Che cos'è la Marina Militare?

  • Attualità,  Che cos'è la Marina Militare?,  Marinai,  Marinai di una volta,  Racconti,  Recensioni,  Storia

    6.12.2017, intitolazione via Carmine Crupi a Santeramo in Colle (BA)

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    Ai bugiardi venditori di fumo e di fake news, portatori solo di rancoroso odio e peccato.

    Carmine Crupi (*) marinaio di una volta, marinaio per sempre, adesso riposa in pace.
    La costante ricerca di un desiderio salutare, come il desiderio di proteggere la vita, di proteggere l’ambiente o di aiutare la gente a vivere una vita semplice e con il tempo per prendersi cura di sé, di amare e prendersi cura dei propri cari, dei propri defunti, questo è il genere di desiderio che conduce alla felicità …quella felicità che molti non conoscono semplicemente perché non hanno vissuto.
    Tutte le cose hanno bisogno di cibo per vivere e per crescere, inclusi l’amore e l’odio.

    L’amore è una cosa vivente, l’odio è una cosa vivente. Se non nutri il tuo amore, esso morirà. Se tagli la fonte di nutrimento alla tua violenza, anche la tua violenza morirà.
    La rassegnazione non è una cosa buona, non va proprio bene.
    Il bisogno e il coraggio di vivere è ancora là in agguato e  la sconfitta non potrà mai distruggere il desiderio.
    L’accettazione è una cosa totalmente diversa. L’accettazione non significa aver accettato la sconfitta. Significa solo che non c’è sconfitta né vittoria.
    Non ci sono nemici contro i quali lottare. Stai lottando con la tua ombra.
    L’accettazione è splendida. La rassegnazione è sconfitta, l’accettazione è vittoria.
    Tra le due c’è una grande differenza. Sul piano esistenziale non hanno lo stesso significato. Si diventa rassegnati quando si sente che tutto è senza speranza, che niente è possibile, non perché il desiderio sia scomparso: il desiderio è ancora là.
    Abbiamo il seme della disperazione, della paura. Ma abbiamo anche il seme della comprensione, della saggezza, della compassione, e del perdono. Se sappiamo come innaffiare il seme della saggezza e compassione in noi, quel seme, questi semi, si manifesteranno come energie potenti che ci aiuteranno a compiere un gesto di perdono e compassione. Ciò basterà a recare un immediato sollievo alla nostra vita, alla nostra nazione, al mondo.
    Vi perdono e vi compatisco. Questa è la mia convinzione.

    Questo articolo  è ispirato dalla ferma volontà e convinzione di aiutare il prossimo come Lui mi ha insegnato. Ringrazio gli amici di facebook, soprattutto quelli che ne fanno uso diligente, perché sanno che è un potente mezzo di espressione e di solidarietà.
    Ringrazio i collaboratori del mio piccolo diario di bordo “lavocedelmarinaio.com” e tutti coloro che ci seguono e che hanno lasciato una traccia del loro passaggio sul sito.
    Ringrazio mia moglie Paola, i miei figli Eleonora e Giorgio, che ancora, dopo tanto tempo, riescono a sopportarmi.

    In foto le targhe poste all’inizio ed alla fine della strada intitolata al Sottocapo del Battaglione San Marco Carmine Crupi nel Comune di Santeramo in Colle, (strada che erroneamente era stata denominata “Carmine GRUPPI”).

     

    Un doveroso ringraziamento va al Sindaco di Santeramo, Prof. Fabrizio Baldassarre, che nel giro di pochi giorni ha provveduto a colmare una lacuna durata parecchi anni e alla locale sezione Marinai d’Italia che, unitamente al firmatario di questo articolo, non abbiamo mai perso la fede, la speranza, la carità.

    (*) Per saperne di più digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.

  • Attualità,  Che cos'è la Marina Militare?,  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Per Grazia Ricevuta,  Racconti,  Recensioni,  Sociale e Solidarietà,  Storia

    15.11.2019, sono stato insignito della tessera di socio onorario dell’Associazione Famiglie Esposti Amianto (A.F.E.A. ODV-ETS), e lo racconterò a Dio!

    di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

    “Lettera aperta”
    Caro Pietro Serarcangeli (*), carissimi associati e rispettivi familiari,
    oggi piango di felicità per questo dono immenso che mi avete fatto, e del bene che mi avete fatto lo racconterò a Dio!

    Lui dice:
    “Raccogli le tue forze e rialzati!  Ci sono sofferenze che scavano nella persona moralmente e fisicamente, ma tu trova il coraggio e la grinta che hai sempre avuto e trasformale in speranza”.

