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16.9.1908, Salvatore Todaro

di Marino Miccoli

banca-della-memoria-www-lavocedelmarinaio-com(Messina, 16.9.1908 – La Galite, 14.12.1942)

CORAGGIO, UMANITA’ E VALORE.

Salvatore Todaro è stato uno dei più grandi Marinai che la Marina Militare possa vantare di avere avuto tra i suoi ranghi. Per far comprendere meglio a tutti ciò che era e ciò che oggi ancora rappresenta questo grande Comandante è opportuno leggere il breve dialogo che segue.

il-comandante-salvatore-todaro-www-lavocedelmarinaio-comIl Comandante ha penetranti occhi neri, gli zigomi sporgenti e le guance un po’ infossate; sul mento spicca una barbetta curata, è un sottile ed elegante pizzetto che lo rende inconfondibile. Nelle sue azioni di guerra lo distingue l’astuzia, la furbizia di una vecchia volpe congiunta al coraggio di un leone e dimostra di possedere il valore e l’etica di un antico cavaliere questo Ufficiale di Marina siciliano. Salvatore Tòdaro (nato a Messina il 16.9.1908) è l’unico comandante di sommergibile a cui non piace usare l’arma del siluro: “Sono armi imperfette – affermerà più di una volta – lente e troppo costose. La vera arma da guerra è il cannone”. Di bocche da fuoco ne ha due da 100 mm sulla coperta del suo battello, il Regio Sommergibile “Comandante Cappellini” e quando con il periscopio inquadra una nave nemica, Salvatore Tòdaro ordina immancabilmente l’emersione. Ingaggia lo scontro a fuoco, affonda a cannonate la nave nemica e poi ne raccoglie i naufraghi. Lui è incurante della spietata legge che vige durante la guerra di mare la quale stabilisce che i naufraghi devono essere abbandonati in balìa delle onde, al loro destino. Questo perché l’unità che ha affondato un’altra nave deve fuggire al più presto dal luogo in cui è avvenuto il combattimento, per non rischiare di essere affondata dalle altre navi che stanno accorrendo sul posto. Per questo suo particolare comportamento Salvatore Tòdaro non si attende congratulazioni dagli alti papaveri gallonati. Infatti l’ammiraglio tedesco Karl Doenitz, stimato comandante di tutti gli U-boot e abile stratega della guerra sottomarina, lo chiama a rapporto e, messolo sull’attenti, lo rimprovera investendolo con una colossale “arronzata”:
– “Voi siete un valoroso, ma soprattutto un pazzo! Ci sono due cose che non riesco assolutamente a capire. Voi comandate un sommergibile e invece preferite fare la guerra di superficie. Questo sarebbe ancora tollerabile: potrei affidarvi il comando di un incrociatore tedesco. Ma voi sareste capace di farlo andare a picco per raccogliere i naufraghi nemici. E questo è intollerabile! La guerra e guerra, i naufraghi sanno qual è il loro destino. Voi avete rischiato l’affondamento del sommergibile per uno stupido sentimentalismo. Nessun ufficiale tedesco avrebbe agito come voi”.
Il Comandante Tòdaro risponde freddamente:
– “Il fatto è, ammiraglio, che io in quel momento sentivo sulla schiena il peso di molti secoli di civiltà. Un ufficiale tedesco, forse, non avrebbe sentito quel peso”.
L’ammiraglio Doenitz ha un sussulto.
Tòdaro comprende che, a causa della sua risposta, può essere arrestato.
Ma per il Comandante tedesco il coraggio è la dote che ammira di più negli uomini, anche se gli è difficile capire quel particolare “tipo” di coraggio dimostrato dall’Italiano che ha dinanzi a sé. Alla fine Karl Doenitz sorride dicendo:
– “Mi sono meritato questa risposta!” – e gli tende la mano.

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Concludo questo mio breve scritto con un’esortazione: chiunque indossi la divisa blu con le stellette ed il solino ne sia fiero e, soprattutto, la onori tutti i giorni con il proprio impegno. Fedele al giuramento pronunciato al Tricolore nella più bella stagione della vita, rammenti sempre che quella uniforme è stata onorata da grandi Marinai e veri Uomini, proprio come ha fatto Salvatore Tòdaro. Egli ha dimostrato ai nemici, agli alleati e al mondo intero come sa battersi il Marinaio italiano e che coraggio, umanità e valore sono le doti personali che lo contraddistinguono.
(Dialogo tratto dal libro di don Teresio Bosco “Di professione uomini”, 1971).

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Lettera di una mamma
a cura di Antonio Cimmino

Il 10 ottobre del 1940 in Oceano Atlantico il comandante Salvatore Todaro salvò i naufraghi del mercantile belga Kabalo che precedentemente aveva affondato con il cannone del sommergibile Cappellini. La sua fama di Don Chisciotte del mare si espande in tutta Europa.
Todaro (Medaglia d’Oro al Valor Militare) in quell’occasione sfidò il mare per salvare l’equipaggio nemico perché sentiva “il peso di molti secoli di civiltà” (Sommergibile Cappellini 15 ottobre 1940).

“ …Vi è un eroismo barbaro ed un altro davanti al quale l’anima si mette in ginocchio, questo è il vostro. Siate benedetto per la vostra bontà che fa uno di Voi un Eroe non soltanto per l’Italia ma per l’Umanità”.

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