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4.5.2020, festa della semilibertà vigilata

a cura Marinai di Spirito Santo

La mia solitudine reclama pace
di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

La mia solitudine reclama pace quando il rumore del frastuono esterno, mi sommerge.
Ecco che avanza la mia solitudine, e reclama pace.
Gesù, quando aveva bisogno di pregare, andava nel deserto da solo, e reclamava pace.
La solitudine è momento di meditazione della mia coscienza, è l’equilibrio che discerne il bene dal male, il giusto dall’ingiusto e che dirige la barchetta verso il nostro destino, e reclama pace.
I torti subiti, le sofferenze e gli imprevisti, le incomprensioni, mi sbattono senza alcuna meta come foglia che viene trascinata dal vento e, volando senza alcuna meta,  mi porta lontano, senza alcun destino, e io reclamo pace.
Ma io non sono foglia morta dall’albero della vita e con tenacia, prima di ferire il cuore del fratello, specialmente di un giovane, rifletto semplicemente perché non ho nessun diritto di creare dolore, e reclamo pace.
In questi momenti di solitudine, è il silenzio che aiuta e fortifica, che reclama pace.

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