Curiosità

  • Attualità,  Curiosità,  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    20.12.1938, entra in servizio la regia nave Carabiniere

    a cura Pancrazio”Ezio” Vinciguerra

    …a Riva Trigoso.

    Il cacciatorpediniere Carabiniere e i 38 rubini
    di Lanfranco Sanna
    segnalato da Roberta – ammiraglia88

    Ciao Ezio,
    ho letto un interessante articolo; c’è una cosa particolare successa e da segnalare!
    Ti invio un estratto dell’articolo:
    “Il Ct. Carabiniere e i 38 rubini” di Lanfranco Sanna”.
    I più moderni Cacciatorpediniere della Regia Marina, al momento dell’inizio della II Guerra Mmondiale erano i 12 della classe “Soldati” che furono ordinati ed impostati nel 1937 ed entrarono in servizio tra il 1938 ed il 1939.  (…) l’impiego a livello di squadriglia e flottiglia come grosse siluranti d’altura nei gruppi di battaglia durante gli scontri diurni e per la ricerca notturna di navi nemiche. (…) quello che invece è rimasto sconosciuto per anni è un fatto non di eroismo o di sacrificio ma di immensa umanità.
    Alla fine delle ostilità l’Ammiraglio Power, Comandante in Capo della Fleet East Indies, come ringraziamento per l’aiuto ottenuto dalle navi delle marine alleate, decise di conferire un’ onorificenza ai comandanti, onorificenza che però non appariva opportuno assegnare al comandante di una marina ex nemica, quale era quella italiana. Optò per un omaggio di valore: un orologio d’oro con 38 rubini.
    Il Comandante Fabio Tani rifiutò con garbo il dono e chiese in cambio la liberazione di 38 prigionieri italiani, detenuti nei campi di lavoro a Ceylon, uno per rubino, richiesta che fu accettata con stupore e apprezzamento (…).
    Il tutto è tratto da una lettera, pubblicata nel medesimo articolo; un estratto:
    Così terminarono le attività belliche anche per il Carabiniere. Un episodio legato a quegli anni però mi è rimasto profondamente scolpito nella memoria. Al momento di ripartire per l’Italia, il Comandante del Carabiniere, Fabio Tani, venne convocato al Comando della Flotta Inglese dell’Oceano Indiano per ricevere il ringraziamento per l’opera svolta. Come premio al Comandante era destinato un orologio d’oro con 38 rubini, in ricordo delle 38 missioni svolte nell’Oceano Indiano da parte del CT Carabiniere. Il Comandante Tani, replicò che avrebbe preferito, a titolo di apprezza mento dell’opera svolta dalla propria nave, rimpatriare 38 prigionieri italiani allora detenuti in campi di lavoro inglesi sull’isola di Ceylon, uno per ogni rubino contenuto nell’orologio. L’Ammiraglio Power, Comandante in Capo della flotta alleata, accettò lo “scambio”. Fu così che il Carabiniere intraprese il viaggio di ritorno in Patria, portando con sé anche i 38 ex prigionieri. L’altruismo dimostrato dal Comandante Tani con quel gesto credo si commenti da solo. La lunga guerra contro tutto e contro tutti del CT Carabiniere ebbe così finalmente termine. E per quanto riguarda il Marinaio Lino Trestini, arruolato volontario il 4 dicembre 1941, la guerra era finita. Rientrato a Taranto con il Carabiniere, ottenne la tanto sospirata licenza. (…)

    I 12 cacciatorpediniere della classe Soldati Livorno - giugno 1939) - www.lavocedelmarinaio.com

    Link all’articolo completo:
    http://www.arsmilitaris.org/pubblicazioni/Cacciatorpediniere%20ultimo.pdf

    REGIO CACCIATORPEDINIERE “CARABINIERE” (2°)
    Motto: “Nei secoli fedele”
    di Carlo Di Nitto

