Per Grazia Ricevuta

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    Pino Daniele (Napoli, 19.3.1955 – Roma, 4.1.2015), di te ci resterà il mare

    (Napoli, 19.3.1955 – Roma, 4.1.2015)

    Ciao Pino di te mi resterà il mare di questa immagine, perché chi “tene ‘o mare” si accorge di tutto quello che succede e cammina con la bocca salata, “o ’ sape ca è fesso e cuntento perché chi tene ‘o mare porta na Croce e nun tiene niente”…

    pino daniele

    .. Napoli è na camminata, ind’è viche… nziem all’ate”.
    Grazie Antonio Cimmino, se ti dico che ti voglio bene, mi credi?

    (Pino Daniele)

    Voglio ‘o mare,
    ‘e quatto ‘a notte miezzo ‘o pane
    e si cadesse ‘o munne sano,
    je nun me sposto
    e resto ‘a sotto a mo’ guardà.
    Voglio ‘o mare,
    cù ‘e mmura antiche e cchiù carnale
    a vita ‘o ssaje ce pò fa male
    e per sognare poi qualcosa arriverà.
    Tanto nun passa nisciuno
    e nisciuno ce pò guardà
    te voglio bene
    e ghià stasera ‘o ssaje
    nun tengo genio ‘e pazzià
    e ‘o suonno se ne và.
    Voglio ‘o mare
    pè chi fa bene e chi fà male
    pè chi si cerca e va luntano
    e per sognare poi qualcosa arriverà.
    Tanto nun passa nisciuno
    e nisciuno ce pò guardà
    te voglio bene
    e ghià stasera ‘o ssaje
    nun tengo genio ‘e pazzià
    e ‘o suonno se ne và.

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    2.1.1862, la barca Colombia del capitano G. B. Mortola

    a cura Sergio Pagni

    PER GRAZIA RICEVUTA

    Ex voto custodito al Civico museo Gio Bono Ferrari di Camogli (*).
    Sul quadro si legge:
    “Uragano sofferto dal capitano Gio Batta Mortola ed equipaggio della barca “Colombia”, dal 19 dicembre 1861 al 2 gennaio 1862, nella latitudine 56°11 e longitudine 30°, in cui dovettero far gettito di una parte del carico di grano e più ancora diversi oggetti di coperta onde alleggerire alquanto il bastimento che con questo e l’intercezione di Nostra Signora del Boschetto fu salvo bastimento ed equipaggio ed a memoria di ciò questo quadro gli dedicano”
    Firmato da Domenico Gavarrone, il quadro porta la data del 17 aprile 1863.

    (*) Si consiglia vivamente la visita.

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    2023

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    …un’unica unanime speranza e una supplica a Dio: “porta via quest’altro anno orribile”.


    Dio, concedici l’occasione di aprire il cassetto dei sogni per prendere almeno al volo quello  dell’agognata serenità. 
    La televisione dice che la situazione politica non è proprio delle migliori e che gli “illuminati di niente” di turno intanto continuano ad “inciuciarsi”,”accusarsi reciprocamente” e a “sproloquiare” in nome del Popolo Italiano, anche in nome Tuo…
    Questi signori si incensano parlando della Costituzione e di Te … dicono il tutto e il contrario di tutto. Bestemmiano!
    Decreti  e giogo che da troppi anni condizionano la nostra vita, e che quest’anno in particolare  cadono su di noi come grandine, come pioggia acida.
    Fai che tutti possiamo semplicemente sostituire il “senza” con il “con”!
    Viviamo nella speranza che la Tua “Luce divina” illumini questo grigiore di inizio millennio, popolato da finti moralisti di turno, che coltivano una sola vocazione nella vita, quella di amare se stessi,  e non di amare il prossimo Tuo come Te stesso.
    Dio adesso devi ascoltarmi: proteggici dagli “Illuminati di niente” e veglia su di noi e anche su di loro.
    Tu hai detto che l’amore è come la bilancia, e che quello vero pende solo da una parte, o Tu o Mammona!
    Tu hai detto  che si deve vivere nella Verità e non nella menzogna.
    Quaggiù non è così, vivere non è per niente facile e non possiamo vivere un’esistenza nel tormento e nel dubbio, prima o poi questo ci corroderà, pian piano, prima il corpo e poi lo spirito.
    Ti supplico Dio, ferma questa follia, chiudi la porta del passato, quella del peccato,  e aprine un’altra per farci  camminare, serenamente, fino a lenire le nostre e altrui sofferenze.
    Spetta a Te, solo a Te, stabilire il giorno e l’ora, noi continuiamo a pregare, per espiare le nostre colpe, per salvare la nostra anima, Tu purifica il nostro cuore empio, per lenire il tormento, questo tormento!
    Giunga gradita a Te questa preghiera, questa supplica, oggi, 31 dicembre 2023, adesso Signore Dio mio!
    “Chiudi questa porta ed aprine un’altra, una vita nuova”.
    Domani è un altro anno nuovo, un altro giorno nuovo e già sai che domani celebriamo la Mamma Tua, Maria Santissima Madre di Dio e quindi di tutti noi. Sarà un segno? Sarà un dono? Sarà una opportunità che ci offri (e mi si offri con questo dialogo)? SI!
    Non mi/ci è dato a sapere le Tue intenzioni ma noi, viviamo come la profetessa Anna che nel “tempio” pregava e digiunava perché il criterio della nostra fede è come la bilancia di San Michele Arcangelo, pende dalla parte di chi e come sappiamo amare gli altri… o Te o Mammona!
    Permettimi Dio, a chi mi ha seguito fin qui, di augurare felice anno nuovo, anche ai loro cari, un augurio all’insegna della  Tua Misericordia Divina che sono certo non tarderà a darci la giusta rotta nel tragitto che va da questa Gerusalemme terrena alla Tua Gerusalemme Divina.
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    29.12.1860, il brigantino Dioni del capitano Antonio Schiaffino

