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25 aprile e 1° maggio (lettera al signor Presidente della Repubblica)

di Don Gino Delogu

Signor Presidente della Repubblica, una premessa e una domanda.

Il 25 aprile, festa della Liberazione e il 1° maggio festa del Lavoro, tutti le attività lavorative sospese e tutti gli esercizi commerciali chiusi con severe Ordinanze sindacali; mentre il 2 Giugno festa della Repubblica Italiana, viene considerato giorno feriale e lavorativo. La domanda è:

– questa nostra Repubblica non merita proprio niente?

– Come mai si continua a sostenere il disamore per quello che rappresenta la conquista più importante del nostro popolo?

Nel 1961 abbiamo celebrato i 100 anni dell’unità d’Italia, adesso ci apprestiamo a celebrare i 150 anni, giusto anzi giustissimo, ma, come mai tanta passione per questa celebrazione che comunque è stata realizzata da un Re di Casa Savoia e non per la nostra amata Repubblica?
Che significato ha, avere una Italia unita e repubblicana se poi ci lascia tanto indifferenti?

Con riverente gratitudineDon Gino Delogu


PER GRAZIA RICEVUTA
Ciao Don Gino,
 molti di noi, come me, ti conoscevano come uomo di mare e di Dio.

Mi sento di affermare, a nome di tutta la grande famiglia dei marinai che occuperai, per sempre, un posto speciale nei nostri cuori. Hai vissuto intensamente e fuori dal comune questa vita straordinaria che Lui ci ha donato e adesso, in questo giorno particolare e in questo anno misericordioso straordinario, Lui ti ha voluto nel suo Regno per continuare la navigazione nella Gerusalemme divina in supporto di chi prima di noi è salpato per l’ultima missione…


Don-Gino-Delogu-e-gli-inseparabili-amici-marinai
Riporto le parole che Riccardo scrisse quando diventasti Diacono

Articolo

Trovare me stesso.
Sapere chi sono.
Non è un fine, non è la meta.
Non esiste il traguardo di aver raggiunto la consapevolezza di se stessi.
Essere coscienti di sé è un continuo divenire.
Una continua scoperta.
Una sorprendente avventura che dura tutta una vita.
Ogni giorno io cambio, perché lo stesso universo dentro e fuori di me che muta.
Perché il mutamento è l’unico punto fermo dell’esistenza.
Dunque scelgo di guardare davanti a me con gli occhi di un bambino.
Scelgo di riflettere su quello che vedo con lo sguardo dell’esperienza.
E poi decido di agire, sentendo e valutando la pesantezza o la leggerezza di tale scelta, prima che venga compiuta.
E poi vivo.
Vivo le mie scelte in piena responsabilità.
Ed è questo che mi fa sentire libero.
Libero di vivere appieno ogni secondo che il Creatore mi ha donato.
Libero di cambiare.
Libero di scoprire un nuovo me stesso in ogni istante che vivo.
Libero di sorprendere me stesso e ancora e ancora…
(Lirica di Riccardo Fioravanti)

Don Gino Delogu - www.lavocedelmarinaio.com

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