    Il Regio Cacciatorpediniere CARABINIERE (2°) Classe “Soldati” dislocava 2460 tonnellate a pieno carico.
    Costruito nei Cantieri Navali del Tirreno di Riva Trigoso, fu varato il 23 luglio 1938 ed entrò in servizio il 20 dicembre successivo.
    Partecipò intensamente alle operazioni belliche del secondo conflitto mondiale totalizzando 159 missioni per scorta forze navali, scorta convogli, ricerca e caccia antisom, percorrendo 53.700 miglia.
    Numerosi furono gli episodi significativi della sua attività bellica. Tra questi: 1940, partecipazione alla Battaglia di Punta Stilo; 1941, partecipazione alle Battaglie di Capo Matapan e Prima della Sirte. Il 16 febbraio 1942 fu colpito da un siluro ed ebbe la prua completamente asportata. Nell’evento persero la vita venti suoi Marinai.
    Rimase fermo ai lavori per quasi un anno per riprendere subito dopo azioni di scorta convogli.
    Il 9 settembre 1943 raccolse i naufraghi della Corazzata Roma e diresse per le Baleari, ove venne internato fino alla conclusione del conflitto.
    Dopo la guerra, rimasto alla Marina Italiana, nel 1957 fu riclassificato “fregata” con la sigla D 551 . Nel 1960 divenne nave per esperienze con la sigla A 5314. Radiato dal servizio attivo il 14 gennaio 1965, fu impiegato per le esercitazioni degli Incursori al Varignano.
    Venduto per la demolizione nel 1978, durante il trasferimento affondò in un basso fondale. Nei mesi successivi il relitto fu recuperato e definitivamente demolito.
    ONORE AI CADUTI!

  • Attualità,  Curiosità,  Marinai,  Marinai di una volta,  Recensioni,  Storia

    La greca che tanti sognano

    di Guglielmo Evangelista (*)

    …ma non si tratta di una leggiadra fanciulla di qualche isola del Mare Egeo, bensì di quel fregio che compare sui galloni degli ammiragli, cioè di coloro che hanno raggiunto gli ambiti vertici della carriera nella Marina Militare.

    Come sempre, per rendersi conto del perché è stata adottata sulle uniformi come distintivo di grado, bisogna scavare nel lontano passato.
    Nel ‘700, quando anche gli abiti maschili, sia civili che militari, erano ricchi di pizzi e ornamenti, era comune  decorare  gli ampi colletti e i polsi rivoltati, come voleva la moda dell’epoca, con ricami di svariati tipi.


    Nella metà di quel secolo compaiono sugli abiti degli aristocratici del Piemonte dei ricami a losanga, forse ispirati a quelli già molto in voga presso gli spagnoli della vicina Lombardia, e, in pochi anni, i ritratti di Vittorio Amedeo III (1726-1776) ci mostrano la loro rapida evoluzione in una forma standard già non troppo diversa da quella che conosciamo oggi ed il suo impiego esclusivo nelle  uniformi militari portate da coloro che rivestivano i gradi più elevati, a partire dal re.
    Tutto qui.

    La designazione comune di questo fregio, noto come “greca” viene spiegato dal vocabolario Treccani che recita:  Motivo ornamentale ininterrotto, composto di segmenti paralleli e perpendicolari fra loro, formanti angoli retti, ricamato direttamente o applicato su bande come guarnizione nell’abbigliamento femminili……. e più o meno variata, come distintivo di grado, in oro o in argento, portato sulle uniformi di tutti gli ufficiali generali e ammiragli.

    E’ intuitivo pensare che il nome derivi dagli antichi vasi greci dove tale motivo compare con frequenza.
    Va notato però che nel linguaggio burocratico e militare si trova sempre utilizzato un altro termine, più generico, quello di ricamo.
    Infatti nei Regolamenti relativi alle uniformi degli ufficiali della Marina Sarda, fin dal 1822, la descrizione della grande uniforme degli ammiragli comprende, tra l’altro, un “ricamo del grado corrispondente nell’armata di terra con un’ancora con corona a ciaschedun angolo inferiore del colletto”.
    E’ presumibile che il ricamo si trovasse anche ai paramani dato che a proposito della piccola uniforme si cita il ricamo al colletto e ai paramani.

