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    28.2.1943, affondamento regio sommergibile FR 111

    Giovanni Celeste
    di Sergio Cavacece (*)


    (Messina, 22.1.1905 – Mare, 28.2.1943)

    …il sommergibilista sportivo.

     

    A ROSINELLA CELESTE

    Se a Messina dici “Giovanni Celeste” la gente ti risponde “campo di calcio”.
    E’ vero, a Messina uno dei due stadi dove si gioca a calcio è intitolato a Giovanni Celeste.
    Nato a Messina il 22 gennaio 1905, da giovane si dedica allo sport giocando nella locale società di calcio della U.S. Peloro, nel 1930 si laurea in Discipline Nautiche presso il Regio Istituto Superiore di Napoli.
    Successivamente decide di intraprendere la carriera Militare entrando nella Regia Scuola C.R.E.M. (Corpi Reali Equipaggi Marittimi). Partecipa alla operazioni militari in Spagna e nel 1937, si sposa. La sua carriera militare continua e, come Ufficiale, si imbarcherà su numerose unità di superficie e subacquee, fino a quando nel 1942 subentra al comando del Regio sommergibile Toti in sostituzione del Capitano di Fregata Primo Longobardo, svolgendo numerose missioni di rifornimento tra la madre Patria e l’A.S.
    Agli inizi del 1943 gli viene affidato il suo primo effettivo comando e a bordo del sommergibile FR 111 di preda bellica Francese viene destinato alla base di Augusta.
    Al rientro dall’isola di Lampedusa, intorno alle ore 15,00 del 28 febbraio 1943, l’unità viene sottoposta a mitragliamento e bombardamento da parte di aerei nemici e nel giro di poco tempo il Sommergibile FR 111 con il suo Comandante e l’intero equipaggio affonda al largo del Capo Murro di Porco (Siracusa).
    Il Comandante Tenente di Vascello Giovanni Celeste fu decorato con Medaglia d’Argento al Valor Militare, Medaglia di Bronzo al Valor Militare, Croce di Guerra, Medaglia commemorativa intervento in Spagna, Cavaliere della Corona d’Italia.
    Nel 1948 su delibera del consiglio comunale di Messina, lo stadio di “Gazzi”, inaugurato nel 1932, venne intitolato a Giovanni Celeste.

    REGIO SOMMERGIBILE FR 111 (ex sommergibile francese Phoque)
    a cura Carlo Di Nitto
    Il regio sommergibile FR 111 era stato costruito per la Marine Nationale (marina militare) francese con il nome di Phoque. L’8 dicembre 1942 fu catturato a Biserta unitamente ad altri sommergibili francesi.
    Ribattezzato FR 111 fu l’unico sommergibile francese catturato ad essere effettivamente rimesso in condizioni di operare nella Regia Marina Italiana. Stanziato nella base di Augusta, l’ FR 111 ebbe il tempo di svolgere una sola missione. Era partito dalla base alle ore 15,30 del 27 febbraio 1943 per trasportare materiali e munizioni a Lampedusa. A causa di avaria alle linee d’asse delle eliche, il mattino del 28 chiedeva di rientrare ad Augusta; alle ore 10.40, avuta l’autorizzazione, invertiva la rotta procedendo in superficie su rotte costiere dove fu attaccato all’improvviso da aerei nemici (forse statunitensi). Il mitragliamento e gli spezzoni lanciati causarono gravi falle che provocarono l’affondamento del battello in pochi minuti alle ore 14.45 circa , a miglia 10 per 220° al largo di Capo Murro di Porco (Sicilia).

