Marinai di una volta

  • C'era una volta un arsenale che costruiva navi,  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    11.6.1920, radiazione della regia nave Coatit

    di Carlo Di Nitto e Antonio Cimmino



    … a Castellammare di Stabia c’era un arsenale che costruiva navi, e adesso?

    Il regio incrociatore torpediniere Coatit (poi Esploratore), classe “Agordat”, dislocava 1610 tonnellate a pieno carico. Elaborato dal famoso progettista navale Naborre Soliani, fu impostato l’8 aprile1897, varato il 15 novembre 1899 presso i Cantieri di Castellammare di Stabia ed entrò in servizio il 1° ottobre 1900.
    Dopo un primo periodo di attività di squadra, venne destinato nelle acque coloniali del Mar Rosso dove operò intensamente in compiti di repressione del contrabbando di armi.
    Nel 1904 rientrò in Italia per riprendere la normale attività di squadra.
    Nel periodo 1909 – 1910, a seguito di una collisione con l’incrociatore Amalfi, rimase inattivo a Napoli per lavori.

    Durante il conflitto Italo-turco del 1911 l’incrociatore torpediniere Coatit fu assegnato come unità esplorante della Seconda Squadra del vice ammiraglio Faravelli; bombardò diverse volte le posizioni nemiche lungo la costa, prese parte all’occupazione di Rodi e catturò una pirobarca nemica. Partecipò all’occupazione di Rodi effettuando anche crociere nel golfo di Smirne, Mitilene e Scio. Bombardò le fortificazioni di Kalamaka distruggendo quindi, con le sue artiglierie, le caserme di Samos.
    Dopo la cessazione delle ostilità contro la Turchia, rimase nel Levante fino al 1913, quando rientrò in Italia per lavori. Rientrato in squadra, fu destinato in Cirenaica e in Egeo.
    Il 4 giugno 1914 fu riclassificato come “Esploratore”.
    Durante la Prima Guerra Mondiale fu impegnato in crociere di sorveglianza antisommergibile nel Basso Adriatico, nello Jonio e nel Tirreno, nonché per la scorta convogli.
    Nel 1918 svolse numerose azioni offensive contro i sommergibili nemici nel mare di Sicilia.
    Al termine del conflitto fu dislocato in Libia, nel Dodecaneso e in Tripolitania. Successivamente raggiunse Valona, in Albania a disposizione del comando di quella base,
    Ritornato a La Spezia, a datare dall’11 giugno 1920, venne radiato dal Quadri del Naviglio Militare.
    Il suo motto fu “Sempre pronti”.

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    Caratteristiche tecniche
    Impostato: 8.4.1897.
    Varato: 15.11.1899.
    Entrata in sevizio: 1.10.1900.
    Riclassificato esploratore: 4.6.1914.
    Radiazione: 11.6.1920
    Dislocamento a pieno carico: 1610 tonnellate.
    Dimensioni: 91,6 x 9,3 x 3,5.
    Apparato motore: 8 caldaie Blechynden + e motrici a triplice espansione.
    Potenza: 8.129 cavalli.
    Eliche: 2.
    Nodi: 22.
    Armamento: 12 cannoni da 76 mm + 2 tubi l.s.
    Equipaggio: 184 uomini.

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    11.6.1951, entra in servizio la nave Aviere

    di Carlo Di Nitto 

    Questa foto, scattata da mio padre Vincenzo(*) a Venezia nel 1954 dalla M/C Nebulosa dell’AGIP, riprende il cacciatorpediniere Aviere (2°). In secondo piano, parzialmente coperto, il gemello capo classe “Artigliere”. Questa unità (ex americana “Nicholson DD 442”), dislocava 2520 tonnellate. Era stata costruita nei Cantieri Navy Yard di Boston (USA); varata il 31/05/1940, entrò in servizio il 03/06/1941.
    Sotto la bandiera statunitense svolse intensa attività bellica prima nel Mar Mediterraneo e successivamente nell’Oceano Pacifico dove, nel giugno 1944, durante la campagna per la riconquista della Nuova Guinea fu colpito dal tiro di una batteria costiera e perdette diversi uomini del suo equipaggio.
    Il 25/5/1951 fu consegnato alla Marina italiana, e dopo essere stata rinominato “Aviere”, prese servizio l’ 11/6/1951 con il distintivo ottico AV e, successivamente, con la sigla NATO D 554.
    La nave effettuò attività di squadra, partecipando anche a diverse esercitazioni in ambito NATO, fino al 01/09/1970. Riclassificata “nave esperienza” per la sperimentazione di nuovi sistemi d’arma, ebbe il nuovo distintivo ottico A 5302.
    Il 01/09/1975 fu definitivamente radiata.
    ONORE AI CADUTI SOTTO OGNI BANDIERA

