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30.3.1941, il sabotaggio e incendio sulla motonave Fella, la nave sconosciuta, il caso Lais e in mezzo il libro “Longanesi e Trizzino”

di 
Mario DeLuca

 (*)

Alcune immagini che abbiamo ricevuto mostrano la motonave Fella, di nazionalità italiana, in fiamme, abbandonata dall’equipaggio. Si vede l’incendio che prosegue e divora la nave. Altre navi in fiamme, riprese da un aereo. Secondo i testi ufficiali (USMM) il Fella fu sabotato e incendiato, per evitare la cattura, il 30 marzo 1941 a Puntarenas, insenatura sulla costa del Pacifico, nel Costarica, dove la nave si era rifugiata l’anno prima, al momento dell’entrata in guerra dell’Italia. Per evitare la cattura in acque internazionali da parte del nemico, la nave fu portata in acque allora neutrali e lì era rimasta bloccata. Ma la situazione sarebbe cambiata.
Sorgono spontanee due domande:
– In quei giorni del 1941 una ventina di navi, tra Usa e centro America, vennero catturate, o sabotate. Cosa era accaduto di nuovo?

– Nelle foto si vede un’altra nave sabotata e in fiamme, ma non ci risultano altre navi italiane perdute a Puntarenas. Quale può essere l’altra nave sconosciuta?



(*) Mario De Luca è venuto a mancare lo scorso 18.3.2015. 
Prima di morire mi inviò questo articolo dove si poneva l’interrogativo di cui all’articolo.

Per saperne di più su Mario De Luca digita il suo nome sul motore di ricerca del blog con particolare riconoscenza nei commenti dei suoi fratelli marinai evidenziati al link di seguito.
https://www.lavocedelmarinaio.com/2015/03/18-3-2015-addio-mario-de-luca/

Notizie integrative per il Piroscafo Fella

di Claudio Confessore

Incrociando alcuni dati con siti tedeschi posso confermare che la nave che si vede in fiamme nella fotografia, insieme al piroscafo italiano Fella, è il piroscafo tedesco da carico Eisenach unità della Classe Minden da 6515 tonnellate. Fu costruita in Germania nel 1921 nei cantieri Stettiner Vulcan in Stettino per la N.D.L. (North German Lloyd). La compagnia fu fondata a Brema il 20 febbraio 1857 da Hermann Meier Henrich e Eduard Crüsemann ed era una delle più importanti compagnie di navigazione tra la fine del 19° e l’inizio del 20° secolo.

Il nome originario del piroscafo era Alda. Nel 1939 con la Roland Linie di Bremen prese il nome di Eisenach. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale la nave rimase bloccata a Puntarenas, in Costarica. Fu incendiata dall’equipaggio il 30 marzo 1941. Mentre il Fella subì ingenti danni che non consentirono il suo recupero, gli USA riuscirono a recuperare l’Eisenach che dal novembre del 1941 fu impiegata con il nome Oceania dalla Cia. Nel 1943 il suo nome è stato modificato in Ultramarino e nel 1951 è stata riconsegnata al primo proprietario la NDL che la impiegò con il nuovo nome di Traunstein. E’ stata demolita nel 1960 dalla Eisen & Metall a Wilhelmshaven, in Germania.

La nave sconosciuta ed il caso “Lais”
di Mario De Luca, Pancrazio “Ezio” Vinciguerra e Claudio Confessore

Come già evidenziato sopra, Mario De Luca è venuto a mancare lo scorso 18.3.2015. Prima di morire inviò un articolo e delle fotografie relativi alla motonave Fella, di nazionalità italiana, in fiamme ed abbandonata dall’equipaggio
https://www.lavocedelmarinaio.com/2013/03/30-3-1941-sabotaggio-e-incendio-del-fella/

