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14.8.1861, eccidio a Pontelandolfo e Casalduni

a cura Antonio Cimmino

Una pagina oscura del Risorgimento italiano, 73 anni prima dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema

Al mattino del giorno 14 ricevemmo l’ordine di entrare a Pontelandolfo, fucilare gli abitanti, meno le donne, gli infermi (ma molte donne perirono).
Entrammo nel paese, subito abbiamo incominciato a fucilare i preti e gli uomini, quanti capitava, indi il soldato saccheggiava, ed infine ne abbiamo dato l’incendio al paese. Non si poteva stare d’intorno per il gran calore, e quale rumore facevano quei poveri diavoli cui la sorte era di morire abbrustoliti o sotto le rovine delle case. Noi invece durante l’incendio avevamo tutto: pollastri, pane, vino e capponi, niente mancava…
Casalduni fu l’obiettivo del maggiore Melegari. I pochi che erano rimasti si chiusero in casa, ed i bersaglieri corsero per le vie e vicoli, sfondarono le porte. Chi usciva di casa veniva colpito con le baionette, chi scappava veniva preso a fucilate. Furono tre ore di fuoco, dalle case venivano portate fuori le cose migliori, i bersaglieri ne riempivano gli zaini, il fuoco crepitava”.
Tratto dal diario del bersagliere Carlo Margolfo.

…e ancora:
all’alba giustizia fu fatta contro Pontelandolfo e Casalduni. Essi bruciano ancora”.
Colonnello Pier Eleonoro Negri per il generale Cialdini.

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