    PER GRAZIA RICEVUTA

    sergio-pagni-per-www-lavocedelmarinaio-comEx voto custodito nel Civico museo marinaro Gio Bono Ferrari di Camogli (*).
    Sul quadro si legge:
    Tempesta sofferta dal brigantino Dioni, comandato dal capitano Antonio Schiaffino, il 29 dicembre 1860 nel Golfo di Venezia, alla distanza di 40 miglia dal capo di Santa Maria, nella quale dové far gettito di una porzione del carico di grano, onde alleggerire alquanto il brigantino, per cui questo mezzo e con l’intercezione di Nostra Signora del Boschetto poté salvarsi unitamente all’equipaggio”.
    Il quadro, datato 23 febbraio 186, è di Domenico Gavarrone.

    brigantino-dioni-copia-www-lavocedelmarinaio-com

    (*) se ne consiglia vivamente la visita.

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    28.12.1876, il brigantino Angelichin

    a cura Sergio Pagni

    PER GRAZIA RICEVUTA

    Questo ex voto è custodito nel santuario-basilica Mostra Signora del Monte di Genova.
    Su retro del quadro si legge questa stringata nota:
    Grazia ricevuta. Il barco nazionale “Angelichin” il 28 dicembre 1876, Baia Hermez, costa d’Anatolia, Mar Nero”.

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    L’amicizia è un po’ come fermare il tempo

    Buongiorno ai naviganti,
    l’amicizia è come fermare il tempo, fermarlo un attimo, condividerlo con chi si ama, cavalcarlo…
    Non è importante quanto è lungo (spazio), è importate come si vive (velocità di cogliere l’attimo fuggente).
    Il tempo è Dio, Lui ce lo dona in prestito e Lui se lo prende…
    Lo spazio è il cuore e l’anima (la fede e la speranza donata con il libero arbitrio da Dio), il tempo è per l’appunto Dio (la Carità che si chiede in prestito direttamente a Lui, il dono della sua Misericordia, la sua Santità, quella che solo Lui sa a chi concedere senza intermediazioni umane, da non confondere con l’umana solidarietà)…
    Cavalcare uno di questi doni è un bel segmento, due di questi doni (fede e speranza) è una bella retta che può condurre a Lui…
    Avere il dono della Carità è Dio che ti dona in prestito il suo amore per donarlo agli altri e ti invita a donare così il suo tempo, la sua vita, la tua vita terrena, la vita eterna…
    Chi ha tempo non aspetti tempo, perché una volta sola viene il giudizio di Dio. Cosa fare allora?
    Cerchiamo Dio, ogni istante del nostro tempo.
    Come?
    “Il regno di Dio è dentro di te è tutto intorno a te… non in templi di legno e pietra. Solleva una pietra ed io ci sarò, spezza un legno e mi troverai”.
    CerchiAMO i nostri amici come cercheremo Dio! Un amico non si cerca nei momenti di bisogno, ma sempre…
    Grazie per l’amicizia, l’affetto e la graditissima quotidiana compagnia.
    Grazie a Dio che mi da la forza e il coraggio di cercare Lui attraverso voi.
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    E’ questa la mia convinzione

