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8.9.1947, Giovanni “Siro” Buzzetti

di Giorgio Gianoncelli

(Chiavenna, 16.4.1891 – 8.9.1947)

“’L Garibaldìn del mare”

Giovanni Siro Buzzetti nasce a Chiavenna il 16 aprile 1891, da Guglielmo e Giovanna Buzzetti.
Il 20 giugno 1911 il giovane chiavennasco si arruola nella Regia Marina per la ferma di 4 anni, in seguito è trattenuto alle armi per ragioni di guerra con decorrenza 20 giugno 1915 e lascia il servizio definitivo il 1° aprile 1919, otto anni dopo l’arruolamento.
L’impatto del chiavennasco con la Marina da guerra non è dei più… morbidi; nel giro di soli tre mesi si trova a combattere sulla spiaggia di Tripoli come un “Marines” senza nemmeno il necessario allenamento al combattimento terrestre. Arruolato il mese di giugno e imbarcato sulla nave scuola “Sicilia” per il corso ordinario di cannoniere scelto, il mese di ottobre l’Allievo Cannoniere di bordo si trova nella mischia dei combattimenti a terra con un vecchio fucile modello ’91.
L’anno 1911 è il periodo in cui scoppia la crisi d’interesse politico tra l’Italia e la Turchia per il possesso della Libia, possesso legittimato dal Governo italiano in virtù di una penetrazione pacifica iniziata fin dai primi anni del 1900 con impieghi di capitali nell’agricoltura, nelle attività di servizio, nelle missioni con le scuole e tutto quello che poteva rendere il territorio libico per i bisogni nazionali, mentre la Turchia è presente in quel territorio solamente per sfruttare lo sfruttabile, senza iniziative economiche e sociali.
Ma già allora, come adesso, l’opposizione politica con la stampa nazionale sono sempre ostili quando si prendono decisioni importanti, intralciano e ritardano le operazioni e quando c’è il nulla osta l’iniziativa è già compromessa dall’intervento di altre potenze militari, che gridano allo scandalo per essere poi loro le scandalose.

Sono questi anche gli anni della Triplice Alleanza (Italia, Austria, Germania 1882 – 1915), ma ognuno fa per sé e le potenze militari d’Europa: Austria, Francia, Germania, Inghilterra e Russia in particolare, con altri Stati minori, sono pronte ad invadere il territorio libico senza crearsi tanti problemi… morali come sempre capita agli italiani. Quando la decisione politica è presa, l’Italia si trova sistematicamente con il Regio Esercito impreparato per affrontare concrete campagne militari in terra straniera, allora è la Regia Marina con i suoi uomini che, almeno inizialmente, deve sopperire alle carenze di quell’Arma che dovrebbe sempre essere pronta per ogni evenienza.
Il giorno 29 settembre 1911 il Presidente del Consiglio Giovanni Giolitti e il Ministro degli Esteri Antonio Di Sangiuliano, con l’approvazione del Re, trasmettono al Governo turco “l’ultimatum” per lasciare libero il territorio libico.
La Flotta navale italiana è pronta a muovere verso la sponda tripolina e la sera del 3 ottobre 1911, composta da oltre 100 unità al comando dell’Ammiraglio Augusto Aubry, divisa in tre squadre, assegnate all’Ammiraglio di squadra Luigi Faravelli, al Vice Ammiraglio Paolo Tahon di Revel con la squadra siluranti assegnata al Duca degli Abruzzi, è dispiegata davanti alla costa libica pronta per un’azione di forza contro le fortezze organizzate dai turchi e la flotta della Mezzaluna disseminata tra l’Egeo e il Mar Rosso.
Sul gruppo navi Scuola che comprende la corazzata “Sicilia”, gli Allievi in tenuta di lavoro, armati con un semplice fucile ’91 a baionetta innestata, con a tracolla un tascapane pieno di munizioni sono pronti a scendere a terra per conquistare le oasi della Libia.

