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11.7.1915, il regio sommergibile Nereide e l’arcipelago di Pelagosa

di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra e Claudio Confessore

L’arcipelago di Pelagosa
Il Regno d’Italia aveva ereditato l’arcipelago di Pelagosa con la caduta nel 1861 dal Regno delle Due Sicilie e l’arcipelago dipendeva amministrativamente dalla provincia della Capitanata (l’attuale provincia di Foggia). L’annessione fu solamente formale poiché il Regno Sabaudo non capì l’importanza strategica e le isole furono “dimenticate” senza installare su di esse neanche un caposaldo italiano.
Con un’azione unilaterale gli austriaci presero possesso nel 1873 delle isole dell’arcipelago costruendo uno dei più importanti fari dell’Adriatico ed impiantando una propria presenza stabile sulla maggiore delle isole la “Grande Pelagosa”. L’occupazione fu praticamente tollerata dal Regno Sabaudo che non andò più in là di sterili proteste diplomatiche.
Cominciate le ostilità nella Grande Guerra, tra i piani della Regia Marina c’era il progetto di occupare una o più isole avversarie per stabilirvi sopra un posto di vedetta e di segnalazione ed una base avanzata per sommergibili per contrastare i movimenti del nemico presente nelle basi di Cattaro e di Sebenico.
La scelta finale cadde sull’isola di Pelagosa e su quella di Lagosta ma l’occupazione di quest’ultima fu successivamente abbandonata.

L’arcipelago fu occupato dalla Regia Marina l’11 luglio 1915 e presidiato da un nucleo di 80 marinai Comandato dal Sottotenente di Vascello Alberto Da Zara che così descrive l’incarico ricevuto nel libro “Pelle d’Ammiraglio”:
…..omissis…………

“A Brindisi sulla “Città di Palermo” sede del comando superiore navale del Basso Adriatico, S.E. l’ammiraglio Millo mi comunico subito, di persona, il piano dell’impresa e mi mise al corrente dei suoi particolari. Si trattava di occupare l’isola di Pelagosa, di insediarvi un presidio di ottanta marinai, di sistemarvi una potente stazione radiotelegrafica e di svolgere servizio di avvistamento e di scoperta da quella posizione avanzata. Occupazione, sistemazione e comando erano affidati a me, mentre della parte tecnica, cioè del servizio RT, doveva occuparsi, il sottotenente di vascello della riserva navale Giancarlo Vallauri.
In un primo tempo si era pensato di affidare allo stesso Vallauri anche il comando militare della spedizione di Pelagosa, poi si era abbandonata l’idea per non privarsi della sua opera di specialista, legandolo a una particolare destinazione.”
…..omissis…………

Gli austriaci cercarono di riprendere la Grande Pelagosa il successivo 30 luglio, con un’azione condotta da due Incrociatori leggeri e sei cacciatorpediniere. L’isola fu bombardata e sbarcarono su di essa alcuni marinai asburgici che furono costretti a tornare a bordo delle loro navi dalla forte reazione dell’avamposto italiano che nell’evento ebbe solo due feriti.
Benché il presidio italiano venne tolto dall’isola il 18 agosto, sia per le difficoltà di comunicazioni che problematiche di rifornimento viveri, di fatto il controllo dell’arcipelago venne mantenuto per tutta la durata del conflitto.

Generalità della classe “Nautilus”
Progettati dal maggiore GN Curio Bernardis nel 1910, i battelli della classe “Nautilus” furono costruiti, trattandosi di prototipi, dall’Arsenale di Venezia. Lo scafo di queste unità era simile a quello delle siluranti di superficie; i compartimenti allagabili centrali, resistenti a 40 metri come lo scafo esterno, erano ricavati nell’interno dello scafo per circa un terzo della sua lunghezza. Gli accumulatori erano sistemati nella metà inferiore dei due locali alle estremità prodiera e poppiera del sommergibile.
Queste unità furono i prototipi dei sommergibili tipo e N», pure progettati dal Bernardis, che vennero ordinati in serie all’industria privata durante il corso del primo conflitto mondiale.

