Marinai
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20.2.1955, varo di nave Canopo
a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra
La nave fu costruita nei cantieri navali di Taranto e fu varata il 20.2.1955. Consegnata alla Marina Militare il 4.5.1958, venne posta in riserva nel 1981 e radiata il 30.9.1982. Questa unità navale faceva parte della classe Centauro, una serie di quattro fregate costruite all’inizio degli anni ’50 in conto M.D.A.P. (Mutual Defence Assistence Program) con concorso della NATO. Le quattro navi erano la Centauro, la Canopo, la Castore e la Cigno.
Nave Canopo inizialmente avrebbe dovuto portare la sigla di identificazione D570, mutata in F551 nel 1957.
La fregata Canopo (F551) qui ripresa in navigazione con mare agitato, mostra la particolare forma della prora a cutter ed ancora l’armamento originale con i 76/62 sovrapposti.Caratteristiche tecniche
Dislocamento: 2137 tonnellate
Lunghezza: 103,10 metri
Larghezza: 12,00 metri
Velocità: 26 nodi (48 km/h)
Autonomia: 2860 miglia nautiche a 18 nodi (5300 km a 33,5 km/h)
Propulsione: 22000 hp, 2 caldaie, 2 turbine a vapore Tosi – 2 eliche
Armamento:
• 4 cannoni da 76mm in impianti binati, poi sostituiti da 3 cannoni da 76mm in impianti singoli
• 4 mitragliere da 40mm (poi sbarcate)
• 2 lanciarazzi illuminanti trinati
• 1 mortaio antisommergibili Menon
• 4 mortai Menon corti (poi sbarcati)
• 6 tubi lanciasiluri da 533mm (poi sostituiti da 2 lanciasiluri trinati da 324mm)
• 1 scaricabombe di profondità (aggiunto in seguito).Dello stesso argomento sul blog:
https://www.lavocedelmarinaio.com/2016/02/edoardo-bartolomei-di-nave-canopo-6-2-1940-25-1-2016-e-la-solitudine-che-reclama-la-pace-perche-la-vita-e-bella/ -
20.2.1927, varo del regio sommergibile Balilla
Questa unità, classe omonima, dislocava 1369 tonnellate in emersione e 1874 tonnellate in immersione.
Varato il 20/2/1927 nei cantieri Odero Terni di La Spezia, entrò in servizio il 21/7/1928.
A causa del rapido deterioramento del materiale con cui era stato costruito che costringeva a lunghi periodi di lavori e ne riduceva l’efficienza bellica, fu posto in disarmo nel 1941.
Fu radiato il 18.1.1946.Questa foto reca un appunto sul retro:
“Gaeta 3/9/1936 (?)
Sommergibile “Balilla” raggiunge la propria squadriglia”.La data è poco leggibile in quanto volutamente cancellata forse perché in quel periodo il “Balilla” partì con gli altri tre battelli gemelli per le acque spagnole allo scopo di effettuare missioni speciali durante la guerra civile di Spagna.
In quel periodo da Gaeta partivano “in gran segreto” molte navi con truppe e materiali dirette in Spagna a supporto delle truppe franchiste. La presenza della data sulla foto poteva forse creare problemi a livello “politico – militare”, considerato che “ufficialmente” l’Italia non era coinvolta nella guerra di Spagna.
Il suo motto fu: “Che l’inse?” (Ci decidiamo?) espressione in dialetto genovese attribuita al giovane Giovan Battista Perasso, detto Balilla, che la pronunciò lanciando un sasso il 5 dicembre 1746 contro gli austriaci che occupavano Genova. Questo gesto diede origine all’insurrezione popolare che cacciò gli occupanti dalla città.
Caratteristiche tecniche
Tipo: sommergibile di grande crociera
Dislocamento:
– in superficie: 1.450 t
– in immersione: 1.904 t
Dimensioni:
– Lunghezza: 86,75 m
– Larghezza: 7,80 m
– Immersione: 4,78 m
Apparato motore superficie: 2 motori Diesel FIAT più 1 motore ausiliario, 2 eliche
– Potenza: 4.000 cv motori principali, 425 cv motore ausiliario
– Velocità max. in superficie: 17,5 nodi (7,0 nodi con motore ausiliario)
– Autonomia in superficie: 3.000 miglia a 17,0 nodi – 7.050 miglia a 8,5 nodi (12.000 miglia a 7 nodi con motore ausiliario)
Apparato motore immersione: 2 motori elettrici di propulsione Savigliano
– Potenza: 2.000 cv
– Velocità max: 8,9 nodi
– Autonomia in immersione: 8 miglia a 8,9 nodi – 110 miglia a 3,0 nodi
Armamento:
– 6 tls AV da 533 mm, 8 siluri da 533 mm
– 2 tls AD da 533 mm, 4 siluri da 533 mm
– 1 cannone da 120/27 mm (dopo il 1934 sostituito con 120/45 mm)
– 4 mitragliatrici 13.2 binate
– 1 tubo lanciamine, 4 mine
Equipaggio: 7 ufficiali, 70 tra sottufficiali e marinai
Profondità di collaudo: 100 m.
S.O.S. RICHIESTA NOTIZIE
Ciao Ezio carissimo,
ti faccio dono delle foto di quel che resta di mio zio Francesco La Rosa (mi sono state affidate da mio padre che mi ha voluto chiamare come Lui). Quello che so di mio Zio è che è nato a forse a Civitavecchia il 13.2.1915 e, di questo quadro con le decorazioni, non so nemmeno quali onorificenze gli siano state tributate e perché…
Dal berretto si evince che sia stato membro del regio sommergibile Balilla, altro non so.
Mi piacerebbe, col tuo aiuto e con l’aiuto dei lettori del tuo blog, conoscere la storia nella regia Marina di mio Zio e del regio sommergibile Balilla.
Confido in te e in voi.
Franco -
20.2.1978, impostazione della nave Giuseppe Garibaldi
di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra
Caratteristiche tecniche
Tipologia: Portaeromobili
Classe: Garibaldi
Impostata il: 20.02.1978
Varata il: 04.06.1983
Cantiere: Cantieri navali di Monfalcone
Dislocamento: 13859 t p.c.
Lunghezza: 180, 2
Larghezza: 23,4 m al galleggiamento – 30,4 m al ponte di volo
Larghezza ponte di volo: 173,8 m Immersione: 6,7 m
Apparato motore: COGAG: 4 tag. Fiat/GE LM-2500, 2 assi con eliche a passo fisso e inversione del moto mediante due giunti riduttori invertitori Tosi
Potenza: 60400 KW (80997,72 HP
Velocità: 30 nodi
Autonomia: 7000 mg
Armamento: Linea di volo costituita da 12-18 aeromobili (SH-3D/EH-101 o/e AV-8B Plus); 2 lanciatori a 8 celle Albatros (con missili S/A Aspide); 3 sistemi AM/AA Dardo (con mitragliera Breda da 40/70)
Equipaggio: 534.
L’incrociatore portaeromobili Giuseppe Garibaldi, prima Unità di questo genere della Marina Militare Italiana, è stata costruita nei Cantieri Navali di Monfalcone e ivi varata il 04 giugno 1983.
Entrata in servizio nel 1985, ha come abituale porto di assegnazione Taranto e, a partire dal 2014, è stata posta alle dipendenze organiche ed operative del neo costituito Comando del Terzo Gruppo Navale, di stanza nella base di Brindisi.
Grazie alla propria versatilità d’impiego, ha svolto negli anni un ruolo fondamentale in tutte le principali missioni internazionali che hanno visto impegnata la Marina Militare. -
20.2.1971, disarmo (ex regio) incrociatore Giuseppe Garibaldi (3°)
di Carlo Di Nitto
… Il vecchio “Don Peppino”
Il regio incrociatore leggero Giuseppe Garibaldi classe “Duca degli Abruzzi”, ultima evoluzione della classe “Condottieri”, fu la terza unità a portare il prestigioso nome dell’Eroe de Due Mondi. Dislocava 11262 tonnellate a pieno carico. Costruito nei Cantieri C.R.D.A. di Trieste, fu varato il 21/4/1936 ed entrò in servizio il 29/12/1937.
Nei primi tempi i svolse normale attività di squadra partecipando all’occupazione dell’Albania nell’aprile 1939. Durante il secondo conflitto mondiale, oltre che nella difesa del traffico, venne intensamente impiegato in numerose operazioni belliche durante le quali prese parte agli scontri navali di Punta Stilo, Matapan, Mezzo Giugno. Più volte danneggiato dalla reazione nemica, il 31 gennaio 1943, colpito durante un bombardamento mentre si trovava a Messina, dovette registrare diverse vittime tra i suoi Marinai.Alla proclamazione dell’armistizio dell’8 settembre 1943, si trasferì con il resto della flotta a Malta che si era consegnata agli Alleati in ottemperanza alle clausole armistiziali. Durante il periodo della cobelligeranza venne utilizzato nell’Atlantico centrale in azioni di pattugliamento contro le navi corsare tedesche e in Mediterraneo sempre per pattugliamento e trasporto di truppe nazionali e anglo – americane.
Rimasto all’Italia, nel dopoguerra subì lavori di ammodernamento con modifiche all’armamento, alle apparecchiature e alle sovrastrutture. A bordo dell’unità venne anche eretta una piattaforma per elicotteri su cui un Bell 47 nell’estate del 1953 effettuò al largo di Gaeta le prime prove di appontaggio e decollo.
Nel 1957 iniziò una radicale serie di lavori per essere trasformato in incrociatore lanciamissili. Nel novembre 1961 rientrò con la sigla 551. Il 20 febbraio 1971 fu posto in disarmo per radiazione.In questa bella foto l’unità è stata ripresa nel periodo della cobelligeranza. Notare, infatti, che la nave è ritinteggiata secondo le norme in uso tra gli Alleati con lo scafo grigio scuro e le sovrastrutture grigio celestino.
ONORE AL “GARIBALDI” E AI SUOI CADUTI. -
Charles Trenet (Narbona, 18.5.1913 – Créteil, 19.2.2001)
di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra
…a chi gli domandava il segreto del suo costante buonumore, Trenet rispondeva: “Non vedo mai le cose come realmente sono”.
Charles Louis Augustin Georges Trenet nasce a Narbonne il 18 maggio del 1913, in una famiglia borghese con la passione della musica. Nel 1920 la madre Marie Louise s’innamora di un tedesco e con lui va a vivere a Berlino, lasciando i due figli in un collegio. Per Trenet è un choc tremendo, un abbandono che lo segna per la vita, ma al quale reagisce con l’ironia, l’allegria e la leggerezza che diverranno i colori della sua bandiera.
Con Johnny Hess dal 1931 al 1936 forma il duo Hess Trenet. Durante la sua lunga carriera ha scritto molte canzoni (la prima in assoluto la scrive a sei anni: “Le diable dans la cuisine”): Y a d’la joie (1936), Je chante (1937), Boum (1938), Que reste t’il des nos amours? (1942), Douce France (1943), e soprattutto La mer composta nel 1943, in treno verso Narbonne, che sembrandogli troppo solenne, pubblicherà solo nel 1946.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Parigi è occupata dai tedeschi e la stampa collaborazionista lo accusa di essere ebreo: Trenet non sarebbe altro che l’anagramma di Netter. Raccontando alla Gestapo quattro generazioni della sua famiglia, il cantante dimostra che l’accusa è infondata e da quel momento, forse per paura, forse per non avere altre noie, ubbidisce agli ordini del Reich. Continua a fare concerti a Parigi durante l’Occupazione e, come Chevalier e la Piaf, nel 1943 va in Germania a cantare per i prigionieri francesi. È l’unico momento buio in una carriera splendente e lunga quasi un secolo. Alla Liberazione rivelerà di essere stato picchiato dalla Gestapo durante un interrogatorio e tornerà in scena zoppicando.
Dopo la guerra si trasferisce a New York. Nel 1954 torna a Parigi. Inizia l’esistenzialismo (al quale si unirà pochissimo). Pur restando un’icona, gli anni ‘60 e i ‘70 non furono per lui favorevoli. Il suo grande rientro avvenne nel 1987 sul palcoscenico del “Printemps de Bourges” dove fu applaudito da un pubblico diverso dal suo. Da quel momento non cesserà più di comporre e di cantare. Il suo ultimo disco, Les poètes descendent dans la rue (del 1999) è il consueto capolavoro di leggerezza e poesia.
Quando, nel novembre del 1999, Charles Trenet comparve sul palco della Salle Pleyel per quello che sarebbe stato il suo ultimo concerto, il pubblico pensò che non ce l’avrebbe fatta ad arrivare fino in fondo. Raggiunse il microfono barcollando, chiuso in un busto per tre costole rotte dopo una caduta, la voce uscì come un rantolo. Poi si riprese, canzone dopo canzone le forze tornarono e alla fine del concerto saltellava sul palco. In quell’ultimo concerto nulla fu lasciato al caso: fu il suo testamento artistico prima di morire.