    ONORE AI CADUTI
    Aniello Aprea, comune
    Antonino Barone, guardiamarina
    Luigi Bottecchia, sergente
    Michele Brero, sergente
    Mario Cali, comune
    Filippo Caruso, capo di terza classe
    Arturo Casolari, sottocapo
    Pietro Castano, sottocapo
    Giovanni Celeste, tenente di vascello (comandante)
    Luigi D’Amora, capo di seconda classe
    Gaetano De Nichili, sergente
    Carmelo Di Bella, tenente del Genio Navale
    Antonio Di Fazio, comune
    Mario Di Ferdinando, comune
    Guerrino Fabri, comune
    Antonio Faggiano, comune
    Giuseppe Fusco, secondo capo
    Raffaele Guarnieri, sottocapo
    Sergio Lonati, guardiamarina
    Duilio Neri, comune
    Francesco Niccoli, sottotenente di vascello
    Enrico Peracchi, sergente
    Francesco Zangari, sergente

    Il comandante Celeste, messinese, trentottenne, che in tempo di pace era stato calciatore e capitano della squadra Unione Sportiva Peloro – tanto da essere scherzosamente soprannominato “il capitano dei capitani” –, lasciò una figlia di quattro anni, Rosinella. Alla sua memoria furono conferite la Medaglia d’Argento e di Bronzo al Valor Militare e la Croce di Guerra al Valor Militare. Messina gli ha intitolato, nel 1948, il proprio stadio di calcio.

    (*) Sergio Cavacece è deceduto il 24.11.2019. Per conoscere gli altri suoi articoli digita, sul motore di ricerca del blog, il suo nome e cognome.

    Luigi D’Amora
    a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    (Nocera Inferiore, 8.9.1903 – Mare, 28.2.1943)

    A ROSINELLA CELESTE

    Luigi D’Amora nasce a Nocera Inferiore l’8.9.1903. Fu Capo Elettricista 1^ classe imbarcato sul regio sommergibile FR 111. Fu insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare – alla Memoria – con la seguente motivazione:
    “Imbarcato su sommergibile attaccato alla superficie da cacciabombardieri avversari e gravemente danneggiato, anziché abbandonare l’unità rimaneva volontariamente a bordo nel disperato tentativo di salvare il battello.
    Si inabissava con il sommergibile, lasciando esempio di elevatissimo sentimento del dovere e di strenuo amore di Patria, spinto fino all’estremo sacrificio” (Acque di Siracusa 28 febbraio 1943 – D.P. 11 aprile 1951 registrato alla Corte dei Conti il 27 novembre 1951, foglio n. 217 del 9 febbraio 1952).
    A Luigi D’Amora è stato dedicato il gruppo Associazione Nazionale Marinai d’Italia di Nocera Inferiore.

    Antonio Di Fazio
    a cura Carlo Di Nitto

    (Gaeta, 14.9.1922 – Mare, 28.2.1943)

    A ROSINELLA CELESTE

    Il Marinaio motorista Antonio Di Fazio di Giovanni risultò disperso nell’affondamento del regio Sommergibile “FR111”.
    Mare Mediterraneo (al largo di Capo Murro di Porco), 28 febbraio 1943.
    Era nato a Gaeta il 14/09/1922.
    (foto p.g.c. della Famiglia)

    Scomparvero col battello il Comandante, Tenente di Vascello Giovanni Celeste, 4 ufficiali e 18 tra sottufficiali, sottocapi e comuni. Tra questi fu dichiarato disperso il nostro concittadino, marinaio motorista, Di Fazio Antonio di Giovanni, nato il 19/09/1922.
    In questa foto il battello è ripreso quando, con il nome Phoque, ancora navigava sotto la bandiera francese.

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    28.2.1850, il brigantino Prudente

    a cura Sergio Pagni

    PER GRAZIA RICEVUTA

    Ex voto custodito nel Civico museo marinaro Gio Bono Ferrari di Camogli (*).
    Sul quadro si legge:
    Brigantino Il Prudente comandato dal capitano Francesco Chiega. Trovandosi il giorno 28 febbraio 1850 nelle vicinanze di Capo d’Orso, con un temporale di vento alla bora, alla distanza di un quarto di miglio, fu dalla Beata Vergine miracolosamente salvato”.

    (*) se ne consiglia la visita.

