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Ruggero Frezza e l’ammutinamento del M.A.S. 433

a cura Vincenzo Campese (*)

(La Spezia, 12.9.1907 – Termoli (Mar Adriatico), 19.11.1943) 

Storia dei fatti accaduti in Adriatico il 19 Novembre 1943
Nei mesi successivi alla firma dell’armistizio di Cassibile nel Settembre del 43, la Regia Marina dirama l’ordine di dirigersi a sud e consegnarsi agli alleati.
Il M.A.S.è di base in Dalmazia, sotto il controllo tedesco ma resta sotto il comando del Tenente di Vascello Ruggero Frezza, che aderì alla Marina della Repubblica di Salò.
Il 19 Novembre il Comandante Frezza riceve l’ordine di trasferirsi a Venezia ed aggregarsi alla X Flottiglia M.A.S.
Durante il trasferimento, un membro dell’equipaggio si ammutina, spara e ferisce gravemente il Comandante e dirige il M.A.S. A sud, verso Termoli già in mano degli Inglesi di Montgomery.
Dopo ore di viaggio, verso le 17 e 30, approdano nel porto di Termoli, ma il Comandante Frezza vi giunge cadavere, La salma viene sbarcata, caricata su un autocarro e portata nel cimitero locale per essere tumulata.
Un giovane testimone di Termoli, Ottavio Marinucci, allora tredicenne, che si trovata vicino al trabucco del padre sul molo sud del porto di Termoli, ricorda di aver visto arrivare il M.A.S. scaricare la salma del T.V. Frezza, oramai esanime, con profonde ferite alla testa.

Il certificato di morte del Comune di Termoli afferma che: ”il giorno 19 Novembre 1943, alle ore 5 e 45, per colpi di fucile mitragliatore alla testa sul M.A.S. 433 in navigazione, è morto Frezza Ruggero di anni trentasei, tenente di vascello…”.

Secondo le poche informazioni raccolte all’epoca, nel trasferimento senza scorta tedesca,il segnalatore che stava al timone, durante la navigazione verso Venezia, dopo aver avvertito l’equipaggio, dirige la prua del M.A.S. a sud, il Comandante Frezza, accortosi del cambio di rotta, interviene e da lì inizia la tragedia. Il segnalatore tenta di persuadere il Comandante Frezza a raggiungere un porto a sud ma, al suo rifiuto seguito dall’atto di imporsi con le armi, il marinaio segnalatore, ammutinatosi, per risposta agli ordini del Comandante, che intimava armato di dirigersi a Venezia, spara e fredda il suo Comandante. L’equipaggio tiene un atteggiamento “non partecipe”a parte un altro membro collaborativo all’ammutinato, probabilmente per paura e forse contenti di dirigersi e fuggire a sud.
Il feretro viene preso in consegna dal Comandante Britannico di piazza che rendeva gli onori militari al T.V. Frezza Ruggero prima di tumularlo nel cimitero di Termoli.
L’equipaggio viene fatto sbarcare e preso in consegna dalla Military Police inglese e consegnato in caserma in attesa d’accertamenti.
Con lettera del Comando della I^ Flottiglia M.A.S. datata 7 Dicembre 1943, firmata dal Comandante C.F. Giorgio Manuti, si ordina che il 1° Segnalatore Cherchi Antonio, sia messo a disposizione del deposito equipaggi (Maridepo) di Taranto ed il resto venga dato in forza al Comando delle forze antisommergibili (Mariantisom) di Brindisi.
Il Ministro della Marina ordina di aprire una esauriente inchiesta sull’accaduto, sui fatti e le circostanze relative al M.A.S. 433 giunto a Termoli e vengono nominati gli ufficiali che coadiuvano l’Amm. Nomis nell’inchiesta.
Nessun membro dell’equipaggio sarà denunciato, arrestato o condannato, ufficialmente si ignora perfino il nome dell’assassino o degli assassini del T.V. Frezza.
Nei registri dei deceduti della Regia Marina viene apposta una semplice annotazione che conferma la morte dell’ufficiale.
Ma nelle carte rimaste segrete fino a poco tempo fa, il Cherchi fu processato, ma il Tribunale Militare Territoriale di Guerra di Taranto, dichiarò il non doversi procedere contro di lui in ordine al reato di insubordinazione con violenza verso un superiore ufficiale, non essendo punibile per aver agito nell’adempimento di un dovere imposto da una norma giuridica (ordine di consegnarsi agli alleati).

Dello stesso argomento sul blog
https://www.lavocedelmarinaio.com/2019/10/1-10-1944-ammutinamento-del-cb-16/

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Un commento

  • Giorgio Gianoncelli

    A leggere l’articolo si cerca e si vuole condannare gli ammutinati, mentre non si dice che questo ufficiale stava commettendo il reato di Tradimento alla Patria. Egli aveva giurato fedeltà al re e non ai tedeschi. Il re e il governo italiano avevano cambiato orientamento e questo ufficiale che si vuole esaltare, ha disubbidito agli ordini della Regia Marina, di cui ancora godeva lo stipendio. Pietà per la morte ma la storia gli è contro e onore all’Equipaggio che ha svolto il proprio dovere e rispettato il Giuramento alla Patria.

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