marina il 3 giugno 1940 come Allievo Elettricista e posto in congedo illimitato provvisorio. – Matricola 40979/l. Giunto alle armi: Deposito CREM di Venezia 16 giugno 1941 Classificato Comune di 1ª Classe 1 marzo 1942. Considerato richiamato (circolare del 19/6/1942) 17 maggio 1943:
    – Maridepo Venezia dal 16 gennaio 1941 al 23 gennaio 1941
    – Incrociatore ‘Gorizia’ dal 24 gennaio 1941 al 28 agosto 1942

    – Mariscuola sommergibili – sommergibile Jalea dal 29 agosto 1942 al 1 settembre 1942
    – Mariscuola sommergibili – sommergibile Bandiera dal 1 settembre 1942 al 30 settembre 1942
    – Mariscuola sommergibili – sommergibile Zoea dal 1 ottobre 1942 al 15 dicembre 1942
    –  1° Gruppo sommergibili (Maristomm) dal 16 dicembre 1942 al 15 gennaio 1943
    – Betasom di Bordeaux – sommergibile Tazzoli dal 16 gennaio 1943 al 31 gennaio 1943
    – Mariscuola sommergibili – sommergibile Finzi dal 1 febbraio 1943 al 30 settembre 1943
    – Nave scorta n° 7 dal 1° febbraio 1944 al 23 agosto 1944
    Trasferito al Gruppo sommergibili di Trieste Caserma Ammiraglio A. Legnani, dove si trovava il 12/5/1944.
    Campagne, ferite, azioni di merito e decorazioni:

    Ha partecipato allo scontro navale della Sirte il 17 dicembre 1941, sommergibile Finzi in missione di guerra dal 11 febbraio 1943 al 18 aprile 43, gg. 68 – ore 16.07:
    Ha partecipato alla battaglia navale della Sirte il 22 marzo 1942.
    Ha partecipato allo scontro aereo navale di Pantelleria il 15 giugno 1942.

    Stato di Servizio del Guardiamarina Paolo De Nicola
    – Nominato allievo della 1ª Classe nella Regia Accademia Navale, Corpo di Stato Maggiore – dal 15 ottobre 1940 al 1 gennaio 1941.
    – Arruolato volontario nel C.R.E.M.- N° 58435/V di matricola per la ferma di sei anni. Decorrente dalla nomina ad ufficiale, come da atto in data 16 gennaio 1941.
    – Nominato Aspirante Guardiamarina con decorrenza da 1 aprile 1943 – Corso ‘Squali’.
    – Nominato Guardiamarina in s.p.e. con riserva di anzianità di grado e decorrenza amministrativa dal 14 luglio 1943.
    – … OMISSIS … (parte coperta da foglio bianco).
    – Congedato dal s.p.e. a decorrere dal 28 febbraio 1947, in applicazione degli art. 2 e 3 del R.D.S. del 31 maggio 1946 n° 490.
    – … OMISSIS … (parte coperta da foglio bianco).
    – Assegnato lo stipendio annuo lordo di Lit. 56.500 – 16 marzo 1951.
    – Promosso S.T.V. il 14 settembre 1957.
    Imbarchi:
    – Nave scuola Colombo – dal 18 luglio 1941 al 15 ottobre 1941.
    – Imbarco su piroscafi dipendenti da Marina Livorno.
    – Scuola Sommergibili di Pola – dal 15 aprile 1943 al 24 giugno 1943.
    – Sommergile S.8 (Danzica) dal 25 giugno 1943 al 8 settembre 1943.
    Note:
    – Assente dal servizio dal 9 settembre 1943 al 20 maggio 1945.
    – Al Centro Marina di Venezia, a disposizione della C.S.I. (Commissione Superiore d’Inchiesta dal 21 maggio 1945 al 4 luglio 1946.
    – Al Comando M.M. Autonomo di Venezia, disponibile dal 5 luglio 1946 al 27 febbraio 1947.
    – Il periodo di assenza dal servizio non deve essere considerato valido come servizio Militare.
    – … OMISSIS … (parte coperta da foglio bianco).
    – Ascritto al dipartimento M.M. di Taranto per D.M. 1 agosto 1943.
    – MARIPERS 10ª Divisione – 1ª Sezione in data 17 maggio 1972 il S.T.V. S.M. Paolo De Nicola per limiti d’età è stato collocato nella riserva compl. a decorrere dal 13 marzo 1972.
    – Collocato in congedo assoluto per limiti d’età dal 13 marzo 1984.
    De Nicola Paolo, nato il 12 marzo 1922 a Castellamare Adriatica (Pe) figlio Giuseppe e di Laurina Marchegiani.

    Stato di Servizio del capo meccanico di Iª Classe in S.P.E. Costante Bardella

    Figlio di/fu Giovanni Battista e di/fu Berenice Gallozzi detta Giulia, nato a Venezia il 3 marzo 1896, vedovo di Albina Sambo e padre di Giorgio. Matricola n° 17802, del Compartimento di Venezia. Statura: m. 1,65, Capelli: colore biondo – ondulati, Occhi: castani, Colorito: bruno, Dentatura: sana, Condizione: meccanico, Sa scrivere: si, Ammogliato: si. Arruolato in Marina il 7 settembre 1915 nel Deposito di Venezia ed inviato alla Scuola Meccanici con ferma di sei anni. Sottocapo meccanico dal 1° maggio 1917, 2° Capomeccanico dal 1° agosto 1921, Capomeccanico di III Classe dal 1° ottobre 1925, Capomeccanico di II Classe dal 1° gennaio 1930, Promosso Capo di I Classe dal 1° aprile 1936. La Commissione d’avanzamento ai sensi dell’articolo 56 del T.U. (Trattamento Ufficiali) approvato con R.D. del 18/6/1931 no. 914 lo ha escluso dall’avanzamento a S. Ten. del CREM all. 09 -10-11-12/6/39. Trasferito d’autorità nella specialità motoristi navali dal 1° luglio 1941. Arruolato nella Marina R.S.I. X MAS dal 9 settembre 1943, il 30 aprile 1945 decedeva in seguito all’affondamento del sommergibile C.B. 21 sul quale si trovava imbarcato, per speronamento da parte di una M/z tedesca. Decesso si presume avvenuto in servizio e per causa di servizio.
    – Deposito di Venezia dal 7/ 9/ 1915 al 8/ 9/ 1915
    – Scuola Meccanici dal 9/ 9/ 1915 al 23/ 4/1917
    – R.N. Vespucci A. dal 24/ 4/ 1917 al 30/ 6/1917
    – Scuola Sommergibili dal 1/ 6/ 1917 al 26/ 1/1918
    – Sommergibile Provana A. dal 27/ 1/ 1918 al 30/ 9/1924
    – Sommergibile Mocenigo L. dal 1/10/ 1924 al 24/ 8/1926
    – Sommergibile Galvani L. dal 25/ 8/ 1926 al 30/ 4/1927
    – Sommergibile Toti E. dal 2/ 5/ 1927 al 24/ 4/1928
    – Sommergibile H 3 dal 25/ 4/ 1928 al 20/11/1932
    – Sommergibile Santarosa dal 21/11/ 1932 al 2/ 3/1935
    – Sommergibile Topazio dal 3/ 3/ 1935 al 10/12/1938
    – Maridepo La Spezia dal 11/12/ 1938 al 8/ 5/ 1939
    – Nave Bari dal 9/ 5/ 1939 al 18/ 9/1939
    – Nave Buccari – posamine dal 19/ 9/ 1939 al 7/ 8/1942
    – Marina Gaeta dal 8/ 8/ 1942 al 24/ 9/1942
    – Maridepo La Spezia dal 25/ 9/ 1942 al 8/ 9/1943 alla 1ªFlott. Mas di La Spezia
    – Marina Bordeaux – Betasom – destinazione annullata
    – Marina La Spezia dal 8/ 9/ 1943 al 12/ 6/1944
    – Marina Venezia dal 13/ 6/ 1944 al 18/ 8/1944
    – Sommergibile CB 13 dal 20/ 8/ 1944 al 28/ 4/1945
    – Sommergibile CB 21 dal 29/ 4/ 1945 affondato
    Campagne di guerra, decorazioni, ferite, azioni di merito:
    Autorizzato a fregiarsi della Croce al Merito di Guerra 1915 – 1918
    Autorizzato a fregiarsi della Medaglia della Vittoria
    Autorizzato a fregiarsi della Croce d’Argento per anzianità
    Autorizzato ad aggiungere alla Croce d’Argento per anzianità la Corona Reale
    Autorizzato a fregiarsi del Distintivo d’Onore di Sommergibilista
    Autorizzato a fregiarsi del Nastrino della Croce al Merito di Guerra No.2598 per aver partecipato volontariamentealle operazioni in O.M.S. (Operazioni Militari Spagna).

    Il 10 aprile 1926 viene trasferito alla Regia Marina di La Spezia.

    BIBLIOGRAFIA

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    A.A.V.V., Ruolo d’ Onore dei Decorati al V.M. e degli Encomi Solenni della R.S.I., Edizione Privata, Bologna 2001.
    A.A.V.V., Rientro alla “Base” del Calice dei Sommergibilisti Atlantici, Marinai d’Italia, n° 9/10 Sett/Ott. 2003.
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    A.A.V.V., Marinai d’ Italia, Mensile A.N.M.I. d’Italia, Anno LIII – N° 3, Marzo 2009, Roma.
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    Bagnasco Erminio, I sommergibili della Seconda Guerra Mondiale,Ermanno Albertelli Editore, Parma 1973.
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    Antartide: miti e avventure, Edizioni Cine Hollywood, Milano 1997.
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    Nassigh Riccardo, Guerra negli abissi, I sommergibili italiani nel Secondo Conflitto Mondiale, U. Mursia & C., Milano 1971.
    Nesi Sergio, Decima Flottiglia nostra…, Lo Scarabeo Editrice, Bologna 2008.
    Palladini Giuseppe, È tornato il sommergibile, Il Piccolo, 3 novembre 1996, Trieste.
    Poggiali Luca e Massimiliano Afiero, Kustenjager, I cacciatori Costieri Tedeschi, Editoriale Lupo, Vicchio (Fi) 2005.
    Tasselli Silvio, L’ammutinamento del CB 16, L’omicidio del S.T.V. Giuseppe Tendi, Mare Adriatico 1° ottobre 1944, Storia & Battaglie n° 75 dic. 2007, N° 76 gen. e N° 77 feb. 2008.
    Turrini Alessandro, I sommergibili tascabili della Regia Marina, Storia Militare, N° 16, Gennaio 1995.
    Vasari Carlo, Il sommergibile tascabile, Il Piccolo, 19 novembre 1996.
    Vettore Bruno, Il mio hobby? I sommergibili, Il Gazzettino 29/11/94,Ediz. Cittadella (Pd).
    Un sommergibile a Cittadella, Storia Militare, N° 34, luglio 1996. Al Public Record Office – National Archives di Kew (Londra) è stato consultato il file: ADM 1/14783.
    All’Ufficio Storico della Marina Militare e presso il “Ministero della Difesa, Direzione Generale delle Pensioni Militari, del Collocamento al Lavoro dei Volontari Congedati della Leva – Albo d’ Onore e d’ Oro dei Caduti, 13^ Divisione – 4° Reparto” in Roma sono state consultate varie cartelle.

