Poesie

  • Il mare nelle canzoni,  Marinai,  Marinai di una volta,  Poesie,  Recensioni,  Un mare di amici

    Onda, essenza del mare

    di Pancrazio “Ezio”Vinciguerra

    OMAGGIO A PAOLO CONTE

    Le onde sono la linfa del mondo e di noi stessi, un continuo divenire. Non vi è essere umano, così come non vi è specchio di mare, per quanto piccolo, che conosca l’immobilità assoluta. Tanti gli scrittori e gli intellettuali che hanno dedicato almeno una riga, una riflessione alle onde. E’ quasi impossibile non ritrovare in noi, uno degli stati d’animo espressi nei loro versi. Onde e onde di parole che ci portano nel mare dei pensieri e che solcano ed esplorano ogni angolo recondito della nostra memoria, della nostra esistenza.

    Le onde sono la voce, la pelle e le braccia di un corpo liquido che dalla notte dei tempi seduce l’uomo, dispensando vita e morte, frenandone e stimandone le ambizioni nell’unico dominatore comune della nostra esistenza.

    Le onde sono l’essenza del mare: “la prima immagine con cui lo identifichiamo”. Plasmano i continenti e i nostri pensieri. Sono capaci di una forza distruttrice che probabilmente non ha eguali sul pianeta, eppure, da sempre, sono muse ispiratrici di sentimenti, passioni, poemi, canzoni. Un inno alla libertà.

    Questo articolo, casualmente scritto di getto dopo aver sentito e risentito il brano capolavoro di Paolo Conte, è dedicato a tutti gli amici musicanti e naviganti di facebook …che non si stancano mai di “condividere”.

    Onda su onda
    (testo e musica di Paolo Conte)

    Che notte buia che c’è…
    povero me… povero me…
    che acqua gelida qua…
    nessuno più mi salverà
    son caduto dalla nave, son caduto,
    mentre a bordo c’era il ballo…
    Onda, su onda,
    il mare mi porterà,
    alla deriva,
    in balia di una sorte
    bizzarra e cattiva
    onda, su onda,
    mi sto allontanando ormai
    la nave è una lucciola
    persa nel blu,
    ma i più… mi salverò .
    Sara… ti sei accorta…
    Tu stai danzando insieme a lui…
    ad occhi chiusi
    ti stringi a lui…
    Sara… ma non importa…
    Stupenda l’isola è
    il clima è dolce intorno a me
    ci sono palme e bambù
    è un luogo pieno di virtù
    Steso al sole
    ad asciugarmi il corpo e il viso
    guardo in faccia il paradiso
    Onda, su onda,
    il mare mi ha portato qui
    ritmi, canzoni,
    donne di sogno,
    banane, lamponi
    onda, su onda,
    mi sono ambientato ormai
    il naufragio mi ha dato la felicità
    che tu… tu non mi dai.
    Sara… ti sei accorta…
    Tu stai danzando insieme a lui…
    ad occhi chiusi
    ti stringi a lui…
    Sara… ma non importa…
    Onda, su onda,
    mi sono ambientato ormai
    il naufragio mi ha dato la felicità
    che tu… tu non mi dai.
    Onda, su onda,
    il mare mi ha portato qui
    ritmi, canzoni,
    donne di sogno,
    banane, lamponi
    onda…
    onda…

  • Attualità,  Poesie,  Racconti,  Recensioni,  Storia

    21.3.1921, per non dimenticare Alda Merini

    di Alda Merini

    Alda Merini, un’isola di saggezza in un mondo di follia.

    Poetessa visionaria e lucida, mente tremula e forte, cuore di oceano in un corpo senza pelle.