    (*) https://www.lavocedelmarinaio.com/2020/01/vincenzo-di-nitto-gaeta-8-1-1921-19-11-1995/

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    Gennaro Valenzano (Castellammare di Stabia, 11.6.1921 – Mare, 17.1.1943)

    a cura Antonio Cimmino

    Banca della memoria - www.lavocedelmarinaio.com(Castellammare di Stabia, 11.6.1921 – Mare, 17.1.1943)

    Nocchiere Gennaro Valenzano nato a Castellammare di Stabia (Napoli) l’11.6.1921, imbarcato sul regio cacciatorpediniere Bombardiere, scomparso in mare unitamente ad altri 175 uomini dell’equipaggio.

    Gennaro Valenzano - www.lavocedelmarinaio.com

    La nave fu silurata ed affondata dal sommergibile inglese HMS United nella cosiddetta “Battaglia dei Convogli”.
    Canale di Sicilia 17 gennaio 1943.

    regio cacciatorpediniere Bombardiere- www.lavocedelmarinaio.com

    Nota: sull’elenco dei Caduti e dispersi della Marina Militare risulta Valanzano Gennaro.

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    11.6.1943, viene dichiarata perduta regia nave Enrico Gismondi

    … riceviamo e con orgoglio pubblichiamo e dedichiamo al Marinaio Giuseppe Sancarlo nato a Palermo il 2 settembre 1918 e deceduto il 18.5.1943 nel Mar Mediterraneo Centrale.

    Buongiorno Ezio,
    sto facendo una ricerca sulla nave ausiliaria Gismondi (in sigla F80), affondata da aerei alleati il 18 maggio 1943 a Pantelleria. Nell’affondamento si verificò un bellissimo atto di eroismo da parte del timoniere, marinaio Sancarlo Giuseppe, che meritò la medaglia d’argento alla memoria (di cui ho la motivazione). Vorrei ricordare ai giovani quell’episodio, ma in Internet niente di niente, nemmeno una foto della nave (ho trovato soltanto una cartolina postale con il timbro della nave).
    Confido nella folta e agguerrita schiera dei nostri amici de La voce del marinaio (marinai sempre in servizio!) per avere qualche notizia in più al riguardo.
    Un abbraccio affettuoso grande quanto il mare.
    Orazio Ferrara


    Buonasera Orazio,
    questo è quanto siamo riusciti a trovare sulla Nave Ausiliaria “Enrico Gismondi”:
    ENRICO GISMONDI: piroscafo – pesca – 698 tonnellate stazza lorda
    Costruito nel 1921 in Francia con il nome di “Sagittaire” nei Chantiers de Bretagne di Prairie-le-Duc come peschereccio d’altura, fu consegnato nel gennaio 1922 alla Società Armatrice Nouvelle des Pecheries à Vapeur di Arcachon. Successivamente, nel 1929, nel 1933 e nel 1934 passò ad altre società armatrici.
    Nel 1938 fu acquistato dalla Soc. An. Pesca e Navigazione Merluzzo Italiano di Genova ed iscritto in quel Compartimento Marittimo con il numero di matricola 2192, assumendo il nome di “Enrico Gismondi”.
    Fu requisito dalla Regia Marina a Livorno il 2 luglio 1940 e, in pari data, iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato  con la sigla F. 80.
    Utilizzato come nave scorta di pilotaggio foraneo, il 18 maggio 1943, mentre effettuava una navigazione costiera da Pantelleria a Punta Limarsi venne colpito e incendiato durante un attacco aereo nemico. Fu quindi portato ad incagliarsi in località Ballata dei Turchi nell’isola stessa.
    Con tale data fu derequisito e radiato dal ruolo del naviglio ausiliario.
    Venne considerato definitivamente perduto con la data dell’11 giugno 1943 a seguito dell’occupazione di Pantelleria da parte del nemico.