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    28.2.1973, radiazione del sommergibile Enrico Tazzoli

    a cura Carlo Di Nitto

    IL SOMMERGIBILE ” ENRICO TAZZOLI ” ORMEGGIATO ALLA BANCHINA “CABOTO” DI GAETA INTORNO AL 1962 (di fianco, il gemello “Leonardo da Vinci).

    Sigla NATO: 511.
    Motto: “AB IMO AD VICTORIAM”.
    Classe USN “GATO”, era l’ex “BARB” SS-220
    Impostato: 07.06.1941.
    Varato: 02.04.1942.
    Consegnato alla Marina Militare il 13.12.1954, è stato radiato il 28.02.1973.

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    28.2.1943, entra in servizio la regia nave Aliseo

    di Carlo Di Nitto

    Il regio avviso scorta (torpediniera) “Aliseo ”, classe “Orsa” 2^ serie, dislocava 1700 tonnellate. Fu varato il 20 settembre 1942 presso i Cantieri Navalmeccanica di Castellammare di Stabia ed entrò in servizio nella Regia Marina il 28 febbraio 1943.
    Iniziò l’addestramento nel Golfo di Napoli, poi si trasferì a La Spezia per completare il collaudo delle sistemazioni belliche. Il 17 aprile 1943 ne assunse il comando il Capitano di Fregata Carlo Fecia di Cossato, già asso dei sommergibilisti atlantici.
    Effettuò alcune missioni di scorta nel Tirreno durante le quali, se si eccettua qualche breve contatto con aerei avversari, non si verificarono avvenimenti di particolare importanza.
    Alla proclamazione dell’armistizio, l’8 settembre 1943, si trovava con il gemello “Ardito” in porto a Bastia (Corsica). Essendosi verificati episodi di aggressione ad altre navi italiane da parte dei tedeschi, la mattina del 9, il Comandante di Cossato condusse la sua unità fuori dal porto e qui, vedendo l’ ”Ardito” pesantemente danneggiato e in gravi difficoltà, invertì la rotta e senza esitazione attaccò un’intera flottiglia di battelli germanici (due caccia sommergibili, cinque motozattere, una motobarca della Luftwaffe e due piroscafi armati che erano stati catturati agli italiani).
    Sia pur centrato nella sala macchine, riuscì ad affondare i due caccia sommergibili, tre motozattere costringendo le altre due ad incagliarsi, la motobarca e mettendo fuori uso i due piroscafi armati. Dopo il combattimento, raccolti 25 naufraghi tedeschi, partì per Portoferraio insieme al mal ridotto “Ardito” dove sbarcò i naufraghi. Successivamente, con altre unità, diresse prima a Palermo e poi a Malta in ottemperanza alle clausole armistiziali.
    Anche l’azione di Bastia, fu tra le motivazioni che portarono al conferimento della Medaglia d’Oro al Comandante di Cossato.
    La nave, rientrata a Taranto, durante la cobelligeranza effettuò altre missioni di scorta restando al comando di Carlo Fecia di Cossato fino a giugno 1944, quando questi fu posto agli arresti per il suo rifiuto di prestare giuramento al nuovo governo Bonomi che non aveva giurato, a sua volta, fedeltà al Re. A bordo dell’ ”Aliseo” scoppiarono dei tumulti in seguito ai quali il Comandante fu liberato e messo in congedo. A causa di ciò, Carlo Fecia di Cossato si suicidò per denunciare la grave crisi dei valori nei quali aveva sempre creduto.
    Al termine del conflitto, l’ “Aliseo”, dopo essere stato impiegato per trasporto materiali e personale, dal 1947 rimase fermo a Castellammare di Stabia, dove effettuò un lungo periodo di lavori dovendo essere consegnato alla Jugoslavia in conto riparazioni danni di guerra.
    Fu radiato il 23 aprile 1949 e consegnato con la sigla “Y” alla Marina jugoslava il 3 maggio successivo nel porto di Spalato. Ribattezzato “Biokovo”, rimase in servizio attivo fino al 6 aprile 1965, quando fu radiato definitivamente ed avviato, nel 1971, alla demolizione.