Abbiamo oggi tutti gli elementi per completare quell’ultimo articolo e riteniamo che sia giusto asserire che sia anche Mario l’autore del presente brano poiché, quanto messo in evidenza dal nostro caro fratello Marinaio che oggi ci guarda dai tranquilli mari del cielo, trova oggi risposte definitive e documentate.
Il Fella fu sabotato e incendiato dal suo equipaggio il 30 marzo 1941 a Puntarenas, insenatura sulla costa del Pacifico, nel Costarica, dove la nave si era rifugiata l’anno prima, al momento dell’entrata in guerra dell’Italia per evitare la cattura in acque internazionali da parte del nemico.
Mario si poneva i seguenti interrogativi:
• in quei giorni del 1941 una ventina di navi, tra Usa e centro America, vennero catturate, o sabotate. Cosa era accaduto di nuovo?
• nelle foto, del suo articolo, si vedeva un’altra nave in fiamme, ma non risultavano altre navi italiane perdute a Puntarenas. Quale poteva essere l’altra nave sconosciuta?
Ad una delle due domande avevamo già risposto ma, per completezza di trattazione, riportiamo al punto 1quanto a suo tempo scritto sulla “nave sconosciuta”:

Sabotaggio e incendio motonave Fella (30.3.1941)

Per quanto attiene i sabotaggi dei mercantili italiani all’estero riportiamo di seguito al punto 2 il “caso Lais” relativo all’argomento.

1.- La nave sconosciuta
Incrociando alcuni dati con siti tedeschi portarono subito ad individuare con certezza che la nave che si vedeva in fiamme nella fotografia, insieme al piroscafo italiano Fella, era il piroscafo tedesco da carico Eisenach unità della Classe Minden da 6515 tonnellate, costruita in Germania nel 1921 nei cantieri Stettiner Vulcan in Stettino per la N.D.L. (North German Lloyd).
La compagnia fu fondata a Brema il 20 febbraio 1857 da Hermann Meier Henrich e Eduard Crüsemann ed era una delle più importanti compagnie di navigazione tra la fine del 19° e l’inizio del 20° secolo.
Il nome originario del piroscafo era Alda. Nel 1939 con la Roland Linie di Bremen prese il nome di Eisenach. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale la nave rimase bloccata a Puntarenas, in Costarica. Fu incendiata dall’equipaggio il 30 marzo 1941. Mentre il Fella subì ingenti danni che non consentirono il suo recupero, gli USA riuscirono a recuperare l’Eisenach che dal novembre del 1941 fu impiegata con il nome Oceania dalla Cia. Nel 1943 il suo nome è stato modificato in Ultramarino e nel 1951 è stata riconsegnata al primo proprietario la NDL che la impiegò con il nuovo nome di Traunstein. E’ stata demolita nel 1960 dalla Eisen & Metall a Wilhelmshaven, in Germania.

2 – Il caso LAIS
Quando nel marzo 1941, prima dell’ingresso in guerra degli Stati Uniti, l’Addetto Navale a Washington, Ammiraglio Alberto Lais, venne a conoscenza dell’intenzione degli americani, in coordinamento con il British Security Coordination, di sequestrare i mercantili italiani sia in territorio Usa che nelle nazioni alleate, per impiegarli sotto la bandiera americana per il trasporto di materiale civile e bellico verso la Gran Bretagna.
Riferite tali informazioni in ambito riunione presso l’Ambasciata Italiana a Washington ed in accordo con l’Ambasciatore, il Governo italiano e Supermarina, l’Ammiraglio Lais mise a punto un piano che prevedeva, di attuare quando ordinato, il sabotaggio delle navi in porto mediante lo smontaggio dei motori oppure se la nave era alla fonda o in navigazione, renderla inutilizzabile per non farla cadere in mano nemiche (incendio, secca su bassi fondali, ecc…).
Quando l’ordine divenne esecutivo le navi mercantili nei porti Usa e dei loro alleati erano 28 (di cui 26 erano negli USA, 1 in Portorico ed 1 a Panama) e gli americani vennero a conoscenza del piano quando nel porto di Wilmington, disponendo un cambio ormeggio alla motonave Villarperosa, della Società Commerciale di Navigazione di Genova (Compartimento Marittimo di Genova matricola 1758), il Comandante dell’unità chiese i rimorchiatori adducendo come motivo che aveva i motori in avaria. Dei 28 mercantili ben 26 vennero sabotati con successo.

