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Mario Pellegrini

di Antonio Cimmino

(Vignola (MO), 7.12.1880 – Modena, 2.4.1954)

Mario Pellegrini, di Vincenzo e di Elisa Setti, nacque a Vignola di Modena il 7 dicembre 1880.
Divenne Guardiamarina nel 1902 dopo il corso nell’Accademia Navale di Livorno. Come Tenente di vascello, durante la guerra italo-turca del 1911-12  fu imbarcato sull’incrociatore corazzato Francesco Ferruccio nave, progettata da Benedetto Brin,  caratterizzata dalla potenza di fuoco di una corazzata e da velocità e manovrabilità di un incrociatore. Durante la campagna di Libia, il 22 dicembre 1911, la nave partecipò alle operazioni di appoggio dei reparti che sbarcarono a Tobruch, nonché ai bombardamenti sulle coste dell’Asia Minore. Sempre il Ferruccio, unitamente alla nave gemella Giuseppe Garibaldi, il 24 febbraio 1912 affondò, al largo di Beirut, la cannoniera turca Avnillah.
Scoppiato il primo conflitto mondiale il Tenente di Vascello Mario Pellegrini fu imbarcato, quale direttore di tiro sull’incrociatore protetto Libia armato con 2 cannoni da 152/50mm e 8 da 120/45 mm più 2 tubi lancia siluri da 450mm. L’unità era destinata alla Turchia, nel 1911 iniziato il conflitto, fu requisita nei cantieri navali di Genova dalla Regia Marina. Il Libia prese parte al combattimento contro l’incrociatore austro-ungarico Helgoland che, unitamente ad alcuni cacciatorpedinieri erano intenti a bombardare le coste pugliesi. (L’Helgodan, dopo la guerra fu consegnata all’Italia in conto danni di guerra e denominata Brindisi su cui fu imbarcato  come Capitano di vascello Mario Pellegrini).
Come Comandante in seconda, sempre durante la guerra, Mario Pellegrini fu imbarcato sul regio cacciatorpediniere Corazziere, sull’ariete torpediniere Puglia e sull’esploratore.Cesare Rossarol.
Nel mese di gennaio 1917 ebbe il comando della torpediniere 11 P.N. (costruita nei cantieri Pattison di Napoli), partecipando, nel successivo mese di ottobre, ad importanti missioni durante il ripiegamento della 3° Armata dall’Isonzo in occasione della dodicesima battaglia dell’Isonzo prima della disfatta di Caporetto. Per il suo comportamento  Pellegrini fu insignito di “Croce di Guerra al Valor Militare”.
Mario Pellegrini cooperò con il Comandante Luigi Rizzo il 10 dicembre all’affondamento della nave austriaca Wien nella rada di Trieste, meritandosi una “Medaglia d’Argento al Valor Militare” con la seguente motivazione:
”Quale comandante di silurante dava prova di alte qualità militari e marinaresche, efficacemente cooperando alla riuscita di un’arditissima e difficile operazione di guerra nella munita rada di Trieste” (R.D. 22.12.1917).
Nel mese di aprile del 1918 assunse del battaglione “Bafile” del reggimento “San Marco” operante sul Piave. Il 9 aprile infatti il Battaglio “Monfalcone” venne re-intitolato ad Andrea Bafile comandate del “Reggimento fanteria di marina San Marco” che il giorno 12 marzo cadde combattendo a Cortellazzo (Jesolo). Nel mese di maggio 1918 Mario Pellegrini fu promosso Capitano di corvetta.
Subito si offrì volontario per effettuare una incursione, con uno speciale motoscafo denominato Grillo, nel porto di Pola per silurare una nave tipo Viribus Unitis. In questo porto stavano ormeggiate al sicuro quattro potenti “dreadnought” costruite nel biennio 1910-12: oltre alla Viribus Unitis, la Prinz Eugen, la Theghetoff e la Szent Isvan.