    Nella foto l’ “Aliseo”, pitturato con la colorazione delle marine alleate (scafo grigio scuro e sovrastrutture grigio chiaro), è ripreso unitamente alle corvette C11 “Gabbiano” (a dx) e C13 “Cormorano”, verosimilmente nell’ultimo periodo della cobelligeranza.

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    Romolo Lodati (Roma, 28.2.1921 – Mare, 28.4.1943)

    di Christian Lungarini
    http://www.anmilatina.it/

    (Roma, 28.2.1921 – Mare, 28.4.1943)

    Il nostro eroe
    di Luciano Lodati (nipote di Romolo)

    Romolo Lodati (matricola 48167), nasce a Roma, il 28/02/1921, in una famiglia non certo ricca, ma che alla quale papà Antonio non fa mancare nulla, con il suo lavoro, quale capo-cantiere di una ditta di costruzioni edili, che gli consente di tirare avanti più o meno serenamente.
    Una triste mattina, quando Romolo ha poco più di cinque anni, mentre si procedeva a dei lavori, papà Lodati viene colpito in peno volto da un violentissimo calcio, sferrato da uno dei cavalli che si usavano per trasportare i materiali. Non c’è più nulla da fare per il povero capo-cantiere che si accascia al suolo esanime. Ma Romolo Lodati deve ancora conoscere l’epilogo di questa già sconsolata vicenda, ancor più triste della stessa!
    Si viene a sapere che papà Antonio, da tempo aveva aperto un libretto di risparmio a nome del figlio, sul quale, ogni mese, versava qualche lira accantonata dallo stipendio e si viene a sapere anche che il premio dell’Assicurazione che copriva gli infortuni sul lavoro del cantiere, sempre su disposizioni lasciate dallo scomparso genitore, doveva essere liquidato ed accreditato sullo stesso libretto a risparmio.
    La madre di Romolo, Olga Castellucci, che quasi subito si è riaccompagnata con un vigile urbano, riesce, non si sa bene come, (raccontava nonna) a far nominare lo stesso vigile tutore del giovanissimo futuro eroe, e ad ottenere, sempre dallo stesso giudice, l’autorizzazione a prelevare la somma di denaro.
    Da lì, il passo e breve: la signora Olga, senza tanti scrupoli, “infila” Romolo nel collegio della Marina, cosidetto dei “marinaretti”, a Sabaudia e, con la somma di denaro si risposa, andando a vivere altrove!
    Il piccolo però, non può restare così, perché quello è si un collegio della Regia Marina, ma non certo un orfanotrofio. E’ così che intervengono i miei nonni: nonna Lina, al secolo Margherita Lodati, sorella dello sfortunato capo-cantiere, inizia a prendersi cura di Romolo, facendoselo affidare, si assunse l’impegno di seguirlo e assisterlo, fornendogli una casa ed una famiglia per tutto il tempo che non trascorreva in collegio.
    La Marina, da quel momento, preso atto di ciò, tiene sempre come punto di riferimento, per l’allievo Lodati, questa nuova famiglia e lo stesso Romolo, sin quando va in vacanza dal collegio, sia più in là, quando iniziata la guerra e cresciuto, inizia le missioni con lo Scirè, lascerà sempre, al rispettivo Comando, l’indirizzo ufficiale di residenza di casa Ridolfi, a Littoria, in via Duca del Mare; ancora oggi, nei documenti custoditi negli archivi della Marina, ne risultano tracce evidenti.
    Al rientro da ogni missione, Romolo, ottenuta la nuova licenza, si fermava lungo il viaggio, quel tanto che bastava a salutare la madre; poi filava via, di corsa dagli zii.
    Dice, però, nonno Ridolfi, che passava sì a salutare la madre, ma lo faceva solo per rispetto, forse con l’intima speranza che ella si ravvedesse e lo riconoscesse nuovamente quale suo figlio, ma dopo un po’ lasciò perdere e a Roma non si fermò più.
    Usciva per Littoria, oggi Latina, con mio padre e col fratello di papà, zio Aldo, cercando di divertirsi con quel poco che offriva una cittadina ancora in embrione, e per giunta, sotto la guerra.
    Dopo il pranzo trascorreva qualche ora sdraiato sul letto, nella sua cameretta ascoltando la radio, e soprattutto i bollettini trasmessi da Supermarina.
    Un carattere allegro, sempre col sorriso sulla bocca, di pronta battuta, come risulta dal modo in cui inizia il diario:”…Signori miei: Romolo Lodati..:”; ed anche da una fotografia da me gelosamente custodita, che lo ritrae con altri undici compagni di equipaggio, seduti al tavolo di un bar; dietro le foto scrisse:”…Un caffè e dodici cucchiaini, ovvero quando si dice che oggi pago io!…”
    Più di una volta va a Pistoia, a trovare la sua madrina di guerra, la sua “morosa”: Lory. Presto stringe amicizia col fratello della Loredana, anche lui militare, quale Allievo Ufficiale della Accademia Militare di Modena.
    Quando poi la licenza termina, nel salutarlo, nonna Lina (per lui zia), si raccomanda in mille modi, ma lui è solito rassicurarla con la frase di sempre, che ancora oggi, è scolpita a grandi caratteri nelle menti di nonno e papà: “State tranquilli; finché ci sarà Borghese a comandare il battello, la pelle, a casa, la riporteremo di sicuro!…”
    Triste profezia? Impossibile affermarlo; fatto è che proprio alla prima missione con il nuovo e sfortunato comandante Zelich, si inabissarono per sempre nei pressi della baia di Haifa.
    Romolo, come testimoniano le sue stesse parole, impresse nel diario, nutriva una immensa ammirazione per il suo Comandante Borghese; lo avrebbe eseguito ciecamente in ogni dove, e seppure, gli avesse ordinato di gettarsi dall’ultimo piano di un grattacielo, lo avrebbe fatto!