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    Antonio Lobreglio (Rotondella (MT), 16.2.1932 – Ginosa Marina (TA), 11.6.2021)

    di Francesco Lobreglio

    (Rotondella (MT), 16.2.1932 – Ginosa Marina (TA), 11.6.2021)

    … riceviamo e con profondo dolore pubblichiamo.

    Buonasera,
    volevo chiederLe se fosse possibile pubblicare un piccolo ricordo di mio padre che è venuto a mancare venerdì 11 giugno u.s..

    C°1^ cl.”sc” Rt. Antonio Lobreglio nato a Rotondella (MT) il 16 febbraio 1932 – deceduto a Ginosa Marina (TA) l’11 giugno 2021.

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    Auguri di buon compleanno a Cosma Damiano Dipaola

    di Commendatore Sebastiano Lavecchia Presidente onorario A.N.M.I. Barletta 

    Cosma Damiano  Dipaola nasce a Barletta l’11/06/1930. Dopo la licenza elementare, nel 1949 Cosma è arruolato nella Brigata San Marco, nel reparto guastatori ed inviato nel centro – nord Italia e vi rimane per 28 mesi. Il resto della sua storia militare me l’ha raccontata presso la sezione A.N.M.I.G. (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra) messa a disposizione dal presidente Ruggiero Graziano.
    Per l’occasione, il signor Dipaola è stato celebrato dai marinai della Brigata San Marco, operanti presso l’ospedale da campo situato accanto l’ospedale “Mons. R. Dimiccoli” di Barletta. Il signor Dipaola è accompagnato dal figlio Giuseppe e dal nipote Cosma Damiano Valerio.

    «Nel 1949, sono stato inquadrato nel reparto guastatori  e con altri 22 commilitoni siamo stati inviati a Modena».
    «In un primo momento, ho lavorato in una fabbrica di ghiaccio presso il porto di Barletta.In seguito, sono stato assunto presso la fabbrica di concimi chimici “Montecatini”(attuale TIMAC). Mi sono sposato e ho avuto quattro figli».

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    Giustizia fu fatta solo quando fui promosso Capo di 1^ classe furiere di complemento

    di Antonio Cimmino
    il marinaio Antonio Cimmino matricola 47CS0109 per www.lavocedelmarinaio.com
    Caro Ezio, credo proprio sia impossibile non amare, e ti spiego.
    Con il diploma di perito navale, fui ammesso alle selezioni per il corso A.U.C. “D” per Livorno.
    Mi diedero anche il biglietto Compamare-Livorno.
    Dopo qualche mese vennero i Carabinieri e vollero che restituissi tutta la documentazione in Capitaneria perché non ero stato più ammesso. Pazienza…
    Partii di leva, tanto dopo 6 mesi mi avrebbero fatto sergente con cambio di vestiario.
    Alla prima licenza, lasciai la cappotta a mio padre che lavorava nei cantieri navali di Castellammare di Stabia all’intemperie, tanto non mi sarebbe più servita, anche perché mi diedero una sola divisa invernale come a tutti i diplomati.

    002
    Su Nave Volturno e Nave Etna, mi impegnai molto e le note caratteristiche erano “superiore alla media”. Vedevo tutti i miei fratelli di contingente passare di grado e cambiare status ( …e paga).
    Un giorno mi chiamò il Comandate dell’Etna e mi disse che non ero stato promosso sergente, mi fece capire che forse per problemi politici.
    Apriti cielo, mi cascò il mondo addosso. Subito richiesi la cappotta a mio padre che me la mandò a Taranto tramite un operaio dell’arsenale in trasferta a Castellammare.
    Da un rapido esame mi accorsi che molti miei amici di Nave Volturno, come me, non erano stati promossi. Ma loro erano impegnati politicamente specie quelli di La Spezia, Sarzana e Trieste, io invece, ero stato tenuto fuori da mio padre che mi inviò perfino a scuola dai salesiani (a costo di enormi sacrifici economici) per darmi un futuro migliore Mio padre era comunista – ma quelli di base, operai che lottavano per una migliore condizione di vita nelle fabbriche e nella società – e fu implicato nei disordini a Castellammare (come in tutta Italia) dopo l’attentato a Togliatti ottenendo una condanna di 9 mesi. Il mio mondo era crollato…

    001

    Mi rassegnai a trascorrere i due anni di leva come sottocapo (meno male che non ci pensarono, altrimenti sarei stato un marinaio semplice).
    La divisa invernale, l’unica, era diventata lisa.