    La nostra speranza, di coloro che lottano per malattie e patologie causate dal servizio che abbiamo svolto, è che questa “assurda storia” finisca al più presto e che possiamo ritrovare quella pace per quegli affetti famigliari, per gli amici, che purtroppo sono stati uccisi, nel silenzio e nell’omertà, e vivere la vita in armonia e serenità in questo paese devastato dalla cupidigia e dagli abusi di potere.
    Racconterò però a Dio anche di coloro che ci hanno volutamente fatto del male…
    Ci è stato tramandato dai nostri padri e dai servitori dello Stato che la dignità e l’etica che sono la sintesi delle più alte virtù militari…non è stato per tutti così, e io lo racconterò a Dio!
    Ci è stato ordinato di assumere un contegno dignitoso e di mettere le nostre vite al servizio della Patria perché chiamati a difendere la pace e la legalità … non è stato per tutti così, e io lo racconterò a Dio!
    Ci è stato detto che la “legge è uguale per tutti” … non è stato per tutti così, e io lo racconterò a Dio!


    Non so quanto tempo terreno mi/ci rimane, questo lo sa’ Dio, ma sono certo che siete un sicuro punto di riferimento, un esempio di vita, perché in voi, in noi, il “rispetto dei valori cristiani” si rispecchiano nella condotta dignitosa e rispettosa degli ordini ricevuti e in sintonia con i criteri di correttezza di chi, con il proprio giuramento, ha accettato di servire il popolo, in divisa, un popolo di militari che grida il suo sdegno per questa situazione che si trascina già da troppo tempo tra rinvii, errori, lungaggini giudiziarie e che provoca profonda indignazione per lo scarso valore che una Nazione dà alla propria sovranità, ai suoi servitori dello Stato, ed è incapace di far sentire la sua voce a livello internazionale… ed io lo racconterò a Dio!
    Il nostro “soffrire” con umiltà e dignità ci riempie di orgoglio, il nostro retto comportamento, da cui traspare entusiasmo e passione per la carriera intrapresa, per la vita, sia di esempio e da scure per chi doveva proteggere, difenderci, ed invece ci ha abbandonato al nostro destino, vendendoci al mercato degli interessi economici e personali… e io racconterò di loro a Dio!
    Come ex militare e cittadino italiano, ma anche come uomo e padre di famiglia, sono vicino a voi e ai vostri cari. Con profonda stima e riconoscenza, vi ringrazio per la “tessera onoraria ricevuta”: vale molto più delle medaglie d’oro e dei lustrini di beceri individui, tutte chiacchiere e distintivi, ed io racconterò del male, che abbiamo da loro ricevuto, facendo i loro nomi e i cognomi a Dio!


    (*) per saperne di più digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome oppure su internet digita A.F.E.A. Onlus

  • Attualità,  Che cos'è la Marina Militare?,  Marinai,  Marinai di una volta,  Naviglio,  Recensioni,  Storia

    12.11.1940, la regia nave Nicola Fabrizi compie l’impresa

    a cura  Andrea Trincas

    (Venezia, 25.6.1901 – Rosignano Marittimo, 25.9.1998)

    A PERENNE MEMORIA DI GIOVANNI BARBINI
    Giovanni Barbini nasce a Venezia il 25 giugno 1901, diplomato all’Istituto Nautico di Venezia nel 1921, viene chiamato nella Regia Marina per svolgere il servizio militare.
    Viene nominato Guardiamarina nel 1922 e nel giugno del 1923 si rafferma intraprendendo così la carriera militare.

    Nel marzo del 1927 viene promosso Sottotenente di Vascello e Tenente di vascello nel novembre 1936.
    Il 19 novembre 1939 assume il comando della regia torpediniera Angelo Bassini.
    Nel 1940 assume il comando della regia torpediniera Nicola Fabrizi.

    Nella notte tra l’11 e il 12 novembre 1940 la regia nave Fabrizi, mentre scortava un convoglio nell’Adriatico meridionale, viene attaccata da quattro incrociatori leggeri e due cacciatorpediniere inglesi. Nella battaglia che ne seguì, la nave contrattaccò nel tentativo di attirare il fuoco nemico e  fu gravemente danneggiata ma l’eroico equipaggio al comando di Giovanni Barbini si portò fino a Valona

    Nella battaglia Giovanni Barbini fu gravemente ferito e, nonostante le gravi perdite di sangue da una gamba ferita, rifiutò l’aiuto del per sodale sanitario di bordo fino, per l’appunto, la su a nave raggiunse il porto.

    Per quanto sopra, per la sua risoluta difesa del convoglio di fronte a un nemico superiore, Giovanni Barbini fu insignito della Medaglia d’Oro al Valore Militare.

    In seguito fu trasferito al Dipartimento Navale di Venezia e fu promosso Capitano di corvetta.
    Aderì alla Repubblica Sociale Italiana, e fu nominato Podestà di Venezia fino al 1945.
    Nel marzo 1947, a richiesta, transita nell’ausiliaria.
    Nel settembre del 1952  viene richiamato in servizio in Sardegna, assume il comando di nave Ebe e ritorna  al Comando Navale Autonomo di Venezia.

    Nel febbraio 1955 passa nella riserva, anche se rimane in servizio attivo fino al luglio 1956, in qualità di direttore della Fondazione Cini e comandante della nave da addestramento Giorgio Cini.
    Il 1° luglio 1961 fu promosso Capitano di vascello.
    Morì a Rosignano Marittimo il 25 settembre 1998 (*).