Unità della classe “Nautilus”
Regio smg. Nautilus
Impostazione: 01.08.1911, Varo: 25.04.1913, Consegna: 09.09.1913, Radiazione: 31.07.1919
Regio smg. Nereide
Impostazione: 01.08.1911, Varo: 12.07.1913, Consegna: 20.12.1913, Affondato: 05.08.1915, Radiazione: 29.08.1915

A prove ultimate, Nautilus e Nereide passarono alle dipendenze della 3a Squadriglia e furono dislocati a Brindisi da dove effettuarono normali uscite e brevi crociere di addestramento. Allo scoppio del primo conflitto mondiale, i due battelli furono impiegati per missioni offensive sotto le antistanti coste nemiche.
Nell’ultimo anno del conflitto il Nautilus venne dislocato a Taranto con compiti addestrativi.

Affondamento del Nereide
Durante la breve presenza dell’avamposto italiano fu mantenuto nelle acque della Grande Pelagosa la presenza di un sommergibile ormeggiato durante le ore diurne a levante della spiaggia di Zadlo. Per consuetudine per la difesa ci si affidava principalmente sulla stazione di vedetta dall’alto della cima dell’isola.
Il sommergibile Nereide giunse a Pelagosa il mattino del 5 agosto, il mare agitato ed il vento forte impedì la scoperta da parte della vedetta di un sommergibile nemico che scorto il Nereide alla fonda iniziò a manovrare per attaccarlo.
Fu invece il Nereide ad accorgersi del battello nemico e con rapida manovra il sommergibile italiano mollò gli ormeggi e manovrò per allontanarsi, immergersi ed attaccare il nemico.
Il Sottotenente di Vascello Da Zara (nella 2a Guerra Mondiale protagonista della battaglia di Pantelleria e dopo l’armistizio Comandante della flotta italiana internata a Malta) così descrisse l’affondamento del battello nella suo rapporto:
…..omissis…………

«Poco dopo si è vista la scia di un siluro proveniente da libeccio e diretto per passare di prua al Nereide, poi una scia di siluro diretta dal Nereide verso il largo, la quale ultima non si può sapere se dovuta ad un siluro lanciato dal Nereide od ad uno scarto dei precedente siluro nemico. Subito dopo si è vista la scia di un altro siluro diretto contro il Nereide, che si era messo in moto con prua a libeccio ed era già immerso tranne la parte più alta della torretta. Questo siluro ha colpito in pieno il nostro sommergibile sollevando un’alta colonna di acqua nera e spumosa. Erano le ore 5,30. Poco dopo si è visto il periscopio del sommergibile nemico che da Sud si è avvicinato verso 1’isola, e lo si è lasciato avvicinare fino a che giunto a 500 m. dagli scogli ha invertito la rotta per Sud.
In questo istante gli è stato sparato contro un colpo da 76/17 che è andato leggermente lungo. Allora il sommergibile nemico si è immerso».
…..omissis…………

Dalla documentazione austriaca alla fine della guerra si riuscì a ricostruire l’evento:
…..omissis…………
“Alla fine del conflitto dai rapporti austriaci si accertò che il sommergibile era 1′ U5, comandato dal del tenente di vascello G. Von Trapp il quale, giunto per una ricognizione intorno a Pelagosa, aveva veduto il Nereide alla fonda ed aveva manovrato in immersione completa per portarsi sulla rotta di lancio; emerso di nuovo col periscopio aveva avvistato il suo avversario circa 20° sulla sinistra venirgli incontro con un angolo acuto, ed accostare poi a dritta per puntare su di lui: aveva allora lanciato due siluri, il secondo dei quali aveva colpito il segno.
Dopo l’esplosione non restò visibile del Nereide che la boa telefonica galleggiante. Le lunghe e ripetute chiamate non ebbero risposta: il Nereide era affondato in 24 m. di fondo a 250 m. dalla terra e si era perduto col suo valoroso equipaggio, mentre il comandante capitano di corvetta Carlo Del Greco con pronta decisione e rapida manovra, sfidando il gravissimo pericolo che gli sovrastava, muoveva dal posto di fonda e s’immergeva per silurare o speronare il nemico improvvisamente scoperto. L’azione del comandante Del Greco e dei suoi dipendenti merita di essere annoverata fra le più fulgide della nostra guerra” (estratto dal volume II “La Marina Italiana nella Grande Guerra” – Ufficio Storico della Regia Marina 1936)