    RINGRAZIAMENTI

    L’autore desidera ringraziare vivamente l’amico Bardella prof. Giorgio e la figlia Caterina per aver permesso la pubblicazione di foto e documenti di famiglia. Ringrazia inoltre per aver contribuito con informazioni a completare le ricerche: la cara amica Cristina Freghieri di Milano, Claudio Pristavec di Trieste, il prof. Bruno Vettore di Padova, la sig.ra Sara Decli della C.M.S. (Costruzioni Meccaniche Speciali) di Cittadella e Francesco Garruba di Roma. Grazie al prof. Dario Passeri, l’amico di sempre, che con tanta pazienza provvede alla lettura e rilettura critica del testo, all’amico dott. Cesare Manstretta, consigliere dell’A.N.M.I. di Milano e redattore del periodico per sommergibilisti Aria alla Rapida. Un particolare e sentito ringraziamento al capo di 1^ Classe elettricista – smg. Antonio Barbato di Castellamare di Stabia (Na) per le preziose indicazioni sulla ricerca di documenti particolari. Un grazie speciale al comandante Rossetto ing. Mario di San Donato Mil. (Mi) per le sue precisazioni; preziosa memoria storica riguardo agli avvenimenti a cui presenzio e talvolta di cui fu protagonista. Per ultimo, ma non ultimo, un sincero grazie al dott. Luca Poggiali, direttore ed alla d.ssa Sanja Bozikovic, segretaria di redazione dell’editoriale Lupo, per aver creduto nella bontà del testo, nei documenti e nelle foto, materiale finora mai portato alla conoscenza del lettore.

    Tratto da “L’affondamento del CB 21 – Ed. Storia & Battaglie (mensile di storia), Numero 97 del Dicembre 2009 e Numero 98 del Gennaio 2010.

    Per ulteriori informazioni: www.silviotasselli.com

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Racconti,  Recensioni,  Storia

    28.4.1934, entra in servizio il regio sommergibile Topazio

    di Carlo Di Nitto

    Il regio sommergibile “Topazio”, classe “600 – serie “Sirena”, dislocava 681/842 tonnellate (emersione/immersione). Era stato impostato il 26 settembre 1931 presso i Cantieri C.N. Quarnaro di Fiume. Varato il 15 maggio 1933, entrò in servizio il 28 aprile 1934.
    Dopo un primo periodo durante il quale fu impiegato in crociere addestrative, allo scoppio della guerra di Spagna venne inviato in quelle acque per partecipare clandestinamente al conflitto.
    Nel giugno 1940, all’ingresso dell’Italia nel Secondo Conflitto Mondiale, faceva base a Tobruk da dove iniziò immediatamente ad operare. Durante una missione, il 12 luglio 1940, avvistò una scialuppa alla deriva con sei superstiti del Cacciatorpediniere “Espero” affondato in combattimento tredici giorni prima. Nei mesi successivi operò attivamente in acque libiche, greche e del Mediterraneo orientale, compiendo diversi arditi attacchi contro formazioni nemiche, subendone la violenta reazione. Nel corso di una missione, affondò al largo di Beirut il piroscafo britannico “Murefte” dopo averlo fatto abbandonare dall’equipaggio.

    Il 10 aprile 1943 mentre si trovava in porto a La Maddalena, durante un violento bombardamento aereo, perse due suoi Marinai (un morto ed un disperso).
    Il 7 settembre 1943, con altri battelli, venne inviato nel Basso Tirreno per contrastare lo sbarco alleato a Salerno. La sera dell’8, a seguito della proclamazione dell’armistizio, ricevette l’ordine di sospendere le ostilità e di dirigere con altri tre sommergibili verso il porto algerino di Bona. Ma nel pomeriggio del 10 perse il contatto con tali unità e da allora non se sono avute più notizie. Informazioni di fonte ufficiale inglese riportano che un aereo il 12 settembre, a 28 miglia a SW da Capo Carbonara, avvistò ed affondò con lancio di bombe un sommergibile che navigava in superficie senza segnali di riconoscimento. Non vi è dubbio che si trattava del “Topazio, ma non si spiega perché si stesse dirigendo con rotta diversa da quella ordinata e avesse ritirato la bandiera nera, dopo due giorni che eseguiva gli ordini.
    Con il battello scomparve l’intero equipaggio, composto da 49 uomini.
    Il suo motto fu : “Virtus in periculis firmior” (Il valore si rafforza nei pericoli).
    ONORE AI CADUTI !

    di Nicola Tucci e Antonio Cimmino

    Questo articolo è dedicato alla memoria di Gaetano Rallo.

    Il 7 settembre ’43, alla vigilia dell’armistizio, il regio sommergibile Topazio lascia La Maddalena per andare a formare, con altri nove battelli, uno sbarramento nel Tirreno meridionale (“Operazione ZETA”) per contrastare le ormai prevedibili azioni degli Alleati.
    L’8 settembre coglie il battello in quelle acque. Lo stesso giorno il Comando dei Sommergibili (MARICOSOM) ordina a tutti i battelli di cessare ogni ostilità, di immergersi subito a 80 metri e di riemergere alle 08.00 del giorno 9, rimanendo poi in superficie con la bandiera nazionale a riva e un pennello nero al periscopio, in attesa di ulteriori ordini; ordini che diranno di dirigere verso Bona (Algeria), avendo sempre ben visibili i segnali di riconoscimento. Cosa che, insieme con altri tre battelli (Diaspro, Turchese e Marea), il Topazio esegue puntualmente nei giorni 9 e 10, come risulta dalle testimonianze rese dai comandanti degli altri sommergibili. Poi, dalla sera del giorno 10, il battello non dà più notizie di sé.
    Nel dopoguerra, dalla documentazione inglese si è appreso che il giorno 12, a circa 28 miglia a sud-ovest di Capo Carbonara (Sardegna), un aereo britannico ha attaccato, colpito e visto affondare rapidamente (nel punto di latitudine 38°39’N e longitudine 09°22’E) un sommergibile che navigava in superficie senza alcun segno di riconoscimento e non in rotta per Bona. Nessun superstite, anche se nel rapporto inglese si riferisce di aver visto alcuni naufraghi in mare.

    La fine del Topazio resta incerta. La cosa più probabile è che l’aereo inglese non abbia visto i segnali di riconoscimento, nonostante questi fossero esposti come prescritto, e abbia così commesso un tragico errore. Ma se il rapporto fosse corretto, perché il battello avrebbe ammainato i segnali e cambiato rotta – E perché dalla sera del 10, per due giorni, avrebbe rotto ogni contatto anche con gli altri tre battelli- D’altra parte, quand’anche avesse deciso, ad un certo punto, di non ottemperare agli ordini di MARICOSOM, perché si sarebbe fatto sorprendere in superficie – Il dubbio rimane.
    Nel corso della sua vita operativa il regio sommergibile Topazio ha compiuto 41 missioni di guerra, percorrendo quasi 26.000 miglia.
    Con il battello sono scomparsi:

    – Ten. Vasc. Pier Vittorio CASARINI, Comandante
    – Ten. Vasc. Bruno CIPRIANI, Ufficiale in 2ª
    – Cap. G.N. Pietro GEMELLARO, Direttore di Macchina
    – S.Ten. Vasc. Aldo MASCARDI
    – Guardiamarina Nicola BATAZZI
    – Asp. Guardiam. Alberto LAURO
    – C°1^ cl. Aldo NICOLAI
    – C°2^ cl. Pietro VIOLA
    – 2°C° Ignazio CATALANO
    – 2°C° Ludovico CICCARELLI
    – 2°C° Bruno DALTO
    – 2°C° Francesco LOVERSO
    – 2°C° Tommaso MARINO
    – Sgt. Carmine APOSTOLICO
    – Sgt. Wilson BORDONI
    – Sgt. Andrea CAFAGNO
    – Sgt. Marco GIAMMANCO
    – Sgt. Fausto PARMEGGIANI
    – Sgt. Silvio SALZILLO
    – Sgt. Umberto STEFANELLI
    – Sc. Carmine BARRA
    – Sc. Gennaro GALDI
    – Sc. Pietro GUIDUCCI
    – Sc. Eugenio MAMINI
    – Sc. Giordano PIVA
    – Sc. Quirino QUAGLIERI
    – Sc. Giacomo TONIUTTI
    – Sc. Antonio USAI
    – Com. Sante ALBERTI
    – Com. Eugenio BATTISTINI
    – Com. Attilio BOREANAZ
    – Com. Miro BUHA
    – Com. Giuseppe CESARIA
    – Com. Giuseppe COSENTINO
    – Com. Bruno FERUGLIO
    – Com. Emilio GAMBACURTA
    – Com. Giuseppe GAMBARANA
    – Com. Vincenzo GIOIA
    – Com. Aldo LAGOMARSINO
    – Com. Marico LAZZARINI
    – Com. Gaetano MILONE
    – Com. Luigi NOVELLINO
    – Com. Bartolomeo RAFFAELE
    – Com. Rino ROMANI
    – Com. Giovanni SBLENDORIO
    – Com. Orazio SGROI
    – Com. Vito STUCCI
    – Com. Bartolomeo TEDESCO
    – Com. Antonio TUCCI
    Onore a Loro!

    Gaetano Rallo
    di Antonio Cimmino

    PER GRAZIA RICEVUTA

    Gaetano Rallo marinaio marinaio sommergibilista di Castellammare di Stabia, imbarcato sul regio sommergibile Topazio per tutta la durata delle ostilità, sbarcò fortunatamente pochi giorni prima dell’affondamento dell’unità.
    Quell’errore di messaggistica gli salvò la vita.
    Il regio sommergibile Topazio fu affondato da un aereo inglese il 12 settembre 1943 nel Canale di Sicilia
    …4 giorni dopo la firma dell’armistizio!

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Racconti,  Recensioni,  Storia

    Romolo Lodati (Roma, 28.2.1921 – Mare, 28.4.1943)

    di Christian Lungarini
    http://www.anmilatina.it/

    (Roma, 28.2.1921 – Mare, 28.4.1943)

    Il nostro eroe
    di Luciano Lodati (nipote di Romolo)