    Breve storia del sommergibile Scirè e motivazione dell’onorificenza
    Per la lunga e gloriosa attività effettuata con i mezzi d’assalto, lo stendardo del sommergibile Scirè fu decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare.
    Sommergibile operante in Mediterraneo, già reduce da fortunate missioni di agguato, designato ad operare con reparti d’assalto della Marina nel cuore delle acque nemiche, partecipava a ripetuti forzamenti delle più munite basi mediterranee. Nel corso dei reiterati tentativi di raggiungere lo scopo prefisso, incontrava le più aspre difficoltà create dalla violenta reazione nemica e dalle condizioni del mare e delle correnti. Dopo aver superato col più assoluto sprezzo del pericolo, gli ostacoli posti dall’uomo e dalla natura, riusciva ad assolvere in maniera completa il compito affidatogli, emergendo a brevissima distanza dall’ingresso delle munite basi navali nemiche prescelte ed a lanciare – così – le armi speciali che causavano a Gibilterra l’affondamento di tre grossi piroscafi e ad Alessandria gravi danni alle due navi da battaglia “Queen Elizabeth” e “Valiant”, il cui totale affondamento veniva evitato solo a causa dei bassi fondali delle acque in cui le due unità erano ormeggiate.
    Successivamente, nel corso di altra missione particolarmente ardita, veniva spietatamente aggredito e scompariva nelle acque nemiche, chiudendo così gloriosamente il suo fulgido passato di guerra.
    Mediterraneo, 28 aprile 1943

    Nel 1984, l’unità della Marina Militare Anteo, si portò sul punto dell’affondamento, nelle acque di Haifa. Furono recuperate 42 delle 60 salme dell’equipaggio.
    Con una indimenticabile quanto commovente cerimonia, 42 cassette coperte dal tricolore sbarcano a Bari dove sono tumulate nel sacrario caduti d’oltremare.