Charles Trenet è morto il 18 febbraio 2001 all’ospedale Henri Mondor di Creteil dove era stato ricoverato una settimana prima per un ictus. Aveva 87 anni fu cremato al cimitero Père Lachaise e le ceneri sono state trasferite a Narbonne, la città natale dove e’ stato sepolto accanto alla madre che nell’infanzia lo aveva abbandonato…nonostante tutto, la madre restò l’unico suo grande amore.LA MER
Qu’on voit danser le long des golfes clairs
A des reflets d’argent
La mer
Des reflets changeants
Sous la pluieLa mer
Au ciel d’ete confond
Ses blancs moutons
Avec les anges si purs
La mer bergere d’azur
InfinieVoyez
Pres des etangs
Ces grands roseaux mouilles
Voyez
Ces oiseaux blancs
Et ces maisons rouilleesLa mer
Les a berces
Le long des golfes clairs
Et d’une chanson d’amour
La mer
A berce mon coeur pour la vieDA QUALCHE PARTE TU (La mer – Beyond The Sea )
Da qualche parte al di là del mare
Da qualche parte, in attesa di me
Il mio amante sorge su sabbia dorata
E guarda le navi che vanno a vela
Da qualche parte al di là del mare
Lei è lì a guardare per me
Se potessi volare come gli uccelli in alto
Poi dritto tra le braccia andavo a vela
E ‘ben al di là di una stella
E ‘vicino al di là della luna
So che al di là di un dubbio
Il mio cuore mi condurrà presto là
Ci incontreremo oltre la riva
Ti bacio come prima
Saremo felici di là del mare
E mai più me ne vado a vela!
E ‘ben al di là di una stella
E ‘vicino al di là della luna
So che senza ombra di dubbio, yeah!
Il mio cuore mi condurrà presto là
Ci incontreremo, lo so ci incontreremo, oltre la riva
Ti bacio come prima
Saremo felici di là del mare
E mai più me ne vado a vela!
E mai più me ne vado a vela!
E mai più me ne vado a vela!
Vela … yeah!Beyond the Sea è il titolo della versione in lingua inglese della canzone La Mer composta nel 1943 da Charles Trenet eda Léo Chauliac durante un viaggio in treno fra Narbonne e Carcassinne. Il brano fu poi inciso da Trenet e lanciato sul mercato discografico internazionale nel 1946. Secondo gli storici della musica occorsero a Trenet e a Chauliac soltanto una ventina di minuti per comporre quello che era destinato a diventare un successo mondiale della musica leggera.
Il testo in inglese è di Jack Lawrence: scritto in maniera originale, non ha alcun riferimento semantico con quello del corrispettivo brano in lingua francese.
A parere di taluni critici, mentre il testo di Le Mer è suggestivo per le evocazioni poetiche che racchiude in sé, ricche di crepuscolari riflessioni sulla vita e sul sentimento amoroso in senso universale, la versione in lingua inglese appare come un, peraltro riuscito, tentativo di confezionare una canzone di puro sentimentalismo. Il refrain ruota attorno alle aspettative di un innamorato che, guardando al di là del mare (beyond the sea, appunto), spera di incontrare un giorno la ragazza del cuore in grado di non farlo salpare più.
Il brano ha avuto oltre quattrocento versioni ma è soprattutto nell’incisione del cantante italo-statunitense Bobby Darin che ha raggiunto negli anni sessanta il successo internazionale.
Grazie anche a puntuali arrangiamenti orchestrali, Beyond the Sea è diventata in breve tempo uno standard musicale, un vero e proprio evergreen sul quale hanno puntato molte chance numerosi cantanti che si sono cimentati nelle numerose cover. La versione di Darin rimane tuttavia quella maggiormente conosciuta. -
Giovanni Cossu (Samugheo, 19.2.1920 – Mare, 29.3.1941)
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Luigi Pozzi (Portocomaro (AT), 19.2.1915 – Cefalonia, 22.9.1943)
a cura Antonio Cimmino
(Portocomaro (AT), 19.2.1915 – Cefalonia, 22.9.1943)
Medaglia d’Argento al Valor Militare (alla memoria – sul campo).
Il Capitano Commissario della Regia marina Luigi Pozzi nasce a Portocomaro (Asti). Fu destinato al Comando Marina Argostoli e fu trucidato a Cefalonia per non essersi sottomesso alle truppe tedesche.
“Capo servizio amministrativo di base navale insulare, all’atto dell’armistizio si univa agli assertori della lotta contro i tedeschi. Destinato alla difesa ravvicinata delle opere della base, prendeva parte con fermezza e coraggio ai combattimenti. Successivamente chiesto ed ottenuto di far parte con altro ufficiale all’armamento di un carro armato, preso ai tedeschi nella prima fase della battaglia, e portato a difesa del vallone sottostante ad una batteria, faceva fuoco fino all’ordine della resa.Catturato veniva trucidato sul posto. Esempio di elevate virtù militari e di attaccamento al dovere fino all’estremo sacrificio” (Cefalonia 8 – 22 settembre 1943 – Determinazione del 15 luglio 1949).