Il mattino del giorno 4 un reparto di 400 uomini protetto dai bombardamenti delle navi sbarca per una prima testa di ponte sulla spiaggia, il mattino seguente due battaglioni composti di 1.800 uomini e tra questi gli Allievi della Scuola Navale, al comando del Capitano di Vascello Umberto Cagni, invadono la spiaggia e marciano sulla città di Tripoli, dove arrivano alle ore 16,00 senza incontrare molta resistenza e si attestano alla periferia della città.
Tra i 1.800 uomini in marcia verso la Tripolitania c’è il giovane chiavennasco Siro Buzzetti che, dal tono dei suoi scritti ai genitori, pare che non sia troppo entusiasta della sua esperienza da marinaio. Non ha torto, perché, forse, si aspettava qualche cosa di diverso e meno traumatizzante che trovarsi con un fucile in braccio senza avere la coscienza preparata alla …mattanza, pur consapevole di essere un soldato. In quella circostanza i Marinai italiani, come sempre, svolgono con decisione il compito assegnato tanto da guadagnarsi il titolo di “Garibaldini del mare” e questi marinai, sono in massima parte i giovani allievi delle navi Scuola.


Al termine delle prime operazioni militari, la divisione navi Scuola rientra in Italia, sostituita dal primo corpo di spedizione dell’Esercito composto di 35.000 uomini, saliti in seguito a 100.000 e il buon Siro scrive una lettera ai genitori con la quale esprime le sue impressioni e lo stato d’animo dal momento della partenza fino ad operazione conclusa.

Siro e Anna, sposi il 22 ottobre 1922

Priolo Siracusa, ottobre 1911

Carissimi tutti,
ormai privo d’ogni speranza di potermela scapolare dal piombo turco pure il buon Dio mi volle dare la grazia di poter rimpatriare dai mari tripolini dopo il bombardamento dei forti, della città, ecc. ecc.
Vi dirò brevemente quanto mi accadde: D’Augusta si partì di nottetempo, tutto in segreto: all’alba già fummo attaccati da varie torpediniere turche le quali però grazie a Dio, ed ai nostri poderosi cannoni, le seppimo mettere in fuga, con vari danni alle torpediniere stesse, ed ai loro equipaggi: a bordo non abbiamo avuto disgrazie alcune: giunti a Tripoli eravamo già pronti all’attacco; e pure a morire rassegnati se ciò ci toccava. Ordinato il fuoco subito si cominciò: i turchi pure risposero. A bordo più nessuno ardiva parlare, solo il comandante degli ufficiali si s’udiva: io ve lo potete immaginare in quale stato d’animo mi trovavo; eppure fiducioso nel buon Dio, ed ai nostri cari defunti, non tremavo, e collo sguardo sempre rivolto sul nemico: quale fu poi la nostra gioia allorquando si vedevano i proiettili lanciati dai nemici alzare colonne d’acqua nel mare e rimbalzare sull’onda come tanti pesciolini allegri: i loro cannoni non raggiungevano le nostre navi. Da parte nostra invece non un colpo andava fallito, tutto mandava per aria n quando i turchi furono costretti ad alzare bandiera bianca.
Avanti sbarcare, ed allineati in coperta, il comandante Cagni Ci rivolse le seguenti parole: “marinai: ora sbarchiamo, l’impresa è ardua, noi facciamo un colpo disperato, e difficilmente torneremo a bordo: votate la vostra vita alla Patria: raccomando rispetto agli inermi, alle donne, ed alla Proprietà, e quelli che dovessero venir meno, fucilazione immediata”. Un formidabile grido, viva l’Italia! Eruppe dai nostri petti, subito si sbarcò, senza gravi difficoltà… e si presero i forti; ciò che vi era per terra non ve lo racconto; vi potete immaginare qual macello di carne umana.
Per ora non ho altro a dirvi, e questa volta debbo ringraziare Colui che tutto può d’essere stato salvato per miracolo.
Aff.mo v. Siro

