Marinai

  • Marinai,  Marinai di una volta,  Recensioni

    Gianni Zolesi, il Marinaio senza stellette

    di Giovanni Presutti (*)

    OMAGGIO A GIANNI ZOLESI

    Marinaio senza stellette Gianni Zolesi, figlio di un marinaio.
    Tra paterne divise solini blu fraseologia marinaresca…
    Ancor prima di nascere, pane e Marina Gianni ha mangiato.
    A vent’anni in grigio-verde la leva soddisfa.
    Il cuore, mentir non sa e il fato premia, subito assunto vice ragioniere a La Maddalena,
    finalmente in Marina.
    Da borghese, oltre quarant’anni tra ammiragli, marinai e personale civile.
    Ogni giorno tra le note dell’alza e ammaina bandiera.
    Diviene Direttore di Ragioneria.
    Ultimo giorno di servizio, tra lacrime, note e Preghiera del Marinaio, nell’ammaina del Tricolore, raccoglie sulle braccia la bandiera della Marina Militare.


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  • Marinai,  Marinai di una volta,  Poesie,  Recensioni

    Salsedine nel cuore

    SALSEDINE NEL CUORE

    di Antonino Tumminia (*)

    I pensieri sanno nuotare

    nella libertà di un mare,

    in un continuo

    divenire di emozioni,

    si inseguono e volteggiano

    come ali di gabbiano

    sull’immensità di questo mare.

    Onde di colore,

    inseguono onde di luce,

    in un ritmato movimento

    …come i battiti del cuore.

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  • Marinai,  Marinai di una volta,  Recensioni,  Storia

    Carlo Leone Reynaudi (Piasco (CN), 13.7.1845 – Roma, 3.4.1926)

    cura Antonio Pisanelli (*)

    (Piasco (CN), 13.7.1845 – Roma, 3.4.1926)

    Carlo Leone Reynaudi nacque a Piasco (Cuneo) il 13 luglio 1845, fu ammesso alla Scuola di Marina di Genova nel 1863, conseguendo la nomina a guardiamarina di 1^ classe nel 1865. Prese parte alla campagna del 1866 contro l’Austria imbarcato sulla regia nave Ancona e prese parte anche al viaggio di circumnavigazione della regia nave Vettor Pisani.
    Nel 1885 fu promosso Capitano di corvetta e destinato a bordo della regia nave  Perseo e, l’anno successivo fu al comando della regia nave Vettor Pisani.
    Nel 1888 fu promosso Capitano di fregata nominato al comando della regia nave Conte di Cavour e della regia nave Caracciolo.
    Dal 1890 al 1893 fu destinato all’Accademia Navale (conseguendo la promozione a capitano di vascello nel 1891). Successivamente espletò  l’incarico di Direttore degli armamenti del 3° Dipartimento marittimo (Venezia) e successivamente  comandante delle regie navi Francesco Morosini (1894-1896) e Sardegna (1897-1898), intervallato da un anno in cui fu capo di stato maggiore del 1° Dipartimento marittimo (Spezia).
    Nel 1899 fu promosso Contrammiraglio, fu membro del Consiglio Superiore della Marina, Direttore generale del personale, Commissario generale per l’emigrazione, Sottosegretario di Stato per la Marina fino al 1903.
    Nel 1094 – 1905 ebbe l’incarico di Comandante di una divisione della Squadra del Mediterraneo. Nel luglio dello stesso anno fu  ollocato in ausiliaria per raggiunti limiti d’età e l’anno successivo  fu promosso Viceammiraglio nella riserva navale.
    Nel giugno 1908 fu nominato senatore del Regno.
    E’ Deceduto a Roma il 3 aprile 1926.
    Tratto da Uomini della Marina 1861-1946 – U.S. Marina Militare

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  • Marinai,  Marinai di una volta,  Recensioni,  Storia

    Emilio Solari (Genova, 3.4.1864 – Roma, 29.11.1954)

    a cura Antonio Pisanelli (*)

    (Genova, 3.4.1864 – Roma, 29.11.1954)

