Poesie

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    Preghiera per i Marittimi defunti

    tratta dal libro di R. Cisternino e G. Porcaro
    ” La marina mercantile napoletana “

    Benedici, o Signore,
    nel canto eterno del mare
    i valorosi Marinai del nostro golfo
    e tutti i figli dei golfi del mondo
    già giunti all’ultima sponda.

    Essi conobbero l’urlo della tempesta
    e lo strazio del naufragio;
    la sfida dei venti e l’insulto della guerra;
    la nostalgia della casa
    ed il forzato distacco dai propri affetti;
    la rinuncia alle gioie familiari
    ed il solitario dolore dei propri lutti.

    Navigarono non da vanità spinti
    o da bramosia di gloria
    ma solo da obbedienza al proprio dovere
    ed al proprio onore.

    Benedicili o Signore!

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    Preghiera del mare

    di Giovanni Presutti (*)

    Ezio carissimo,
    quando ero destinato al nostro Ministero (Marinequip, 1^ Divisione, Scuole, 1958), feci questa poesiola. Se credi pubblicarla, te ne sarei molto grato. Un caro abbraccio fraterno. Giovanni.

    PREGHIERA DEL MARE

    Muggisce il ponente.

    Giù nella scogliera

    lacrima al dì morente

    il mare ‘na preghiera:

    “Dell’odio la salma

    il vento spazzi via.

    Domani novella alma

    sorriso e pace dia”.

    Ma l’uomo come ieri

    con elmo il capo adorna,

    in lacrime e pensieri

    la prece al mar ritorna.

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    Ora malinconia ora dolcezza

    di Enzo Arena (*)
    La pioggia dolcemente s’intrattiene.
    Che compagnia mi fa lungo quel vetro!
    Si attarda, poi riparte e mi sovviene;
    tutti pensieri che si porta dietro.
    Mi riporta a quel tempo che è passato
    ora malinconia ora dolcezza,
    e scende lenta e il vetro si è appannato;
    lenta e soave come una carezza.
    Faccio con la mano un po’ di chiaro,
    tolgo l’appanno, svanisce ogni pensiero;
    scende la goccia lenta ed oltre il vetro
    tutto mi appare ma niente sembra vero.
    (*) digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome per conoscere gli altri suoi scritti.
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    Tutti i giorni Dio concede

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra (2010)

    Tutti i giorni Dio ci concede
    (Pancrazio “Ezio” Vinciguerra – 2010)
    – insieme con il sole –
    un momento in cui è possibile
    cambiare tutto ciò
    che ci rende infelici.
    Tutti i giorni
    noi cerchiamo di fingere
    che non ci accorgiamo
    di questo momento,
    che esso non esiste,
    che oggi è uguale a ieri
    e sarà uguale a domani.
    Ma chi presta attenzione
    scopre l’istante magico.
    Esso può essere nascosto
    nel momento in cui
    la mattina infiliamo
    la chiave nella porta,
    nel silenzio dopo la cena,
    nelle mille e una cosa
    che ci sembrano uguali.
    Questo momento esiste,
    un momento in cui
    tutta la forza delle stelle
    ci passa accanto,
    e ci permette di fare miracoli.

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    24.4.2013, in ricordo di Tiziana Merli

    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra e gli amici della mensa di Palazzo

    Ciao Tiziana “Titti” Merli

    Ciao Titti hai lasciato una scia indelebile a Palazzo Marina. Adesso sorridi anche agli angioletti che si mettono in fila per il rancio…

    La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano
    quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami!
    Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza.
    Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?
    Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:
    il tuo sorriso è la mia pace.
    Sant’Agostino

    Scopri la vita (Tiziana Merli)
    Prendi un sorriso,
    regalalo a chi non l’ha mai avuto.
    Prendi un raggio di sole,
    fallo volare là dove regna la notte.
    Scopri una sorgente,
    fa bagnare chi vive nel fango.
    Prendi una lacrima,
    posala sul volto di chi non ha pianto.
    Prendi il coraggio,
    mettilo nell’animo di chi non sa lottare.
    Scopri la vita,
    raccontala a chi non sa capirla…