    Romolo Lodati (matricola 48167), nasce a Roma, il 28/02/1921, in una famiglia non certo ricca, ma che alla quale papà Antonio non fa mancare nulla, con il suo lavoro, quale capo-cantiere di una ditta di costruzioni edili, che gli consente di tirare avanti più o meno serenamente.
    Una triste mattina, quando Romolo ha poco più di cinque anni, mentre si procedeva a dei lavori, papà Lodati viene colpito in peno volto da un violentissimo calcio, sferrato da uno dei cavalli che si usavano per trasportare i materiali. Non c’è più nulla da fare per il povero capo-cantiere che si accascia al suolo esanime. Ma Romolo Lodati deve ancora conoscere l’epilogo di questa già sconsolata vicenda, ancor più triste della stessa!
    Si viene a sapere che papà Antonio, da tempo aveva aperto un libretto di risparmio a nome del figlio, sul quale, ogni mese, versava qualche lira accantonata dallo stipendio e si viene a sapere anche che il premio dell’Assicurazione che copriva gli infortuni sul lavoro del cantiere, sempre su disposizioni lasciate dallo scomparso genitore, doveva essere liquidato ed accreditato sullo stesso libretto a risparmio.
    La madre di Romolo, Olga Castellucci, che quasi subito si è riaccompagnata con un vigile urbano, riesce, non si sa bene come, (raccontava nonna) a far nominare lo stesso vigile tutore del giovanissimo futuro eroe, e ad ottenere, sempre dallo stesso giudice, l’autorizzazione a prelevare la somma di denaro.
    Da lì, il passo e breve: la signora Olga, senza tanti scrupoli, “infila” Romolo nel collegio della Marina, cosidetto dei “marinaretti”, a Sabaudia e, con la somma di denaro si risposa, andando a vivere altrove!
    Il piccolo però, non può restare così, perché quello è si un collegio della Regia Marina, ma non certo un orfanotrofio. E’ così che intervengono i miei nonni: nonna Lina, al secolo Margherita Lodati, sorella dello sfortunato capo-cantiere, inizia a prendersi cura di Romolo, facendoselo affidare, si assunse l’impegno di seguirlo e assisterlo, fornendogli una casa ed una famiglia per tutto il tempo che non trascorreva in collegio.
    La Marina, da quel momento, preso atto di ciò, tiene sempre come punto di riferimento, per l’allievo Lodati, questa nuova famiglia e lo stesso Romolo, sin quando va in vacanza dal collegio, sia più in là, quando iniziata la guerra e cresciuto, inizia le missioni con lo Scirè, lascerà sempre, al rispettivo Comando, l’indirizzo ufficiale di residenza di casa Ridolfi, a Littoria, in via Duca del Mare; ancora oggi, nei documenti custoditi negli archivi della Marina, ne risultano tracce evidenti.
    Al rientro da ogni missione, Romolo, ottenuta la nuova licenza, si fermava lungo il viaggio, quel tanto che bastava a salutare la madre; poi filava via, di corsa dagli zii.
    Dice, però, nonno Ridolfi, che passava sì a salutare la madre, ma lo faceva solo per rispetto, forse con l’intima speranza che ella si ravvedesse e lo riconoscesse nuovamente quale suo figlio, ma dopo un po’ lasciò perdere e a Roma non si fermò più.
    Usciva per Littoria, oggi Latina, con mio padre e col fratello di papà, zio Aldo, cercando di divertirsi con quel poco che offriva una cittadina ancora in embrione, e per giunta, sotto la guerra.
    Dopo il pranzo trascorreva qualche ora sdraiato sul letto, nella sua cameretta ascoltando la radio, e soprattutto i bollettini trasmessi da Supermarina.
    Un carattere allegro, sempre col sorriso sulla bocca, di pronta battuta, come risulta dal modo in cui inizia il diario:”…Signori miei: Romolo Lodati..:”; ed anche da una fotografia da me gelosamente custodita, che lo ritrae con altri undici compagni di equipaggio, seduti al tavolo di un bar; dietro le foto scrisse:”…Un caffè e dodici cucchiaini, ovvero quando si dice che oggi pago io!…”
    Più di una volta va a Pistoia, a trovare la sua madrina di guerra, la sua “morosa”: Lory. Presto stringe amicizia col fratello della Loredana, anche lui militare, quale Allievo Ufficiale della Accademia Militare di Modena.
    Quando poi la licenza termina, nel salutarlo, nonna Lina (per lui zia), si raccomanda in mille modi, ma lui è solito rassicurarla con la frase di sempre, che ancora oggi, è scolpita a grandi caratteri nelle menti di nonno e papà: “State tranquilli; finché ci sarà Borghese a comandare il battello, la pelle, a casa, la riporteremo di sicuro!…”
    Triste profezia? Impossibile affermarlo; fatto è che proprio alla prima missione con il nuovo e sfortunato comandante Zelich, si inabissarono per sempre nei pressi della baia di Haifa.
    Romolo, come testimoniano le sue stesse parole, impresse nel diario, nutriva una immensa ammirazione per il suo Comandante Borghese; lo avrebbe eseguito ciecamente in ogni dove, e seppure, gli avesse ordinato di gettarsi dall’ultimo piano di un grattacielo, lo avrebbe fatto!

    Breve storia del sommergibile Scirè e motivazione dell’onorificenza
    Per la lunga e gloriosa attività effettuata con i mezzi d’assalto, lo stendardo del sommergibile Scirè fu decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare.
    Sommergibile operante in Mediterraneo, già reduce da fortunate missioni di agguato, designato ad operare con reparti d’assalto della Marina nel cuore delle acque nemiche, partecipava a ripetuti forzamenti delle più munite basi mediterranee. Nel corso dei reiterati tentativi di raggiungere lo scopo prefisso, incontrava le più aspre difficoltà create dalla violenta reazione nemica e dalle condizioni del mare e delle correnti. Dopo aver superato col più assoluto sprezzo del pericolo, gli ostacoli posti dall’uomo e dalla natura, riusciva ad assolvere in maniera completa il compito affidatogli, emergendo a brevissima distanza dall’ingresso delle munite basi navali nemiche prescelte ed a lanciare – così – le armi speciali che causavano a Gibilterra l’affondamento di tre grossi piroscafi e ad Alessandria gravi danni alle due navi da battaglia “Queen Elizabeth” e “Valiant”, il cui totale affondamento veniva evitato solo a causa dei bassi fondali delle acque in cui le due unità erano ormeggiate.
    Successivamente, nel corso di altra missione particolarmente ardita, veniva spietatamente aggredito e scompariva nelle acque nemiche, chiudendo così gloriosamente il suo fulgido passato di guerra.
    Mediterraneo, 28 aprile 1943

    Nel 1984, l’unità della Marina Militare Anteo, si portò sul punto dell’affondamento, nelle acque di Haifa. Furono recuperate 42 delle 60 salme dell’equipaggio.
    Con una indimenticabile quanto commovente cerimonia, 42 cassette coperte dal tricolore sbarcano a Bari dove sono tumulate nel sacrario caduti d’oltremare.

    Il gruppo ANMI LATINA Romolo Lodati
    Ciascun dell’associazione marinai (A.N.M.I.) prende nome da un Caduto della Marina Militare, in guerra o per causa di servizio, possibilmente nativo del luogo o della Regione, preferibilmente decorato al Valore.
    La nostra storia è questa.
    Eravamo agli inizi del 2007, il Gruppo ANMI di Latina era stato appena ricostituito dopo tanti anni di assenza dalla città. Era necessario individuare un Caduto al quale intitolare il Gruppo.
    Latina è una città giovane. Ha sì fornito uomini alle Forze armate, sia quando era chiamata Littoria, sia dopo aver assunto la nuova denominazione, ma i requisiti erano chiari: caduto in guerra o per causa di servizio, possibilmente nativo del luogo, preferibilmente decorato al valore. Sapevamo già che la ricerca sarebbe stata difficile. In quel periodo a Latina si poteva trovare “IL BARBIERE”, periodico indipendente a distribuzione gratuita. Era il secondo numero del primo anno di pubblicazione. Lo sfogliavo perché c’era l’articolo sulla fondazione a Latina della Confraternita di Misericordia. In un attimo, a pagina 10. leggo: “Patrocinio dell’ANMI e Archivio Diaristico Nazionale al Premio “Romolo Lodati”. Si trattava di un evento letterario dedicato al giovane sottufficiale pontino.
    Romolo Lodati era un ventenne che, ultimati gli studi al Collegio dei “Marinaretti” di Sabaudia ed essersi classificato primo al corso di specializzazione per radiotelegrafisti della Marina Militare, venne imbarcato sul Regio Sommergibile Scirè affondato nelle acque antistanti Haifa, il 10 agosto 1942 dopo che il battello era stato irrimediabilmente colpito da una corvetta inglese.
    Nel contempo venimmo a conoscenza che nel cimitero comunale, nella cappella della famiglia Ridolfi, potevano trovarsi degli elementi per rintracciare un marinaio pontino deceduto in guerra.
    La coincidenza volle che il Direttore de “IL BARBIERE” si chiama Ridolfi Luciano, il cognome era lo stesso. Bastarono due telefonate. La ricerca era conclusa e ancora adesso mi domando se fu un caso.

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    28.4.1943, affondata regia nave Climene

    di Antonio Cimmino

    La regia torpediniera Climene, classe Spica, fu impostata il 25.7.1934 presso i Cantieri Navali Riuniti di Ancona. Fu varata il 7.1.1936 ed entrò in servizio il successivo 24 aprile.
    Il 27 aprile 1943, la nave salpò da Trapani e si diresse per  incontrare, nel Canale di Sicilia, i trasporti militari tedeschi KT 5 e KT 14e scortarli a Tunisi.
    Alle ore 10.30 del 28 aprile, a circa 25 miglia a sudovest di Marettimo, dopo aver da poco incontrato i due trasporti ed essersi posta a loro scorta, l’unità venne attaccata dal sommergibile britannico Unshaken, che le lanciò tre siluri. Uno di questi colpì a centro nave il Climene che si spezzò in due ed affondò in soli tre minuti in posizione 37°45’N e 11°33’E (circa 35 miglia a sud ovest di Marsala ed a 35 miglia per 250° da Marettimo), scomparendo in mare alle ore 10.35.

    Perirono con la nave 53 uomini, mentre 91 sopravvissuti tra i quali il comandate Colussi e Carmine Savastano, vennero recuperati dalla nave soccorso Laurana.
    Carmine Savastano nato a Castellammare di Stabia (NA) il 18 maggio 1918, è deceduto il 16 agosto 1999.
    ONORI A TUTTO L’EQUIPAGGIO.

    Domenico Biga
    di Tiziana Bonino

    (Fossano, 9.6.1915 – Cuneo, 11.10.1993)

    … riceviamo e con immenso orgoglio pubblichiamo.

    Mio nonno Domenico fu un marinaio imparato sulla regia nave Climene.
    Era nato a Fossano il 9 giugno 1915 ed è deceduto a Cuneo l’11 ottobre 1993.
    Grazie di cuore, ero molto legata a lui.

  • Attualità,  Che cos'è la Marina Militare?,  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Racconti,  Recensioni,  Sociale e Solidarietà,  Storia

    28 aprile 2022 “Giornata Mondiale dedicata alle Vittime dell’amianto”, chissà perché mi sento strano

    di Pietro Serarcangeli (*)

    Non so perché ma, quando si avvicina la data del 28 aprile, notoriamente “Giornata Mondiale Dedicata alle Vittime dell’Amianto“, mi sento strano.
    Come se di punto in bianco cadessi in depressione (sintomo che, fortunatamente, non ho conosciuto se non per sentito dire).
    Mi rattristo e inizio a pensare ai colleghi, amici di tante avventure, con i quali ho solcato mari in tutte le latitudini e che, purtroppo, non ci sono più.
    Rivedo i volti, risento le battute e ricordo i nomi.
    Non vorrei ricordare ma non posso farne a meno. Vite spezzate da un nemico comune,ben visibile sulle navi grigie eppure così invisibile nei suoi effetti disastrosi che, giorno dopo giorno, ci portava via il bene più prezioso: la salute, la vita!

    Quasi come ci fossimo messi in fila, quasi fossimo andati a mensa: prima lui, poi l’altro …a me toccherà tra un po’ …quando?
    In questa immaginaria fila, nessuno lo sa ma toccherà anche a me, lo so, lo sento e allora ci ritroveremo la dove, si dice, finalmente avremo pace.
    Quella pace che qui, sulla terra, gli uomini non vogliono avere, che ci è stata negata nella sofferenza e nel dolore. Chi ci sarà dopo di noi deve sapere di noi ma non per meriti o distinzioni particolari ma per ciò che abbiamo dovuto subire, nostro malgrado, inconsapevolmente. E deve sapere che noi abbiamo perdonato, nonostante tutto, pur nel dolore siamo stati capaci di perdonare!
    Dedico questo scritto agli amici, ai sofferenti, agli ammalati. Qualcuno mi prenderà per squilibrato e lo posso capire. Ma quando si è vissuto ciò che io, che noi abbiamo vissuto: nulla più può offenderci. Ne ora ne mai…

    Per saperne di più
https://www.lavocedelmarinaio.com/2011/04/1%C2%B0-convegno-di-a-f-e-a-sull%E2%80%99amianto/
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2011/04/amianto-nei-paesi-in-via-di-sviluppo/
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2011/02/spq5/

    Ieri, 27.4.2020, è stata una giornata tragica che, difficilmente, potrò dimenticare nella mia vita. Si è aggiunto un nuovo lutto a tanti lutti Nazzario Antonio De Mite (EM del corso 79B V3). Per i Nostri Caduti dell’ Associazione Famiglie Esposti all’Amianto che onoriamo quali “Vittime del Dovere” mi sento di dire:

    …E quando credevi di essere alla fine della missione e già assaporavi il piacere di un abbraccio con la tua donna, con i tuoi figli ecco che arrivava il contrordine: ”ragazzi non si rientra c’è una nave russa nei paraggi…” E allora via di nuovo, su quel mare così nero di notte e così azzurro di giorno. A volte amico e altre nemico, a volte calmo e altre così burrascoso da far paura,  ma sempre mare per il quale abbiamo nutrito, da sempre, un profondo rispetto sin da quando, alle scuole, ci portarono a immergere il Solino Blu nelle sue acque perché il colore non si disperdesse. Con quell’azione, con quell’iniziazione, iniziava la nostra vita su quel mare che ci avrebbe visti prima ragazzi e poi uomini, ci avrebbe visti gioire e soffrire, ci avrebbe visti invecchiare su quei cento metri di nave dove, tutti, eravamo Fratelli, il classico “Uno per tutti e Tutti per uno”…
    Quante avventure, belle o brutte ma pur sempre avventure e, al calar della sera, il tramonto infuocato e la lettura della Preghiera del Marinaio con l’ammaina Bandiera e con le nostre menti la dove i nostri cari che, magari in quello stesso momento, stavano pensando a noi: ” Benedici, o Signore, le nostre case lontane, le care genti. Benedici nella cadente notte, il riposo del popolo, benedici noi che, per esso, vegliamo in armi sul mare…Benedici…”
    Già, l’avevamo scelta quella vita e non ci siamo mai pentiti di averlo fatto, anzi. Potessimo tornare indietro…
    Il mare s’impossessa del tuo cuore, la salsedine prende il posto del tuo sangue, diventi quasi un anfibio, non puoi più farne a meno e il vento che ti sferza la faccia e guardi l’orizzonte perché, la all’orizzonte, può esserci l’unica novità. Nave, nave mia, sei stata la mia casa, mi hai cullato per anni e, quando ho dovuto lasciarti perché il tuo tempo era terminato, ho avuto una stretta al cuore. Quante volte si è ripetuto questo evento. Poi, dopo tanti anni, abbiamo saputo e siamo rimasti sorpresi. Gli amici, i colleghi, hanno iniziato ad andarsene, portati via da qualcosa più grande di noi, qualcosa che non voglio nominare, almeno in questa occasione…Quanto dolore e quanta sofferenza. Poteva essere evitato tutto questo? La Storia lo dirà perché, il tempo, è sempre galantuomo e, presto o tardi, porta la verità alla ribalta. Persone che hanno pagato sulla propria pelle, le loro scelte coinvolgendo, e non poteva essere diversamente, le loro Famiglie.
    Mi hanno colpito le parole dette dalla vedova di un nostro collega, deceduto due anni fa: ”Lui non è morto. E’ partito con la nave e io lo aspetto sempre, di giorno, di notte, sempre.”.
    Che Amore, di quelli incredibili e profondi che, solo in determinate condizioni possono nascere…
    Oggi noi Vi celebriamo e Vi ricordiamo onorando la Vostra Memoria.
    Il Vostro sacrificio sarà immortale come il Vostro ricordo.
    Riposate in Pace cari Amici, ovunque Voi siate. Amen!

    Militari della Marina Deceduti (in ordine di data decrescente)

    Maresciallo Tecnico Elettronico DE MITE Nazzario A. – 27 Aprile 2020 (La Spezia)

    Maresciallo Meccanico ALLOCCA Francesco – 22 Marzo 2020 (Sarzana (SP)

    Maresciallo Elettricista GUERCIO Salvatore – 20 Marzo 2020 (Sarzana (SP)

    Maresciallo Elettricista GUADAGNO Edoardo – 14 Luglio 2019 (Beverino (SP)

    Maresciallo Meccanico RICCI Fernando – 03 Luglio 2019 (Viterbo)

    Maresciallo Meccanico CARILLO Felice – 06 Giugno 2019 (Sarzana (SP)

    Capitano di Corvetta LANDOLFI Pippo – 21 Maggio 2019 (Taranto)

    Sergente El/meccanico SANFILIPPO Antonino – 20 Maggio 2019 (Marina di Carrara (MS)

    Maresciallo Meccanico PALAZZO Giuseppe – 17 Maggio 2019 (Sarzana (SP)

    Capitano di Vascello GROSSI Giulio Cesare – 07 Maggio 2019 (La Spezia)

    Capitano di Fregata MALDERA Luigi – 21 Marzo 2019 (La Spezia)

    Maresciallo Meccanico RICCI Angiolo – 03 Aprile 2019 (Arezzo)

    Sergente Meccanico RESTIVO Raimondo – 26 Marzo 2019 (Moncalieri (TO)

    Sergente Meccanico DALLA GUDA Massimo – 21 Febbraio 2019 (Massa)

    Capitano di Corvetta RUBINI Gaetano – 10 Dicembre 2018 (La Spezia)

    Maresciallo Motorista MARUOTTO Mario – 29 Ottobre 2018 (Gaeta (LT)

    Maresciallo Nocchiere MELLUZZA Giuseppe – 04 Agosto 2018 (La Spezia)

    Maresciallo Furiere CORONA Giovanni – 13 Giugno 2018 (Sarzana)

    Tenente di Vascello FARNOCCHI Mario – 10 Maggio 2018 (La Spezia)

    Maresciallo Motorista GHETTI Giorgio – 03 Maggio 2018 (Montemarciano – AN)

    Maresciallo Motorista TOMARCHIO Venerando – 14 Gennaio 2018 (Albiano Magra – MS)

    Maresciallo Meccanico POLVERINI Carlo – 24 Settembre 2017 (Sarzana – SP)

    Maresciallo Motorista SCALZI Egidio – 08 Settembre 2017 (Roccabascerana (AV)

    Maresciallo Silurista BRASCA Mario – 16 Agosto 2017 (Sarzana (SP)

    Maresciallo Elettricista MAFFEO Quirino – 16 Febbraio 2017 (La Spezia)

    Maresciallo Furiere LEONARDI Mauro – 07 Novembre 2016 (Portoferraio – LI)

    Maresciallo Cannoniere PARENTE Nicola – 05 Settembre 2016 (Ceparana – SP)

    Maresciallo Furiere BOLZONELLO Giuseppe – 16 Agosto 2016 (Albiano Magra – MS)

    Capitano di Corvetta (GN) BERNARDINI Mario – 13 Luglio 2016 (La Spezia)

    Maresciallo Furiere DANIELE Dante – 02 Aprile 2016 (La Spezia)

    Maresciallo Meccanico IACOVACCIO Silvestro – 14 Febbraio 2016 (Casalbore – NA)

    Maresciallo Incursore TURCO Giuseppe – 12 Settembre 2015 (La Spezia)

    Maresciallo Radarista SANTUCCI Michele – 06 Aprile 2015 (Casalgomberto – Vicenza)

    Maresciallo Elettricista PARISI Luigi Simeone – 24 Settembre 2014 (La Spezia)

    Sergente Meccanico BONACCORSI Sebastiano – 19 Settembre 2014 (Gravina di Catania – CT)

    Capitano di Vascello (AN) VAUDANO Piero – 19 Settembre 2014 (Lerici – SP)

    Maresciallo Palombaro PAESANI Loreto – 07 Agosto 2014 (La Spezia)

    Capitano di Vascello (GN) BARBIERI Luciano – 03 Agosto 2014 (La Spezia)

    Capitano di Corvetta (CS) LIGUORI Samuele – 10 Dicembre 2013 (La Spezia)

    Capitano di Vascello (SM) Pilota SCORCIA Michele – 8 Novembre 2013 (La Spezia)

    Maresciallo Meccanico LEOPARDI Giacomo – 4 Novembre 2013 (Capo d’Orlando – ME)

    Maresciallo Motorista DI CUONZO Giuseppe Aldo – 26 Aprile 2013 (La Spezia)

    Luogotenente G.d.F TERRANOVA Giuseppe – 21 Febbraio 2013 (Casale Monferrato (AL)

    Maresciallo Meccanico ADRAGNA Giovanni Vittorio – 27 Marzo 2012 (Trapani)

    Maresciallo Elettricista BARBERA Sebastiano – 29 Maggio 2011 (La Spezia)

    Capitano di VascelloC.V. (GN) SORGENTE Francesco Paolo – 25 Gennaio 2009 (Vasto – CH)

    Maresciallo Cannoniere DEL VECCHIO Cosimo – 23 Gennaio 2009 (La Spezia)

    Maresciallo Meccanico BERTACCHINI Ivano – 26 Ottobre 2008 (Modena)

    Maresciallo Radarista BATTAN Silvio – 18 Dicembre 2005 (Brugnato – SP)

    Maresciallo Cannoniere CHIONI Domenico – 2 Settembre 2004 (Montignoso – MS)

    Maresciallo Motorista ROSATI Gino – 21 Agosto 2003 (La Spezia)

    CIVILI Deceduti – Comparto Difesa:

    Tecnico Elettricista SANGUINETTI Lucio – 18 Agosto 2018 (Sarzana)

    Tecnico Elettricista SCIACCALUGA Franco – 21 Giugno 2017 (La Spezia)

    Tecnico Elettromeccanico CALARESU Nicola – 10 Febbraio 2017 (La Maddalena)

    Capo Operaio Motorista LUCIANI Alfio – 20 Novembre 2016 (Sarzana)

    Tecnico Marifari ANGELONE Antonio – 05 Novembre 2016 (La Spezia)

    Tecnico Artificiere GALLONI Andrea – 18 Giugno 2015 (La Spezia)

    Tecnico Lavorazioni CASTRO Antonio – 01 Febbraio 2015 (La Spezia)

    CIVILI Deceduti – Industria Privata:

    Operaio Specializzato ZINGONE Antonio – 20 Giugno 2019 (Santo Stefano Magra (SP)

    Operaio Specializzato BUCCELLATO Giuseppe – 14 Gennaio 2018 (Sarzana (SP)

    Operaio Specializzato RAGGI Gianni – 08 Settembre 2017 (Parma)

    Operaio Specializzato DI CAPUA Enzo – 18 Agosto 2017 (La Spezia)

    Operaio Specializzato RIGGIO Giuseppe -13 Aprile 2017 (Sarzana– SP)

    Operaio Coibentatore DE CILLIS Fabrizio – 03 Agosto 2016 (Sarzana – SP)

    Operaio Specializzato BAUDONE Roberto – 28 Maggio 2016 (Sarzana – SP)

    Operaio Specializzato QUERO Celestino – 20 Aprile 2015 (La Spezia – SP)

    NOTA: ELENCO NON AGGIORNATO

    Casentini Emanuele
    di Idamo Rossi

    https://www.facebook.com/idamo.rossi?fref=nf

    …riceviamo e con tristezza infinita pubblichiamo, a distanza di tempo dalla sua dipartita, per non dimenticare mai.

    Marinai, ovvero Figli di un Dio Minore

    Ieri è morto un mio collega, un bravo marinaio, ci eravamo navigati sui supply vessel ed era un bravo elettricista. Aveva avuto un intervento e nei vari controlli ai polmoni era risultato pieno di amianto.
    Insieme avevamo cominciato la causa per il riconoscimento dell’indennità per l’amianto. Il mese scorso avevo testimoniato in tribunale per lui, il 14 giugno lui avrebbe testimoniato per me; ma non potrà più farlo.
    Il peggio é toccato a lui che non é affogato per un naufragio, ma è affogato in casa dopo mezz’ora di agonia perché i suoi polmoni ricoperti di amianto non potevano fare lo scambio tra aria e sangue.
Mi auguro che la causa possa proseguire e che alla vedova siano riconosciuti i diritti del marito.
Grazie alla gente di mare la mattina possiamo prendere un caffè, mettere in moto la macchina, accendere la luce, infatti tutto quello che usiamo é passato da una stiva o da una cisterna di una nave; eppure la categoria di questi lavoratori del mare ancora aspetta diritti che di legge competono agli altri lavoratori.
Un ennesimo scippo di diritti a gente onesta e alle loro famiglie (per navigare bisogna avere la fedina penale immacolata, subiamo ogni due anni una visita e siamo sottoposti a test di alcool e droga).

    Addio caro amico, collega di lavoro, di nottate passate a lavorare in sala macchine tra rumori assordanti e temperature infernali. Spero che almeno Lui faccia la giustizia che non hai avuto su questa terra.
    Casentini Emanuale 1932 – 2011 affogato nell’amianto delle navi. Alla famiglia non è stata riconosciuta la morte per amianto…
    Idamo Rossi, CDM in pensione.

    Giovedì, 28 aprile, si celebra la Giornata mondiale delle vittime dell’amianto.
    In Italia si stimano in 1.300.000 gli esposti all’amianto con più di 4.000 morti ogni anno e migliaia di malati: una vera ecatombe che, a detta degli esperti, avrà il suo picco massimo attorno al 2015 – 2020.
    Ogni 5 minuti, una persona nel mondo muore a causa dell’amianto, per un totale di circa 100.000 decessi anno. La catastrofe sanitaria e ambientale che l’utilizzo di questo minerale ha prodotto e ancora produce è un bollettino di guerra. Ancora oggi l’amianto, il killer silenzioso, rappresenta una vera emergenza, umana, ambientale e sanitaria.
    L’amianto è stato utilizzato nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli edifici pubblici, sui tetti e nei capannoni industriali, nelle nostre case ed in circa tremila prodotti di uso corrente, con effetti devastanti sulla popolazione e sui cittadini, 32 milioni di tonnellate di amianto sono ancora presenti sul territorio italiano. Non esiste nessuna soglia o limite di tolleranza all’amianto, perché anche poche fibre possono produrre il mesotelioma (il tipico tumore derivante dall’amianto). La nostra battaglia, che persegue l’obiettivo del rischio zero per chi viene a contatto con l’amianto e più in generale con tutte le sostanze cancerogene, è una battaglia per l’attuazione piena della Costituzione della Repubblica Italiana che all’art. 32 dice:
    “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”. Migliaia di vittime aspettano giustizia e ancora oggi non è completamente operativo il Fondo Vittime dell’Amianto che avrebbe dovuto risarcire tutti coloro che hanno contratto patologie asbesto correlate mentre esclude gran parte della popolazione esposta e ammalata. Continua intanto la mobilitazione di Contramianto e altri rischi Onlus che con le altre associazioni degli esposti e vittime dell’amianto ha inviato un appello al presidente del Consiglio chiedendo per il 28 aprile un incontro nel quale rappresentare le gravi problematiche legate all’amianto in termini di danni alla salute e all’ambiente.
    Luciano Carleo, presidente dell’associazione Contramianto e altri rischi onlus, racconta dell’ennesimo caso amianto:
    “Ancora un mesotelioma in Marina Militare, il tumore causato dall’amianto, ha colpito un marinaio di 50 anni, un ennesimo caso registrato da Contramianto e altri rischi Onlus.
    La diagnosi non lascia dubbi: mesotelioma bifasico. La storia lavorativa è quella identica a tanti altri marinai, 16 anni a bordo di navi militari per poi scoprire di essere ammalato d’amianto.
    Una carriera iniziata a fine anni “70 e trascorsa su navi coibentate con la terribile fibra killer, Nave Vittorio Veneto, Espero, Duran De La Pen, Garibaldi, giusto per citarne alcune ma la lista è lunga e riguarda tutto il naviglio. Navi militari dalle quali sono state rimossi grandi quantitativi del pericoloso cancerogeno. Tra il 1995 e il 2000 sono state 700 le tonnellate di amianto bonificato da navi e sommergibili della flotta italiana, ma ancora nel 2009 le mappature amianto indicavano la presenza del minerale cancerogeno sulla gran parte del naviglio, segno che le esposizioni sono continuate anche nell’ultimo decennio. Come si legge negli atti parlamentari sono oltre 30.000 i militari e il personale dello Stato di Arsenali e Stabilimenti di Munizionamento esposti all’amianto.
    Alla Spezia a fine 1999 la flotta navale era costituita da 136 unità con 3000 militari imbarcati in un Arsenale che tra lavoratori diretti della Difesa ed appalto impiegava quasi 4000 operai e tecnici. 120 le tonnellate di amianto rimosso dal naviglio militare sino alla fine del 2000, solo per citare alcuni esempi le bonifiche hanno interessato navi di base alla Spezia, Nave Audace, 24 tonnellate, Nave Alpino, Nave Grecale, MOC 1204, 11 tonnellate da ognuna.
    La Spezia e Taranto le città maggiormente interessate dall’incidenza di patologie causate dall’amianto in Marina militare.

    I 200 casi di patologie amianto correlate nel solo Arsenale di Taranto, di cui almeno 70 tra mesotelioma e tumori ai polmoni e alla laringe, evidenziano una situazione paragonabile e non dissimile di quanto accaduto a La Spezia dove l’incidenza per soli mesoteliomi nel periodo 1996-2000 è di 87 casi di cui 57 in Cantieristica navale e Difesa, o Genova con 168 mesotelioma, con un totale per la Liguria di 281 casi dei quali oltre il 50% riguardano le attività navali e la Marina Militare.
    Dati che andrebbero analizzati a livello nazionale e per esposizione professionale. Uno spaccato nazionale che per esposizione all’amianto in Marina Militare e insorgenze di patologie amianto correlate coinvolge tutta l’Italia dalla Liguria alla Puglia, dal Friuli Venezia Giulia alla Campania, ma anche Sicilia e Sardegna. I dati ufficiali del Terzo Rapporto del Registro Nazionale Mesotelioma del 2010 indicano nel periodo 1993-2004 per tutto il territorio nazionale 844 casi di mesotelioma in militari e lavoratori di cantieristica navale e della Difesa. Le esposizioni subite dai lavoratori Marina Militare, anche in periodi relativamente recenti, sono state significative e prevedibilmente ben superiori alle 100 fibre/litro. Motori, tubi, guarnizioni, pannelli, cucine, quadri e cavi elettrici; l’amianto ha contaminato tutti i locali e gli apparati di navi e sommergibili.
    Dalle navi ex americane cedute all’Italia negli anni “60, Caorle, Grado, Etna, Bafile a quelle costruite nei cantieri navali nazionali nel periodo 1970-1990, da Nave Veneto allo Stromboli, Lupo, Intrepido, Mimbelli, Orsa, Sagittario, Audace, Ardito, Grecale, Alpino e l’elenco continua sino alla più recente Nave Garibaldi.
    Nel solo Arsenale di Brindisi i dati Contramianto indicano che sono state distribuite ed utilizzate per coibentare navi e sommergibili ben 2 tonnellate di amianto di cui 200 kg di crocidolite, il pericolosissimo amianto blu già fuorilegge dal 1987, ma la situazione riguarda con ben maggiori quantitativi gli Arsenali principali di La Spezia e Taranto.
    La polvere di amianto è nei polmoni le fibre cancerogene si annidano per poi esplodere e causare il male brutto il cancro di amianto il mesotelioma che ha portato via centinaia di vite e di sogni di marinai ignari che hanno navigato sulle navi militari come ha distrutto l’esistenza degli operai dei cantieri navali e degli Arsenali della Marina Militare ammalati e morti dello stesso male. Vittime del dovere così vengono considerati oggi militari e personale operaio della Difesa che si sono ammalati o sono morti a causa dell’amianto.
    A questi lavoratori e alle loro famiglie Contramianto e altri rischi Onlus ritiene giusto che vengano date delle risposte. E ora che svanisca la polvere e finalmente si faccia chiarezza su l’intera vicenda amianto e Marina Militare; lo dobbiamo a tutti coloro che hanno patito e patiscono ancora oggi senza alcuna colpa gli effetti sulla salute dell’amianto killer”.
    (Fonte – http://www.genovaogginotizie.it/cronaca/2011/4/26/news-19024/la-spezia-amianto-marina-militare-un-killer-bordo.html)

    La lapide negata ai Marinai vittime dell’esposizione all’amianto a La Spezia e la mancata lapidazione di Paolo e Barnaba
    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Il tentativo dei pagani e dei Giudei, con i loro capi, di aggredire Paolo e Barnaba che tentavano di evangelizzare (At 14,5-18) è molto simile a quanto sta accadendo a coloro che cercano giustizia, invano, per far riconoscere, “come vittime del servizio”, i Marinai (e più in generale marittimi) che sono morti o che sono allo stato terminale di vita.
    La domanda che poniamo a questi nuovi pagani e Giudei è la stessa che Paolo e Barnaba gridano alla folla (in questo caso ai lettori):
    “Uomini perché fate questo? Anche noi siamo essere umani, mortali come voi, e vi annunciamo che dovete convertirvi da queste vanità al Dio vivente, che ha fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che in esse si trovano. Egli, nelle generazioni passate, ha lasciato che tutte le genti (marinai e marittimi compresi) seguissero il la loro strada (navigazione); ma non ha cessato di dar prova di sé beneficando, concedendovi dal cielo piogge per stagioni ricche di frutti (e non polvere di amianto) e dandovi cibo in abbondanza per la letizia dei vostri cuori (e non della vostra cupidigia e della vostra carne maledette dal peccato)… e così dicendo, riuscirono a fatica a far desistere la folla dall’offrire loro un sacrificio!

    Quando capitano anche a noi situazioni come queste non dobbiamo avere paura delle persecuzioni ma cercare la verità, anche attraverso l’evangelizzazione di pagani e Giudei, e far posto a un cuore capace di fermezza per affrontare il male, che è latente in ciascuno di noi, e che è accentuato proprio come in quei pagani e Giudei che navigano (realmente e virtualmente) in mezzo a noi.

    MONUMENTO NEGATO…SOLO UNA TARGA
    https://www.gazzettadellaspezia.it/cronaca/item/94818-niente-monumento-per-le-vittime-dell-amianto-per-ora-solo-una-targa.

    Quelle sentenze del coccodrillo che condannano la speranza dei servitori dello Stato
    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    …e dei familiari, dei Fratelli Marinai che sono morti di asbestosi e mesotelioma pleurico, e anche delle vittime  dell’uranio impoverito che combattono l’impari lotta con la malattia.

    Carissimi Frà, carissime vittime morte a causa delle fibre d’amianto, dell’uranio impoverito, o che quotidianamente combattete per sconfiggere queste malattie,
    Vi chiediamo perdono per coloro che ci hanno fatto toccare la merda con mano, la stessa che era giunta vicino al naso emanando nauseabondi miasmi e malattie.
    Questi illuminati di niente sono in via di estinzione semplicemente perché non credono in quello che fanno, nella buona e nella cattiva sorte. Non ascoltano le persone, non sanno cosa siano i sentimenti, si auto assolvono con cavilli burocratici rimpallandosi le colpe.
    Il fatto cade in prescrizione e nessuno dei politici si domanda se in un omicidio o meglio in un eccidio non sia da rivedere il termine prescrizione.
    La Magistratura, come Ponzio Pilato, se ne lava le mani perché sostiene giuridicamente ineccepibile queste sentenze “del coccodrillo” per mancanza di leggi adeguate e commisurate sulla cosiddetta prescrizione dei reati.
    Non voglio generalizzare perché so che nei Poteri dello Stato ci sono “martiri” in cammino, ci sono delle eccellenze ma sono state surclassate, purtroppo, da beceri individui che non sanno il male che hanno fatto  glissando sul peggiore dei peccati dell’uomo: l’omicidio!
    Nel mio paese, l’Italia, si annidano “serpi” che porteranno presto alle barricate della gente onesta.
    amianto-sulle-naviE’ così avverrà ben presto se non cambiamo rotta perché nessuno di noi verrà risparmiato.
    Il povero di “Spirito” sa edificare la povertà mentre non c’è peggio, in questo mondo, di un povero cretino che non sa ascoltare e perdonare.
    Prevedo inondazioni a meno che non rinunciamo ad ogni forma di violenza, anche verbale, anche nei rapporti quotidiani con i nostri simili per ri-ri-ricostruire nel mondo la pace.
    Agli argini di questa quotidiana “Via Crucis” ci si siamo noi, coloro che cerchiamo di non far procurare mai sofferenza ad alcuno, né con le parole, né con le azioni, né con l’esempio perché siamo ispirati dalla vicinanza silenziosa e solidale a ogni dolore e alla denuncia di ogni ingiustizia, come Lui ci ha insegnato, dandoci la Luce e non le tenebre e la Vita Eterna e non la morte ed il fuoco della Geenna.
    Le continue vessazioni che riceviamo non fanno altro che accrescere la mia e la nostra fede di “Speranza” perché la speranza è quella virtù che non si vede ma si desidera ed è quindi ottimismo e solidarietà allo stato puro.