    Il gruppo ANMI LATINA Romolo Lodati
    Ciascun dell’associazione marinai (A.N.M.I.) prende nome da un Caduto della Marina Militare, in guerra o per causa di servizio, possibilmente nativo del luogo o della Regione, preferibilmente decorato al Valore.
    La nostra storia è questa.
    Eravamo agli inizi del 2007, il Gruppo ANMI di Latina era stato appena ricostituito dopo tanti anni di assenza dalla città. Era necessario individuare un Caduto al quale intitolare il Gruppo.
    Latina è una città giovane. Ha sì fornito uomini alle Forze armate, sia quando era chiamata Littoria, sia dopo aver assunto la nuova denominazione, ma i requisiti erano chiari: caduto in guerra o per causa di servizio, possibilmente nativo del luogo, preferibilmente decorato al valore. Sapevamo già che la ricerca sarebbe stata difficile. In quel periodo a Latina si poteva trovare “IL BARBIERE”, periodico indipendente a distribuzione gratuita. Era il secondo numero del primo anno di pubblicazione. Lo sfogliavo perché c’era l’articolo sulla fondazione a Latina della Confraternita di Misericordia. In un attimo, a pagina 10. leggo: “Patrocinio dell’ANMI e Archivio Diaristico Nazionale al Premio “Romolo Lodati”. Si trattava di un evento letterario dedicato al giovane sottufficiale pontino.
    Romolo Lodati era un ventenne che, ultimati gli studi al Collegio dei “Marinaretti” di Sabaudia ed essersi classificato primo al corso di specializzazione per radiotelegrafisti della Marina Militare, venne imbarcato sul Regio Sommergibile Scirè affondato nelle acque antistanti Haifa, il 10 agosto 1942 dopo che il battello era stato irrimediabilmente colpito da una corvetta inglese.
    Nel contempo venimmo a conoscenza che nel cimitero comunale, nella cappella della famiglia Ridolfi, potevano trovarsi degli elementi per rintracciare un marinaio pontino deceduto in guerra.
    La coincidenza volle che il Direttore de “IL BARBIERE” si chiama Ridolfi Luciano, il cognome era lo stesso. Bastarono due telefonate. La ricerca era conclusa e ancora adesso mi domando se fu un caso.

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    28.2.1938, entra in servizio la regia nave Lupo

    LA MITICA REGIA TORPEDINIERA “LUPO”
    di Carlo Di Nitto, Pancrazio “Ezio” Vinciguerra + altri

    La regia torpediniera “Lupo”, classe “Spica”, dislocava 1050 tonnellate. Costruita nei cantieri C.N. Quarnaro di Fiume, fu impostata il 7 dicembre 1936, varata il 7 novembre 1937 ed entrò in servizio il 28 febbraio 1938.
    All’inizio del secondo conflitto mondiale, facendo base a Rodi, venne impiegata con compiti di scorta al traffico mercantile fra le isole italiane del Dodecaneso. Nei mesi successivi iniziò missioni contro la Grecia. Nel dicembre 1940, ne assunse il comando il Capitano di Fregata Francesco Mimbelli.
    Il 30 gennaio 1941, la “Lupo” si rese protagonista di una prima ardita azione contro un convoglio britannico diretto verso il Pireo. Riuscendo ad eludere la vigilanza di una forte scorta avversaria, costituita da un incrociatore ausiliario e tre cacciatorpediniere, centrò con due siluri una nave cisterna carica di benzina e cherosene danneggiandola gravemente.
    Il 25 febbraio successivo cooperò fattivamente, con altre unità allo sbarco per la riconquista dell’isola di Castelrosso. Tuttavia l’azione che la rese celebre, la vide protagonista la notte tra il 21 ed il 22 maggio 1941 quando, destinata a scortare un gruppo di motovelieri con truppe germaniche dirette all’occupazione di Creta, difese arditamente il convoglio contro una forte formazione nemica che l’aveva attaccato. Nonostante il concentratissimo fuoco avversario, si lanciava all’attacco e durante una mischia vivacissima, colpiva con due siluri un incrociatore avversario. Con le sue manovre audaci condotte all’interno dello schieramento nemico, confuse a tal punto gli avversari che questi giunsero a colpirsi fra di loro. La “Lupo”, pur colpita lievemente e con due morti a bordo, riuscì ad evitare la distruzione e ad allontanarsi. Grazie all’azione della nostra torpediniera, buona parte del convoglio sfuggì all’attacco, mentre la “Lupo”, tornata più tardi sul posto dello scontro, provvide al salvataggio di numerosi naufraghi. A seguito di questo avvenimento, il comandante Mimbelli venne decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare, mentre la bandiera della “Lupo” ricevette la Medaglia d’Argento.
    Il 19 ottobre 1941, dopo aver inutilmente cercato di rimorchiare la torpediniera Altair, gravemente danneggiata da una mina, ne recuperò la maggior parte dell’equipaggio.
    Il 23 novembre 1941 nella difesa di altro convoglio, si rese ancora protagonista di una ulteriore memorabile azione in situazione di netta inferiorità di forze.
    Nel marzo 1942 il comandante Mimbelli ne lasciò il comando perché trasferito ad altra destinazione e la “Lupo” iniziò ad operare intensamente anche sulle rotte per le acque libiche, impegnata nella scorta di convogli per il fronte nord africano.

    Il 30 novembre 1942 partì da Napoli per scortare due piroscafi diretti a Tripoli.
    Il 2 dicembre successivo, a sud di Pantelleria, il convoglio subì ripetuti attacchi aerei. La “Lupo” si trattenne sul posto per recuperare naufraghi. Alle ore 23.47 venne sorpresa da una forte formazione navale nemica, (la famosa forza K) che la investì con salve di cannone e raffiche di mitragliere prima che potesse reagire. I colpi giunti a bordo ne provocarono l’affondamento in pochi minuti alle ore 24.00 del 2 dicembre 1942.
    Nell’affondamento persero la vita il comandante C.V. Giuseppe Folli ed altri 134 uomini dell’equipaggio.
    Il suo motto fu: “Fulmineo sulla preda”.
    ONORE AI CADUTI !

    Regia nave Lupo
    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra



    ALLA MEMORIA DI GIOVANNI SIGNORETTO, PIETRO BRESCIA E DEI MARINAI CHE NON FECERO PIU’ RIENTRO ALLA BASE

    Il regio torpediniere Lupo fu varato a Fiume e fu affondato in combattimento il 2.12.1942 presso le secche di Kerkennah (Canale di Sicilia). Il tragico evento è da inserire nella cosiddetta Battaglia dei Convogli.

    regia-torpediniere-lupo-www-lavocedelmarinaio-com

    Dell’equipaggio, solo 29 uomini uomini furono salvati dalla regia torpediniera Ardente, mentre scomparvero in mare il comandante Folli ed altri 134 tra ufficiali, sottufficiali e marinai.
    Nel maggio del 1941, l’allora Capitano di Corvetta Francesco Mimbelli, di scorta ad un gruppo di pescherecci carichi di truppe tedesche, attaccò una formazione inglese composta da tre incrociatori e cinque cacciatorpediniere. Dopo aver steso una cortina fumogena, per nascondere le piccole imbarcazioni, il “Lupo” attaccò da solo, con i suoi tre cannoni e col lancio di siluri. Nella mischia che ne derivò, gli inglesi si scambiarono tra di loro diverse cannonate mentre il cacciatorpediniere riuscì a fuggire, raggiungere Taranto con lo scafo sforacchiato in più punti dai colpi inglesi e mettere in salvo i feriti che trasportava. Per quell’impresa Francesco Mimbelli fu decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare.

    regia-torpediniera-lupo-www-lavocedelmarinaio-com
    Il relitto della regia nave Lupo è stato ritrovato nel dicembre 2011, ad una profondità di circa 130 metri, privo della prua e della poppa.
    Fu una piccola nave che fece grande la nostra Marina e i suoi Marinai.
    Il suo motto era “fulmineo sulla preda“…

    signoretto-giovanni-2-12-1942-deceduto-su-nave-lupo-www-lavocedelmarinaio-com

    Hugo Paul Hübner
    di Dr. Michael Hübner

    … riceviamo e con immenso orgoglio misto a commozione pubblichiamo certi che stiamo navigando sulla giusta rotta che ci farà approdare al porto della Misericordia Divina.