Regia nave “Sicilia”
Nave da guerra di I classe a cintura e ridotto corazzato
Costruita nell’Arsenale di Venezia e varata nel 1891.
Lunghezza 122 m Larghezza 23,44 m – Dislocamento 13.298 t Armamento:
4 cannoni da 343 mm disposti a barbetta a coppie su piattaforma girevole. 8 cannoni da 152 mm a caricamento rapido – 16 da 120 mm
27 cannoni a tiro rapido di piccolo calibro
4 lanciasiluri laterali 1 a poppa.

Terminata la guerra, pochi mesi prima delle festività natalizie e di ne anno, le navi rientrano ai loro porti d’assegnazione e, come di norma, segue la prevista licenza ordinaria di fine missione; questo è previsto anche per gli Allievi delle Scuole e Siro per le festività è sulle sponde della Mera a tonificarsi con la gelida temperatura della Valle di Chiavenna.
Il giovane marinaio deve affrontare un lungo viaggio che dura almeno 24 ore, ma con il cuore che pulsa d’emozione per il piacere di rivedere genitori, parenti e amici dopo il pericolo corso oltremare, non pensa alla sorpresa che lo accoglie all’uscita dalla stazione ferroviaria di Chiavenna.
Ultimo strido di freni, ultimo sbuffo di vapore, s’aprono le porte delle vetture e dal marciapiede della stazione, echeggia l’Inno di Garibaldi, in onore al “Garibaldìn del mare” Giovanni Buzzetti chiamato Siro, chiavennasco di… lungo corso.
“Ricevuto al suo arrivo con la Banda musicale della città di Chiavenna, con tanto di onori dal Sindaco con il Consiglio comunale e una moltitudine di gente d’ogni ceto e condizione, il giovane marinaio dopo il primo momento di naturale sorpresa, rinfrancato dalla presenza del padre e altri conoscenti, s’immerge nel primo bagno di folla nel vivo patriottismo garibaldino della popolazione di Chiavenna.”1

La città di Chiavenna, nei giorni che precedono le feste natalizie e di ne anno, continua a tributare al giovane marinaio stima e onori.
Il Consiglio Comunale riunito il 21 dicembre esprime a Guglielmo Buzzetti, padre dell’ “Eroe Garibaldìn del mare” le sue congratulazioni e la sera del 27 dicembre 1912 il marinaio chiavennasco è ospite d’onore all’Hotel Helvethia Nazionale ad un convivio promosso dalle massime autorità cittadine cui partecipano oltre 200 persone tra amici comuni, esponenti delle arti, del lavoro e della cultura locale.
Fra tanti ospiti il massimo Poeta Cantore delle Alpi Giovanni Bertacchi, che nel suo discorso, dice: “Il cuore di Chiavenna, aperto all’amore della grande Patria Comune, nel nome di questo suo prode figlio Siro Buzzetti, marinaio d’Italia sulle acque di Libia, saluta tutti i fratelli che dietro lo squillo del dovere, dai monti, dai piani, dai lidi, trassero ai nuovi cimenti, sulla terra lautante.”

Parlano un po’ tutti e tutti con discorsi a sfondo patriottico, tra tanti il sig. Orsi del Circolo di Ritrovo Serale che termina; “… e poiché era necessario, ti sei quadruplicato, centuplicato, col correre da un punto all’altro delle posizioni conquistate, e il nemico non potè mai capire quanti fossero i 1500 marinai sbarcati dal Sicilia.”

Il grande banchetto si conclude con il brindisi guidato dal dr. Aldo Mazzoleni, medico e Poeta che declama:

“Ed or brindiamo amici / alle sembianze care / brindiamo al nostro Siro / Garibaldìn del mare!”.