    Diceva San Paolo:
    Quando voglio fare il bene, il male è accanto a me, io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora se quello che non voglio, non sono più io a farlo ma il peccato che abita in me, chi mi libererà da questo corpo di morte?
    Acconsento la legge di Dio ma nelle mie membra vedo un’altra legge che combatte contro la legge della mia ragione e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra
    “.
    In buona sostanza Paolo dice che siamo infelici ma è anche una supplica ad essere liberati da questo fardello che è il Peccato.

    Preghiera per le Vittime dell’amianto
    (da internet)

    O Dio nostro Padre, Signore amante della vita.
    che riponi la tua gloria nell’uomo vivente,
    che hai impresso la tua immagine nel volto di ogni uomo;
    Ti preghiamo affinché la vita, ogni vita umana
    senza distinzione alcuna sia sempre amata e rispettata
    come il bene più grande da proteggere e da difendere.
    O Dio nostro Padre, Signore amante della vita
    che hai creato l’universo come un giardino, un vero paradiso
    nel quale l’uomo potesse realizzare la sua vita e il suo futuro,
    Ti preghiamo affinché nessuna scelta tecnica o scientifica,
    e ancor più nessun calcolo di interesse o di guadagno
    possa mai prevalere sul rispetto della vita umana, di ogni vita!
    O Dio nostro Padre, Signore amante della vita,
    che hai dato all’uomo l’intelligenza perché ogni scoperta
    possa migliorare la sua condizione di vita sulla terra,
    Ti preghiamo, fa che nessun uomo mai più utilizzi materiali
    inquinanti e nocivi come l’amianto e che prima di tutto
    ricerchi il suo vero bene, la salute, la giustizia e la pace.
    O Dio nostro Padre, Signore amante della vita,
    che hai promesso a tutti la vita e la felicità eterna,
    Ti preghiamo per le tante vittime dell’amianto:
    concedi loro, che almeno nell’altra vita possano godere di quella felicità di cui sono stati ingiustamente privati su questa terra; e per i loro familiari, perché siano riconosciuti i loro giusti diritti.
    AMEN.

    Si consiglia la lettura del seguente link
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2015/08/pratica-amianto-le-daremo-tutta-lassistenza-possibile/


    (*) per conoscere gli altri suoi articoli digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.a cura Associazione A.F.E.A.

    Elenco aggiornato al 28.4.2022

    Cosa è la tristezza?
    Soffrire perché non sai come aiutare un amico/amica che presto lascerà questo mondo, vittima della cupidigia e dell’indifferenza dell’uomo, attaccato più allo sterco del diavolo che alla vita sua e altrui. E’ difficile per quelli come noi rimanere indifferenti ed è ancora più difficile perdonare! 🙁 ❤
    P.S. UNA VOLTA SOLA VIENE IL GIUDIZIO DI DIO!
  • Marinai,  Marinai di una volta,  Racconti,  Recensioni

    Come la neve eterna – Carmelo Manna (30.4. – 27.4.2021)

    di Carmelo Manna

    (30.4. – 27.4.2021)

    IN RICORDO DI CARMELO MANNA

     

    Carissimo Ezio, in questo messaggio voglio inviare, oltre ai miei saluti per Gianni Bella, anche un mio scritto di qualche tempo fa. Non so se può essere importante ma io te lo invio e chissà, magari a Gianni potrebbe anche piacere. Un caro Abbraccio, Carmelo.
    11 settembre 2012

    Come la neve eterna
    Carmelo Manna

    E’ grande il dolore di aver perso tutto quanto.
    Aver perso quando sembrava andasse tutto bene, per il meglio, quando i giorni passavano, veloci, ed i minuti non facevano in tempo a passare che tu subito a me giungevi, nel mio cuore, nella mia vita. Riempivi il mio tempo, davi un senso ai miei attimi, ed io sì, ero contento e tutto pareva andasse bene.
    Poi, d’improvviso arriva la fine, come un fulmine in piena notte che illumina a giorno la terra, arriva la fine dell’amore, nulla è più come prima e non serve dire “Ti voglio bene” per alleviare questo dolore, né piangere o disperarsi o avere voglia di morire, nulla avrà ormai alcun valore.
    Hai deciso, senza alcun ripensamento di non donarmi più il tuo sorriso, che non fosse più il momento di cullare questo amore, di accudirlo e farlo crescere.
    Come la neve eterna che sta aggrappata sui monti dai quali mai più si separerà, così io resterò per sempre legato al tuo cuore, per l’eternità!
    Ciao Gianni Bella!

  • Marinai,  Pittori di mare,  Racconti,  Recensioni

    27.4.1930, varo della regia nave Giovanni Delle Bande Nere

    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra, Carlo Di Nitto, Pasquale Mastrangelo, Stefano Piccinetti, Francesco Venuto, Claudio Spanò, Michael Locci.

    La regia nave Giovanni Delle Bande Nere era un incrociatore leggero varato presso i cantieri navali di Castellammare di Stabia (Napoli) il 27.4.1930.
    La nave fu affondata dal sommergibile Urge il 1° aprile 1942 a largo dell’isola di Stromboli.

    Giovanni D’Adamo
    a cura Carlo Di Nitto 

    Marinaio Cannoniere Giovanni D’Adamo, di Tommaso e di De Meo Maria Civita, Croce di Guerra al V.M., disperso nell’affondamento del Regio Incrociatore “Giovanni delle Bande Nere” il 01 aprile 1942.
    L’unità, colpita da due siluri lanciati dal Smg. inglese Urge, si spezzò in due tronconi ed affondò immediatamente con gran parte dell’equipaggio. Mar Mediterraneo, a circa miglia 11 per 144° dall’isola di Stromboli.
    Era nato il 19 giugno 1920 a Castellonorato.
    (foto p.g.c. della Famiglia)

    Tancorre Vincenzo, marinaio di una volta come me, come noi…

    di Pasquale Mastrangelo

    Carissimo Ezio,
    come promesso giorni fa, ti allego una scheda riepilogativa relativa al Meccanico Navale Tancorre Vincenzo (mio compaesano), perito a seguito dell’affondamento della regia nave Giovanni delle Bande Nere.
Ti allego altresì un file contenente la foto da Allievo della Scuola Meccanici di Venezia, copia di una lettera inviata ad un suo amico nell’imminenza della fine del Corso da Allievo (prima di imbarcare) e della cartolina che è l’ultimo suo scritto prima dell’affondamento, praticamente sei giorni prima!
    Nel rileggere la lettera scritta al suo amico sono rimasto molto colpito dalle parole che un giovane di 19 anni sentiva di scrivere. Parole dettate dal senso di appartenenza, dallo spirito di corpo, dall’amore per le istituzioni ed il senso di Patria. Abbiamo tanto da imparare da queste frasi, soprattutto tanti giovani di questa epoca che si divertono a distruggere auto, vetrine e colpire nel cuore le Istituzioni.

    So’ per certo che saprai come tuo solito valorizzare questa grande testimonianza secondo i tuoi canoni e so’ di mettere “il tutto” nelle migliori mani possibili.
    Ho anche suggerito ad Aldo Capobianco cognato del TANCORRE (*) la tua amicizia su facebook. A lui puoi tranquillamente rivolgerti per eventuali altre informazioni al riguardo.
    Ti rinnovo i sentimenti di amicizia e stima e ti ringrazio per il privilegio di esserti amico.
    Pasquale Mastrangelo.

    Tancorre Vincenzo, nato a Gioia del Colle (Bari) il 7.7.1923. Frequentò la scuola per meccanici di Venezia. Perì a seguito dell’affondamento della regia nave Giovanni delle Bande Nere il 1° gennaio 1942. Fu dichiarato disperso il giorno successivo.
    (*) https://www.facebook.com/aldo.capobianco.54

    Nota della redazione
    Giovanni Dalle Bande Nere era un incrociatore Leggero varato a Castellammare di Stabia il 27.4.1930. Partecipò alla Guerra dei Convogli e alla Seconda Battaglia della Sirte.
    Il mattino del 1° aprile 1942 lasciò Messina diretto a La Spezia scortato dal cacciatorpediniere Aviere e dalla torpediniera Libra.
    Alle ore 09.00, a undici miglia da Stromboli, le navi vennero intercettate dal sommergibile britannico Urge.
    Un siluro spezzò in due lo scafo e l’unità affondò rapidamente, trascinando con se 381 Marinai su 507 uomini dell’equipaggio. Fra di essi c’era anche Nicola Verdoliva nato a Castellammare di Stabia il 5.12 1916 che risultò disperso in mare. Di Lui non abbiamo nessuna foto a corredo di questo articolo ma siamo certi, ovunque si trovi con i suoi Frà che non fecero più ritorno all’ormeggio, che adesso riposano in pace fra i flutti dell’Altissimo.

    Quel giorno del 1° aprile 1942
    narrato da Guido Piccinetti (*)

    Questa è la storia di Guido Piccinetti, giovane fanese classe 1919, con la passione profonda per il mare, la pesca e la cucina marinata, socio storico della nostra associazione e memoria storica della città di Fano. Il racconto è stato dettato al figlio Stefano, direttamente narrato da Guido che riviveva, con occhi lucidi, i momenti drammatici e memorabili della guerra dal 1939 al 1945.
    Vorrei ricordare mio padre, salpato per l’ultima missione il 2 luglio 2015 all’età di 95 anni.
    Penso che abbia fatto una buona vita sia come uomo che come Cristiano. Era buono e, soprattutto, era un marinaio nell’anima, dignitoso e fiero, come sono gli uomini di mare.
    Ciao Guido “Marinaio per sempre”.
    Stefano Piccinetti

    Il 15.12.1939 fui chiamato alle armi ed arruolato nella Regia Marina.
    Come prima destinazione ebbi Venezia presso le Scuole C.E.M.M. (Corpi Equipaggi Militari Marittimi), situata a Sant’Elena, dove fui addestrato ed istruito con la categoria Fuochista di Bordo.
    Dopo circa 40 giorni fui destinato a Taranto ed imbarcato sul regio cacciatorpediniere Giovanni delle Bande Nere che in quel periodo era ai lavori in arsenale nel Mar Piccolo nella base navale di Taranto.
    Stavamo rientrando da Tripoli da una scorta convogli, eravamo nel Golfo della Sirte con un forte mare al traverso e dopo qualche giorno di navigazione siamo entrati nella base navale di Messina.
    La sosta durò qualche settimana nei quali facemmo servizi di guardia, poi il Comando di bordo decise di andare a La Spezia per i danni subiti dal maltempo.
    Salpammo alle ore 06.00 del 1° aprile 1942, era una bella giornata di sole e il mare era buono. Eravamo circa all’altezza delle isole Eolie vicino Stromboli e le condizioni del mare mi invitarono a riposarmi al centro nave, così mi coricai sopra i lancia siluri. Ad un tratto sentii un gran scoppio che mi sollevò in aria, poi più nulla fino a ritrovarmi a circa 20 – 30 metri dalla nave. Al contatto con l’acqua ripresi i sensi e mi guardai intorno, vedevo solo fumo e sentivo le urla e i lamenti dei miei compagni, percepivo il sangue colarmi dalla testa e vidi una leggera ferita alla gamba destra, ma mi rassicurai capendo che non era niente di grave.
    Dopo qualche ora in balia delle onde, vidi mio cugino Ivo che era in difficoltà poiché non aveva il salvagente; nuotando faticosamente lo raggiunsi e gli diedi il mio salvagente, così ci siamo aggrappati a una latta di plastica per mantenerci a galla.
    Poco dopo la zona fu sorvolata da un aereo dell’Aviazione Italiana che ci sganciò i salvagenti individuali.
    Dopo circa 8 – 9 ore in balia delle onde, venne on nostro soccorso il regio cacciatorpediniere Maestrale, il quale ci fornì le prime cure a bordo e ci portarono a Messina dove sono stato ricoverato all’ospedale militare Santa Margherita per circa 10 giorni. Al termine del ricovero in ospedale ebbi una breve licenza per recarmi a casa per riabbracciare i miei genitori, per poi ripartire verso la nuova destinazione alla polveriera di Malcontenta provincia di Venezia. Successivamente fui fatto prigionieri dai tedeschi e deportato in Germania nel campo di concentramento per prigionieri di Fraureuth provincia di Werdau in bassa Sassonia. Ebbi la fortuna di lavorare fuori dal campo, in una falegnameria, il titolare e Sindaco del paese si chiamava Wully Smithe, fu la mia salvezza. Alla fine della guerra nell’agosto 1945 tornai in Patria.
    Questa è sommariamente la mia storia, le emozioni e le sofferenze forse non si possono cogliere in queste due righe, ma ancora oggi mi commuovo continuamente al pensiero di quello che hanno visto i miei occhi e al ricordo delle urla dei miei compagni, naufraghi di un mare senza colpa ma complice nel destino.

    (*) Nato il 20.12.1919 e residente a Fano.
    Oggi unico superstite del regio cacciatorpediniere Giovanni dalle Bande Nere, decorato con Croce al Merito di Guerra, in data 29 luglio 1947.
    Guido Piccinetti è salpato per l’ultima missione dalla sua Fano il 2.7.1915.

    1.4.1942, il sommergibile inglese Urge tagliava in due il regio incrociatore Giovanni Dalle Bande Nere
    
di Francesco Venuto

    Buongiorno Ezio,
    Le invio, se le può essere utile, un mio servizio pubblicato da Giornale di Sicilia nel 1991 e da altri giornali in seguito cordiali saluti, Francesco Venuto ex sergente radiotelegrafista (di leva).

    Questo articolo è dedicato, per grazia ricevuta, a Paolo Puglisi.

    STROMBOLI – Cinquantuno anni fa, il primo aprile del 1942, al largo dell’isola di Stromboli due siluri lanciati dal sommergibile inglese “Urge” tagliavano in due l’incrociatore “Giovanni Dalle Bande Nere”.
    Varata nel 1931, la nave effettuò, tra il 10 giugno 1940 e la data del suo affondamento, 15 missioni di guerra, percorrendo in tutto circa 35 mila chilometri. Tra gli ottocento uomini imbarcati sull’incrociatore, quel primo aprile c’era Paolo Puglisi, 75 anni, baffetti alla Clark Gable rimasti neri come ai tempi in cui stava per ore chiuso nella torretta numero 4, pronto ad azionare i cannoni del Bande Nere.
    L‘enciclopedia “La Seconda Guerra Mondiale”, curata da Arrigo Petacco, liquida in un paio di righe l’affondamento dell’incrociatore. Secondo Puglisi, in realtà, vi furono delle circostanze quantomeno sospette per cui le cose non andarono per il verso giusto. Inoltre tra i marinai superstiti dell’affondamento, si parlò con insistenza di una “spiata”, partita proprio da Messina, sui movimenti della nave e sulle sue condizioni di navigazione.

    «Il Bande Nere partecipò alla seconda battaglia della Sirte -ricorda Puglisi- Tornavamo alla base di Messina dopo una navigazione con il mare fortissimo, tanto che due caccia-torpediniere, il “Lanciere” e lo “Scirocco”, colarono a picco per il maltempo. Il nostro incrociatore era piuttosto malconcio e molte erano le avarie che il comandante Lodovico Sirta aveva dovuto annotare sul libro di bordo. Arrivammo nello Stretto con ben 48 ore di ritardo, e con la consapevolezza che il destino della nave era il bacino di La Spezia, dove sarebbero state eseguite le riparazioni.
    Così infatti fu deciso dal comando della Regia Marina Militare, e qualche giorno dopo aspettavamo con ansia l’ordine di mollare gli ormeggi. Il Bande Nere lasciò il porto di Messina il primo aprile 1942 -racconta Puglisi- dopo sei giorni di incomprensibili rinvii. Erano le sei del mattino, due caccia e alcuni ricognitori aerei controllavano che lungo la nostra rotta non vi fossero battelli nemici.

    Tutto filò liscio sino alle nove, all’ora di colazione, di solito un panino con la mortadella o il provolone.
Eravamo al largo di Stromboli, un sommergibile inglese lanciò un primo siluro, il Bande Nere si inclinò di almeno trenta gradi, un minuto dopo arrivò il secondo e definitivo lancio dell’”Urge”, la nave si aprì in due e cominciò ad affondare rapidamente. Io non ebbi il tempo di gettarmi subito in mare, come buona parte dell’equipaggio. Ero infatti ai “pezzi da 100”, proprio nella zona colpita dai siluri. Riuscii comunque a liberarmi dei vestiti e, aggrappandomi alle “traglie”, i passamano, finii sott’acqua trascinato dal risucchio della nave che stava inabissandosi. A sette-otto metri di profondità, non riuscendo ormai a risalire avevo abbandonato ogni speranza di salvarmi. La visione di mia madre e una miracolosa bolla d’aria mi spinsero di nuovo verso la superficie dove sembrava aspettarmi l’idrovolante delle nave capovolto, attorno ai cui galleggianti erano aggrappate almeno settanta persone.
Pioveva, si cercava di resistere a tutti i costi, di non mollare la presa. In molti alla fine furono vinti dalla stanchezza, dall’acqua gelida e dal dolore per le gravi ferite riportate. Cinque ore dopo arrivò il cacciatorpediniere “Libra”, che raccolse i superstiti e i marinai morti.
Il mare era diventato nero per le tonnellate di nafta fuoriuscite dai serbatoi del Bande Nere. Io fui sistemato tra i morti, perché all’atto di essere recuperato persi i sensi, la confusione del momento fece il resto. Mi svegliai tra la meraviglia dei siluristi, non ricordavo nulla, non ci vedevo più, ero diventato cieco.
    Poi mi dissero che era stata la nafta, anche il mio corpo del resto era bruciato per essere rimasto molto tempo a contatto con il carburante. Tornati a Messina, in un primo tempo non fu riconosciuta la mia infermità, ed anche per questo mi misero in prigione. Dopo qualche giorno però fui rimandato a casa, mentre agli arresti ci andò l’ufficiale che aveva ordinato la mia carcerazione. Il sole lo rividi dopo un mese».

    Elia Soriente (Torre Annuziata (NA), 12.4.1922 – Mare, 1.4.1942)
    a cura di Vincenzo Marasco(*)  e Antonio Papa – Centro Studi Storici “Nicolò d’Alagno”

    (Torre Annunziata (NA), 12.4.1922 – Mare, 1.4.1942)

    Alla lieta e cara memoria del Sottocapo Palombaro Soriente Elia, Figlio di Torre Annunziata.

    Questa altra breve storia che voglio raccontare ha anch’essa inizio a Torre Annunziata. Precisamente in quel suo comprensorio, che nei primi anni del Secolo Breve, era considerato ai locali per lo più come un luogo riservato alla borghesia locale, in quanto meno urbanizzato e lontano dal trambusto di quegli agglomerati cittadini in cui era relegato per lo più il popolo torrese.
    Così, nella nascente via Vesuvio, che agli inizi degli anni ‘20 non era altro che una piccola arteria circondata da rigogliosi giardini e su cui si affacciavano poche villette e palazzotti, che dalla industriosa Torre Annunziata menava al più rurale borgo di Trecase, il 12 aprile del 1922 da Francesco e Iovino Lucia, al civico 61, nasce Elia Soriente.
    Elia, per Francesco e Lucia era quel figlio maschio tanto atteso e voluto, considerato come un dono del cielo. Ma a parte le emozioni terrene, egli, come tanti torresi ancora oggi si considerano, nasce come figlio del mare, e attratto da quell’elemento principe in quella lingua di terra dove è cresciuto, un giorno insieme ad un suo caro amico decise di intraprendere la “Carriera”. Fu così che lui e De Santis, il cui nome non ci è dato ricordare, partirono alla volta di Taranto arruolandosi in quella gloriosa Regia Marina Italiana, considerata la regina del Mediterraneo.
    Dai racconti vivi nelle memorie dei suoi parenti, nipoti e cugini, che sono cresciuti con il suo ricordo, si apprende che i due vennero fin da subito assegnati all’equipaggio dell’Incrociatore leggero Giovanni delle Bande Nere, e che solo pochi giorni dal momento della partenza dell’unità navale per un’operazione di guerra in mare aperto, avvenuta da Messina nelle prime ore della notte del 20 marzo del 1942, i due vennero divisi: toccò al De Santis sbarcare e salire a bordo di un’altra unità navale della Marina.
    Fu così che il destino di Elia cominciò a prendere la sua forma e a manifestarsi.
    Il Giovanni delle Bande Nere, uscito dal porto di Messina, così come gli venne ordinato da Supermarina, insieme alla XIII Squadriglia Cacciatorpediniere, incrociò la rotta verso il Sud del Mediterraneo con lo scopo di intercettare un convoglio navale inglese partito da Alessandria e diretto verso Malta.
    L’operazione non partì sotto il buon auspicio meteorologico. Ciò è dimostrato dai notevoli ritardi accorsi sulle partenze degli incrociatori pesanti, sempre da Messina che facevano parte della stessa divisione navale, i quali a causa del forte vento da SE ebbero problemi a lasciare gli ormeggi. Ma nonostante questo l’operazione andava portata a compimento, nonostante il mare dalla mattinata del 21, montato da un fortissimo vento di Scirocco, divenisse sempre più impetuoso.
    Nella tarda mattinata del 22, l’intera Divisione Navale comandata dall’Ammiraglio Iachino, arrivata poco lontani del Golfo della Sirte, incrociò a lunga distanza il convoglio inglese. Le due squadre cominciarono così a studiarsi con manovre di grande perizia e, lì dove potevano, a scambiarsi colpi di artiglieria navale. Nonostante le condizioni meteo marine fossero in ulteriore peggioramento e rendessero difficile sia la navigazione, sia il contatto visivo tra i convogli che la precisione dei tiri dei cannoni, l’inseguimento e lo scontro tra italiani e inglesi durò per tutta la giornata.
    Alle 16.44, ad avere il primo successo fu proprio il Giovanni delle Bande Nere su cui era imbarcato Elia, che da 14.000 metri centrò con una salva da 152mm l’incrociatore inglese Cleopatra di scorta al convoglio e ammiraglia in quel frangente, arrecandogli seri danni all’angolo destro poppiero della controplancia, lì dove vi erano i sistemi di tiro contraereo. Oltre ciò, per quella salva, il Cleopatra perse 16 marinai.
    Calato il buio volse a termine anche la battaglia, passata poi alla storia come seconda battaglia della Sirte.
    Dopo il combattimento tra le due Marine fu la tempesta di Scirocco, che nel frattempo si era scatenata oltre ogni aspettativa, a rendere alla flotta italiana difficile il rientro verso Messina e Taranto.
    A soffrire più di tutti furono le navi cacciatorpediniere come la Giovanni delle Bande Neve, che per contenere il fortissimo rollio furono costrette a ridurre sensibilmente la velocità di navigazione. Ma nonostante tutti gli accorgimenti presi, i danni del maltempo causato alle unità minori furono ingenti, tanto che due di queste, la Scirocco, ironia della sorte, e la Lanciere, all’alba del 23 marzo vennero affondate dalle sferzate di un mare arrivato fino a forza 8!
    Il Giovanni delle Bande Nere, con un equipaggio già stremato dalla lunga battaglia e da una navigazione difficilissima, proseguì in libertà di manovra verso Messina, presentandosi nel primo pomeriggio del 24 alle sue ostruzioni senza non poche avarie.
    Vista la situazione precaria della nave, bisognosa di urgenti interventi riparatori, venne deciso di cantierizzarla presso La Spezia. Ed è così che la mattina del 1° aprile del 1942, effettuato il posto di manovra, il Giovanni delle Bande Nere, scortato dall’Aviere, dal Fuciliere e dal Libra – quest’ultimo subito rientrato per un’avaria – lasciano l’ormeggio di Messina per dirigersi verso la base navale spezzina.
    Ma c’era poco da stare tranquilli e l’equipaggio lo sapeva benissimo. In quel periodo nessuna navigazione poteva definirsi sicura, maggiormente per un’unità navale malconcia come lo era in quel momento il Giovanni delle Bande Nere.