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    23 aprile San Giorgio: le navi della Marina Militare

    di Marino Miccoli

    Il 23 aprile di ogni anno si festeggia un grande santo: San Giorgio. La devozione verso questo Santo cavaliere è molto diffusa da tempi assai lontani in tutta la Cristianità, in Russia come in Gran Bretagna, in Italia come in Portogallo; innumerevoli sono le persone che hanno ricevuto il giorno del loro battesimo questo bel nome; esso deriva dal greco ‘ghergós’ che significa ‘agricoltore’. Più volte la Marina ha imposto il nome di San Giorgio alle sue più prestigiose unità. A tal proposito è doveroso ricordare la gloriosa vicenda del Regio Incrociatore Corazzato SAN GIORGIO, la nave che durante l’ultimo conflitto mondiale nella difesa del porto si meritò il titolo di “Leonessa di Tobruk”, proprio nel momento in cui la città della nostra colonia Libica subì l’attacco degli Inglesi. Mio zio Vittorio Polimeno (era maresciallo della Regia Aeronautica e a quell’epoca si trovava in Libia) mi narrava che la nave San Giorgio è rimasta ormeggiata nel porto di Tobruk per circa otto mesi respingendo con le sue poderose bocche da fuoco i continui ed ostinati attacchi che gli erano stati condotti contro dal mare e dal cielo. Quando apriva il fuoco con tutte le sue armi, il Regio Incrociatore si trasformava in un vero e proprio vulcano e per questo gli Inglesi, soprattutto i piloti della R.A.F., avevano imparato a temere sempre le sue energiche reazioni. Nella notte fra il 21 e il 22 gennaio 1941, dopo aver fronteggiato l’avanzata dell’VIII Armata inglese, questa superba unità che aveva partecipato a tre guerre, era autoaffondata dal suo equipaggio per evitare che cadesse in mano nemica.
    La leggenda di San Giorgio nei secoli è stata alimentata anche dal racconto che segue. Si narra che, ai tempi del Santo, in un’angusta grotta situata nei pressi di Lydda, in Terra Santa, si era rintanato un enorme drago, perciò chiunque si fosse avvicinato sicuramente sarebbe stato sbranato da quella bestia feroce e immonda che spandeva il suo puzzo mefitico e pestilenziale nell’aria circostante, ammorbandola. Dopo alcuni giorni il drago affamato si diresse verso il paese per sfamarsi con le persone che vi abitavano e siccome tutti i cittadini temevano di essere sbranati, si riunirono in assemblea e si decise di tirare a sorte per stabilire chi sarebbe stato dato in pasto per primo a quella terrificante bestia.
    Fu estratto proprio il nome di Rosella, la giovane e bella figlia del re. A bordo di una carrozza, la principessa fu condotta dinanzi alla tana del drago. La folla che l’accompagnava piangeva disperatamente per l’atroce destino al quale la fanciulla era condannata. Proprio in quel momento passò per quella contrada San Giorgio il quale, colpito dai pianti e dalle grida di dolore del popolo, ne chiese il motivo. Conosciutane la causa, il Santo si recò dal re e gli disse:
    – “Io sono Giorgio, cavaliere di Cristo, e m’impegno ad uccidere il drago crudele e a salvare la vostra adorata figliola!”.
    Il re fiducioso rispose:
    – “Oh valoroso cavaliere! Se riuscirete in quest’impresa vi darò in dono metà del mio regno!”.
    – “Non accetto nulla di ciò” rispose S. Giorgio e, dette queste parole, si fece indicare dove fosse la grotta del drago e in sella al suo candido destriero vi si diresse risolutamente.
    Giunto dov’era l’orrenda bestia, si trovò presto al suo cospetto ed ingaggiò con quella un’accesa lotta. San Giorgio stava per avere la peggio quando il suo cavallo, con un balzo prodigioso, consentì al cavaliere di trafiggere con la sua lancia il drago, uccidendolo.
    La principessa era alfine salva e con lei tutti gli abitanti del paese. Il Santo fece montare in sella al suo destriero la regale fanciulla ed insieme giunsero al palazzo. Egli consegnò Rosella al re e disse: – “Maestà, ecco vostra figlia. E’ salva!”.
    – “Prodigioso cavaliere! – esclamò esultante il re – avete mantenuto la promessa, ora io manterrò la mia!”.