Il recupero del Nereide
“Nomen omen” recitava un detto latino (ripreso anche sulle unità della Marina Militare) che letteralmente significa “il nome è un presagio”. La storia del sommergibile Nereide potrebbe racchiudersi in questo triste presagio.
Sommergibile di piccola crociera della III Squadriglia Sommergibili della Classe Nautilus, fu costruito nel regio arsenale di Venezia ed entrato in servizio alla fine del 1913 con base operativa Brindisi.
Benché le Nereidi nella mitologia greca erano considerate creature benevole e di natura immortale, alle ore 05.30 del 5 agosto 1915 il regio sommergibile veniva colpito ed affondato dal lancio di siluro austriaco a Zadlo. Non ci fu nessun superstite e morirono i 19 componenti dell’equipaggio ed 1 operaio dell’arsenale di Venezia.
Al Comandante del Nereide, il Tenente di Vascello Carlo Del Greco (poi promosso Capitano di Corvetta), fu conferita, alla memoria, la prima Medaglia d’Oro al Valor Militare della Regia Marina della prima Guerra Mondiale.
Finita la guerra, ce ne sarà una seconda e poi il rischio del conflitto nucleare; da quella notte passano 20.766 giorni e quei 20 uomini che hanno preferito morire piuttosto che abbandonare il sommergibile con i vessilli italiani sempre lì sotto, tutti insieme, indissolubile legame tra la follia della guerra, l’eroismo e il sentimento della Patria.

Ma qualcuno, 58 anni dopo decide di interrompere quella missione. Il governo italiano, anche su sollecitazione di quello jugoslavo, decise che era ora di riportare in superficie il Nereide. Una bella idea, celebrare quei ragazzi, tornare a celebrare certi valori ormai dimenticati, magari sperare di restituire quei ragazzi ai nipoti che ne hanno solo sentito parlare come qualcosa di empirico. Gli eroi della Nereide.
Le operazioni di recupero con tanto di troupe Rai al seguito iniziarono nel 1972. I sommozzatori, a 37 metri di profondità, riaccesero i fari nel sommergibile e penetrano nel silenzio di quelle stanze immerse nell’acqua. Tutto era come un tempo. In alcuni locali c’era ancora persino l’ossigeno. Vennero ritrovati dieci teschi e varie ossa che furono ricomposti in 10 piccole urne, poiché non era possibile riconoscere a chi appartenessero i resti.
Tra i vari materiali presenti a bordo furono recuperati il diario di bordo, un binocolo, alcuni portamonete di cuoio con qualche spicciolo e piastrine di riconoscimento.
Il Nereide venne portato in superficie, trainato al largo e distrutto per sempre con due siluri. Tornò sul fondo, stavolta senza i suoi uomini e per sempre.
Le dieci piccole bare di zinco, avvolte nel tricolore, furono imbarcate sul dragamine italiano “Mogano” sul quale ricevettero tutti gli onori militari. Per i ragazzi del Nereide, strappati dal silenzio e dalla pace di quel comune destino, venne scelta come ultima destinazione il Famedio Militare del cimitero di Brindisi, il cui porto era stato base del sommergibile 60 anni prima.
Le bare furono tumulate tutte insieme in un loculo il 12 giugno 1972, dietro un freddo marmo che non racconta l’enfasi di quel sacrificio né ricorda il valore di quella prima Medaglia d’Oro, ma su cui è semplicemente scritto, quasi in codice Morse, “Membri equipaggio smg. Nereide affondato in Adriatico”.


Strappati alla loro ultima casa sottomarina furono richiusi dietro una lapide terrena, senza memoria e senza mare. In quel Famedio sono sepolti anche il Comandante della 3a Divisione Navale della 2a Squadra Contrammiraglio Ernesto Rubin de Cervin che perì il 27 settembre 1915 nel porto di Brindisi nell’affondamento per esplosione della nave da Battaglia Benedetto Brin, insieme al Comandante della nave Capitano di Vascello Gino Fara Forni di Pettenasco e 454 tra Ufficiali, Sottufficiali, Sottocapi e Comuni.
Dice l’inno del sommergibilista: “Andar pel vaso mar, ridendo in faccia a Monna Morte e al destino. E’ così che vive il marinar, nel profondo cuor del sonante mar”.