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Questa riflessione è ispirata dalla ferma volontà e convinzione di aiutare il prossimo come Lui mi ha insegnato. Ringrazio gli amici di facebook, soprattutto quelli che ne fanno uso diligente, perché sanno che è un potente mezzo di espressione e di solidarietà.
    Ringrazio i collaboratori del mio piccolo diario di bordo “lavocedelmarinaio.com” e tutti coloro che ci seguono e che hanno lasciato una traccia del loro passaggio sul sito.
    Ringrazio mia moglie Paola, i miei figli Eleonora e Giorgio, che ancora, dopo tanto tempo, riescono a sopportarmi.

    …anche ai miei  finti parenti, amici e colleghi.

    L’avidità conduce alla sofferenza, sia che si tratti di desiderio di ricchezza, di sesso, di potere, o di fama. Spinti dalla brama non ci accorgiamo che queste cose fanno soffrire. Questi desideri trascinano nell’inferno degli abissi, e moriremo.
    No, non sto piangendo. Mi sto solo vergognando e mi tengo il volto tra le mani, per scaldare la mia solitudine. Mani che proteggono, mani che nutrono, mani che impediscono alla mia anima di vivere nella rabbia.
    Volevo muovermi, volevo smuovere le acque putride del pantano, non certamente diventare questo o quello, ma quando vedi che sul tuo cammino si presentano delle montagne altissime, senti che è impossibile. Allora tenti di consolarti e dici: “Va bene così; non c’è bisogno di andare da nessuna parte, non c’è nessun posto dove andare.”
    Eppure sai che il bisogno è ancora là in agguato. La sconfitta non può mai distruggere il desiderio. Aspetterò la stagione giusta e, quando mi sentirò di nuovo pieno di energia, quando sarò più positivo, più immerso nei miei sogni, il desiderio si ripresenterà e la rassegnazione andrà in fumo.
    La costante ricerca di un desiderio salutare, come il desiderio di proteggere la vita, di proteggere l’ambiente o di aiutare la gente a vivere una vita semplice e con il tempo per prendersi cura di sé, di amare e prendersi cura dei propri cari, questo è il genere di desiderio che conduce alla felicità …quella felicità che voi non conoscete semplicemente perché non avete vissuto.
    Tutte le cose hanno bisogno di cibo per vivere e per crescere, inclusi l’amore e l’odio. L’amore è una cosa vivente, l’odio è una cosa vivente. Se non nutri il tuo amore, esso morirà. Se tagli la fonte di nutrimento alla tua violenza, anche la tua violenza morirà.

    La rassegnazione non è una cosa buona, non va proprio bene.
    Il bisogno e il coraggio di vivere è ancora là in agguato e  la sconfitta non potrà mai distruggere il desiderio.
    L’accettazione è una cosa totalmente diversa. L’accettazione non significa aver accettato la sconfitta. Significa solo che non c’è sconfitta né vittoria.
    La semplice idea di vittoria e sconfitta è stupida! Contro chi sarai vincitore?
    È il tuo mondo: ne sei parte ed esso è parte di te.
    Non ci sono nemici contro i quali lottare. Stai lottando con la tua ombra.
    L’accettazione è splendida. La rassegnazione è sconfitta, l’accettazione è vittoria.
    Tra le due c’è una grande differenza. Sul piano esistenziale non hanno lo stesso significato. Si diventa rassegnati quando si sente che tutto è senza speranza, che niente è possibile, non perché il desiderio sia scomparso: il desiderio è ancora là.
    Abbiamo il seme della disperazione, della paura. Ma abbiamo anche il seme della comprensione, della saggezza, della compassione, e del perdono. Se sappiamo come innaffiare il seme della saggezza e compassione in noi, quel seme, questi semi, si manifesteranno come energie potenti che ci aiuteranno a compiere un gesto di perdono e compassione. Ciò basterà a recare un immediato sollievo alla nostra vita, alla nostra nazione, al mondo.
    Vi perdono e vi compatisco. E’ questa è la mia convinzione.