    Ancora nel Regolamento del 1870 sono citati i ricami in oro distintivi del proprio grado.
    Possiamo anche aggiungere che al di fuori dello Stato Maggiore Generale della Marina e delle armi di fanteria, artiglieria e genio dell’Esercito a quei tempi la greca non esisteva per il semplice motivo che per le carriere  degli altri ufficiali era previsto, e neppure per tutti, un grado massimo equivalente a colonnello.
    Soltanto nel 1861, quando fu introdotto per il Genio Navale il grado di Ispettore delle costruzioni navali, parificato a maggior generale, l’uniforme corrispondente portava la greca, ma con un’ampia sottopannatura di velluto cremisi che ricopriva l’intero colletto e l’intera fascia paramani.
    Doveva trascorrere ancora una ventina d’anni per vedere i gradi corrispondenti di maggior generale medico, maggior generale Commissario e Capitano Ispettore di porto.
    In pratica la greca non ha ma avuto nel tempo nessuna sostanziale modificazione del disegno, se non qualche accorgimento per adattarla al variare della forma delle uniformi adottate. In una sola cosa, rispetto al più lontano passato, c’è una profonda differenza: oggi il ricamo porta in posizione mediana una riga orizzontale che non cambia qualunque sia il grado dell’ufficiale che la porta. Invece fino alla fine degli anni ‘70 dell’800  i tre gradi previsti per gli ammiragli (Contrammiraglio, Vice-ammiraglio e Ammiraglio) non venivano distinti da strisce, occhielli o stelle, ma proprio da questo fregio centrale del ricamo che quindi poteva consistere in una, due o tre righe.
    Abbiamo già ricordato che  l’origine della greca è spagnola, ed essa compare anche sulle uniformi di generali e ammiragli napoletani che peraltro, a differenza del Piemonte,  la imitavano quasi pedissequamente stanti gli strettissimi rapporti che a lungo intercorsero fra i Borboni del Regno di Napoli e quelli della Spagna.

    Così come in Italia il ricamo piemontese è rimasto fino ad oggi il distintivo degli ufficiali generali, anche in Spagna  è successa la stessa cosa.
    In Francia invece – con notevole semplicità – si portano come distintivo solo alcune stelle, ma è il caso di osservare che l’antico ricamo equivalente alla greca, consistente in un  complicato intreccio di rami e di foglie, che anche qui distingueva gli alti gradi, è “migrato” sul berretto.

    In conclusione possiamo notare che, mentre nella totalità dei paesi esteri  il distintivo di degli ammiragli è costituito, a parte stemmi o simboli propri di ciascuna nazione, da una riga molto larga, soltanto noi e i nostri vicini mediterranei manteniamo quello tradizionale e, dato che ogni regola ha la sua eccezione, una losanga abbastanza simile alla nostra distingue gli ammiragli polacchi

    (*) digita Guglielmo Evangelista sul motore di ricerca del blog per conoscere gli altri articoli.

  • Curiosità,  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    Regio sommergibile Glauco (1°)