Sacrificarono coscientemente la loro vita in nome della Patria
01) Tenente di Vascello Carlo Del Greco (poi promosso Capitano di Corvetta), nato il 4 agosto 1873 a Firenze – Medaglia d’Oro al Valor Militare;
02) Tenente di Vascello Boggio Corrado nato a Strona il 15 maggio 1880 – Medaglia d’Argento al Valor Militare;
03) Primo Macchinista Roggero Giuseppe nato a Carbonara Scrivia il 4 febbraio 1884 – Medaglia di Bronzo al Valor Militare
04) Capo Meccanico di 2° classe Lollo Antonio nato a Gaeta il 6 marzo 1883- Medaglia di Bronzo al Valor Militare;
05) Capo Torpediniere di Seconda Classe De Somma Innocenzo nato a San Giorgio a Cremano 14 aprile 1879 – Medaglia di Bronzo al Valor Militare;
06) Secondo Capo Radiotelegrafista Lodi Eutimio nato a Mirandola l’8 febbraio 1892 – Medaglia di Bronzo al Valor Militare;
07) Sottocapo Torpediniere Armenio Giovanni nato a Boscotrecase il 28 marzo 1894 – Medaglia di Bronzo al Valor Militare;
08) Sottocapo Torpediniere Bortolani Emilio nato a Zocca il 12 maggio 1891 – Medaglia di Bronzo al Valor Militare;
09) Marinaio Scelto Accardi Francesco nato a Monte Argentario il 5 gennaio 1891 – Medaglia di Bronzo al Valor Militare;
10) Torpediniere scelto Ciaschi Giuseppe nato a Napoli il 25 luglio 1895 – Medaglia di Bronzo al Valor Militare;
11) Sottonocchiere Franchini Giovanni nato a Fano 23 febbraio 1893 – Medaglia di Bronzo al Valor Militare;
12) Fuochista Bezzi Andrea nato a Genova il 27 settembre 1893 – Medaglia di Bronzo al Valor Militare;
13) Fuochista Martino Gennaro nato a Castellammare di Stabia il 18 ottobre 1892 – Medaglia di Bronzo al Valor Militare;
14) Torpediniere Elettricista Boni Luigi nato a Piacenza il 10 ottobre 1893 – Medaglia di Bronzo al Valor Militare;
15) Torpediniere Erpete Umberto nato a Spezia il 5 febbraio 1895 – Medaglia di Bronzo al Valor Militare;
16) Torpediniere Elettricista Piana Giacinto nato a Refrancore il 30 ottobre 1986 – Medaglia di Bronzo al Valor Militare;
17) Marinaio Cravetto Giacomo nato a Alice Superiore il 3 agosto 1895 – Medaglia di Bronzo al Valor Militare;
18) Marinaio scelto Farnocchia Guido nato a Viareggio il 24 settembre 1893 – Medaglia di Bronzo al Valor Militare;
19) Marinaio scelto Tabò Pietro nato a Calizzano il 31 ottobre 1893 – Medaglia di Bronzo al Valor Militare;
20) Operaio motorista Benzoni Guido nato a Venezia il 12 marzo 1888 – Medaglia di Bronzo al Valor Militare.

Motivazione della Medaglia d’Oro alla memoria concessa al Capitano di Corvetta Carlo Del Greco


All’alba del 5 agosto 1915 in vicinanza della spiaggia di Pelagosa, di fronte all’improvviso apparire di un sommergibile austriaco a breve distanza che rappresentava sicura morte, tentava con eroica abnegazione di offendere col lancio di un siluro il nemico, ordinando l’immediata immersione del sommergibile Nereide di cui aveva il comando e compiendo tutto quello che il dovere e le circostanze imponevano e consentivano”.
Al Comandante in 2a Tenente di Vascello Boggio Corrado fu concessa alla Memoria la Medaglia d’Argento al Valor Militare ed al resto dell’equipaggio la Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Il Gruppo ANMI di Gaeta pose, nei primi anni del 1960, sul fronte del vecchio Bastione Poterna (oggi sede del Comando della Capitaneria di Porto di Gaeta), una targa ritrovata miracolosamente intatta durante la rimozione delle macerie delle strutture del porto distrutte dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943.
I loro nomi sono incisi anche su una lapide ricordo posta su una facciata della palazzina denominata “5 dita” all’interno del Comprensorio Difesa di Brindisi.

Errori contenuti nelle due lapidi

Lapide Brindisi: riporta il cognome Benzone e non Benzoni come scritto nell’Albo d’Oro della Marina. Lapide Gaeta: riporta la data dell’affondamento 3 agosto anziché 5 agosto 2015, il cognome Di Martino anziché Martino e Benzone anziché Benzoni.

Ulteriori notizie sul regio sommergibile Nereide possono trovarsi ai seguenti link:
• http://it.wikipedia.org/wiki/Nereide_%28sommergibile_1913%29
 http://www.scubaportal.it/il-sommergibile-nereide.html

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