Il Grillo, unitamente alla Pulce, Cavalletta e Locusta,  faceva parte della classe di quattro mezzi d’assalto, costruiti appositamente per penetrare nel porto di Pola difesa da cinque sbarramenti. I battelli o tank marini avevano ai lati due catene continue munite di ganci e ramponi azionate da pulegge come i cingoli di un carro armato. I cingoli erano azionati da un motore elettrico permettendo al mezzo di aggrapparsi alla rete di ostruzione e di scavalcarla.
La notte del 14 maggio 1918, alcune unità della Regia Marina con mare ingrossato dal vento si diressero verso l’Istria. Alle ore 1,30 si fermarono ed un gruppo di siluranti si staccò dalla formazione dirigendosi verso Pola, fermandosi ad un miglio dalla diga che proteggeva il porto. Una silurante, quella del comandante Pellegrini,  alle ore 2,00 si diresse verso l’isola di San Gerolamo, un isolotto posto a sud-est dell’arcipelago delle isole Brioni presso il canale di Fasana. Scoperto mentre superava un primo sbarramento e fatto oggetto di nutrito fuoco di artiglieria sia da terra e sia dalle navi in rada, riuscì a raggiungere la quarta ostruzione. Qui gli si parò davanti una motovedetta austriaca e il C.C. Pellegrini fu costretto ad autoaffondare il  Grillo con tutti i siluri a bordo lanciando un segnale luminoso:” Distruggo la mia imbarcazione, ogni soccorso è inutile”. Fu fatto prigioniero unitamente ai tre uomini dell’equipaggio: 2° Capo torpediniere Antonio Milani, Fuochista Giuseppe Corrias e Sottonocchiere  Francesco Angelino; quest’ultimo, a causa da colpo i cannone di piccolo calibro,  subì l’amputazione dell’avambraccio sinistro e ferite alla gamba sinistra ed al capo. Tutti furono decorati successivamente con Medaglie d’Oro al Valor Militare con la stessa motivazione del loro comandante.
Il convoglio delle navi italiane allora, all’alba del 15 maggio,  virò  di bordo e si diresse verso la base di partenza. Il Grillo fu successivamente recuperato dagli austriaci che lo copiarono costruendone un altro simile denominato Barrikadenkletterboot, ossia Barchino arrampicatore di sbarramenti. La guerra, ormai stava per terminare ed il loro progetto si arenò. I marinai italiani furono fatti prigionieri e ritornarono in Italia a novembre dello stesso anno a guerra finita. Per questa azione Mario Pellegrini fu promosso Capitano di fregata e gli fu concessa una Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
Con sublime spirito di sacrificio e supremo disprezzo di ogni pericolo, si offriva volontario al comando di un motoscafo destinato a forzare il porto di Pola. Con meravigliosa audacia e salda volontà, affrontando intrepido mortali pericoli, penetrava nel porto nemico, mirabile esempio di ogni militare virtù”.

Tornato in Patria assunse il comando di una squadriglia di cacciatorpediniere  e successivamente dell’esploratore Premuda, poi comandante dei Marina a Zara. Promosso Capitano di vascello, nel mese di marzo 1925, rivestì il compito di Capo di S.M. del Comando in Capo del Dipartimento R.M. di Taranto, poi di quello di La Spezia e comandò le navi Cavour e Brindisi. In ausiliaria, a domanda, dal dicembre del 1928, fu promosso Contrammiraglio nel luglio del 1932 e Ammiraglio di divisione nella riserva nel dicembre del 1936.
Morì a Modena il 2 aprile 1954.

Un commento

  • Sara Scaglioni

    Buongiorno,

    Mi chiamo Sara Scaglioni e volevo sapere un particolare della vita di Mario Pellegrini. Spero possiate soddisfare una mia curiosità personale: essendo Pellegrini morto a Modena io vorrei sapere se è stato sepolto lì o da altre parti.

    Grazie per l’attenzione, un cordiale saluto.

    Sara Scaglioni

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