    Nacque a Genova il 3 aprile 1864. Entrò in servizio nella Regia Marina il 1° novembre 1878 seguendo  i corsi alla Regia Scuola di Marina di Genova.
    Carriera
    – Guardiamarina nel 1883;
    – Sottotenente di Vascello nel 1886;
    – Tenente di Vascello nel 1889;
    – Capitano di Corvetta nel 1900;
    – Capitano di Fregata nel 1904;
    – Capitano di vascello nel 1910;
    – Contrammiraglio nel 1915;
    – Viceammiraglio nel 1918;
    – Viceammiraglio d’Armata nel 1923;
    – Ammiraglio d’Armata il 30 luglio 1926.
    Prese parte alla campagna d’Africa (1889) e alla guerra italo-turca (1911-1912), nella quale conseguì la commenda dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro per l’occupazione di Lero. Partecipò alla guerra 1915-1918, durante la quale comandò una divisione navale, la Regia Accademia Navale, la piazza marittima di Taranto e la squadra da battaglia, conseguendo la croce di ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia e la croce al merito di guerra. Fu comandante in capo del dipartimento marittimo della Spezia dall’aprile 1920 al luglio 1921, segretario generale al Ministero della marina dall’agosto 1921 al novembre 1922 e comandante in capo delle forze navali del Mediterraneo dal dicembre 1922 al dicembre 1923. Coprì la carica di presidente del Comitato ammiragli dal dicembre 1923 al luglio 1925 e quella di presidente del Consiglio superiore di Marina dall’agosto 1925 al dicembre 1926. Lasciò il servizio attivo nel 1926. Fu creato senatore del regno dal 2 marzo 1929.
    E’ deceduto a Roma il 29 novembre 1954.

    Onorificenze
    – Cavaliere dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro;
    – Ufficiale dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro;
    – Commendatore dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro;
    – Grande Ufficiale dell’Ordine di San Maurizio e Lazzaro decorato di Gran Cordone;
    – Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia;
    – Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia;
    – Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia;
    – Grande Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia decorato di Gran Cordone;
    – Ufficiale dell’Ordine militare di Savoia;
    – Croce al merito di guerra;
    – Medaglia commemorativa della guerra italo-turca 1911-1912;
    – Croce d’oro per anzianità di servizio;
    – Medaglia mauriziana al merito militare di dieci lustri;
    – Medaglia d’onore di lunga navigazione marittima.

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  • Il mare nelle canzoni,  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Poesie,  Racconti,  Recensioni,  Storia

    Renzo Galimberti (Lissone 3.4.1923 – Mare, 22.9.1943)

    di Marino Miccoli

    (Lissone 3.4.1923 – Mare, 22.9.1943)

    Ricordando il Marinaio fuochista morto a 20 anni sul piroscafo Sgarallino.

    Era un Marinaio giovanissimo Renzo Galimberti quando perì nell’affondamento del piroscafo Andrea Sgarallino su cui prestava servizio.
    Originario di Lissone, una bella e produttiva cittadina confinante con la città di Monza, capoluogo della Brianza verde ed operosa, prima di indossare la divisa della Regia Marina era stato un operaio del mollificio Cagnola.
    Della classe 1923, la morte lo ghermì improvvisamente a soli 20 anni, mentre prestava servizio sulla sua Unità con la qualifica di Marinaio Fuochista.
    Il piroscafo, (di circa 730 tonnellate di stazza, lungo 56 metri e largo 8, che portava il nome di un patriota: il colonnello Andrea Sgarallino, livornese, il quale con Garibaldi partecipò all’impresa dei Mille) era stato varato nel 1930, nel nuovissimo Cantiere Navale Odero-Terni di Livorno, con materiali e tecniche ritenuti all’avanguardia per quei tempi. La cronaca dell’epoca al riguardo scrisse: “oltre ad avere qualità nautiche indiscutibili, comodità immense per i passeggeri e l’equipaggio, è stato curato così minuziosamente nei suoi particolari e con un tal buon gusto da farlo sembrare un pacchetto in miniatura”.
    Navigava per i servizi di linea nell’Arcipelago Toscano quando allo scoppio della guerra, nel 1940, viene requisito dalla Regia Marina.
    Armato con due cannoncini e mimetizzato con apposita livrea, fu ribattezzato nave ausiliaria posamine F.123 e destinato a servizi militari.

    Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 riprese il servizio di trasporto passeggeri (civili e militari da e per l’isola d’Elba), recapito della posta e di approvvigionamento derrate e merci varie con la terraferma. Quando i tedeschi occuparono l’isola d’Elba la nave fu confiscata e le venne imposto di inalberare la bandiera del III Reich; questo fatto unitamente al suo aspetto di nave da guerra contribuirà al verificarsi del suo tragico affondamento, avvenuto la mattina del 22 settembre 1943. Il piroscafo, comandato dal STV Carmelo Ghersi, stava effettuando la traversata tra Piombino e Portoferraio carico di militari e civili italiani; quando giunge nelle acque di Nisporto, a circa un miglio di distanza dall’isola d’Elba, venne silurato dal sommergibile britannico Uproar. Vedendo la nave mimetizzata militarmente e battente bandiera tedesca, il comandante del sommergibile non esitò ad attaccare ordinando il siluramento. Sono le 9.49 quando due siluri esplodono spezzando il piroscafo in due tronconi; purtroppo l’affondamento è immediato e avviene una strage. Nella tragedia periscono circa trecentotrenta persone innocenti, proprio quando il piroscafo era giunto a poche centinaia di metri dall’attracco. Soltanto quattro furono i sopravvissuti.