    di Carlo Di Nitto

    Il regio sommergibile “Glauco (1°)” – tipo “Laurenti” – apparteneva alla classe omonima. Questa classe rappresentò il primo esempio di costruzione in serie di sommergibili per la Regia Marina Italiana, che ne curò progettazione e costruzione presso l’Arsenale di Venezia.
    I battelli di questa classe dislocavano 160 tonnellate in emersione e 244 tonnellate in immersione.
    Il “Glauco (1°)” fu varato il 9 luglio 1905 ed entrò in servizio il 15 dicembre 1905 compiendo intensa attività addestrativa.
    Nel 1914, al comando del Tenente di vascello Paolo Tolosetto Farinata degli Uberti svolse la sua attività nell’ambito della 4a Squadriglia Sommergibili di Venezia. Successivamente, scoppiato il primo conflitto mondiale, fece base a Brindisi, a Taranto e a Valona utilizzato in 65 missioni belliche per complessive 296 ore di moto in immersione e 252 in superficie.
    Superato tecnicamente dai battelli di altre classi, nell’agosto 1916 passò in disarmo per essere poi radiato il 01 settembre 1916.
    Nel 1921 fu venduto alla Romania.
    Il suo motto fu “Gloria audaciae comes” (la gloria è compagna dell’audacia), successivamente attribuito al regio Smg. Glauco (2°) e poi assegnato al CT Audace. Notare come il nome “Glauco” compone un acronimo unendo le prime due lettere di ogni singola parola del motto: GL – AU – CO .

  • Curiosità,  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    15.12.1883, varo regia nave Giovanni Bausan

    di Antonio Cimmino, Carlo Di Nitto e Andrea Tirondola

    Il regio ariete torpediniere Giovanni Bausan, fu varato il 15 dicembre 1883 nei cantieri navali inglesi di William Armstrong, Whitworth & Co., Elswick and Walker in Tyne.

    regio ariete torpediniere Bausan - www.lavocedelmarinaio.com

    Le sue caratteristiche tecniche erano le seguenti:
    – Dislocamento: 3.277 tonnellate;
    – Dimensioni: Lunghezza 89,32 metri x 12,85 larghezza x 5,98 immersione;
    – Motore: 4 caldaie, a macchina alternativa a duplice espansione; potenza 6.470 hip; 2 eliche.
    – Velocità: 17,4, nodi;
    – Armamento: 2 cannoni da 254/30 mm; 6 cannoni da 152/32 mm; 4 cannoni a tiro rapido da 57/40 mm; 2 cannoncini da 37/20 mm;
    – Equipaggio: 259 uomini.
    Fu radiato dal naviglio da guerra il 1° gennaio 1920.

    regio incrociatore Bausan

    Incendio a borso della regia nave Bausan
    di Carlo Di Nitto

    GIUGNO/LUGLIO 1897 – RICORDO DI CINQUE SCONOSCIUTI MARINAI DEL REGIO ARIETE TORPEDINIERE “BAUSAN”.

    S.O.S. RICHIESTA NOTIZIE 

    Sfogliando le pagine di un sito d’aste online ho trovato questa immagine. Si riferisce alla copertina di una rivista risalente al mese di luglio 1897; riporta la notizia che cinque Marinai fuochisti sono deceduti sulla regia nave “Bausan” per lo scoppio di una valvola in locale caldaie.
    L’ariete torpediniere “Bausan” è legato alla città di Gaeta, oltre che per il nome di un illustre concittadino, anche dal fatto che la città donò all’unità la Bandiera di Combattimento.
    Conoscendo l’infernale ambiente del locale caldaie a carbone di una nave umbertina di fine ‘800, gli sfortunati devono aver fatto una fine atroce.

    Solo un’accurata ricerca d’archivio potrebbe portare a conoscere i nomi di questi sconosciuti eroici Marinai, vittime del dovere.
    Per ora desidero ricordarli agli Amici, ricorrendone questo mese il 118° anniversario della scomparsa. Che riposino in pace: i fratelli Marinai non dimenticano.

    Aggiornamenti
    Per quanto mi consta, il sinistro avvenne il 28 giugno 1879 nel porto cretese della Canea, mentre il “Bausan” si apprestava a partire per Suda, nell’ambito della missione internazionale agli ordini dell’ammiraglio Canevaro.
    Scoppiò una cassetta della valvola d’immissione del vapore (caldaia prodiera di sinistra).
    Perirono i fuochisti Andrea Mongraviti, Giuseppe Lorusso, Mosè Maresca, Gaetano Laragione e Salvatore Scotti. (Andrea Tirondola).

