C'era una volta un arsenale che costruiva navi

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    8.4.1897, impostazione della regia nave Coatit

    di Carlo Di Nitto e Antonio Cimmino



    … a Castellammare di Stabia c’era un arsenale che costruiva navi, e adesso?

    Il regio incrociatore torpediniere Coatit (poi Esploratore), classe “Agordat”, dislocava 1610 tonnellate a pieno carico. Elaborato dal famoso progettista navale Naborre Soliani, fu impostato l’8 aprile 1897, varato il 15 novembre 1899 presso i Cantieri di Castellammare di Stabia ed entrò in servizio il 1° ottobre 1900.
    Dopo un primo periodo di attività di squadra, venne destinato nelle acque coloniali del Mar Rosso dove operò intensamente in compiti di repressione del contrabbando di armi.
    Nel 1904 rientrò in Italia per riprendere la normale attività di squadra.
    Nel periodo 1909 – 1910, a seguito di una collisione con l’incrociatore Amalfi, rimase inattivo a Napoli per lavori.

    Durante il conflitto Italo-turco del 1911 l’incrociatore torpediniere Coatit fu assegnato come unità esplorante della Seconda Squadra del vice ammiraglio Faravelli; bombardò diverse volte le posizioni nemiche lungo la costa, prese parte all’occupazione di Rodi e catturò una pirobarca nemica. Partecipò all’occupazione di Rodi effettuando anche crociere nel golfo di Smirne, Mitilene e Scio. Bombardò le fortificazioni di Kalamaka distruggendo quindi, con le sue artiglierie, le caserme di Samos.
    Dopo la cessazione delle ostilità contro la Turchia, rimase nel Levante fino al 1913, quando rientrò in Italia per lavori. Rientrato in squadra, fu destinato in Cirenaica e in Egeo.
    Il 4 giugno 1914 fu riclassificato come “Esploratore”.
    Durante la Prima Guerra Mondiale fu impegnato in crociere di sorveglianza antisommergibile nel Basso Adriatico, nello Jonio e nel Tirreno, nonché per la scorta convogli.
    Nel 1918 svolse numerose azioni offensive contro i sommergibili nemici nel mare di Sicilia.
    Al termine del conflitto fu dislocato in Libia, nel Dodecaneso e in Tripolitania. Successivamente raggiunse Valona, in Albania a disposizione del comando di quella base,
    Ritornato a La Spezia, a datare dall’11 giugno 1920, venne radiato dal Quadri del Naviglio Militare.
    Il suo motto fu “Sempre pronti”.

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    Caratteristiche tecniche
    Impostato: 8.4.1897.
    Varato: 15.11.1899.
    Entrata in sevizio: 1.10.1900.
    Riclassificato esploratore: 4.6.1914.
    Radiazione: 11.6.1920
    Dislocamento a pieno carico: 1610 tonnellate.
    Dimensioni: 91,6 x 9,3 x 3,5.
    Apparato motore: 8 caldaie Blechynden + e motrici a triplice espansione.
    Potenza: 8.129 cavalli.
    Eliche: 2.
    Nodi: 22.
    Armamento: 12 cannoni da 76 mm + 2 tubi l.s.
    Equipaggio: 184 uomini.

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    Il batiscafo Trieste

    di Antonio Cimmino

    …Montaggio e collaudo nel cantiere navale di Castellammare di Stabia.

    Il batiscafo Trieste costruito in Italia, progettato in Svizzera e in servizio presso la marina militare degli Stati Uniti d’America dal 1958 al 1971, fu varato il 26 agosto 1953 presso i cantieri navali di Trieste.

    Il batiscafo, progettato dallo scienziato svizzero August Piccard, era formato da due elementi: lo scafo ed una sfera di acciaio spessa più di 12 centimetri. Lo scafo era stato costruito nel cantiere navale di Monfalcone, mentre la sfera, in due pezzi,  era stata fusa dalla Società Fucine di Terni. La professionalità delle maestranze del cantiere navale stabiese e la profondità del Golfo di Napoli presso le isole di Capri e Procida, furono determinati per l’assemblamento ed il collaudo dell’originale battello atto a scendere a miglia di metri nelle profondità del mare.
    Piccard e il figlio, suo assistente, trovarono una entusiastica collaborazione nei tecnici ed operai nei difficili lavori di saldature delle due semisfere e nell’adattamento allo scafo.
    Le due componenti del battello erano destinate a compiti ben precisi. Lo scafo, di forma cilindrica ( 18 metri di lunghezza e 3,5 di larghezza), conteneva sei serbatoio di cui 4 riempiti di benzina per aerei, più leggera dell’acqua e perciò deputata alla spinta idrostatica al galleggiamento, mentre gli altri 2 serbatoio, erano destinati a riempirsi d’acqua per permettere l’immersione. Questi ultimo due erano staccabili dallo scafo per permettere un rapido affioramento in caso di necessità.
    A zavorrare il Trieste c’erano anche diverse tonnellate di sfere di acciaio, elettromagneticamente attaccate allo scafo e sganciabili all’occorrenza.
    Alla sommità, era sistemata una torretta per l’accesso alla sfera sottostante. Questa, adeguatamente accessoriata, era atta a contenere un equipaggio di due uomini; essa permetteva la loro sopravvivenza con un sistema di areazione simile a quello montato successivamente sulle navicelle spaziali. Una specie di oblò in plexiglas permetteva di guardare all’esterno.
    Tra i tecnici della Navalmeccanica che collaboravano con Piccard, c’era anche l’ing. Armando Traetta, nativo di Laterza e cittadino di Castellammare di Stabia. Egli era un decorato con medaglia di argento e di bronzo al valor militare quale ufficiale del genio navale durante la seconda guerra mondiale. Antesignano degli ambientalisti stabiesi, era anche docente presso l’I.T.I. “Leonardo Fea”, una scuola creata dall’I.R.I. Navalmeccanica all’interno del cantiere per preparare i futuri periti navali.
    Il batiscafo l’11 agosto 1953, fece la sua prima prova di immersione nel porto di Castellammare e dopo due settimane, la prova in acqua profonde al largo di Capri scendendo ad una profondità di 3.400 metri; successivamente, il 30 settembre al largo di Ponza.
    Dopo diversi anni di attività nel Mar Mediterraneo, il Trieste fu acquistato dalla Marina degli Stati Uniti nel 1958 per 250.000 dollari.
    La Marina USA assunse Piccard come consulente e portò il Trieste nel porto di San Diego. Il batiscafo il 23 gennaio 1960,, nell’ambito del Progetto Nekton, scese fino alla profondità di 10.911 metri nel Challenger Deep, la parte più profonda della Fossa delle Marianne.
    A bordo c’era il Auguste Piccard, figlio dello scienziato e il tenente Don Walsh della Marina USA. Il Trieste impiegò 4 ore e 48 minuti per la discesa ad una velocità di 0,9 metri al secondo.
    Attualmente il Trieste è esposto nel Museo Navale della U.S. Navy di Washington.

    Curiosità
    La canzone “La Fossa” del compositore danese Stevan Holm è un omaggio alle immersioni Fossa delle Marianne.
    Il Trieste compare notevolmente in romanzo del 2008 The straordinario evento di Pia H. dello scrittore  canadese Nicola Vulpe.


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    6.4.1861, varo della regia nave Farnese (poi ridenominata Italia)

    a cura Antonio Cimmino

    … a Castellammare di Stabia c’era un arsenale che costruiva navi, e adesso?

    La fregata di I rango ad elica Farnese fu impostata il 2.9.1857 nel Real Arsenale di Castellammare di Stabia per conto della Marina Borbonica. Fu varata il 6.4. 1861 per conto della Regia Marina Italiana e ribattezzata Italia. Era una nave gemella di Gaeta e Borbona (poi Garibaldi) sempre varate nel cantiere navale stabiese.
    La regia fregata Italia, disarmata a Napoli il 26.4.1874, fu radiata il 31.3.1875.

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    1.4.1883, Giuseppe Micheli un ingegnere navale dimenticato

    di Antonio Cimmino

    Ingegnere navale, nato a Livorno il 30 marzo 1823, morto a Castellammare di Stabia il 1° aprile 1883. Costruttore navale nella marina mercantile, entrò nel genio navale alla costituzione del corpo nel 1861 come ingegnere di 1ª classe, del cantiere di San Bartolomeo e poi delle costruzioni navali negli arsenali di Venezia, Napoli e La Spezia; fu autore del progetto delle corazzate Francesco Morosini, Andrea Doria e Ruggero di Lauria. Precedentemente aveva progettato la pirocorvetta Caracciolo (ex Brillante) varata a Castellammare di Stabia il 18 gennaio 1869.
    Il figlio di lui, Ruggero Alfredo, ingegnere navale, nato a Volterra il 14 novembre 1847, morto a Roma il 19 febbraio 1919, percorse tutta la carriera nel genio navale fino al grado supremo; fu direttore del cantiere di Castellammare, delle costruzioni navali negli arsenali di Napoli e La Spezia; e autore del progetto delle corazzate Benedetto Brin e Regina Margherita. Fu anche deputato al parlamento.
    Nel quartiere operaio di Scanzano, su istanza degli abitanti del luogo, venne intitolata a Giuseppe Micheli, con delibera del 12 aprile 1885 del Consiglio Comunale la strada principale già Via Salvatore attualmente Via Micheli. Il 20 maggio 1883 sulla sua casa di Scanzano venne affissa una lapide (purtroppo perduta) che così recitava:” Nato operaio egli seppe con il suo genio elevarsi ai primi posti del genio navale, e rese possibile quelle macchine potentissime da guerra che nessuna Nazione al mondo possedeva, e che riscossero l’ammirazione d’Inghilterra Regina dei mari”.

    Commemorazione di Giuseppe Micheli alla Camera dei Deputati il 5 aprile 1883
    Presidente
    Il dì 1° aprile moriva in Castellamare Giuseppe Micheli. Nato di popolo in Livorno, il 29 marzo 1823, Giuseppe Micheli intese nella officina paterna a costruire navi, imparando sino da giovanetto ogni mestiere di codesta branca. Ottimi studi di ingegneria navale recarono poi sussidio alla pratica acquistata nella prima età, ed aprirongli il vasto campo nel quale presto acquistò rinomanza e grido come uno dei migliori costruttori della sua città. In pochi anni, oltre cento navi da lui ideate e sotto la sua direzione costruite, salparono attestando la valentia del loro autore; giacché il Governo della Toscana, dovendo porre mano ad una nave da guerra, lo elesse il 1° gennaio 1859 a costruttore navale. Intanto il rivolgimento del 1859 schiudeva al Micheli una brillante carriera ed offrivangli occasione di mostrare quanto ne fosse l’ingegno e la valentìa. Perchè, entrato nel corpo del Genio navale, vi percorreva tutti i gradi, raggiungendo quello d’ispettore, ed erangli affidati studi e direzioni, che lo confermarono peritissimo fra i provetti ingegni navali. La Magenta, la Caracciolo, la Vittor Pisani la Ruggiero di Lauria, la Morosini, L’Andrea Doria, da lui tutte architettate ed in parte costruite rimangono a testimoniarne il potente ingegno, il genio marinaresco, l’amore grandissimo col quale il Micheli consacrò cuore e mente in servizio della patria marineria. Eletto deputato del collegio di Chioggia nella XIII e nella XIV legislatura, alla attuale appartenne quale rappresentante del 2° collegio di Venezia; quantunque, travagliato da gravissimo morbo, egli non potesse mai recarsi in mezzo a noi, nè la sua elezione fosse pur anco convalidata. Ma nelle precedenti legislature più volte discorrendo, sovrattutto di cose agli ordinamenti marittimi attinenti, con vibrata parola e con accento profondamente convinto, Giuseppe Micheli si segnalò anche in Parlamento per la grande perizia ed amore onde proseguiva gli ordini ed istituti che a costituire la potenza navale dell’Italia dovevano condurre. Onorevoli colleghi. Commemorando la morte di Giuseppe Micheli, del valoroso collega, del valente ingegnere navale, la mia mente ricorre mestamente alla numerosa famiglia sua, che desolata rimane priva di chi ne era orgoglio e sostegno e ad essa io mando in nome vostro una parola di affettuoso conforto. (Benissimo !) Alla marina nazionale, alla quale nel momento appunto in cui essa esige l’opera sapiente di tutti coloro che misero mano alla sua audace rinnovazione, manca, colla morte del Micheli, un ingegnere espertissimo ; io volgo l’augurio che alla operosità dei superstiti sia vivo stimolo lo esempio del defunto. Ed io rimango ammirato davanti alla memoria di Giuseppe Micheli, che, sorto da umilissimi principi, mostrò ogni grado ed onore essere, nei liberi reggimenti dischiuso all’ingegno, al sapere, al lavoro; e ne addito la vita operosa a conforto ed incitamento dei volenterosi e dei forti

    Ferdinando Acton, ministro della marineria
    “In nome del Governo ed in quello della marineria, mi associo ai sentimenti di cordoglio… dell’onorevole Giuseppe Micheli… Autore ed esecutore di parecchie fra le più belle navi della marina del passato, singolarmente pregiate per sveltezza ed eleganza di forme e per eccellenti qualità nautiche, il commendatore Micheli aveva ultimato, poco prima che lo cogliesse la grave malattia che lo ha tratto al sepolcro, i piani sui quali vengono costruite nei nostri arsenali le tre navi da guerra di l a classe: Andrea Doria, Francesco Morosini e Ruggero di Lauria. Sono del pari suoi i disegni delle due cannoniere, l’Andrea Provana ed il Sebastiano Veniero che sorgeranno sugli scali della sua nativa Livorno… Amava d’immenso affetto la marineria, e ne era cordialmente ricambiato… A lui morte immatura non ha lasciato il conforto di vedere sul mare quelle navi che saranno frutto dei suoi lunghi e pazienti studi. Ma gli avrà sorriso nell’ora estrema il pensiero che ben cinque cantieri sono intenti ad attuare i suoi disegni, avrà con compiacenza pensato che la sua memoria durerà per lungo tempo nella marineria, la quale è sempre stata custode gelosa del nome di quanti concorsero alla sua gloria. Rispondo poi all’onorevole Nicotera, che qualora lo stato di servizio prestato dal compianto onorevole Micheli, non sia sufficiente pel conferimento della pensione alla vedova, il Ministero provvederà sul fondo dei casuali, che sono inscritti in bilancio, a sostituire la pensione che dovrebbe essere accordata.”

