Poesie

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    Angelo Cerro (Quiliano, 25.9.1911 – 11.5.1994)

    di Bruna Cerro
    segnalato da Giuseppe Grosso

    (Quiliano, 25.9.1911 – 11.5.1994)

    MARINAIO

    Ci siamo incontrati

    In un giorno di dicembre.

    Tu eri appena arrivato

    Io nata da poco.

    Ho visto

    I tuoi occhi azzurri,

    il tuo sorriso,

    la divisa blù.

    Più tardi

    posavi il tuo berretto

    sui miei riccioli neri

    mentre i tuoi capelli

    senza riccioli,

    piano piano,

    se ne andavano.

    La guerra ti ha portato via,

    lontano,

    e ci ha rubato

    tanti giorni felici.

    Sei tornato a casa

    senza la divisa blu,

    l’avevi  lasciata dove eri stato prigioniero.

    Sei tornato

    con tanti ricordi tristi

    e non hai più indossato

    la divisa della Marina

    ma solo quella

    di un tenero papà.

    Bruna Cerro – figlia del Marinaio Angelo Cerro

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    23-28.9.1943 Cefalonia – Aveva tre figli maschi


    di Vittorio Fioravanti Grasso

    Aveva tre figli maschi
l’uomo in nero appartato 
in fondo al salone 
- tre figli – e glieli hanno 
tutti e tre ammazzati.

    I° – 
Il primo gli morì braccato 
nell’isola di Cefalonia 
gridando “Viva l’Italia” 
in faccia al branco nazista 
del plotone d’esecuzione. 

Quando partì orgoglioso 
con in pugno il fucile 
su un lungo treno d’armati 
c’erano labari e gagliardetti 
inni di gloria e morte. 

Raccolti in sacchetti 
miseri resti d’ossa e brandelli 
di panno incrostato a grumi 
di terra ostile. Così è tornato dal fronte 
vent’anni dopo 
la fine dell’ultima guerra. 

C’erano tante transenne 
alla stazione della ferrovia 
l’immancabile tricolore 
e qualche bandiera rossa 
un ministro ci venne a fare 
un discorso di democrazia. 
Usò lunghe frasi contorte 
non disse una volta “Patria”. 
Non fu neanche il caso di piangere 
davanti ai parenti presenti. 
Quello non era un ritorno

    II° 
Anche il secondo 
gli fu messo al muro. 
L’8 settembre non seppe che fare 
seguì un tenente sui monti 
e continuò a sparare e a sparare. 
Cambiò solo il bersaglio dei tiri 
e mirò sui tedeschi e i fascisti. 
Durò un’alterna stagione 
d’imboscate e di fughe 
poi fu tradito e preso 
con altri compagni 
dai partigiani slavi di Tito. 
Neppure gli chiesero il nome 
all’incredulo combattente 
Cadde legato le mani dietro 
senza un pianto né un grido. 
Nella fossa comune 
giù nell’indegna foiba 
ne gettarono cento.

    III° 
Nel dopoguerra a quell’uomo 
gli uccisero persino il terzo 
l’ultimo che gli era rimasto . Era riuscito a scamparla 
dietro a un torno dell’officina 
- troppo giovane 
per spianare un mitra si disse – 
protetto da un prete e la madre 
vi rimase nascosto per mesi 
poi tornate le cose normali 
tornò al suo lavoro. 

Ma durante uno sciopero in piazza 
vennero ben presto alle mani 
e fra attivisti ed agenti 
tra sassate e legnate 
esplosero un paio di colpi. 
E quando infine fecero largo 
attorno alla chiazza di sangue 
c’era lui sul selciato 
lungo disteso scomposto 
con due buchi nel corpo. 

Perizie e controperizie 
sulle pallottole estratte 
non hanno chiarito mai nulla 
dell’arma assassina.

    IV° 
E’ ancora là quell’uomo 
continua in silenzio appartato 
in fondo al buio locale. 
Sta seduto senza neppure bere 
e non legge il giornale
non dà retta alla radio 
né guarda in faccia nessuno. 

Chi gli passa vicino
senza potergli parlare 
viene poi al banco a chiedermi 
cosa abbia in mente 
quel tizio così scontroso. 

Ed io non so far altro 
che raccontare 
ancora una volta la storia 
di quei suoi figliuoli 
morti ammazzati. 

E lui di laggiù me l’ascolta.

    Luglio 2005 

Primera edición
 PREMIO DE POESIA Y DE ARTES VISUALES “MIGUEL ANGEL”
 Valencia, Venezuela, julio 2007. 
Presidente del Jurado Calificador: Valeriano Garbin

Primo Premio di Poesia 
VITTORIO FIORAVANTI
autore della migliore silloge di poesie liriche “Il sapore di te”

”E ti so esistere ignaro” / “Verso l’estremo volo” / “Quell’ora ancora” / “Aveva tre figli maschi” / “Corpo in meditazione” / “A fari spenti due bici” / “Mi sei vicina tu, mi sei accanto (Attese d’amore e morte) / “Il sapore di te, Mamma Clara” / “Morte d’un Italiano” / “Ciottoli in Garfagnana”.


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    Francesco Gullace (Gioia Tauro, 21.9.1922 – Mare, 17.12.1942)

    di Rosario Gullace e Giuseppe Magazzù (*)

    banca-della-memoria-www-lavocedelmarinaio-com

    (Gioia Tauro, 21.9.1922 – Mare, 17.12.1942)

    «Era il 17 dicembre 1942 e il Marinaio Fuochista di leva Francesco Gullace faceva parte dell’equipaggio del Regio cacciatorpediniere Aviere.regio-cacciatorpediniere-aviere-www-lavocedelmarinaio-comFu dichiarato disperso con l’affondamento della nave. 
Quel giorno l’Aviere, alla sua 41^ missione di scorta convogli, navigava unitamente al regio cacciatorpediniere Camicia Nera a protezione di un mercantile tedesco, con rotta da Napoli a Biserta. Giunto a circa quaranta miglia a nord della cittadina tunisina, il sommergibile britannico Splendid gli lanciò contro due siluri affondandolo.
    Solo trenta furono i superstiti».

    A mio Padre
    di Rosario Gullace

    17.12.1942 a mio papà marinaio fuochista sulla regia nave Aviere perito per la Patria
.

    …ero in fasce quando quando perì per la PATRIA e io lo ricordo così.
    17 dicembre 1942, il regio cacciatorpediniere Aviere, di 2460 tonnellate, viene improvvisamente colpito da due siluri lanciati dal sommergibile britannico P.228 Splendid affondando immediatamente alle ore 11.15 nel punto 38°00’N – 10°05’E, a nord di Biserta.
    L’unità era partita il 16 dicembre da Napoli insieme al regio cacciatorpediniere Camicia Nera, di scorta alla motonave tedesca Ankara, diretta a Biserta.

    Ho conosciuto in fasce;

    il mio genitore…
    
Un giovane ragazzo tutto Ardore.

    Mi teneva in braccio, 
    con AMORE…

    Sicuro… 
    Io sentivo 
Il suo Calore…
    
In guerra diede tutto.
    
Il suo valore…
    
La Patria… 
    Lo ricorda…
    
Vive in me….
    Il figlio mio.
    
Ne porta il nome.
    (16.12.2012)

    (*) IN MEMORIA DI GIUSEPPE MAGAZU’ SCOMPARSO NEL 2018