    Il Comandante gaetano Giovanni Bausan viene decorato dal Re Gioacchino Murat dopo averle sonoramente suonate agli inglesi nel Canale di Procida: (particolare di un dipinto conservato nella Reggia di Caserta).

    Un bel pezzo della mia collezione: il nastro del berretto della Regia Nave Bausan (Carlo Di Nitto).

    Dello stesso argomento sul blog
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2015/07/5-7-1889-collisione-tra-le-regie-navi-folgore-e-giovanni-bausan/
    https://www.lavocedelmarinaio.com/2011/05/regio-torpediniere-giovanni-bausan/

  • Attualità,  Curiosità,  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Racconti,  Recensioni,  Storia

    Athos, il capitano di lungo corso

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Era circa l’una di notte, quando la Jolly Amaranto, la nave italiana trainata dai rimorchiatori dopo un’odissea durata un paio di giorni, si è incagliata sul fondo del canale di accesso al porto. L’equipaggio è stato trasbordato su uno dei rimorchiatori. Con gli uomini era stato messo in salvo che Athos. Ma, improvvisamente, il cane si è divincolato e si è gettato in acqua per tornare sull’unica casa che conosceva, la Jolly Amaranto.
    Athos il cane mascotte della Jolly Amaranto, è morto come un capitano che affonda con la sua nave. L’animale che era stato tratto in salvo con tutto l’equipaggio del mercantile italiano colato a picco si è lanciato in mare per tornare sulla sua nave e ha perso la vita nelle acque del porto di Alessandria d’Egitto.
    Athos, come il protagonista de “ Il pianista sull’oceano” era sempre vissuto sull’imbarcazione e non voleva abbandonarla.
    Il membro dell’equipaggio era coccolato, viziato e protetto da tutti; aveva libero accesso in ogni locale di bordo senza chiedere permesso a nessuno: era la mascotte!
    La sera, come tutti i marinai, usciva in franchigia e rientrava all’ora prevista.
    Quando la nave usciva in mare, puntualmente si presentava all’accensione delle caldaie, forse riusciva a distinguere il particolare rumore emesso dai fumaioli. Quando la nave era pronta a muovere non scendeva dalla passerella, tranne che per i bisogni fisiologici. Nelle uscite in mare riusciva a trattenere i suoi bisogni fisiologici fino a un paio di giorni e così al rientro in porto era il primo a scendere e restava per un bel po’ con la zampa alzata vicino a una delle tante bitte della banchina torpediniere. In caso di navigazione prolungata era costretto a fare i propri bisogni in coperta, in luoghi discreti …
    E’ proprio vero quel detto che dice “…le parole sono pietre”.
    Ho constatato, e non sono il solo, che le continue definizioni trite ritrite, false e infamanti del tipo “…trattati come cani, comportamenti da bestie, uccisi come animali…” rimangono davvero sullo stomaco ed aggiungono dolore su dolore.
    Tutti siamo peccatori in questo senso, chi più e chi meno.
    Non fanno eccezione gli uomini di chiesa che peccano di “ignoranza” usando spesso come esempio, riferendosi agli stupratori, frasi del tipo “…uomini che si comportano come bestie” utilizzando pertanto paragoni non cristiani e diffamatori al riguardo di creature del Supremo, assolutamente estranee al reato di stupro.
    Non fanno eccezione neanche politici e giornalisti che entrano quotidianamente nelle nostre case attraverso i Media. Chi ha il delicato compito di fare “cultura ed informazione” dovrebbe essere  in prima linea nella lotta contro questa diseducativa consuetudine razzista che getta odio e discredito sui nostri “compagni di viaggio”.
    Gli animali sono assolutamente estranei alle nostre nefandezze, gli animali sono meglio di noi.
    Ciao Athos

  • Attualità,  Curiosità,  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    14.12.2004, nel ricordo di Agostino Straulino

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    banca-della-memoria-www-lavocedelmarinaio-com

    “Signore dei mari, mago del vento

…l’ultimo signore dei marinai di una volta!