    Il 31marzo 2006 la città di Cagliari gli  dedica una via sul mare.

     

    Notizie tecniche/storiche regia nave Nicola Fabrizi (fonte www.agenziabozzo.it)

    Nome

    Nicola Fabrizi

    Tipo

    cacciatorpediniere dal 1918 al 1929
    torpediniera dal 1929 al 1953
    dragamine dal 1953 al 1957

    Classe

    Giuseppe La Masa

    Unità

    Giuseppe La Masa
    Angelo Bassini
    Agostino Bertani  (dal 1921 Enrico Cosenz)
    Benedetto Cairoli
    Giacinto Carini
    Nicola Fabrizi
    Giuseppe La Farina
    Giacomo Medici

    Cantiere

    Odero – Sestri Ponente, Genova

    Impostazione

    1° settembre 1916

    Varo

    18 luglio 1917

    Completamento

    1918

    Servizio

    12 luglio 1918

    Dislocamento

    normale 840 t
    pieno carico 875 t

    Dimensioni

    lunghezza 73,5 m
    larghezza 7,3 m
    immersione 3 m

    Motore

    2 turbine a vapore
    4 caldaie
    potenza 16.000 hp
    2 eliche

    Velocità

    30 nodi

    Autonomia

    2.230 miglia a 13 nodi

    Combustibile

    nafta 150 tonn.

    Protezione

    //

    Armamento

    4 cannoni da 102 mm / L canna 45 calibri
    2 cannoni da 76 mm / L canna 30 calibri
    4 tubi lanciasiluri da 450 mm

    Equipaggio

    99

    Disarmo

    //

    Radiazione

    1° febbraio 1957

    Destino

    demolita 1957

    Note tecniche

    Derivate dalla classe Rosolino Pilo, erano attrezzate per l’utilizzo come posamine, lancio di torpedini da getto e dragaggio in corsa.
    Nel 1940 l’unità fu portata in cantiere per essere rimodernata. I lavori di modifica comportarono la sostituzione dell’armamento con la rimozione di tre cannoni da 102 mm, la sostituzione dei pezzi da 76 mm con 8 mitragliere da 20 mm e la sostituzione di due tubi lanciasiluri da 450 mm con 3 da 533 mm.
    Alle due unità sopravvissute al secondo conflitto mondiale venne montato un cannone da 102mm/L35, due mitragliere binate antiaeree da 20mm ed un impianto per il dragaggio mine.

    Note storiche

    Il 3 novembre 1918 una formazione composta dalla RN Giuseppe La Masa e dai cacciatorpediniere AudaceGiuseppe Missori e Nicola Fabrizi salpò da Venezia per Trieste.
    A queste unità si aggregarono le torpediniere Climene e Procionesalpate da Cortellazzo e la formazione gettò le ancore nel porto di Trieste alle 16.10.
    Il Generale di Corpo d’Armata Carlo Ilarione Petitti di Roreto, imbarcato sulla Giuseppe La Masa, proclamò solennemente l’annessione della città all’Italia.
    Nel 1929 l’unità fu declassata a torpediniera, alternando compiti nella Flotta a periodi di disponibilità.
    Il 10 giugno 1940, all’entrata dell’Italia nel secondo conflitto mondiale, la Fabrizi faceva parte insieme alle gemelle Giacomo MediciAngelo Bassini ed Enrico Cosenz alla VII Squadriglia Cacciatorpediniere di base a Brindisi.
    L’11 novembre 1940 salpava da Valona in servizio di scorta ad un convogli composto dai mercantili PremudaCapo VadoAntonio Locatelli e dal piroscafo Catalani.
    Poche ore dopo il convogli venne intercettato dagli incrociatori britannici OrionAjaxSydney scortati dai caccia Nubian e Mohawk.
    Dopo scambio di colpi, nonostante il coraggioso comportamento della Nicola Fabrizi, lanciatasi al contrattacco, il convoglio venne interamente affondato e l’unità, danneggiata, dovette riparare a Valona. Nel combattimento ebbe 15 morti e 17 feriti.
    Nel 1941 l’unità fu sottoposta ai lavori; vennero rimossi due cannoni da 102 mm, sostituiti i pezzi da 76 mm con 6 mitragliere da 20 mm ed eliminati due tubi lanciasiluri da 450 mm.
    Rimessa nel servizio di scorta, il 7 settembre 1941 portò da Napoli a Messina i mercantili Spezia e Livorno.
    Il 21 settembre 1943 le gemelle Nicola Fabrizi e Giacinto Carini si consegnarono agli Alleati a Malta.
    Il 5 ottobre le due unità salparono da Malta per tornare in patria, utilizzate principalmente nei servizi di scorta lungo le coste dell’Italia meridionale sino al termine del conflitto.
    Nel 1953 la Nicola Fabrizi venne declassata a dragamine con l’identificativo M 5333.
    1.2.1957 venne radiata e passò alla demolizione.
    Motto: Pari ai cimenti superiore alla fortuna

    (*) Nel giorno del funerale di Giovanni Barbini il Gazzettino di Venezia pubblicò il seguente articolo: