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25.5.1943, affondamento del regio sommergibile Leonardo Da Vinci

di Antonio Cimmino

QUESTO ARTICOLO E’ DEDICATO ALLA MEMORIA DI RENATO ELIA

Nato a Torre Annunziata (Compartimento Marittimo di Castellammare di Stabia) fu Sommergibilista pluridecorato, dopo la guerra è stato impegnato nel recupero navi e nella bonifica porti. Prima della immatura morte, a seguito di un incidente sul lavoro a bordo di una nave in allestimento, è stato Vice-Direttore del cantiere navale di Castellammare di Stabia… non aveva nemmeno 40 anni.

Il Regio sommergibile Da Vinci fu affondato nell’Oceano Atlantico, con lancio di  bombe dal Caccia Active e della Fregata Ness, il 25 maggio 1943. Nessun superstite.


Renato Giovanni Elia nacque da Giuseppe e da Porta Antonietta a Torre Annunziata il 26 agosto del 1910.
 Dopo gli studi medi, a seguito della maturità liceale conseguita presso il Liceo Sannazzaro di Napoli, entrò nel 1928 nella R. Accademia Navale di Livorno.
 Ultimato il periodo in Accademia, dopo un anno di imbarco, per completare gli studi universitari fu destinato presso la facoltà di ingegneria dell’università Federico II di Napoli ove, nel luglio 1938, si laureò in Ingegneria Navale e Meccanica. 
Nel 1941 fu destinato alla Scuola di Sommergibili di Pola e dopo brevi periodi a Roma ed a Napoli, si imbarcò ancora su un sommergibile e, sempre su questi, prese parte alle operazioni di guerra del 1940-43, prima nel Mediterraneo e poi nell’Atlantico sul “Leonardo da Vinci”.

Decorazioni
Croce di guerra al valor militare
Caposervizio G. N. di sommergibile che in una missione oceanica di guerra attaccava una petroliera nemica di 8.000 tonnellate di stazza, coadiuvava il Comandante con elevata perizia e ardimento, apportando un efficace contributo al successo dell’azione” (6 novembre 1941);
Decorazione Ordine della Corona d’Italia (3 luglio 1942 )
Il Capitano del Genio Navale Renato Elia è autorizzato a fregiarsi del distintivo d’onore per il personale imbarcato sui sommergibili” (21 marzo 1942).
Croce di guerra al valor militare
Imbarcato su sommergibili in quantità di capo servizio del Genio Navale ha partecipato a lunghe e dure missioni di guerra, disimpegnando sempre i suoi incarichi con spirito combattivo ed elevato sentimento del dovere. Nei pericoli corsi e nei molteplici rischi affrontati ha dato prova di sereno ardimento e di spiccata qualità militari” (21 gennaio 1943).
Croce al merito di guerra (9 novembre 1947).

Autorizzazioni
– a fregiarsi del distintivo del pericolo bellico 1940-43 con n.4 stellette (brevetto del 30 aprile 1953);
– a fregiarsi del distintivo della guerra di liberazione (brevetto del 30 aprile 1953).
Dopo la guerra l’ing. Renato Elia si occupò della bonifica di molti porti e del recupero del naviglio ivi affondato.

Renato Elia ricordato dalla stampa dell’epoca e da quanti lo conobbero

1) Molte zone pronte al traffico, ma restano ancora 51 mine. Una petroliera ripescata a Savona.
 I maggiori del Genio Navale Renato Elia e Tosti-Croce, dirigenti dell’ufficio ricupero navi della Regia Marina, ci hanno fornito interessanti informazioni sui lavori di sminamento e di ricupero delle navi affondate nei porti di Genova e Savona.
Segnaliamo, innanzi tutto, un fatto che torna a grandissimo onore alla nostra Marina: i mezzi di recupero del “Fleet Salvage” sono stati consegnati col loro personale, al Maggiore Elia. Segno manifesto, questo, dell’alta considerazione in cui sono tenuti i nostri valorosi “ricuperatori”. A questo punto è interessante ricordare che gli Inglesi dicono: “Noi e gli Olandesi abbiamo fatto, nel campo dei recuperi navali, cose magnifiche, gli Italiani hanno fatto l’impossibile”.
E un’altra prova della stima in cui sono tenuti gli Italiani è fornita dagli Americani, i quali – appena giunti a Napoli – prima di iniziare i lavori di ricupero, hanno cercato consiglio ed il concorso del colonnello del Genio Navale Spinelli, attuale capo dell’Ufficio Ricuperi. Per citare le imprese della genovese Sirima, che hanno creato fama universale ai nostri “ricuperatori”).
I lavori per la liberazione del porto di Genova – ci hanno dichiarato i due ufficiali – proseguono intensamente: è stata costituita a tal uopo, una cooperativa tra marinai in congedo. (… ) merita particolare menzione per coraggio e perizia il capo palombaro Primo Colluccini. Le calate Canzio, San Giorgio est, Eritrea est ed Etiopia ovest (liberata domenica scorsa) sono pronte al traffico, “Ora stiamo liberando – ci ha detto il Maggiore Tosti – Croce – le calate del Boccardo e delle Grazie; un piccolo bacino galleggiante è stato recuperato. Quindi sarà iniziata la liberazione della zona vecchia del porto e precisamente il Molo Vecchio, il Mandraccio ed il Ponte Andrea Doria”.
Circa lo sminamento, i nostri interlocutori ci hanno comunicato che l’opera prosegue intensa, tra difficoltà che i profani non sono sempre in grado di valutare; sono state fatte brillare altre tre mine ma, purtroppo, ne rimangono ancora cinquantuno. Le navi di ogni tipo ripescate dagli Inglesi e dagli Italiani sono una trentina.
Il Maggiore Elia (che ha pure liberato il porto di Napoli ed altri minori) parlando del porto di Savona ci ha detto che, ormai, è franco di mine ed in grado di svolgere un notevole traffico, sia per l’ovest d’Italia che per la Svizzera. Nel porto di Savona è stata, tra l’altro, ripescata la grande petroliera italiana “Splendor” di 18.000 tonnellate e che oggi, ha un valore di 450 milioni di lire.
Da “il Giornale” del 29 agosto 1945
 – L’OPERA DELLA NOSTRA MARINA PER LA LIBERAZIONE DEL PORTO

