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Pietro De Cristofaro

a cura Antonio Cimmino

(Napoli, 1.9.1900 – mare, 16.4.1941)

Capitano di fregata Pietro De Cristofaro
Comandante napoletano, benché avesse una gamba amputata, riuscì ad affondare con i siluri il cacciatorpediniere inglese Mohawk, affondando con la sua nave (Regio cacciatorpediniere Tarigo) e il nemico sconfitto.
Era il 16 aprile 1941 nel Canale di Sicilia.

Ufficiale superiore di altissimo valore. Comandante di silurante in servizio di scorta ad importante convoglio in acque insidiate dal nemico, prendeva tutte le disposizioni atte a garantire la sicurezza del convoglio affidatogli. Assaliti la scorta e il convoglio improvvisamente da soverchianti forze navali nemiche la notte sul 16 aprile 1941, con serena e consapevole audacia conduceva immediatamente all’attacco la nave di suo comando.
Crivellata la sua nave da colpi nemici, colpito egli stesso da una granata che gli asportava una gamba, rifiutava di essere trasportato in luogo più ridossato e solo concedeva che gli venisse legato il troncone dell’arto, non per vivere ma per continuare a combattere. Così egli rimaneva fino all’ultimo, fermo al suo posto di dovere e di onore e nella notte buia, illuminata a tratti dalle vampe delle granate e degli incendi, i suoi occhi che si spegnevano avevano ancora la visione di un’unità nemica che sprofondava nel mare, colpita dall’offesa della sua nave.
E con questa egli volle inabissarsi, mentre i superstiti, riuniti a poppa lanciavano al nemico il loro grido purissimo di fede. Esempio sublime di indomito spirito guerriero, di coraggio eroico, di virtù di capo, di dedizione alla Patria oltre ogni ostacolo e oltre la vita.
Mediterraneo Centrale, 16 aprile 1941

Nacque a Napoli il 1° settembre 1900. Allievo nella Regia Accademia Navale di Livorno dal 17 settembre 1914, nel 1919 conseguì la nomina a Guardiamarina, partecipando al primo conflitto mondiale sull’incrociatore Nave Scuola  Flavio Gioia.
Promosso Sottotenente di Vascello il 17 marzo 1921 e Tenente di Vascello nel marzo 1924, ebbe varie destinazioni d’imbarco e, dal marzo 1928 all’aprile 1929, il comando del Distaccamento C.R.E.M. di Roma, che assunse dopo il grave incidente occorsogli il 27 agosto 1927 nelle acque di Fiume, mentre era a bordo come osservatore del “S. 59 bis” della 188a Squadriglia R.M..
Dall’aprile 1929 al febbraio 1931 fu Ufficiale d’ordinanza di S.A. il Principe di Piemonte quindi, promosso Capitano di Corvetta il 1° dicembre 1932, ebbe il comando del cacciatorpediniere Tarigo, della torpediniera (ex CT) Cortellazzo e svolse per breve periodo l’incarico di Comandante in 2a sul cacciatorpedinere Daniele Manin.
Destinato all’Ufficio del C.S.M. della Marina dal settembre 1935 al 1° giugno 1937, nello stesso mese raggiunse Tripoli dove prestò servizio presso il Comando Superiore FF.AA. dell’Africa settentrionale. Al suo rimpatrio imbarcò sull’Incrociatore Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi con l’incarico di Comandante in 2a e nel settembre 1939 prestò servizio presso il Comando della 5a Squadra Aerea.
Nel novembre dello stesso anno ebbe il comando del cacciatorpediniere Luca Tarigo con il quale compì numerose scorte a convogli per l’Africa settentrionale.
Alle ore 02.00 circa del 16 aprile 1941 il Luca Tarigo, in navigazione con gli altri due cacciatorpediniere della Squadriglia (Lampo e Baleno) per la scorta ad un convoglio di 5 piroscafi, venne avvistato di poppa dal radar dei cacciatorpediniere britannici Jervis, Nubian, Mohawk e Janus che sottoposero le unità italiane a preciso e centrato fuoco. Il Luca Tarigo ebbe a subire gravi avarie con ampi squarci allo scafo, i macchinari distrutti e la messa fuori uso delle armi, mentre il comandante Pietro De Cristofaro subì l’amputazione della gamba destra. In quelle drammatiche condizioni Pietro De Cristofaro ribadì l’ordine di attacco. L’armamento dell’unico complesso lanciasiluri ancora efficiente riuscì ad effettuare un lancio triplo, conseguendo l’affondamento del cacciatorpediniere britannico Mohawk. Poco dopo il Luca Tarigo, nuovamente colpito, affondava e con esso il comandante De Cristofaro.
Altre decorazioni:

  • Medaglia di Bronzo al Valore Militare sul campo (Mare Mediterraneo, giugno 1940 – aprile 1941);
  • Croce di Guerra al Valore Militare sul campo (Acque di Tripoli, settembre 1940

Regio cacciatorpediniere Luca Tarigo
Storia
Unità classificata come “Esploratore leggero”appartenente alla classe Alvise Da Mosto, fu varata nei cantieri Ansaldo di Genova il 9 dicembre 1928 e consegnata alla Regia Marina il 16.11.1929. La sigla era TA, la bandiera di combattimento fu donata dal Comune di Genova.
Dal 1938 fu classificato come cacciatorpediniere.
La sua attività, dopo aver partecipato ad una crociera atlantica nel 1930 in appoggio alla prima trasvolata Italia-Brasile, si svolse tutta nel Mediterraneo. La sua ultima missione prese il via dal porto di Napoli il 13 aprile del 1941 come capo scorta di un convoglio denominato, appunto. “Tarigo” al comando del Capitano di Fregata Pietro De Cristofaro e formato da 4 mercantili tedeschi (Adana, Arta, Aegina, Iserlhon) e 1 motonave italiana (Sabaudia) scortate dai cacciatorpediniere Lampo e Baleno.
Nel golfo di Gabes il convoglio fu avvistato, a mezzo del radar, dai cacciatorpediniere inglesi Jervis, Nubian, Mohawk e Janus che lo sottoposero ad un inteso fuoco di cannoni.
Il convoglio fu distrutto ma l’eroismo del Sottotenente Ettore Bisagno che, aiutato dal Sottocapo silurista Adriano Marchetti, riuscì a portare in fondo al mare anche il Ct. Mohawk.
Gli ufficiali morti sul Tarigo, così come ricorda una lapide posta nella cappella dell’Accademia Navale di Livorno, furono:

– De Cristofaro Pietro;
– Miliotti Mauro;
– Radaelli Dante;
– Minguzzi Luigi;
– Arioli Arnaldo;
– Giustini Virgilio;
– Balsofiore Luca;
– Fantasia Espedito.

Dati tecnici
– dislocamento: 2.658 tonnellate a pieno carico;
– dimensioni, in metri, le seguenti: . lunghezza 107,7 fuori tutta, 10,2 di larghezza e 4,2 di immersione;
– apparato motore: 4 caldaie tipo Odero a tubi d’acqua e 2 turbine Parson che, sviluppavano una potenza di 50.000 HP;
– velocità di 38 nodi;
– armamento: 6 cannoni da 120/50 mm. in tre impianti binati; 2 mitraglie da 40/39mm a.a.; 4 mitraglie da 13,2 mm. a.a. in due impianti binati; 6 tubi lancia siluri da 533 mm. in due impianti trinati; sistemazione per la posa di campi minati;
– equipaggio: 173 uomini di cui 9 ufficiali;
– motto: “A voga arrancata, a spada tratta”.

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