“

    Raccontare una leggenda non è mai semplice e Agostino Straulino è stato una leggenda già in vita. Conosciuto da tutti i diportisti, ma noto anche a quanti non hanno mai messo piede su una barca, rimane nella mente di tutti gli italiani e, soprattutto di noi marinai, “il signore dei mari, mago del vento”.
    Lo storico grande passaggio nel canale navigabile di Taranto a vela con vento in poppa
.

    nave-vespucci-1965-al-comando-di-agostino-straulino-percorre-a-vela-il-canale-navigabile-di-taranto-www-lavocedelmarinaio-com

    Non smettiamo mai di “guardarlo” il vento: dobbiamo sapere da dove arriva, come cambia, cosa ci vuol dire con le onde. E’ come se tanti messaggi si intrecciassero insieme e noi dobbiamo ogni volta decifrarli. E l’umore del vento influenza quello del marinaio. Il marinaio è contento quando c’è il vento, si diverte, non aspetta altro. Ed è sempre lì che oscilla tra i limiti estremi della bonaccia e dell’uragano”.
    (Agostino Straulino Comandante Nave Scuola Amerigo Vespucci – 1965).

    capitano-di-vascello-agostino-straulino-www-lavocedelmarinaio-comNato a Lussinpiccolo, sull’isola di Lussino in Dalmazia, il 10 ottobre 1914, da una famiglia di antiche tradizioni marinare, Agostino Straulino, fin da piccolo è considerato un marinaio. All’età di cinque anni sapeva già nuotare e destreggiarsi nella barca a vela del padre. Il marinaio Straulino cresce così nelle acque delle isole dalmate, e con lui un incontenibile voglia di navigare. Consegue il Diploma all’Istituto Nautico e dopo poco, nel 1934 entra in Accademia Navale, come allievo ufficiale di complemento. Lì per la prima volta ebbe l’occasione di provare una barca classe Star durante una regata di sfida contro gli ufficiali effettivi. “La fatalità – raccontava Straulino – a volte fa strani scherzi, da manovratore passai al timone e da allora non lo lasciai più”.
    Negli anni in cui la Marina istituiva una Sezione Velica si mise subito in luce guadagnandosi un posto tra i migliori skipper dell’Accademia. Nel 1938, vince a Kiel, il titolo Europeo nella Classe Star, ma la guerra era alle porte e lui è un’ufficiale di Marina. Fu dunque prima imbarcato sull’incrociatore Garibaldi, per far parte successivamente, straulino2dei Mezzi d’Assalto nel Gruppo Gamma. Con essi, munito di autorespiratore, partecipò a missioni d’assalto ad unità nemiche. A guerra finita, con il Trattato di pace vide la sua Isola diventare parte del territorio Jugoslavo e buona parte del patrimonio velico della Marina, dalle sedi alle imbarcazioni da crociera e da regate, andato perduto sotto i bombardamenti. Riorganizzata la Marina, Straulino fu imbarcato sull’Amerigo Vespucci come ufficiale capo reparto, poi di nuovo nei Mezzi d’Assalto e poi in Gruppo straulino2speciale addetto allo sminamento dei porti. Ma il suo destino di campione lo attendeva, tornò alle regate e, passata la delusione delle Olimpiadi di Torquay 1948, dove perse l’oro per il disalberamento a cento metri dall’arrivo dell’ultima prova e per una squalifica “inflittagli ingiustamente – Lui raccontava – per motivi politici dai giudici inglesi”, cominciarono le vittorie. Inizia una lunga