    Deputato Nicotera
    Abbiamo udito da tutti i lati della Camera ricordare le doti dell’animo del compianto nostro collega Micheli; ed uno degli oratori, molto opportunamente, ha rammentato che egli, pur coprendo alti uffici, lascia una famiglia povera. In Italia accade un fatto assai strano, ed è questo: quando muore un uomo che ha reso segnalati servigi al paese, noi crediamo di pagare un largo tributo alla sua memoria ricordando questi servigi o nella Camera, o nel Senato, se è deputato, o senatore, o nella stampa, se non appartiene ad uno dei rami del Parlamento. Ma, signori, questo mi paro troppo poco ; anzi permettete che io dica francamente che questo mi sembra una amar a ironia. Ricordare i meriti di un estinto, senza dimostrare che si sente veramente gratitudine pei servigi che egli ha resi al paese, è troppo poca cosa. L’onorevole Micheli lascia una vedova e nove figli. A quanto mi si assicura, per avere il diritto di liquidare la pensione, che neppure sarebbe lauta, mancano tre mesi. Or dunque, o signori, a me sembra che il modo migliore di attestare gratitudine alla memoria di questo uomo che ha reso segnalati servigi al paese sia quello di sanare questa deficienza di tre mesi. Quindi io faccio formale invito all’onorevole ministro della marina e al presidente del Consiglio, il quale essendo stato anche egli ministro della marina può, più di ogni altro, apprezzare i servigi che l’onorevole Micheli ha reso al paese, io faccio loro formale invito (non propongo un ordine del giorno, perché crederei di far torto al sentimento di equità e di giustizia tanto dell’onorevole presidente del Consiglio, quanto del ministro della marina, e sono certo ehò essi accetteranno l’invito) di trovar modo di riparare, non dirò alla ingiustizia della legge, perché la legge deve provvedere egualmente per tutti, ma all’inconveniente dei tre mesi che mancano alla liquidazione della pensione per la famiglia di un uomo veramente benemerito del paese. E d intanto, siccome io comprendo che per provvedere alla riparazione di questa mancanza di tre mesi, occorre un disegno di legge speciale, o, per lo meno, occorre aspettare la legge sulle pensioni (perché in quella occasione si potrebbe adottare una misura generale), io prego l’onorevole ministro della marina di provvedere affinché la vedova esperimenti fin da questo momento, col fatto, il sentimento di gratitudine che oggi unanimemente è stato espresso da tutti i lati della Camera.
    Io debbo credere di avere avuto la disgrazia di non essermi bene espresso, poiché mi aspettava dall’onorevole ministro della marineria una risposta più precisa alla mia, non dirò proposta, ma raccomandazione. Io sono sicuro che l’onorevole ministro della marineria saprà provvedere, coi fondi stanziati in bilancio, a sovvenire la famiglia del Micheli fino a quando non sarà liquidata la pensione. Ma non si tratta di questo, onorevole ministro. Io ho detto che mancano per aver diritto alla liquidazione della pensione tre mesi, e quindi mi sono rivolto all’onorevole ministro della marineria e l’ho pregato di studiare il modo col quale si possa sanare questa mancanza di tre mesi per dare il diritto della pensione alla vedova Micheli. Non ho domandato un sussidio, non ho domandato che si provveda provvisoriamente, ma ho chiesto che si studi il modo migliore di riparare a questo difetto di tre mesi

    Deputato Pandolfi
    Associarmi all’ omaggio tributato alla memoria di Giuseppe Micheli era dovere per me, a lui da lunghi anni legato da affetto e da stima, quali può inspirare solamente la conoscenza della vita dell’uomo probo. Rappresentante di Pisa, io sentiva il bisogno di esprimere alla vicina Livorno quella solidarietà, che i popoli traggono, assai più che dalle gioie, dalle sventure. Figlio di operaio, Giuseppe Micheli fu incarnazione nuova di quella verità, elio dovrebbe echeggiare di continuo lungo le faticose vie della vita, quasi parola d’ordine, per 1′ individuo come per i popoli : Volere è potere ! A lui Livorno deve grande parte della sua odierna importanza, quale centro di costruzioni navali. Prima del varo della Lepanto, il varo della Magenta nel 1862, per la eccezionale difficoltà delle condizioni, in cui dov’è compiersi, più che fortunata soluzione di un problema, era apparso un miracolo. Quando egli mi narrava le veglie penose, e le ansie di quei giorni, i suoi occhi si riempivano di lacrime. In quei momenti nella sua mente non aveva radiato l’immagine della gloria, che da quell’opera veramente stupenda avrebbe raccolto ; ma il suo pensiero era corso ai figli; a’suoi figli, cui, malauguratamente presago, sentiva che non avrebbe potuto lasciare altra eredità, che la volontà del lavoro, e l’onorabilità del nome. Giuseppe Micheli ebbe pari alla potenza della melitela squisitezza dell’animo. Modesto, non mendicò mai i clamori dei facili plausi. Ma negli alti Consigli della marina, come in quest’aula senza mire personali, come senza esitanze, egli seppe levare alta la voce dei suoi studi e della sua coscienza. Visse lavorando; è morto povero! Sia scuola ai superstiti il ricordo delle sue virtù!.