    Il Sottocapo torrese Elia Soriente, che aveva stretto e sposato l’indissolubile legame col mare, lo sapeva benissimo!
    Alle 8.41 il convoglio navale italiano venne intercettato dal sommergibile britannico Urge, in appostamento nei pressi dell’Isola di Stromboli, lì dove vi era l’accesso settentrionale allo Stretto di Messina. Alle 8.54, l’Urge, già in posizione di tiro, come il cacciatore si pone di fronte alla sua preda, da una distanza di quasi 5000 metri lancia 4 siluri verso il Bande Nere. Dopo alcuni minuti una prima esplosione si verificò a centro nave, seguita da un’altra dopo nemmeno dieci secondi dalla prima: era arrivata la sua fine e con essa si stava compiendo anche il destino del nostro Elia Soriente.
    La nave colpita al cuore, nemmeno in due minuti, sbandò, si piegò nel suo centro fino a spezzarsi in due tronconi che presero la forma di due braccia alzate al cielo nel tentativo di una vana richiesta d’aiuto. Quel momento cruento durò nemmeno tre minuti e della Regia Nave Giovanni delle Bande Nere non restò più nulla se non tanti ricordi e una miriade di storie appartenenti ai suoi marinai, tra cui vi è quella del giovanissimo Elia Soriente, che sarebbe diventato ventenne da lì a qualche giorno.
    Dei 772 marinai del suo equipaggio, 381 scomparvero tra i flutti. Chi ebbe la fortuna di salvarsi, successivamente, ebbe modo poi di raccontare ogni attimo di quanto accadde in quel momento, rendendo così viva la Memoria di quei loro compagni scomparsi tra l’immensità del mare.
    Evviva il Sottocapo Palombaro Elia Soriente!

    Fonti: Archivio Anagrafe di Torre Annunziata, sez. Leva;
    www.difesa.it/Il_Ministro/Onorcaduti.it;
    www.conlapelleappesaaunchiodo.blogspot.com;
    www.regiamarina.netwww.elgrancapitan.orgwww.world-war.co.uk.
    (*) digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome per conoscere gli altri suoi articoli. 

    Vincenzo Pincin
    di Sergio Covolan

    (Campolattaro, 16.4.1923 – Mare, 1.4.1942)

    Vincenzo Pincin, nato a Campolattaro il 16 aprile 1923, era un motorista navale imbarcato sulla regia nave  Giovanni Delle Bande Nere affondato nel Mediterraneo Centrale il 1° aprile 1942 alle ore 09:00. Lui fu uno dei tanti dispersi in mare.

    Vincenzo Pincin era mio cugino di secondo grado.

    Giuseppe Tumminia, mio padre (26.3.1922 – 25.10.2011)
    di Antonino Tumminia

    … riceviamo e con infinito immenso orgoglio pubblichiamo.

    Mio padre, Giuseppe Tumminia, siciliano, era uno dei Cannonieri della Giovanni dalle Bande Nere, quel 1° aprile del 1942, ( sic proprio una pesce d’aprile), era fra i naufraghi. Mi raccontava che si era salvato con altri 40 marinari sopra un pezzo di sughero che galleggiava, e rimasti per 4 ore in quel mare gelido, in attesta di essere ripescato con gli altri sopravvissuti. Sul ponte della nave che li salvò (non ricordo il nome della nave), c’erano tutti i suoi compagni morti, distesi in fila sul ponte. Le macchie di petrolio o nafta che avevano bruciato i suoi piedi rimasero lì per parecchio tempo. Quanto io, a 18 anni partii militare, mi ritrovai marinaio e fui destinato al Ministero della Difesa, a Roma, lavoravo negli uffici del Ministero, segretario dattilografo, nell’ufficio di una sezione (che ometto) con un Tenente Colonnello, un Maresciallo, un Tenente, con il loro aiuto riuscii a fare avere a mio padre la Croce di Guerra che meritava e che il Ministero non aveva mai rilasciata, forse perché mio padre non sapeva cosa fare per ottenerla, assieme a quell’attestato gli spedii una foto della “Bande Nere”; venni a sapere dopo, che pianse tanto nel rivederla, pensando ai suoi amici morti.Mio padre ormai non c’è più, ma sulla stanza dove ha trascorso gli ultimi anni della sua vita, c’è ancora in cornice la sua Croce di Guerra, con la sua foto di allora e la Giovanni dalle Bande Nere, che mi rendono orgoglioso di mio padre, per l’uomo e il marinaio che è stato.
    Antonino Tumminia

    Gent.mo Sig. Vinciguerra
    Ringrazio Lei, per il suo interessamento per mio padre Giuseppe. E’ nato a Palermo il 26.3.1922 e nel 2011 è partito per il suo ultimo viaggio. Purtroppo io non mi trovo a Palermo perché dal 1975 mi sono trasferito nel Modenese dove attualmente risiedo, a Palermo è rimasto uno dei miei fratelli, al quale chiederò di inviarmi la foto dell’attestato della Marina Militare e una foto ritratto di mio padre di allora. Appena riceverò questo materiale sarà mia cura farle pervenire. Pere ciò che riguarda eventuale missione non ricordo nulla in merito, da quello che mi raccontava, stavano per andare per riparazioni, quando i due colpi di siluro del Surge, affondarono la Bande Nere, mio padre fortunatamente si trovava sul ponte ed è riuscito a tuffarsi appena in tempo, proprio mentre la nave si spaccava in due tronconi e affondava verticalmente. Mi ha raccontato molte cose della sua vita militare e di quando è stato prigioniero dei francesi e delle umiliazioni subite da lui e dagli altri italiani, ma ho vergogna a raccontarle degli sputi ricevuti dai francesi  mentre, prigionieri, in corteo, sfilavano  per le vie e dai balconi i nostri cugini francesi gli sputavano addosso, al punto che arrivati a destinazione erano proprio bagnati. Riguardo stazionamenti o trasferimenti non so dirle nulla, per certo so che stava a Messina, perchè mi raccontava che scaricavano i bossoli dalla nave sul molo a Messina (dove c’è ancora oggi la base navale, Martello Rosso o qualcosa di simile… dove anch’io sono stato solo per 15 giorni prima del mio congedo) Il suo imbarco è stato il primo ed unico,  con la categoria  di Cannoniere, appena in tempo per  imparare a sparare,  …con la bocca aperta per non farsi saltare i denti daii contraccolpi delle cannonate.Appena possibile le invierò i materiali.
    Un Cordiale saluto. Antonino TUMMINIA.

    Gent.mo Sig. Vinciguerra,
    Spesso mi rivedo accanto a  mio padre, ad ascoltare i suoi racconti di guerra,  della sua prigionia, e dei posti visitati, e non ricordo tante cose, ma alcune mi sono rimaste impresse nella mente, magari sono dei flash, ma sono immagini che ancora navigano nella mia mente. Ricordi di umanità,  anche di sorrisi, d sofferenze e di furbizie per sopravvivere in campi di prigionia. Credo che lo shock di quel naufragio se le portato addosso come un vestito nero, come un lutto perenne, per la sua bella nave e l’umanità dei suoi compagni. Ironia della vita, l’ultima notte della sua vita, trascorsa in ospedale,  passata a raccontare, al dottore di turno, storie di marinaio della Bande Nere, il dottore stesso, meravigliato della sua improvvisa dipartita, ci raccontò, che  trascorse molto tempo a parlare della guerra, all’alba, si è imbarcato per l’ultimo viaggio, questa volta non doveva stare ai cannoni e non doveva sparare, viaggiava verso l’amore e la luce, dove troviamo tutti quelli che ci hanno amato e una schiera di amici, in parata militare, che lo aspettano a bordo di una anima d’amore.                                                                                                                                                                          Antonino Tumminia 

    Caro Ezio, un anno il 2020 purtroppo con un mare agitato, sperando che questo mare si calmi lasciandoci navigare con serenità, colgo l’occasione  di inviarti i più sinceri.
    Ti allego un’illustrazione che ho realizzato modificando un disegno del Bande Nere, che come tu sai ci sono legato per mio padre che era cannoniere su questo incrociatore. Un abbraccio e cari saluti e auguri per tutti i tuoi lettori della Voce del Marinaio da  Antonino Tumminia.

    Filippo Lo Piparo
    di Claudio Spanò

    (Bagheria (PA), 8.10.1920 – Mare, 1.4.1942)

    … riceviamo e con immenso orgoglio e commozione pubblichiamo.

    Buonasera,
    Filippo Lo Piparo era mio prozio, fuochista della regia nave Giovanni Delle Bande Nere e perito l’1.4.1942 nell’affondamento (disperso). Abbiamo da poco trovato queste foto che le invio, chissà che qualcun altro riesca a riconoscere i marinai che sono con lui in foto, con tutta probabilità anch’essi sulla stessa nave. Filippo è quello in basso a sinistra. Gli altri non so. Se le fa piacere può pubblicare queste foto nel suo sito.

    Era nato a Bagheria (PA) l’8.10.1920.
    Grazie per il suo lavoro di memoria.
    Cordiali saluti.

    Nota
    Sull’elenco dei Caduti e Disperi della Marina Militare è  riportato il cognome Lo Pipero.

    Si consiglia la lettura del seguente link:
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2021/04/1-4-1942-affondamento-della-regia-nave-giovanni-delle-bande-nere-4/

    Fiorenzo Locci
    di Michael Locci

    (Monastir 12.4.1918 – Mare, 1.4.1942)

    … riceviamo e con immenso orgoglio misto a commozione pubblichiamo.

    Salve,
    sono Michael Locci pronipote del Sottocapo Cannoniere Fiorenzo Locci  deceduto il 1° aprile 1942 sul regio incrociatore Giovanni delle Bande Nere.


    Vorrei inviarli delle foto, come scopo storico e anche per ricordarlo…
    Vi ringrazio anticipatamente.


    Lo zio era nato a 
    Monastir il 12 aprile 1918.
    Saluti.