Le parabole e ritratti di Toty Donno

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    L’anfora piena di buchi

    a cura di Toty Donno

    Un contadino, ogni giorno andava a prendere l’acqua al fiume del suo villaggio. Usava due anfore, una intatta, l’altra con diversi buchi, dai quali usciva dell’acqua durante il percorso. L’anfora intatta era orgogliosa del suo lavoro, portava l’acqua fino a casa senza perderne nemmeno un goccio. L’altra anfora imbarazzata si lamentò con il contadino:
    – “Perdona la mia debolezza e la mia imperfezione…”.
    Il contadino con molta dolcezza le rispose:
    – “Hai visto il bordo della strada che percorro ogni giorno è pieno di fiori bellissimi e questo grazie a te. Mi ero accorto della tua perdita, e così ho seminato vari fiori, e tu ogni giorno con la tua acqua li hai annaffiati facendomi godere di questa meraviglia”.
    Dio, come vedi, si usa delle nostre imperfezioni e ne fa un uso appropriato secondo i suoi disegni. Pensaci la prossima volta che ti senti inutile ed imperfetto!

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    I legami sono come l’acqua del fiume

    a cura di Toty Donno

    Come l’acqua del fiume, anche noi non possiamo fermarci, dobbiamo trovare la forza di andare avanti con il nostro pesante zaino sulle spalle. Ognuno cammina con le sue forze, con la sua fede,con le sue speranze. Ma a volte la stanchezza fiacca le gambe e l’andare avanti sembra una tortura.
    Bisogna essere felici di nulla, di una goccia d’acqua oppure di un filo di vento. Di una coccinella che si posa sul tuo braccio o del profumo che viene dal giardino.
    Bisogna camminare su questa terra con le braccia tese verso qualcosa che verrà e avere occhi sereni per tutte le incertezze del destino.
    Bisogna saper contare le stelle, amare tutti i palpiti del cielo e ricordarsi sempre di chi ti vuole bene.
    Solo così il tempo passerà senza rimpianti e un giorno potremo raccontare di avere avuto tanto dalla vita.
    Ci sono legami che nascono per caso e poi si rafforzano pian piano.
    Sono legami che non si possono spiegare ma che sono un tesoro da custodire.
    Sono legami che arricchiscono il tuo cuore e la tua vita, e mai nessuno potrà mai distruggere.
    Sono legami da difendere con le unghie dalle invidie e dalla cattiveria, perché i legami così li vorrebbero tutti ma non tutti li hanno.

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    Il ritratto della vita

    dipinto di Toty Donno

    Quando si spezza il sottile filo della vita, in ognuno di noi si stacca una scheggia della nostra anima. Qualcosa va perso: può essere un sentimento, oppure qualcosa in cui abbiamo creduto fino a quell’istante. Se si spezza il filo della vita di un bambino o di un giovane, la scheggia che si stacca in noi è grande ed è una sensazione dolorosa e sconvolgente, anche per persone che lavorano come professionisti in ambienti nei quali la morte si incontra più frequentemente. Nessuno rimane indifferente di fronte ad un decesso di una persona in giovane età. Spesso è il confronto con l’immenso dolore dei famigliari che resta più impresso, e che ci fa sentire inutili, incapaci di dare sollievo a chi soffre così tanto. Sono momenti che ci toccano in profondità, momenti che mettono in discussione decisioni che sembravano certe. Nascono dubbi sui propri valori, sulle scelte fatte, persino sulle scelte professionali.
    Davanti al dolore della famiglia e senza nessuna possibilità di poter moderare la loro immensa tristezza nascono emozioni sconvolgenti che isolano e a volte ci fanno sentire inutili …a meno che qualcuno abbia fatto un’esperienza simile.
    Ed allora ho imparato che crescere non significa solo fare l’anniversario e che il silenzio è la miglior risposta quando si sente una stupidaggine. Che lavorare non significa solo guadagnare soldi e che gli amici si conquistano mostrando chi realmente siamo perché i veri amici stanno con noi fino alla fine. Le cose peggiori spesso si nascondono attraverso una buona apparenza e quando penso di sapere tutto ancora non so niente. Allora un solo giorno può essere più importante di molti anni perché quel giorno ti ha fatto sognare.
    Giudicarsi non è importante quando realmente importa è la pace interiore e finalmente ho appreso che non si può morire per imparare a vivere!

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    La chiave

    di Toty Donno

    Ci vorrebbe una chiave per aprire tutte quelle porte che nella vita troviamo chiuse.
    Una per indovinare la porta giusta da aprire. Una per chiudersi dietro quelle superate, così da non sentire il vento dei pensieri che le fa sbattere.
    Una chiave di scorta, per chiudersi lontani dalle cose brutte, dalle cose che non vuoi vedere.
    La chiave dei sogni che realizzi quelli che la vita non riesce a materializzare, facendo però attenzione a non chiudere la porta sbagliata, per poi rimpiangere di non poterla più aprire.