    Sono una donna anziana, di 76 anni, malconcia, che ha subìto diversi interventi di cui l’ultimo all’anca e quindi faccio fatica a muovermi. Mi piacerebbe uscire, scendere le scale (non ho l’ascensore) e fare una passeggiata per le vie della città, bere un caffè al bar, sorretta dal mio bastone. Ma ho paura. Paura del mondo attorno perché è così spaventosamente cambiato. Io sono stata in manicomio per tanti anni, ma dopo la legge Basaglia (legge 180 che ha fatto chiudere i manicomi) i matti sono in giro e hanno ragione di essere matti: c’è troppo odio in questa società. Un odio che ha devastato l’Italia e che rende le persone ignoranti, aride e cattive. Non c’è più amore per nessuno. E per assurdo affermo che mi sentivo più sicura in manicomio, anche se so che con questa mia affermazione urterò la sensibilità di molti: io vorrei che riaprissero i manicomi. Dico di più, vorrei ritornarci. Tra le mie quattro mura non mi sento sicura, ho dei vicini terribili, persone inqualificabili. Mi disturbano con il silenzio, se facessero rumore mi farebbe piacere, vorrei sentire le grida dei loro bambini, invece niente, silenzio tombale che mi porta a domandare “sarà in casa?”. Poi improvvisamente questo silenzio viene rotto da un rumore violento che ti fa sobbalzare perché non te l’aspettavi e se sei fragile di cuore può anche farti male. È una tortura morale. Madre Teresa di Calcutta diceva che c’è qualcosa di più grave dell’omicidio colposo: l’indifferenza, che può arrivare a uccidere un uomo. Ecco, i miei vicini mi trattano con indifferenza. Non parlano, non si rivelano, fanno comunella tra loro, continuano a vedermi come la donna che è stata in manicomio, una sorta di stigam impresso addosso, che mina la mia identità personale, per loro io sono ancora matta, e anche mia figlia lo è, per il solo fatto di essere nata da me. Ma i veri disturbati di mente sono loro. La gente odia la malattia mentale perché ha paura di essere uguale al malato di mente, molti non lo sanno che sono già uguali ai pazzi. E così li emarginano credendosi sani. I miei vicini di casa ricostruiscono la mia pazzia. Sparlano alle mie spalle perché la mia casa è disordinata, per loro vivo nella sporcizia, loro invece hanno case asettiche, perfette e impersonali ma non si rendono conto che vivono nella sporcizia morale. Il fatto che non mi rivolgano la parola è drammatico.
    (testimonianza pubblicata su D – la Repubblica delle Donne)

    Tramonto sul lago
    “Vibra d’un ultimo sospiro
    il giorno incandescente,
    provando a trattenere
    il calore che svanisce;
    rosso di stanchezza
    s’inabissa il sole
    nell’acque increspate
    a incontrar ristoro,
    e passa alla sera intatto
    il testimone dei pensieri.”
    Alda Merini (1931 – 2009)


    Ponza, il faro della guardia (Alda Merini)
    “Quello è il faro
    e noi
    sui gradini dell’immaginazione
    indoviniamo i flutti dove vanno. …”
    Alda Merini (1931 – 2009)

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Per Grazia Ricevuta,  Poesie

    La vita

    La vita
    (Pancrazio “Ezio” Vinciguerra)

    La vita è l’ultima abitudine 
    che dobbiamo perdere 
    perché è la prima che abbiamo preso.
    La felicità, come la vita, è
    l’unica cosa che possiamo dare.
    La felicità non è una barca
    da attraccare in un porto
    ma è il modo di viaggiare: cioè la vita stessa.

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Poesie,  Recensioni

    C’è una cosa che vorrei dire sull’amore

    di Fabio Longo

    C’E’ UNA COSA CHE VORREI DIRE SULL’AMORE
    di Fabio Longo

    “L’amore è un sentimento strano. 
    C’è senza esistere, 
    si nutre di stati d’animo di ogni tipo,
    non segue vie logiche
    o prevedibili.
    A volte provoca dolore,
    lacrime e sofferenza.
    È un sentimento nobile
    perché immune da calcoli
    di convenienza economica o di altro tipo.
    È trasversale all’età,
    perché vive e cresce nel tempo.
    È uno dei pilastri del mondo
    anche se, a volte,
    sembra fragile e indifeso, anche
    se c’è se sempre una cosa…
    che vorrei dire sull’amore”.

  • Attualità,  Per Grazia Ricevuta,  Poesie,  Recensioni,  Storia

    Cambiare la storia

    PER GRAZIA RICEVUTA

    Cambiare la storia (don Tonino Bello)

    Chi spera cammina,
    non fugge!
    Si incarna nella storia!
    Costruisce il futuro,
    non lo attende soltanto!
    Ha la grinta del lottatore,
    non la rassegnazione che disarma!
    Ha la passione del veggente,
    non l’aria avvilita di chi si lascia andare.
    Cambia la storia, non la subisce!