    Ma San Giorgio rispose:
    – “Io voglio solo che voi, maestà, ed il vostro popolo siate battezzati nella vera fede e gridiate esultanti il nome di Cristo nostro Signore e Salvatore e di colui che ha vinto il drago selvaggio”.
    Da quel giorno nacque una grande devozione verso il Santo che presto si propagò in tutta la Cristianità.

    Forse nessun santo ha riscosso tanta venerazione popolare quanto San Giorgio e, a testimonianza di ciò, sono innumerevoli le chiese dedicate al suo nome; anche la Parrocchiale di Spongano (il mio paese d’origine, nel Salento) è stata a Lui dedicata quando fu consacrata nel lontano 1768.
    Giova precisare che non soltanto nella Cristianità, ma anche i  musulmani lo onorano; infatti gli diedero l’appellativo di ‘profeta’. Per il grande coraggio ed il valore dimostrati, fu acclamato Patrono della gente in armi e della Cavalleria in particolare.
    Le nazioni e le città che hanno eletto il Santo come proprio Patrono sono numerose: è Patrono del Portogallo, dell’Inghilterra e della Russia; il nome dello stato della Georgia (dove si festeggia il 14 agosto di ogni anno) deriva proprio da Lui; tra le diverse città prime fra tutte le città marinare di Genova, Venezia e Barcellona da cui i cavalieri Crociati partivano per l’Oriente. La croce rossa in campo bianco di San Giorgio è il vessillo della regione Lombardia e, sovrapposta alle croci di Sant’Andrea e di San Patrizio, costituisce l’Union Jack che è la bandiera della Gran Bretagna. Il Santo è ancora oggi invocato contro la peste, la lebbra, la sifilide, i morsi dei serpenti velenosi, le malattie della testa e le popolazioni dei paesi situati alle pendici del Vesuvio lo supplicano contro le devastanti eruzioni del vulcano. A conclusione di questo mio scritto voglio riportare di seguito una bella preghiera in dialetto calabrese che è stata dedicata proprio al grande santo, s’intitola:

    U vintitrì d’aprili”
    U vintitrì d’aprili
    Giorgiu Santu trapassau
    a sua santa, bella gloria
    mparadisu sa levau.
    Lu celu nci l’apriu li sacri porti,
    na quantità d’Angeli calaru
    e tutti chi cantavanu orazioni
    e cantavanu scheri scheri
    “Viva San Giorgi, nostru cavalieri!”

    Il ventitrè di aprile
    San Giorgio morì
    la sua santa, bella gloria
    in paradiso se l’è portata.
    Il cielo gli ha aperto le sacre porte,
    una quantità di Angeli scesero
    e tutti che cantavano orazioni
    e cantavano a schiere a schiere
    “Viva S. Giorgio, nostro cavaliere!”