2) “Ho conosciuto l’ing. Renato Elia durante il periodo bellico, quando egli era Capo del Servizio del Genio Navale della Squadriglia Sommergibili di Napoli ed avevo con lui rapporti quotidiani, poiché, a quell’epoca, dirigevo i Cantieri Navali di Vigliena della S.p.A. Navalmeccanica, stabilimento specializzato nella riparazione del Naviglio Subacqueo. Ho potuto, perciò, fin da allora, apprezzare, durante i numerosi colloqui che avevo con l’ing. Elia, la vivacità della sua intelligenza, la sua profonda competenza professionale, la sua dirittura morale, le sue ammirevoli doti di carattere, temprata alla dura Scuola della Marina Militare. Egli era dotato, anche, di un coraggio fisico veramente eccezionale: era, infatti, quasi sempre in Cantiere, fra dirigenti e maestranze, malgrado la circostanza che lo Stabilimento, che ospitava contemporaneamente numerose Unità Subacquee in lavori, costituisse un obiettivo militare di primaria importanza, e fosse, perciò,esperto sistematicamente alla offesa bellica durante i frequentissimi bombardamenti dell’aviazione anglo-americana su Napoli.
Alla conclusione dell’armistizio, l’ing. Elia si adoperò dapprima affinché lo stabilimento non fosse distrutto dai Tedeschi in ritirata. Successivamente, cooperò attivamente con la Marina Inglese, affinché il Cantiere non fosse requisito e potesse continuare la sua attività di riparazione navale in favore della Royal Navy, con maestranze e dirigenti italiani.
Chiamato successivamente dal Generale del Genio Navale ing. Spinelli alla Sezione Recuperi Navali della Marina Militare, l’ing. Elia fu incaricato per il recupero ed il salvataggio delle navi affondate dai tedeschi nei porti di Gaeta, Livorno, Spezia e Genova. In tali operazioni, condotte a termine brillantemente ed in tempi da «record», malgrado la scarsità dei mezzi disponibili, rifulsero ancora una volta la sua bravura di tecnico e le sue doti di capace organizzatore.
Nel 1946, concluso il Conflitto Europeo, io assunsi la Direzione del Cantiere Navale di Castellammare di Stabia della S.p.A. Navalmeccanica. E poiché l’ing. Elia desiderava lasciare la Marina Militare, che non offriva più prospettive di brillante carriera, e che tendeva, anzi, a favorire la smobilitazione dei suoi effettivi, gli proposi, conoscendone le doti, l’assunzione presso la Navalmeccanica in qualità di Vice-Direttore del Cantiere di Castellammare, incarico che egli accettò con il consueto entusiasmo. 
In quell’epoca, il Cantiere, distrutto quasi completamente dai Tedeschi all’atto dell’armistizio, era in piena fase di ricostruzione: e l’ing. R. Elia dette subito la sua collaborazione piena ed entusiastica alla rilevante opera di ricostruzione e di ammodernamento degli impianti.
 Anche in questo incarico, espletato in ambiente così diverso da quello nel quale aveva fin allora operato, l’ing. Elia diede chiarissime prove delle sue notevoli capacità tecniche e dei suoi profondi sentimenti di umanità nei rapporti con il personale dipendente. 
Giustamente severo nel richiedere a tutti e per primo a se stesso, la scrupolosa osservanza dei doveri e l’esatto adempimento degli ordini, era sempre pronto a riconoscere i diritti e le giuste richieste delle maestranze. Primo a recarsi al posto di lavoro era sempre l’ultimo a lasciarlo, dando esempio a tutti di laboriosità, di dedizione al dovere, di fedeltà all’Azienda. Queste sue ammirevoli doti gli valsero la stima dei Superiori, nonché la considerazione, il rispetto e l’affetto dei propri subordinati.”
IL GIORNALE: Genova – mercoledì 29 agosto 1945. 2° pag.
Ricordo di R. Elia dell’ing. Maglio Perrotta, Direttore dei cantieri navali di Castellammare di Stabia
.

3) “Renato Elia? Un uomo di profonda umanità e capacità tecnica che si occupava durante le visite tecniche, anche dei problemi economici dei familiari degli operai”.
Sig. Pontone Catello di Castellammare di Stabia 
Operaio tracciatore.

4) “Il nostro amico ing. Moretti, col quale fummo a bordo dell’indimenticabile sommergibile “Leonardo da Vinci” comandato dal Comandante di Corvetta Calda, ci ha comunicato con grande tristezza la morte quasi improvvisa del direttore di macchina di quel sommergibile, ing. Renato Elia, che avendo lasciato la Marina era attualmente tra i dirigenti della Navalmeccanica a Napoli.
Abbiamo del Maggiore del Genio Navale Elia un ricordo quanto mai affettuoso e caro. Egli si era dimostrato in guerra un tecnico provetto ed un valoroso marinaio: imbarcato sul “da Vinci” per circa due anni aveva partecipato alle numerose audacie missioni in Mediterraneo e in Atlantico, dopo il forzamento dello stretto di Gibilterra, ed era stato decorato due volte al valore.
Noi lo ricordiamo a bordo, in missione di guerra; la sua serenità, il suo zelo, la sua cordialità suscitatrice di lodevoli opere.
La sua capacità tecnica nel risolvere i mille problemi che si presentano in quel complesso di migliaia di meccanismi che compongono un sommergibile. 
Aveva affrontato tante volte la morte in audacissime imprese della guerra subacquea, era ritornato dalla guerra e s’era trasferito alla “Vita civile”. 
E’ bastata un’imprudenza post-operatoria a schiantarlo.
Povero caro e valoroso amico Elia!
Le nostre condoglianze alla famiglia non sono una formalità ma sono espresse veramente dal più profondo del cuore.
Quanti di quei nostri compagni del “da Vinci” giacciono in quella Tomba senza croci che è il Mare!
Ed ecco una altro che cade così dilaniato da un maligno postumo di appendicite. 
Così, quando ormai aveva tutto il diritto di pensare che la vita si sarebbe per lui svolta facile, serena, senza i patemi d’animo che dà il sommergibile, anni ed anni di sommergibile!…
Chissà se dietro il suo funerale c’erano i vecchi compagni del “da Vinci ”!
I sopravvissuti siamo tutti così dispersi!
Anche in questo la sconfitta ed il clima politico immediatamente susseguente hanno influito sinistramente persino sulla fedeltà dei nostri marinai”.
L’aiutante di Bandiera.

La prematura morte
In merito alla morte premature di Renato Elia si apprende che seguito di una caduta, avvenuta mentre accorreva per rendersi conto dell’entità di un incendio scoppiato nel gavone di prua della nave Sydney (nave americana che si trovava nel porto di Castellammare per essere trasformata in nave passeggeri della Flotta Lauro), ravvisò un dolore al fianco destro, che perdurava con una certa insistenza anche dopo alcuni giorni, tanto da destare in Elia le prime preoccupazioni. Dovendosi egli recare proprio in quel periodo all’estero in un giro di lavoro, ritenne opportuno tranquillizzarsi interpellando i medici. 
Gli riscontrarono un’appendicite acuta e consigliarono il ricovero per l’intervento chirurgico, comunque sembra che a giudizio del medico, non era una situazione né urgente né preoccupante.
 Ne è prova il fatto che Elia si vide costretto al ricovero solo dal pensiero che avrebbe dovuto recarsi all’estero ed un malessere avrebbe compromesso la riuscita delle sue missioni.
 L’intervento si protrasse più del previsto, tanto che il chirurgo mostrò la sua preoccupazione sull’esito dell’operazione in quanto dichiarò che era intervenuto su un paziente con peritonite in atto.
 Quest’ultima infatti, qualche giorno dopo l’operazione, si riaffacciò nella sua forma più acuta e vano fu il tentativo di operare un nuovo intervento.
Morì il 9 giugno 1949, prima che raggiungesse il quarantesimo anno.
La sua breve esistenza, infatti, Renato Elia, l’ha vissuta in maniera intensa; questo esalta positivamente il senso stesso della vita e la voglia di essere presenti nella società per contribuire al suo sviluppo operando da protagonista.
(da Mario Rosario Avellino, Renato Elia ingegnere maggiore del genio navale – Estratto da “Cultura e territorio” n. 5., anno 1988).

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