Il Presidente americano per il tramite del suo Segretario di Stato Hull, benché la loro nazione fosse ancora neutrale, con nota del 3 aprile 1941 dichiarò l’Ammiraglio Lais “persona non grata” per presunta complicità in atti di sabotaggio di navi italiane in porti americani e chiese il suo rientro immediato in Italia. L’ambasciata italiana rispose nel successivo 8 aprile che l’Ammiraglio aveva cessato il suo incarico e che avrebbe lasciato senza indugi gli USA. Nella stessa nota l’Ambasciata italiana, come da consuetudine diplomatica, dichiarava persona non gradita il Comandante William C. Bentley, Addetto per l’Aeronautica presso l’ambasciata degli Stati Uniti a Roma.
L’Ammiraglio, lasciò gli Usa il 25 aprile partendo con la nave di linea spagnola “Marques de Comillas”, rimasero negli Stati Uniti la moglie Leonor Sutton Evans, cittadina americana, e la figlia Edna che accompagnò il padre al porto alla partenza.
Ai giornalisti dall’Ammiraglio fu consegnata una breve nota formale in cui si evidenziava che i Comandanti delle unità mercantili italiane avevano agito per evitare che le loro navi potessero essere utilizzate per trasportare bombe in Inghilterra che potevano essere successivamente usate contro l’Italia e che non avevano fatto nulla di male al popolo americano e che non era corretto parlare di sabotaggio.
Durante il viaggio il mercantile spagnolo, in pieno Oceano, fu dirottato da navi inglesi alle Bermuda allo scopo di catturare l’Ammiraglio che fu costretto a scendere in porto. Iniziò un’intensa trattativa diplomatica con vibrate proteste della nostra Ambasciata a Washington, che si concluse sette giorni dopo con il rilascio di Lais che proseguì il viaggio verso la Spagna con il piroscafo americano “Exeter” (la motonave Marques era già ripartita) anch’essa diretta in Spagna.
I Comandanti delle navi e gli equipaggi vennero perseguiti penalmente e condannati. Con l’entrata in guerra degli Stati Uniti dalle prigioni comuni, dove erano stati rinchiusi inizialmente, vennero trasferiti nei capi di prigionia.
Nel 1962 lo scrittore britannico H. Montgomery Hyde pubblicò il libro “Il canadese tranquillo“, in cui scrisse la biografia di Sir William Stephenson capo dello spionaggio inglese negli USA durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel libro, la cui prefazione fu scritta da Antonino Trizzino, l’Ammiraglio Lais veniva accusato di tradimento verso l’Italia perché, secondo l’autore, prima della partenza dagli USA avrebbe consegnato alla spia britannica Elisabeth Pack, detta “Cinzia“, con cui avrebbe avuto una relazione, i cifrari italiani e che per tal motivo la Marina Italiana fu sconfitta nella battaglia di Matapan.

La vicenda fu oggetto di una dura presa di posizione dello Stato Maggiore della Marina che fece un Comunicato Ufficiale (30 Ottobre 1962), pubblicato sui maggiori quotidiani italiani, nel quale si affermava che le accuse all’Ammiraglio Lais erano false e infondate. La notizia fu anche riportata a Londra sul “Times” l’11 Novembre 1962. Peraltro, lo stesso Ammiragliato Britannico fece una dichiarazione simile poi ribadita in una lettera – datata 8 Marzo 1965 – indirizzata all’Ammiraglio Ernesto Giuriati, Capo di Stato Maggiore.
Il figlio Lucio dell’Ammiraglio Lais, anch’esso Ufficiale di Marina, non poté fare causa a Hyde in Gran Bretagna perché essendo morto il padre nel 1951 per la legge inglese “actio personalis moritur cum persona”. La causa giudiziaria fu però avviata in Italia nel 1966 che fu vinta in primo grado nel 1967, in appello nel 1969 ed in cassazione nel 1970.

Hyde e Trizzino furono condannati dal Tribunale Penale di Milano rispettivamente a 18 mesi di reclusione Hyde e 14 mesi Trizzino e al pagamento di una multa che all’epoca era una notevole somma di denaro.
L’editore Longanesi ritirò il libro dal commercio prima della sentenza e fece anche un comunicato ufficiale pubblicato sui giornali (molte copie erano state già vendute ed ancora oggi è facile trovare il libro nel mercato dell’usato).

Successivamente, la storia venne anche rievocata nel 1988 nel libro “Washington goes to war” del noto veterano giornalista televisivo USA David Brinkley che chiede scusa dopo che, su sollecitazione dei figli dell’Ammiraglio Lais, su maggiori giornali degli Stati Uniti furo pubblicate smentite a cura dello Stato Maggiore della Marina.

 

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