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Una promessa mantenuta

di Marino Miccoli

…ovvero ricordando il 79° anniversario di Capo Matapan.

Buongiorno Ezio carissimo e stimatissimo,
pensando al mio compianto padre (*) e ai suoi carissimi colleghi ed amici caduti e dispersi la notte del 28 marzo 1941, anche quest’anno ho voluto comporre un modesto articolo per ricordare l’anniversario  di Capo Matapan. L’ho intitolato UNA PROMESSA MANTENUTA, si tratta di un mio scritto inedito che narra un fatto realmente accaduto e che con piacere ti invio per il nostro giornale di bordo.
Lo troverai in allegato, unitamente alle immagini con cui ho ritenuto opportuno di corredarlo.
Se e quando vorrai, potrai pubblicarlo su LA VOCE DEL MARINAIO.
Ti ringrazio non soltanto per l’attenzione e la grande sensibilità che da sempre dimostri per i nostri Marinai caduti e dispersi, ma anche per la tua opera di divulgazione e di raccolta in quella preziosa banca della memoria che la VOCE DEL MARINAIO costituisce per noi tutti.
Con profonda stima, ti abbraccio
Marino Miccoli

E’ notte, una notte fredda e oscura di guerra, quella del 28 marzo 1941.
I Marinai italiani, scampati all’improvvisa tempesta di fuoco scatenata alcune ore prima dalle navi da battaglia britanniche della “Mediterranean Fleet”, sono sparsi qua e là sulla superficie del mare, quello stesso mare che quella sera si è tinto di rosso del sangue dei tantissimi Caduti e Dispersi della Regia Marina.
Tra i sopravvissuti di quella carneficina c’è chi si è aggrappato a dei relitti galleggianti, i più fortunati hanno trovato posto su pochi battelli o zattere di salvataggio disponibili… i galleggianti sono insufficienti per tutti i naufraghi cosicché si stabiliscono dei turni tra coloro i quali, per lunghe ore, devono alternarsi tra chi può stare all’interno dei galleggianti e chi invece deve stare in acqua, aggrappato fuoribordo.
Tra questi vi è un sottufficiale ferito, un Capo, il quale ad un certo momento è esausto ed avvertendo che le forze stanno per venirgli meno, si rivolge al suo amico e collega, il Capo Antonio Miccoli (*), e lo chiama vicino a sé. Dopo aver proteso un braccio verso di lui, apre la mano per consegnargli qualcosa… si tratta di una catenina d’oro con infilata una fede nuziale. Antonio lo guarda con aria interrogativa “Promettimi che quando tornerai ai nostri paesi, portali a mia moglie! Mi raccomando…”.

Mio padre ha appena il tempo di raccogliere nelle sue mani quegli oggetti e di guardare in viso il suo carissimo amico che questi molla la presa del galleggiante e si lascia andare, giù… scomparendo per sempre sotto la superficie del mare.
Non conosco il nome di quel Sottufficiale e ricordo che mio padre, per comprensibili ragioni personali, non ha mai voluto narrare quel drammatico frangente che ha vissuto né ha voluto mai rivelarmi il nome del suo caro amico e stimato Collega perito la notte del 28 marzo 1941.
Tuttavia mia zia, Amelia Miccoli (classe 1921, sorella minore di mio padre e tuttora vivente), l’ultima volta che ho avuto modo di rivederla, nella sua casa di Spongano (Lecce), ha voluto narrami questa tragica vicenda, confermando poi il fatto che mio padre, quando fu rimpatriato dalla prigionia, nell’estate del 1946, una delle prime cose che fece quando si recò in licenza, fu proprio quella di andare a casa del suo amico e consegnare nelle mani della vedova l’anello infilato nella catenina d’oro.
Quella promessa, con uno stato d’animo che noi oggi forse possiamo soltanto lontanamente immaginare,  era stata mantenuta da mio padre.


Oggi, in occasione del 79° anniversario di Capo Matapan, nel rivolgere un deferente pensiero a tutti i Marinai italiani Caduti e Dispersi la notte del 28 marzo 1941, chiniamo il nostro capo in segno di profondo rispetto. Ricordando il loro sacrificio onoriamone la memoria e al contempo riflettiamo su quanto sia incommensurabile il valore della pace tra le nazioni.

(*) digita sul motore di ricerca del blog Antonio Miccoli per conoscere la sua storia e Marino Miccoli per conoscere gli articoli.

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