scia di vittorie, che, insieme all’inseparabile amico Rode, lo porta ad aggiudicarsi otto campionati europei consecutivi (1949-1956), due mondiali (1952-1953) ed una medaglia d’argento a Melbourne (1956) un quarto posto a Roma (1960) ed una medaglia d’oro, la più bella, alle Olimpiadi di Helsinki del 1952. Nel 1960 matura l’idea di lasciare la Classe Star, per dedicarsi alla navigazione oceanica pura. Nel febbraio 1961, al Comando della Nave Scuola “Corsaro II” partì da Livorno per iniziare una campagna di addestramento che lo porta a navigare l’Atlantico, il Canale di Panama, e l’Oceano Pacifico.
    agostino-straulino-in-una-foto-depoca-www-lavocedelmarinaio-comNel 1965 il assume il comando di nave Vespucci. Dalla plancia della nave a vela più bella del mondo, il Comandante Straulino si distingue per alcune imprese rimaste nella storia della Marineria. Né gli 83 metri della nave, né tantomeno, le oltre 4000 tonnellate di stazza, riescono infatti a frenare l’indole agonistica del Comandante. Durante la campagna nel Baltico ingaggia un “duello” con una nave scuola tedesca che, tradizionalmente, incrociando il Vespucci, lo sfidava ad una gara di velocità, avendone quasi sempre la meglio, favorito dalla maggiore velocità espressa dallo scafo che in origine era un clipper.
    Ma Tino (così era affettuosamente chiamato) conosceva questa particolarità e ordinato “posto di manovra generale alle vele” riusciva, in poco tempo, a raggiungere i 10 nodi con Vespucci, costringendo i tedeschi a desistere dal tentativo di passarlo al vento.
    Ancor più significativo è stato l’attraversamento del canale navigabile di Taranto, in uscita dal Mar Piccolo, con il Vespucci, manovrato esclusivamente a vela, impresa rimasta ancor oggi mai ripetuta che ha fatto definire Agostino Straulino, il “Mago del Vento”.
    Il Presidente della Repubblica ha conferito all’ammiraglio di divisione Agostino Straulino la Medaglia d’Oro al merito di Marina “Alla Memoria” con la seguente motivazione:
    straulino5“FIGURA DI SPICCO NEL MONDO DELLA VELA INTERNAZIONALE, NEL CORSO DELLA SUA CARRIERA IN MARINA E PIU’ IN GENERALE NELL’ARCO DI UN’INTERA VITA DEDICATA A PERSEGUIRE UNA INESTINGUIBILE PASSIONE PER IL MARE, HA EVIDENZIATO NOTEVOLE PERIZIA NELL’ARTE MARINARESCA CONSEGUENDO RISULTATI DI ECCEZIONALE RILIEVO E RAGGIUNGENDO LIVELLI DI ASSOLUTO VERTICE NELLE PIU’ PRESTIGIOSE ED IMPEGNATIVE COMPETIZIONI MONDIALI. CHIARISSIMO ESEMPIO E SPRONE PER GENERAZIONI DI MARINAI, HA RAPPRESENTATO UN COSTANTE MODELLO DA EMULARE ED UN AUTOREVOLE PUNTO DI RIFERIMENTO NEL PROCESSO FORMATIVO DEGLI UFFICIALI DI MARINA, CHE CON INCONDIZIONATO IMPEGNO HA INIZIATO ALL’ATTIVITA’ VELICA. QUESTA PASSIONE, CHE HA CONTINUATO AD ACCOMPAGNARLO ANCHE NEGLI ANNI PIU’ RECENTI, I SUOI PRESTIGIOSI SUCCESSI SPORTIVI, LA SUA INSTANCABILE, PREZIOSA E MERITORIA DEDIZIONE A FORMARE NUOVE GENERAZIONI DI MARINAI ED IL SUO ESEMPIO HANNO CONTRIBUITO AD ACCRESCERE IL PRESTIGIO ED IL LUSTRO DELLA FORZA ARMATA E AD ESALTARE LE TRADIZIONI DELLA MARINERIA ITALIANA IN TUTTO IL MONDO”.
    Roma, 14 dicembre 2004

    vespucci-crociera-nord-europa-1965-comandante-straulino-foto-vittorio-milone