Poesie

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Poesie,  Recensioni

    Onofrio Pipoli (1.1.1925 – 1.8.2014)

    di Domenico Pipoli

    (1.1.1925 – 1.8.2014)

    … riceviamo e con immensa gioia pubblichiamo.

    Ciao Ezio,
    puoi postare la foto di mio padre?  Oggi sono 9 anni che non c’é più (1/8/2014).
    Era nato l’1/1/1925, Capo segnalatore nei sottomarini e prigioniero in Germania, poi è transitato nelle Capitanerie: Venezia, Manfredonia, Margherita di Savoia, Molfetta Mola e in ultimo a Bari.

    M.llo Pipoli Onofrio, grazie.

    Che cosa accomuna i Marinai? L’arcobaleno
    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Per Grazia Ricevuta,  Poesie,  Racconti

    29.7.2012, il profumo di zagara di Sicilia era mia madre

    A TUTTE LE MAMME CHE FREQUENTANO QUESTA PAGINA E A TUTTE QUELLE DONNE CHE, CON LA BENEDIZIONE DELLA VERGINE MADRE DI DIO, DIVENTERANNO MAMME.

    La mamma del marinaio emigrante di poppa
    (9.8.1922 – 29.7.2012)

    Vieni… vieni qui a sederti…
    accanto a me… su queste colonne
    che un tempo puntavano al sole,
    che nessun vento ha mai fatto
    vacillare, piantate in questa terra
    come segni di un eterno ritorno…
    siedi e troverò le parole che forse
    non ho mai pronunciato… noi,
    noi uomini dalle mani sempre
    un po’ troppo grosse, dai gesti
    impacciati, dagli abbracci goffi
    e sbadati, noi uomini a volte tiranni
    a volte signori indulgenti,
    noi uomini che lasciamo ai poeti
    sempre i versi migliori, noi uomini
    che amiamo una donne senza
    dirglielo mai… tu, invece, paziente,
    lo hai desiderato in silenzio,
    hai sperato che la tua fragilità
    trovasse riparo nelle mie parole,
    se mai ci fossero state, e per questo
    ha saputo aspettare… lo so bene,
    sono le parole di chi ti ama a
    renderti più forte…ora lo so e sono
    pronto a raccontarti tutte le donne
    che vedo, quando vedo te…
    donne di mare, donne di terra,
    rocce e sirene, sagge come questi
    olivi e forti come queste querce,
    tenaci e impenetrabili come
    i veli neri che coprono il capo
    delle nostre vecchie, donne con
    le labbra rosse e la pelle cotta
    dal sole, donne così facili da amare
    che vivono nei campi come zingare
    a bagnare mani nell’acqua,
    a lavare vesti di uomini che
    a loro solo appartengono,
    oppure silenziose sui ciottoli
    sconnessi del sagrato di una
    cattedrale, donne dagli occhi
    come binari che corrono fino
    alle terre dove tutte le memorie
    sono custodite…

    (*) tratta dall’opera teatrale “Girgenti amore mio”
    di Gianfranco Jannuzzo e Angelo Callipo

    La mamma del marinaio emigrante di poppa - www.lavocedelmarinaio.com

    La mamma del marinaio di Enzo Arena
    Oggi è la festa della mamma ed un omaggio alle mamme della gente di mare mi sembra doveroso.
    Che siano ancora con noi o che siano in cielo, le nostre mamme hanno sempre vegliato e continuano a vegliare su di noi. Hanno gioito e continuano a gioire delle nostre felicità ma hanno, e continuano ad avere sempre, il pensiero e la pena per la nostra lontananza. Sempre a pregare in silenzio nelle notti di burrasca ed a sprizzare felicità solo per una nostra telefonata. A loro basta vederci tornare e noi ricambiamo con un “grazie” che per quanto grande sia non è mai grande abbastanza.

    La mamma del marinaio (Enzo Arena)

    Alito dolce e senti il suo profumo.
    Quando hai bisogno ti sfiora una carezza.
    Se stringi i pugni la senti a te vicino
    e la burrasca diventa dolce brezza.

    La vedi li, affacciata alla finestra,
    che scruta il tempo …il tempo di rientrare.
    Vedi il suo volto, le rughe, il suo pensiero.
    E’ sempre li …sta sempre ad aspettare.

    E’ brivido caldo che scorre nelle vene.
    Se chiudi gli occhi la puoi anche vedere.
    Questa è la mamma che un giorno Dio ci ha dato.
    Questa è la mamma di chi va per mare.

    La mamma dei marinai - www.lavocedelmarinaio.com

    Il profumo di zagara di Sicilia era mia madre
    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra


    PER GRAZIA RICEVUTA
    Ogni 29 luglio, scrivo piano piano a te, che ho amato al mondo, a te che mi sorridi e mi abbracci, a te che mi hai lasciato addosso l’inconfondibile profumo di zagara di Sicilia che ho annusato tante volte avvicinandomi ai tuoi capelli ricci neri, proprio come i miei. Hai saputo avvolgermi nei momenti di bisogno e poi mi hai fatto camminare lungo questo cammino che mi ha portato lontano da te e che mi ricongiungerà a te. Te ne sei andata via, in punta di piedi, senza lamentarti, come tua abitudine, lentamente. Appena in tempo per assaporare l’ultimo sorriso, abbracciarti per l’ultima volta e sentire addosso quell’inconfondibile profumo di acqua di colonia “Fiore d’Arancio”. 
Mi viene da piangere ma non verso una lacrima perché quando chiudo gli occhi, e ti penso, sto bene e sono felice, e proprio come allora vedo il tuo sorriso, sento il calore del tuo abbraccio, e annuso tra i tuoi capelli neri ricci, proprio come ai miei, il profumo della zagara di Sicilia.