Sono tempi in cui i sentimenti di Patria sono forti, il Risorgimento, non ancora compiutamente concluso, è molto presente nel pensiero degli uomini, e la comunità di Chiavenna è la prima e maggiormente sensibile fra tutta la comunità della provincia ad esprimere sentimenti di alto attaccamento alle gesta mazziniane e di Giuseppe Garibaldi, pertanto chi dà un minimo di altruismo in vari modi per la Patria è stimato e ammirato, se poi aggiungiamo il fatto che il “Garibaldìn del mare” è il primo soldato della valle del Mera ad indossare l’uniforme della giovane Regia Marina unitaria, fatto inconsueto nelle valli alpine, il rilievo popolare sale di tono e la sola presenza di Giovanni Bertacchi ai festeggiamenti, notoriamente contrario a quella guerra e alle guerre, dimostra che il sentimento di riconoscenza verso l’uomo supera quello dei sistemi; a Giovanni Siro Buzzetti detto “‘L Garibaldìn del mare” è capitata così!
Siro Buzzetti al termine della ferma, che scade il 20 giugno 1915, per ragioni di guerra, iniziata da appena un mese, è trattenuto alle armi. Essere trattenuto alle armi d’autorità significa che il Buzzetti aveva rinunciato al proseguimento della carriera militare, altrimenti avrebbe partecipato ai corsi di avanzamento nel grado militare per entrare poi in Servizio Permanente Effettivo.
Il cannoniere scelto partecipa alla Grande Guerra imbarcato su Nave “Porto di Suez” che durante il conflitto è colpita da un siluro austriaco ed affonda con il conseguente naufragio del personale; Siro è tra questi e si salva. Alla ne della guerra è congedato in data 18 agosto 1920.
A suo onore ci sono 2 anni 2 mesi e 18 giorni di navigazione in pace e 4 anni e 6 mesi di navigazione in guerra, per un totale di 6 anni, 8 mesi e 18 giorni d’imbarco, alcuni giorni di battaglia da… Marines e il rimanente in vari servizi a terra, con una semplice medaglia per la campagna Italo – Turca, una croce al merito per la Grande Guerra, un naufragio ma… con il titolo di “Garibaldìn del Mare” che vale tutte le medaglie del mondo.
Rientrato in famiglia Giovanni Siro si trasferisce nella città di Sondrio per aiutare il padre Guglielmo a gestire una primaria drogheria nella più importante via commerciale della città (via Dante Alighieri). Per tutto il resto della sua vita non lascerà il negozio.
I successivi anni ruggenti del nascente regime fascista non scomodano i sentimenti pacati e antiguerreschi di Siro, lavora con serenità a fianco del padre e pensa al matrimonio che si realizza il giorno in cui la pletora di fanatici guerrafondai finge di marciare su Roma (22 ottobre 1922) con la signorina Anna Sperlocchi che porta in viaggio di nozze a Genova in visita alla Madonna della Guardia, alla quale aveva fatto voto di portare la moglie in cambio del salvataggio dal naufragio.
Sciolto il voto Siro ritorna serenamente al negozio del padre, continua l’attività dopo la morte del genitore con l’aiuto di un proprio figlio fino al giorno 8 settembre 1947 in cui lascia la vita terrena a soli 56 anni per navigare sulle rotte del cielo nella serenità dei suoi miti sentimenti.
Il comportamento del primo marinaio della Valle di Chiavenna, terzo della provincia, onorato dal titolo di “Garibaldino del Mare”, dopo aver lasciato la carriera militare la dice lunga sul carattere d’uomo: mite, contemplativo, riflessivo e religioso.

1 L’eco della Val Chiavenna

Particolare della corazzata “Italia” costruita nel Regio cantiere di Castellammare di Stabia dal luglio 1876 ed entrata in servizio il 16 ottobre 1885. Armata con quattro cannoni da 481mm disposti a “barbetta”. Nel 1896 divenne nave scuola cannonieri, poi nave scuola Torpedinieri. Radiata dal naviglio militare nell’anno1914.

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