    Oggi il relitto si trova, adagiato sul fondale, spezzato in due, a circa 66 metri, nel punto Lat. 42° 50’ N – Long. 010° 21’ E .

    Dalle amare parole di una testimone che all’epoca era dodicenne, la signora Marisa Burroni, si può comprendere quale fu l’entità della tragedia:

    […] Ricordo che la nave era avvolta dalle fiamme e da un denso fumo, dopo pochi minuti le fiamme si spensero e lo Sgarallino era scomparso sotto al mare. Quel giorno infame un vento leggero faceva giungere a tratti le urla di quei disperati. Ricordo che tutti correvano verso il porto e io feci lo stesso. So che i soccorsi partirono molte ore dopo il siluramento perché c’era la paura che quel maledetto sommergibile fosse ancora lì per colpire ancora. Non dimenticherò mai le decine di corpi esanimi distesi dal molo del Gallo fino a quasi la porta di ingresso di Portoferraio. La gente voltava i cadaveri per vedere se riconoscevano amici o parenti mentre alcune donne portavano le lenzuola per coprire quei poveri corpi, ma più di tutto ho chiaro nella mente il corpicino di un bimbo vestito di celeste; che Dio maledica la guerra, tutte le guerre.”

    Di seguito riporto alcuni toccanti e significativi versi di una ballata popolare composta sui tragici fatti accaduti quel giorno.

    LA BALLATA DELLO SGARALLINO
    Il ventidue settembre
    partiva da Piombino
    ben carico di gente
    l’ “Andrea Sgarallino”
    […]

    Erano tutt’a bordo, erano ben stipati
    e in più di trecento non sono più tornati

    Si sentono le grida
    si sentono le urla
    si chiama il capitano
    e non è certo burla

    Si sentono le grida
    nessuno è più al sicuro:
    “Buttarsi tutt’a mare,
    che sta a arrivà un siluro!”

    Erano tutt’a bordo, erano ben stipati
    e in più di trecento non sono più tornati

    Ma non féciono in tempo,
    nessun s’era buttato;
    che ci fu l’esplosione
    dell’ordigno scoppiato

    Ma non féciono in tempo,
    nessun s’era salvato;
    e per trecentotrenta
    il tempo s’è fermato

    Erano tutt’a bordo, erano ben stipati
    E in più di trecento non sono più tornati

    Aspetta aspetta al molo
    la gente ‘un vé arrivare
    la nave di ritorno
    e inizia a lagrimare

    Aspetta aspetta al molo
    la gente ode vociare
    che l’Andrea Sgarallino
    or giace in fondo al mare!

    Questi tristi versi, dettati dal grande e profondo sentimento di cordoglio popolare, ci aiutano a comprendere quale immane tragedia avvenne quel giorno e ci spronano a riflettere e a tenere sempre presente quanto grande, importante e inestimabile sia il valore rappresentato dalla pace tra le nazioni.

    Il 29 maggio 2013 la sezione A.N.M.I. di LISSONE – gruppo Brianza- è stata intitolata al Marinaio Fuochista Renzo Galimberti e sul monumento dei Caduti del mare di Lissone è stata deposta una targa commemorativa.
    Desidero inoltre evidenziare che considero bello e assai significativo il fatto che una sezione dell’ANMI come quella di Lissone (alla quale sono iscritto) sia stata intitolata a un MARINAIO, ossia non a un blasonato Ammiraglio o un famoso Comandante, ma mi piace ribadirlo, a un Marinaio fuochista che a soli 20 anni è perito nell’espletamento del suo prezioso servizio in sala macchine.
    Oggi 22 settembre 2020, nel 77° anniversario dell’affondamento del piroscafo Andrea Sgarallino, desidero ricordare il sacrificio di Renzo Galimberti e dei Marinai componenti l’Equipaggio nonché la scomparsa dei numerosi Civili che vi erano trasportati. Attraverso il lodevole sito de LA VOCE DEL MARINAIO ne onoriamo la memoria rivolgendo loro il nostro deferente pensiero.