    004
    Mi congedai molto arrabbiato, ma non contro la Marina che amavo ma contro i militari ed i politici. Mi iscrissi all’Associazione Nazionale Marinai d’Italia e iniziai a chiedere il perché di questa incomprensibile scelta della non promozione giacché io e mio padre eravamo due entità giuridiche distinte e poi l’onore di ricevere il grado mi spettava…
    Successivamente, tra un ricorso e l’altro, mi laureai in Giurisprudenza.
    Mutò il mio status e, mutando la situazione politica, ebbi la promozione simbolica e dopo qualche tempo anche la richiesta di documentazione per il N.O.S. (Nulla Osta di Segretezza).
    Era il 1980. Da meccanico ero passato nella categoria furiere. Mi hanno mandato la cartolina rosa di pre-mobilitazione fino al 50° anno di età. Questa in sintesi la mia storia. L’ho scritta in maniera veloce e accavallata perché l’emozione mi prende sempre…
    Volevo restare in Marina, quella che mi raccontava mio padre che si era fatto 7 anni dal 1937 al 1943. La Marina non l’ho mai odiata, non mi aveva tradito, come una ragazza i cui genitori mi avevano maltrattato (…ella mi avrebbe voluto).
    Così forse mi spiego e ti spiegherai questo rinnovato e senile amore per essa.
    Ciao Antonio.

    005
    Ciao Antonio,
    nel leggere e rileggere la tua accorata mail mi sento di poter affermare, tranquillamente, che quello che è accaduto a te e accaduto anche a me nel 2010 (con conseguenze anche sul fisico e sul morale) e per questo comprendo. I pregiudizi sono spesso accompagnati dalla mancanza di amore verso gli altri, nelle vessazioni (oggi si usa il termine mobbing) che vanno a braccetto con la superbia e l’invidia: due dei peggiori peccati capitali.
    In qualunque campo, compreso l’ambiente militare, le persone di cultura, di sapienza, hanno dato e continuano a dare fastidio, e non poco, a quei saccenti che io definisco gli “illuminati di niente” se non dal peccato.
    Li dobbiamo perdonare? Tutti e sempre, pregando per loro, perché la mancanza del perdono è come un veleno che beviamo giornalmente, un veleno il maligno ci somministra in gocce e che, alla fine, potrebbe uccidere l’anima nostra.
    Perdonare non significa non dare importanza a quello che è successo, né dare ragione a chi ti fa compassione. Semplicemente significa mettere da parte i pensieri che causarono dolore perché chi guarisce le ferite provocate dal risentimento, rinnova le persone, i matrimoni, le famiglie, le comunità, la vita sociale, sua e degli altri.
    La scelta di amare gli altri così come dobbiamo amare LUI oltre che lo stile di vita del Cristiano: sono i primi due Comandamenti che ci ha dettato attraverso Mosè per questo accetta di perdonare sempre, chiunque e per ogni cosa.
    Perdonare come hai perdonato tu, carissimo Antonio, perdonare con l’esempio della sua Vita, Morte e Resurrezione, sempre!
    Pancrazio “Ezio” Vinciguerra (per te Antonio solo e sempre Ezio)

    Dispaccio di avvenuta promozione a Capo di 1^ classe furiere di complemento ad Antonio Cimmino
    P.s.  Nel Vangelo di oggi Matteo (18, 15-20) ci propone Dio che ammonisce.
    L’ammonizione e la correzione sono una manifestazione dell’amore…non possiamo dire di amare Dio, se poi non siamo in grado di andare d’accordo almeno con coloro che vivono con noi tutti i giorni. Sarà un caso?
    Per gli Illuminati di niente a buon intenditor…