    Caro Segniore Vinciguerra,
    per favore scusa il mio cattivo italiano. Ho appena visto il tuo sito web.
    Dopo l’articolo sulla torpedinierne “Lupo” (*) voglio scriverti subito.
    Ho letto molto su questa nave e sul suo destino negli ultimi anni. Anche la scoperta del relitto da parte del tuo connazionale Mario Arena 2011.

    Mio zio Hugo è morto su questa nave il giorno dell’incidente. Probabilmente era un marinaio di segnalazione- come tedesco. Aveva 19 anni.
    Come le madri dei suoi compagni italiani, non c’era tomba dove mia nonna potesse piangere questa perdita. Il mio padre, il fratello più giovane di Hugo, che è ancora vivo oggi, si è commosso molto emotivamente quando mi è stato permesso di mostrargli il risultato della mia ricerca.

    Quindi sono molto contento che tu mantenga vivo il ricordo della nave e del suo equipaggio.
    In allegato trovate una foto di mio zio.Ti auguro tutto il meglio per il futuro
    In amicizia il tuo
    Michael Hübner
    2.9.2020

    Pietro Brescia
    di Cornelia Brescia

    (Monopoli (BA), 23.11.1921 – Mare, 2.12.1942)

    … riceviamo e con immensa commozione e orgoglio pubblichiamo.

    Buonasera Sig.Vinciguerra.
    Non ci conosciamo di persona, ma c’è probabilmente un storia del passato ci accomuna.
    Sono la nipote di Pietro Brescia nato a Monopoli (BA) il 23 novembre 1921, imbarcato sulla regia torpediniera “Lupo” affondata il 2 dicembre del 1942 nel canale di Sicilia. Di lui purtroppo ho solo memoria, perché tra i 134 morti, risultò disperso nella sciagura.
    Oggi mi sono ritrovata per caso, tra le mani, il suo certificato di morte. Mia madre figlia unica, nonché sua unica figlia, non ha mai potuto abbracciarlo perché la nonna fu lasciata incinta e nonno non tornò più.
    So che ci sono stati dei sopravvissuti forse già deceduti, ma vorrei regalare a mia madre la possibilità magari di potersi confrontare con parenti che hanno potuto sentire, dalla voce viva di un loro parente sopravvissuto, la storia tragica ma meravigliosa della regia nave Lupo.
    Confido in una sua risposta, affinché la memoria possa rimanere scolpita per sempre nei nostri cuori in onore di questi grandi uomini.
    Grazie

    Buongiorno signora Brescia,
    grazie per avermi/ci coinvolto in questa bellissima testimonianza.
    Se desidera e col suo consenso possiamo farne un articolo (a similitudine degli altri) per ricordarlo nella banca della memoria.
    Possiamo fare un appello se ci sono sopravvissuti o magari coinvolgere parenti e dicenti degli imbarcati sulla regia nave Lupo.
    Qualora decidesse per la pubblicazione mi/ci invii su questa mail foto e materiale di Pietro Brescia e qualsiasi altra cosa che voglia sia pubblicata su di Lui.
    In attesa di una risposta riceva gradito un abbraccio grande come il mare.
    Ezio

    Buonasera questo è mio nonno Pietro Brescia di Monopoli (Ba) scomparso il 2 dicembre 1942 nel golfo di Sicilia.Imbarcato sulla regia nave Lupo.
    Oggi più che mai mi manca poter portare un fiore sulla sua tomba. Per non dimenticare mai.
    Grazie. Buona serata. Cornelia