    Caratteristiche delle navi progettate da Micheli
    Regia nave Morosini

    Costruita su progetto dell’Ispettore del Genio Navale Giuseppe Micheli costituiva una classe di tre unità, insieme alle gemelle Ruggero di Lauria e Andrea Doria, mutuata, con alcune migliorie, dalla classe Caio Duilio. La vita operativa della R.N. Francesco Morosini la vide particolarmente attiva all’interno del bacino Mediterraneo e segnatamente nel bacino orientale dove venne chiamata ad intervenire anche a causa dei torbidi verificatisi nell’isola di Creta. Prima di essere posta in disarmo all’unità venne richiesto di effettuare alcune sperimentazioni in ordine agli effetti prodotti dalla concussione prodotta dai grossi calibri sulle strutture della nave. Dopo avere regolarmente eseguito, in data 6 settembre 1907, i test richiesti, la R.N. Francesco Morosini venne quindi posta in disarmo il giorno 11 dello stesso mese ed infine radiata con Regio Decreto del 3.08.1909.

    Regia nave Caracciolo

    Impostata nell’ottobre 1865 nei cantieri di Castellammare di Stabia come Brillante e varata con questo nome il 18 gennaio 1869, la pirocorvetta venne ribattezzata Caracciolo sempre nel 1869, poco tempo dopo varo, e fu completata il 20 luglio. Progettata dal generale ispettore del Genio Navale Giuseppe Micheli, la nave aveva scafo in legno con carena ricoperta di rame e tre alberi a vele quadre.
Piuttosto ridotto era l’armamento, composto da sei cannoni cerchiati in ferro, a canna rigata ed avancarica, da 160 mm, disposti sul ponte di coperta.

    

Regia nave Ruggero di Lauria
    La vita operativa della R.N. Ruggero di Lauria la vide partecipare nel corso del 1895 alla inaugurazione del Canale di Kiel quale rappresentante, unitamente ad altre unità della flotta, della Regia Marina Italiana.
Nel corso del 1897 prese parte alle operazioni internazionali nelle acque di Creta cooperando al blocco dell’isola e partecipando, con i suoi reparti da sbarco, ad azioni terrestri. In particolare dall’1 al 10 marzo stazionò a Hierapetra difendendola dagli attacchi degli insorti e dei soldati greci. Posta in disarmo il 1.02.1907 l’unità venne quindi radiata dai quadri del naviglio militare con Regio Decreto dell’11.11.1909.

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    1.4.1899, entra in servizio la regia nave Vettor Pisani

    di Carlo Di Nitto

    … a Castellammare di Stabia c’era un arsenale che costruiva navi, e adesso?

    Il “Vettor Pisani, classe omonima, dislocava 7240 tonnellate. Era stato impostato il 7 dicembre 1892 presso i Cantieri di Castellammare di Stabia. Varato il 14 agosto 1895, ed era entrato in servizio il 1° aprile 1899.
    Appena entrato in servizio, venne inviato in Cina per tutelare gli interessi nazionali in quelle acque e per trasportare truppe destinate a reprimere la famosa “rivolta dei Boxer”. Svolse anche azioni finalizzate a contrastare la pirateria cinese.
    Ritornato in Italia nel 1902, venne messo a disposizione di Guglielmo Marconi per le prime sperimentazioni sulle onde radio a lunga distanza. L’anno successivo ritornò nelle acque cinesi con il compito di allestire una stazione radio destinata a collegare le legazione italiana con la madrepatria. Ritornò in Italia nel 1904.
    Durante la guerra italo – turca  fu ampiamente impiegato nelle acque libiche e del Dodecaneso.
    Alla data d’ingresso dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale, era ormai una unità obsoleta e per questo motivo svolse poche azioni, consistenti prevalentemente nel bombardamento di installazioni militari costiere austroungariche. Nella metà del 1916, divenne stazionario a Valona, in Albania, destinato alla difesa di quel porto. Successivamente rientrò in Italia e rimase inattivo a Taranto.
    Poco dopo un anno dalla fine del conflitto, ormai vetusto, il 2 gennaio 1920 venne radiato e venduto per la demolizione effettuata a Savona.

    MARINAI DEL REGIO INCROCIATORE CORAZZATO “VETTOR PISANI”.
    Alcuni “bisnonni” marinai  del Regio Incrociatore Corazzato “Vettor Pisani” fotografati durante un momento di breve sosta. La foto, sul retro, è datata 1904.

    14.8.varo Regia-nave-Vettor-Pisani-Copia copia

    regio incrociatore Vettor Pisani - www.lavocedelmarinaio.com