Le vignette

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    15-26.9.1943, Cefalonia

    QUESTO NON E’ UN FILM
    foto a cura Antonio Cimmino e A.N.M.I. Stabia

    riflessioni a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra
    ispirazione ed incipit tratte dal fim “Il mandolino del Capitano Corelli di Louis De Bernieres”.

    IN RICORDO DEI MARTIRI DI CEFALONIA
    (15 – 26 settembre 1943)

    Quando mi recai alla mostra di Cimmino feci fatica a guardare quelle foto.
    Gli occhi si chiudevano per l’orrore, per la vergogna, per aver compreso che nessuno per nessun motivo può arrivare a giustiziare un suo simile.
    Compresi anche dal racconto dei superstiti che un popolo che non arrossisce più alla vergogna è un popolo destinato a soccombere.
    Io, come del resto gli altri visitatori presenti, piansi nel leggere che dal 15 al 26 settembre 1943 perirono tutte quelle anime.
    Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    AVEVA TRE FIGLI MASCHI
    di Vittorio Fioravanti Grasso

    Aveva tre figli maschi
l’uomo in nero appartato 
in fondo al salone 
- tre figli – e glieli hanno 
tutti e tre ammazzati.

    I° – 
Il primo gli morì braccato 
nell’isola di Cefalonia 
gridando “Viva l’Italia” 
in faccia al branco nazista 
del plotone d’esecuzione. 

Quando partì orgoglioso 
con in pugno il fucile 
su un lungo treno d’armati 
c’erano labari e gagliardetti 
inni di gloria e morte. 

Raccolti in sacchetti 
miseri resti d’ossa e brandelli 
di panno incrostato a grumi 
di terra ostile. Così è tornato dal fronte 
vent’anni dopo 
la fine dell’ultima guerra. 

C’erano tante transenne 
alla stazione della ferrovia 
l’immancabile tricolore 
e qualche bandiera rossa 
un ministro ci venne a fare 
un discorso di democrazia. 
Usò lunghe frasi contorte 
non disse una volta “Patria”. 
Non fu neanche il caso di piangere 
davanti ai parenti presenti. 
Quello non era un ritorno

    II° 
Anche il secondo 
gli fu messo al muro. 
L’8 settembre non seppe che fare 
seguì un tenente sui monti 
e continuò a sparare e a sparare. 
Cambiò solo il bersaglio dei tiri 
e mirò sui tedeschi e i fascisti. 
Durò un’alterna stagione 
d’imboscate e di fughe 
poi fu tradito e preso 
con altri compagni 
dai partigiani slavi di Tito. 
Neppure gli chiesero il nome 
all’incredulo combattente 
Cadde legato le mani dietro 
senza un pianto né un grido. 
Nella fossa comune 
giù nell’indegna foiba 
ne gettarono cento.

    III° 
Nel dopoguerra a quell’uomo 
gli uccisero persino il terzo 
l’ultimo che gli era rimasto . Era riuscito a scamparla 
dietro a un torno dell’officina 
- troppo giovane 
per spianare un mitra si disse – 
protetto da un prete e la madre 
vi rimase nascosto per mesi 
poi tornate le cose normali 
tornò al suo lavoro. 

Ma durante uno sciopero in piazza 
vennero ben presto alle mani 
e fra attivisti ed agenti 
tra sassate e legnate 
esplosero un paio di colpi. 
E quando infine fecero largo 
attorno alla chiazza di sangue 
c’era lui sul selciato 
lungo disteso scomposto 
con due buchi nel corpo. 

Perizie e controperizie 
sulle pallottole estratte 
non hanno chiarito mai nulla 
dell’arma assassina.

    IV° 
E’ ancora là quell’uomo 
continua in silenzio appartato 
in fondo al buio locale. 
Sta seduto senza neppure bere 
e non legge il giornale
non dà retta alla radio 
né guarda in faccia nessuno. 

Chi gli passa vicino
senza potergli parlare 
viene poi al banco a chiedermi 
cosa abbia in mente 
quel tizio così scontroso. 

Ed io non so far altro 
che raccontare 
ancora una volta la storia 
di quei suoi figliuoli 
morti ammazzati. 

E lui di laggiù me l’ascolta.

    Luglio 2005 

Primera edición
 PREMIO DE POESIA Y DE ARTES VISUALES “MIGUEL ANGEL”
 Valencia, Venezuela, julio 2007. 
Presidente del Jurado Calificador: Valeriano Garbin

Primo Premio di Poesia 
VITTORIO FIORAVANTI
autore della migliore silloge di poesie liriche “Il sapore di te”

”E ti so esistere ignaro” / “Verso l’estremo volo” / “Quell’ora ancora” / “Aveva tre figli maschi” / “Corpo in meditazione” / “A fari spenti due bici” / “Mi sei vicina tu, mi sei accanto (Attese d’amore e morte) / “Il sapore di te, Mamma Clara” / “Morte d’un Italiano” / “Ciottoli in Garfagnana”.


    VINCENZO DI ROCCO E LA SUA TRAGEDIA
    di Carlo Di Nitto

    IN RICORDO DEI MARTIRI DI CEFALONIA
    (15 – 26 settembre 1943)

    In questi giorni, settantasei anni fa, si consumava a Cefalonia la tragedia della Divisione “Acqui” che rappresenta, senza ombra di dubbio, il primo atto della Resistenza italiana. Uno dei protagonisti di quella gloriosa vicenda, sopravvissuto a quei tristi eventi, fu il nostro concittadino, comandante Vincenzo Di Rocco. Desidero ricordarne la splendida figura di uomo e marinaio.

    Vincenzo DI ROCCO nacque a Gaeta i1 30 agosto 1916. Conseguito nell’anno scolastico 1936 – 37 il diploma di Capitano di Lungo Corso presso l’Istituto Nautico di Gaeta, all’atto dello scoppio della seconda guerra mondiale venne avviato alle armi nella Regia Marina Italiana come ufficiale di complemento.
    Alla proclamazione dell’armistizio dell’8 settembre 1943, Vincenzo Di Rocco, con il grado di Sottotenente di Vascello, si trovava nella base navale di Argostoli, principale città dell’isola greca di Cefalonia, assegnato, quale Capo Squadriglia, alla 37^ Flott. Dragaggio. Contemporaneamente svolgeva servizio presso il locale Comando Marina con incarico di Ufficiale addetto alle operazioni e comunicazioni.
    A Cefalonia si rese eroicamente protagonista nei tristissimi avvenimenti che coinvolsero la Divisione “Acqui” nella drammatica lotta contro le truppe naziste di occupazione.
    Fu tra gli Ufficiali che per primi si schierarono con fermezza nella decisione di non cedere le armi ai tedeschi e di resistere senza compromessi dopo il loro ultimatum. Non esitò, con i suoi marinai, a puntare le armi contro i nazisti e a disarmarli nel momento in cui avevano, con un blitz, ammainato la Bandiera italiana in piazza Valianos. Nei giorni in cui infuriarono i combattimenti svolse importanti ruoli di collegamento fra il Comando e i reparti impegnati.
    Quando poi si rese necessario chiedere aiuti in Italia perché la resistenza era diventata impossibile, fu autore di una notevole impresa nella quale diede prova anche di eccezionale perizia marinaresca. Il l8 Settembre 1943, infatti, su incarico del Generale Gandin e del Capitano di Fregata Mastrangelo, suo diretto superiore, venne prescelto e inviato in Puglia per riferire a Supermarina e al Comando Supremo la situazione critica di Cefalonia e chiedere aiuti immediati.

    «Per far avere un quadro chiaro della situazione al Comando supremo … si mette a disposizione il motoscafo della Croce Rossa che … con un po’ di fortuna in dodici ore può arrivare nel Golfo di Otranto. … Per spiegare le precarie condizioni della “Acqui” va bene il STV Di Rocco. … Alle ore 21 il motoscafo è condotto fuori dal porto a motore spento, usando remi fasciati. Da Argostoli lo seguono gli occhi e le preghiere di molti. …».

    L’impresa, molto rischiosa, doveva compiersi in condizioni estreme sotto la costante minaccia delle armi tedesche con un motore rabberciato alla meglio e poco carburante, viveri ed acqua razionati appena sufficienti per alcuni giorni, una bussola a liquido relativamente affidabile recuperata da un motopesca affondato nel porto di Argostoli, una carta nautica della zona dove doveva svolgersi la navigazione.
    L’equipaggio era formato dai seguenti uomini:

    – Capo Nocchiere 2^ Cl. Papetti Federico;
    – 2° Capo Mecc. De Candia Giovanni;
    – e gli Avieri Scelti Radaelli Mario e Sessa Antonio.

    «… A Brindisi giunge dopo un’odissea di quasi settantadue ore. Il motore dello scafo si è spento in mezzo al mare. Di Rocco ha allora combinato una vela di fortuna con i remi di emergenza e il telo di copertura …».

    Nella sua relazione scrisse: «… Con la vela di fortuna riuscimmo durante la notte, per il vento di scirocco, ad avvicinarci alla costa di venti miglia, ed all’alba avvistammo la costa fra Leuca e Gallipoli: i due motoristi di bordo ripresero i tentativi per mettere in moto riscaldando il motore; nel locale del motore si ebbe un incendio che a stento si riuscì a domare; intanto all’alba il vento era cambiato soffiando da tramontana e ci allontanava dalla costa: feci ammainare la vela. Alle 11 circa del giorno 21 si riuscì finalmente, dopo aver riscaldato il motore, a mettere in moto con una maniglia di fortuna; la costa era ancora in vista e così decisi di entrare nel porto di Gallipoli perché la benzina rimasta non mi avrebbe consentito di raggiungere Brindisi. …».

    Soltanto la perizia marinaresca del S.T.V. Di Rocco aveva permesso di superare le notevoli difficoltà incontrate, evitando di aggiungere un’ulteriore tragedia a quella che si stava consumando a Cefalonia.
    La missione, purtroppo per la “Acqui”, non ebbe seguito. Gli aiuti richiesti non furono mai inviati, con le tragiche conseguenze che la storia ci ha insegnato.
    Il 24 Settembre il Comando Supremo Germanico dichiarò: «La divisione italiana ribelle sull’isola di Cefalonia è stata distrutta». La tragedia si era compiuta. A Cefalonia 1.300 italiani morirono durante i combattimenti, 5.000 furono passati per le armi e 3.000, fatti prigionieri, scomparvero in mare per l’affondamento delle navi che li trasportavano.
    E, forse, grazie a questa missione in Italia che Vincenzo Di Rocco non venne fucilato dai tedeschi, insieme con gli altri eroici Caduti di Cefalonia.
    Il Cappellano militare della “Acqui” Don Luigi Ghilardini nel suo libro “I Martiri di Cefalonia” così scrisse: «Cefalonia è stata una pagina di purissima gloria per la nostra bandiera, una pagina però che si è voluto accantonare forse nel timore che essa rinfacciasse una lezione a chi, in quel drammatico momento della nostra storia, nelle identiche circostanze preferì comportarsi diversamente. …».
    Dopo la guerra, Vincenzo Di Rocco continuò a vivere sul mare, apprezzato Comandante nella Marina Mercantile e ottimo padre di famiglia.
    É scomparso il 7 luglio 2004.
    Per molti anni autorevole Socio del Gruppo ANMI di Gaeta, nonché persona schiva e riservata, ancora oggi viene ricordato per la sua indimenticabile, nobile ed austera figura.

    “Colligite fragmenta, ne quid pereat” (Giovanni. 6,12 ) – Raccogliete i pezzi perché nulla (della memoria) vada perduto.

    SOTTO LE STELLE DI CEFALONIA
    di Marco Mattei

    IN RICORDO DEI MARTIRI DI CEFALONIA
    (15-26 settembre 1943)

    Sotto le Stelle 
(Marco Mattei)



    Fluttuando qui
    così, con te
sotto le stelle.
    Allineati
    da 13 miliardi di anni
    la vista
è bella e nostra.
    Soli stanotte
    sotto le stelle.
    Girando attorno
    e attorno con te.
    Guardando ombre
    che fanno scomparire la luce
    così luminosa
    dai tuoi occhi
    una lacrima
    un altro spazio è nostro.
    Soli stanotte
    guardando come le ombre scompaiono.
    Le onde si infrangono.
    Le onde…

    LA TRAGEDI DI CEFALONIA IN TRE FOTO ED UNA VIGNETTA
    a cura Carlo Di Nitto
    Foto per gentile concessione della Famiglia Di Rocco

    carlo-di-nitto-per-www-lavocedelmarinaio-comCarissimo Ezio,
    ritengo farti cosa gradita inviandoti tre fotografie appartenenti all’archivio della Famiglia Di Rocco, gentilmente messe a nostra disposizione a suo tempo dalla figlia del comandante Di Rocco, la gentile signora Elisa.

    cadaveri-di-militari-in-una-fossa-a-cefalonia-15-26-9-1943-foto-p-g-c-f-di-rocco-per-www-lavocedelmarinaio-com-copia

    Sono tre immagini assolutamente inedite, che puoi inserire su lavocedelmarinaio.
    Rappresentano militari italiani che rendono omaggio ai caduti di Cefalonia su alcuni luoghi degli eccidi. Da come mi spiegava la signora Elisa, sono state scattate subito dopo la liberazione di Cefalonia e appartenevano al padre che le conservava gelosamente. Purtroppo non recano alcuna didascalia ma dalla foggia e dalla varietà delle divise ritengo che potrebbero essere sopravvissuti appartenenti alle “bande” di resistenza dopo i tristi eventi del settembre 1943.

    15-26-9-1943-cefalonia-fosse-comuni-f-p-c-f-dirocco-per-www-lavocedelmarinaio-com-copia

    Suggerisco di commentarle con questa didascalia: “Militari italiani, subito dopo la liberazione di Cefalonia, rendono gli onori ai Caduti sui luoghi degli eccidi“.
    Un caro saluto Carlo
    P.s. Riguardando queste tre foto a forte ingrandimento, potrebbero anche essere, verosimilmente, l’omaggio a due fosse comuni contenenti salme di Caduti non ancora riesumate.

    cadaveri-di-militari-morti-a-cafalonia-tra-il-15-e-il-26-9-1943-f-p-g-c-famiglia-di-rocco-per-www-lavocedelmarinaio-com-copia

    Ciao Carlo carissimo e stimatissimo,
    ho visto attentamente le tre foto che rendono chiaramente l’orrore della belva umana.
    Di fosse comuni la storia, purtroppo, ne è ancora piena. Mi fa piacere ricevere queste foto, per non dimenticare mai gli orrori delle guerre. Metterò le tre foto, in sequenza ma il titolo che mi piace pubblicare è “tre foto per non dimenticare la tragedia di Cefalonia”.
    Ci sono ancora sopravvissuti e fosse comuni… per non dimenticare, mai.
    Un abbraccio Carlo, grazie a te e alla Famiglia Di Rocco e alla signora Teresa per questa “testimonianza”. Mi permetto anche di inserire una vignetta d’epoca di Carlo Forattini che la dice lunga…
    Ezio

    CEFALONIA, LEROS E QUELLE VACANZE ESTIVE DEL 2015
    di Giovanni Renda 

    banca-della-memoria-www-lavocedelmarinaio-com

    …nel ricordo di mio padre Angelo.

    Buongiorno carissimo Ezio,
    in occasione della ricorrenza per il 76° anno della tragedia di Leros e Cefalonia, mi farebbe piacere che tu potessi ripubblicare la foto allegata.
    In occasione delle scorse vacanze estive a Cefalonia, sono stato a visitare il monumento ai caduti della divisione Acqui e mi sono recato presso la fossa dove sono stati trovati i corpi dei nostri giovani eroi caduti per la nostra patria.
    Ho deposto un mazzo di fiori e la bandiera della marina italiana, in ricordo di tutti nostri caduti.
    (marinai una volta marinai tutta la vita.)
    Con la stima di sempre.

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    Carissimo Giovanni,
    ricevere mail e testimonianze come la tua mi fa comprendere che stiamo navigando sulla rotta giusta. Quella che ci farà attraccare al porto dell’umana solidarietà.
    Questo blog, come sai, nacque con l’intenzione di dare “voce” ad una categoria di persone che, secondo me, hanno sofferto in silenzio ed hanno avuto conforto esclusivamente dai propri familiari e dai Marinai di una volta (reali e virtuali) che ancora arrossiscono e si commuovono per i fatti della nostra storia, specie se si parla di Eroi.
    Ogni parola in più sarebbe inutile dopo il tuo nobilissimo gesto: un gesto senz’altro da emulare.
    Laddove c’è un Milite immolato per la Patria noi ancora ci commuoviamo ed arrossiamo perché crediamo. Quel popolo che non si commuove ed arrossisce per la vergogna è destinato a soccombere.

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    Invito a leggere il seguente link per comprendere e possibilmente aiutare Giovanni nella sua richiesta di figlio di Marinaio di una volta.

    Giovanni Renda, figlio di Angelo classe 1922

    “L’amore è una pazzia temporanea, erutta come un vulcano e poi si placa. E quando accade, bisogna prendere una decisione. 
Devi capire se le vostre radici si sono intrecciate al punto da rendere inconcepibile una separazione.
Perché questo è l’amore.
 Non è l’ardore, l’eccitazione, le imperiture promesse d’eterna passione, il desiderio di accoppiarsi in ogni minuto del giorno.
 Non è restare sveglia la notte a immaginare che lui baci ogni angoletto del tuo corpo.
 No, non arrossire, ti sto dicendo qualche verità.
Questo è semplicemente essere innamorati, una cosa che sa fare qualunque sciocco.
 L’amore è ciò che resta quando l’innamoramento si è bruciato; ed è sia un’arte, sia un caso fortunato.
 Tua madre ed io avevamo questa fortuna, avevamo radici che si protendevano sottoterra l’una verso l’altra,e quando tutti i bei fiori caddero dai rami, scoprimmo che eravamo un albero solo, non due.
 Ma, a volte, i petali cadono senza che le radici si siano intrecciate”.

    ENRICO SOLITO
    di Antonio Cimmino

    L’Aspirante sottotenente commissario Enrico Solito nasce a Milano il 7 ottobre 1922.
    Di stanza a Cefalonia presso il Comando Marina Argostoli fu fucilato dalle truppe tedesche il 24 settembre 1943.
    Fu insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare “alla memoria” con la seguente motivazione:
    Sottordine al servizio amministrativo di base navale insulare, all’atto dell’armistizio si univa agli assertori della lotta contro i tedeschi. Desinato alla difesa ravvicinata delle opere della base, partecipava ai combattimenti con entusiastico slancio trascinando col suo esempio i dipendenti. Costretto alla resa il presidio da soverchianti forze tedesche, veniva catturato ed affrontava la fucilazione con coraggiosa esemplare fermezza.
    Esempio di elevate virtù militari e dedizione al dovere sino all’estremo sacrificio” (Cefalonia, 8 – 24 settembre 1943).

     

    LUIGI POZZI
    a cura Antonio Cimmino

    (Portocomaro (AT), 19.2.1915 – Cefalonia, 22.9.1943)

    Medaglia d’Argento al Valor Militare (alla memoria – sul campo).

    Il Capitano Commissario della Regia marina Luigi Pozzi nasce a Portocomaro (Asti). Fu destinato al Comando Marina Argostoli e fu trucidato a Cefalonia per non essersi sottomesso alle truppe tedesche.
    Capo servizio amministrativo di base navale insulare, all’atto dell’armistizio si univa agli assertori della lotta contro i tedeschi. Destinato alla difesa ravvicinata delle opere della base, prendeva parte con fermezza e coraggio ai combattimenti. Successivamente chiesto ed ottenuto di far parte con altro ufficiale all’armamento di un carro armato, preso ai tedeschi nella prima fase della battaglia, e portato a difesa del vallone sottostante ad una batteria, faceva fuoco fino all’ordine della resa.

    Catturato veniva trucidato sul posto. Esempio di elevate virtù militari e di attaccamento al dovere fino all’estremo sacrificio” (Cefalonia 8 – 22 settembre 1943 – Determinazione del 15 luglio 1949).

    MARIO MASTRANGELO
    a cura Antonio Cimmino

    Medaglia d’Oro al Valor Militare

    (La Spezia, 10.1.1900 – Cefalonia, 22.9.1943)

    “Comandante di Marina a Cefalonia, all’atto dell’armistizio, eseguiva con decisione e senza esitazione alcuna gli ordini relativi allo sgombero del naviglio. Intuita tra i primi la possibilità e l’utilità di una pronta azione contro i tedeschi, ne fu strenuo assertore presso il Comando dell’Isola.
    In un ambiente quanto mai eccitato per la divisione degli animi, manteneva salda la disciplina tra i reparti di Marina a Lui affidati e, presa l’iniziativa di reagire con le proprie batterie, quantunque in minorate condizioni fisiche, manteneva il comando, dando prova di attaccamento al dovere ed elevato spirito aggressivo durante lunghi ed accaniti combattimenti.
    Catturato, veniva barbaramente trucidato dal nemico che vedeva i Lui uno dei promotori di quella disperata ed eroica resistenza. Faceva così olocausto della vita alla Patria, tenendo alto l’onore delle armi e lasciando ai posteri fulgido esempio di alte virtù militari”. (Arrotoli – Cefalonia 8-24 settembre 1943).

    GIAMPIETRO ZONI
    a cura Antonio Cimmino

    Giampiero Zoni, nato a Busto Arsizio l’11.10.1924, matricola 16373, era un Marinaio cannoniere SDT, caduto in combattimento il 22.9.1943 ad Argostoli Cefalonia … uno dei tanti Eroi e Martiri di Cefalonia.