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LE ISOLE DEL SOLE

LE ISOLE DEL SOLE
Guerra, Resistenza e Amori degli Italiani in Dodecaneso
segnalato da Andrea Villa
andre.villa@istoreto.it

Paracadutisti tedeschi escono da un idrovolante al largo di Levitha, 18 ottobre 1943. Archivio privato di Tony Rogers

Nella primavera del 1912 un corpo di spedizione italiano, nell’ambito della guerra di Libia, occupò le dodici isole delle Sporadi meridionali, oggi note come arcipelago del Dodecaneso. 
Dopo il 1936 le isole principali vennero militarizzate tramite la costruzione di aeroporti a Rodi e Kos e di una base navale a Leros, diventando così, nel corso del secondo conflitto mondiale, importanti centri strategici nel Mediterraneo orientale.
La caduta del regime fascista e l’armistizio dell’8 settembre 1943 colsero di sorpresa migliaia di italiani. Dopo la caduta in mano tedesca di Rodi e di Kos (isola in cui i nazisti giustiziarono per rappresaglia un centinaio di ufficiali italiani), la guarnigione della base navale di Leros, rinforzata da un contingente di truppe inglesi, resistette per 52 giorni ai bombardamenti aerei nemici. Si tratta dell’episodio di resistenza più lungo nella storia delle nostre forze armate, ai cui protagonisti italiani è stato conferito il numero più alto di onorificenze e medaglie. Eppure questa storia è stata dimenticata.
La mostra intende riportare alla luce queste vicende (ricostruite da Andrea Villa nel volume “Nelle isole del sole. Gli italiani nel Dodecaneso dall’occupazione al rimpatrio (1912-1947)”, Seb.27, Torino 2016) grazie a fotografie trovate con un approfondito lavoro di ricerca storiografica e iconografica in archivi privati e pubblici in Grecia, Inghilterra e Italia. Essendo state scattate da marinai italiani, da soldati inglesi e da paracadutisti tedeschi, queste foto consentono di valorizzare i punti di vista delle persone che presero parte agli eventi accaduti nel Dodecaneso durante gli ultimi mesi della seconda guerra mondiale.
Gli scatti, di cui elaborazione e restauro digitale sono a cura di Pieranna Scagliotti, testimoniano momenti di vita quotidiana, episodi di guerra e di resistenza, ma anche amori capaci di superare le atrocità del conflitto. I luoghi ritratti oggi sono frequentati da turisti che in gran parte non conoscono le ferite del Novecento, da cui è sorto il desiderio di un’Europa unita e pacificata. (AV)

Un gruppo di militari britannici in fuga da Leros, dopo aver rubato la barca di un pescatore. La foto è stata scattata il 17 novembre 1943, poche ore dopo la resa della guarnigione anglo-italiana. Del gruppo facevano parte il tenente neozelandese R. White del Long Range Desert Group, e il tenente V. Pavlides del Battaglione sacro ellenico. Archivio privato di Tony Rogers.

Flavio Villa e l’amico e commilitone Pierino Piantoni, entrambi in servizio alla postazione antiaerea P.L. 989, in riva al mare nell’estate del 1942. Archivio privato Villa.

Nel 1932 Benito Mussolini, già capo del governo, assunse in prima persona la guida della politica estera, dopo aver già ricoperto il ruolo di ministro degli Esteri tra il 1922 e il 1929, assumendo una linea votata ad una maggiore aggressività. Divenne quindi una priorità per le forze armate la necessità di «vivificare» il dispositivo militare in Egeo in vista di un possibile conflitto «est-ovest». A tal fine l’ammiraglio Giuseppe Sirianni, ministro della guerra, istituì una commissione di esperti con l’incarico di rivedere i piani per la difesa del Dodecaneso. Nel dicembre 1934, dopo che truppe italiane invasero l’Etiopia, il governo inglese inviò la flotta a Alessandria d’Egitto e a Malta, temendo che l’Italia volesse utilizzare le isole egee come caposaldo per controllare le rotte marittime nel Mediterraneo orientale.

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