    La storia
    Alla nave è stato assegnato il nome di San Giorgio, il soldato che fu martire in Palestina ancora prima dell’ascesa dell’Imperatore Costantino.
    L’immagine che l’unità ha adottato per il suo Crest è la riproduzione di quella che abili ed esperte mani di pittori e scultori hanno saputo interpretare e tramandare fino a noi: il coraggioso guerriero a cavallo ripreso nell’atto di trafiggere con la sua lunga lancia l’enorme drago. Di San Giorgio non è possibile tracciare il profilo della vita reale poiché essa sconfina fino a confondersi con la leggenda.
    Si narra infatti di un drago che, uscendo dalle acque di un lago, insidiava gli abitanti di una città della Palestina. Per placare l’ orribile mostro gli abitanti sacrificavano i più valenti giovani finché fu la volta della giovane e bella principessa.
    Fu in quel momento che San Giorgio, raggiunta la città e appreso il motivo del sacrificio, quando il drago uscì dall’acqua per perpetrare il sacrificio, lo inchiodò al terreno con la sua lunga lancia salvando così la principessa e gli abitanti della città. Subito la leggenda si diffuse ad Occidente e ad Oriente e la letteratura, ma soprattutto l’ arte figurativa, si impossessò del mito tramandandoci l’ immagine dell’eroico soldato vincitore.
    L’immagine a cui invece la Cristianità, attraverso i secoli ha voluto ricondurci, è quella del Santo che, con la sua grande forza sia d’animo che fisica, messa al servizio di Dio e con l’ausilio del Suo Prodigio, esalta la lotta dell’uomo contro il flagello del malefico a vantaggio dell’Umanità. San Giorgio è quindi considerato uno dei primi martiri cristiani dai contorni forti e significativi: la notevole intensità del suo volere e la determinazione delle sue azioni sublimano l’ animo verso alti valori. La figura del Santo si carica così di significati e di valori morali ed etici di tale importanza da decretare la sua nomina a patrono di Nazioni come l’Inghilterra e di città come Genova.
    È stato altresì immediato trasporre, con la figurazione, i molti e complessi valori attribuiti a San Giorgio nel significato e nell’operato a cui la nave con scopi militari e civili deve tendere. Il Crest dell’unità, come detto, è la rappresentazione iconografica di quanto l’ arte classica ha trasmesso fino a noi: un valoroso guerriero che con la sua lancia ferma sul terreno il mostruoso drago.
    Il bordo, doppiamente rifinito da una leggera corda, contiene al suo interno, divisi da due stellette, il motto, “Arremba San Zorzo” alloggiato nel semitondo superiore, e il nome dell’unità con la sigla identificativa “LPD S. Giorgio” sistemati, nel semitondo inferiore.

    Le caratteristiche tecniche dell’attuale Nave San Giorgio
    Tipologia: Nave assalto anfibio;
    Impostata il 27/05/1985;
    Varata il 21/02/1987;
    Cantieri Navali Riva Trigoso;
    Dislocamento: 7790 m;
    Lunghezza: 133,3 m;
    Larghezza: 20, 5;
    Larghezza Ponte di Volo: 20,5 m – lungh: 133,3;
    Immersione: 5,4;
    Apparato motore: 2 motori diesel GMT A-420.12, 2 assi con eliche a passo variabile e pale orientabili;
    Potenza: 12353 KW (16565,64 HP );
    Velocità: 20;
    Autonomia: 4500 mg;
    Armamento: 2 mitragliere binate da 25/90; capacità di trasporto: 350 militari delle truppe da sbarco; 36 veicoli corazzati da combattimento VCC-1 più vari veicoli ruotati;
    Equipaggio: 165;
    Motto: Arremba San Zorzo.

    …armatura di fede e scudo di buona volontà.

    PREGHIERA DEL CAVALIERE COSTANTINIANO

    Signore Gesù,
    che Vi siete degnato di farmi partecipare
    alla Milizia dei Cavalieri Costantiniani di San Giorgio,
    Vi supplico umilmente,
    per l’intercessione della Beata Vergine di Pompei,
    Regina delle Vittorie,
    del valoroso San Giorgio Martire, Vostro glorioso Cavaliere,
    e di tutti i Santi,
    di aiutarmi a restare fedele alle tradizioni del nostro Ordine,
    praticando e difendendo la Santa Religione Cattolica, Apostolica, Romana
    contro l’assalto dell’empietà.
    Essa diventi per me armatura di fede e scudo di buona volontà,
    sicura difesa contro le insidie dei miei nemici,
    tanto visibili quanto invisibili.
    Vi prego affinché possa avere la grazia
    di esercitare la Carità  verso il prossimo
    e specialmente verso i poveri ed i perseguitati
    a causa della Giustizia.
    Datemi infine le virtù necessarie per realizzare,
    secondo lo spirito del Vangelo,
    con animo disinteressato e profondamente cristiano,
    questi santi desideri per la maggiore Gloria di Dio,
    la glorificazione della Santa Croce
    e la Propaganda della Fede,
    per la pace nel Mondo ed il bene dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio.
    Così sia.

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    Stimato mio Maresciallo Vinciguerra,
    con la preghiera degli antichi Cavalieri fondati dall’imperatore Costantino, a te e a tutti i lettori de LAVOCE DEL MARINAIO giungono i miei più cordiali saluti.
    Marinareschi saluti da Marino Miccoli.