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    Adesso è troppo tardi

    a cura di Toty Donno

    Bisognerebbe sempre “ascoltare” le parole che diciamo e quelle che ci vengono dette. Il timbro della voce, quella risata, l’eco di quel “ti amo”, di quel “ti voglio bene”, prestare attenzione a quel semplice “come stai?”. Contengono quasi sempre sussurri dell’anima che non sappiamo cogliere.
    Bisognerebbe ascoltare e incidere nell’anima quei piccoli sussurri in dono, che distrattamente non ascoltiamo. Non dovremmo viverli distrattamente perché potrebbe essere che non la sentiremo più quella voce, che non rivedremo più quel volto e non riceveremo più in dono “altri sussurri di parole”. E dire dopo mi dispiace sarà troppo tardi. Perché a volte già “adesso” è troppo tardi.

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    Farfalle…

    a cura di Toty Donno

    …ovvero imparare a volersi bene

    Quando poniamo molta fiducia o aspettative in una persona, il rischio di una delusione è grande.
    Le persone non esistono in questo mondo per soddisfare le nostre aspettative, così come noi non siamo qui per soddisfare le loro. Dobbiamo bastare, dobbiamo bastare a noi stessi sempre e quando vogliamo stare con qualcuno, dobbiamo essere consapevoli che stiamo insieme perché ci piace, lo vogliamo e stiamo bene, giammai perché abbiamo bisogno di qualcuno.
    Una persona non ha bisogno dell’altra, esse si completano non per essere due metà, ma per essere un intero, disposte a condividere obiettivi comuni, gioia e vita.
    Nel corso del tempo, ti rendi conto che per essere felice con un’altra persona, è necessario, in primo luogo, che tu non abbia bisogno di questa persona. Comprendi anche che la persona che ami (o pensi di amare) e che non vuole condividere niente con te, sicuramente, non è l’uomo o la donna della tua vita. Impari a volerti bene, a prenderti cura di te stesso e principalmente a voler bene a chi ti vuole bene. Il segreto non è prendersi cura delle farfalle, ma prendersi cura del giardino, affinché le farfalle vengano da te. Alla fine troverai non chi stavi cercando, ma chi stava cercando te.

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    Dio creò il papà

    a cura di Toty Donno

    Quando il buon Dio decise di creare il padre, cominciò con una struttura piuttosto alta e robusta.
    Allora un angelo che era lì vicino gli chiese:
    «Ma che razza di padre è questo? Se i bambini li farai alti come un soldo di cacio, perché hai fatto il padre così grande? Non potrà giocare con le biglie senza mettersi in ginocchio, rimboccare le coperte al suo bambino senza chinarsi e nemmeno baciarlo senza quasi piegarsi in due!».
    Dio sorrise e rispose:
    «E vero, ma se lo faccio piccolo come un bambino, i bambini non avranno nessuno su cui alzare lo sguardo».
    Quando poi fece le mani del padre, Dio le modellò abbastanza grandi e muscolose. L’angelo scosse la testa e disse:
    «Ma… mani così grandi non possono aprire e chiudere spille da balia, abbottonare e sbottonare bottoncini e nemmeno legare treccine o togliere una scheggia da un dito».
    Dio sorrise e disse:
    «Lo so, ma sono abbastanza grandi per contenere tutto quello che c’è nelle tasche di un bambino e abbastanza piccole per poter stringere nel palmo il suo visetto».
    Dio stava creando i due più grossi piedi che si fossero mai visti, quando l’angelo sbottò:
    «Non è giusto. Credi davvero che queste due barcacce riuscirebbero a saltar fuori dal letto la mattina presto quando il bebè piange? O a passare fra un nugolo di bambini che giocano, senza schiacciarne per lo meno due?». Dio sorrise e rispose:
    «Sta’ tranquillo, andranno benissimo. Vedrai: serviranno a tenere in bilico un bambino che vuol giocare a cavalluccio o a scacciare i topi nella casa di campagna oppure a sfoggiare scarpe che non andrebbero bene a nessun altro».
    Dio lavorò tutta la notte, dando al padre poche parole ma una voce ferma e autorevole; occhi che vedevano tutto, eppure rimanevano calmi e tolleranti. Infine, dopo essere rimasto un po’ sovrappensiero, aggiunse un ultimo tocco: le lacrime. Poi si volse all’angelo e domandò:
    «E adesso sei convinto che un padre possa amare quanto una madre?».