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Edgardo Guazzoni

di Lucia Guazzoni

…riceviamo e pubblichiamo la commovente “testimonianza”, per non dimenticare mai.

Regio Cacciatorpediniere Folgore
La “rotta della morte”: gli equipaggi delle navi che attraversavano il mare per raggiungere la Tunisia, durante l’ultima Guerra, sapevano che la strada da percorrere portava un nome poco simpatico, la Rotta della Morte.
L’Ammiraglio inglese Cunnigan, Comandante della flotta inglese nel Mediterraneo, scrisse nelle sue memorie: “E’ sempre stato per me fonte di meraviglia il modo in cui i marinai italiani continuavano ad operare con le loro navi…..soggetti ad attacchi navali, subacquei, bombardieri, aerosiluranti, mine vaganti e magnetiche per tutta la rotta…”
.

Questa è la storia del convoglio H, partito in data 1-12-1942 e mai più tornato.
Il convoglio era formato da quattro mercantili e una scorta composta dal CT DARECCO, il CT CAMICIA NERA, il CT FOLGORE (sul quale era imbarcato mio padre, Edgardo Guazzoni, come Secondo Capo di Macchina) la Torp. CLIO e la Torp. PROCIONE.
L’ordine di operazione era preciso: in caso di incontro con navi nemiche le siluranti di scorta dovevano andare all’attacco del nemico impegnandolo a fondo e coprendo il convoglio con nebbia, mentre le unità mercantili dovevano assumere, anche senza ordini, la rotta più rapida di allontanamento. Il FOLGORE e il CLIO dovevano restare col convoglio.
Il nemico intercettò il convoglio alle ore 00.37 del 2-12-1942 e affondò immediatamente un mercantile carico di munizioni. Mentre il resto del convoglio cercava di invertire la rotta, venne esteso l’ordine anche al FOLGORE e al CLIO di attaccare.
Il Cap. di Corvetta ENER BETTICA con il CT FOLGORE diresse all’attacco senza nemmeno aspettare l’ordine generale. A soli 1000 metri dal nemico lanciò da destra la prima salva di siluri, poi accostò per disimpegnarsi ma visto l’altro incrociatore inglese, tornò sulla sinistra e lanciò altri tre siluri. Assunse quindi la rotta di allontanamento, aprendo il fuoco con tutte le artiglierie.

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Il FOLGORE navigava con gli incendi che divampavano a poppa, con la prora dilaniata dagli scoppi ma continuava a combattere. Era inquadrato da cinque o sei proiettori, illuminato dal susseguirsi dei bengala, crivellato da proiettili di ogni genere.
Mentre il Comandante dava l’abbandono nave e controllava che tutti i suoi uomini fossero fuori bordo, contrariamente a quello che tutti raccontarono in seguito, riprese il timone della sua nave. Era ferito e sanguinava dalla fronte, mio padre fu forse l’ultimo a vederlo perchè era tornato indietro a prendere dalla sua cabina i suoi oggetti personali, era il suo compleanno e quindi ci teneva particolarmente e il Comandante lo incitò. “Che ci fai ancora qui, Guazzoni? Via, via, a mare!”
 E mentre mio padre si buttava e raggiungeva a nuoto i superstiti, aggrappati ai salvagenti, il Comandante eseguì l’ultima manovra: il FOLGORE affondò di prua, entrando in acqua con tutte le luci accese e le sirene spiegate e scivolò accanto ai suoi uomini che lo seguirono con gli occhi fino a che poterono, la gola chiusa dalla commozione.

I superstiti rimasero in acqua fino al giorno 4-12-1942, sospinti dalle correnti verso le coste della Sardegna, silenziosi e inermi, chiudendo la bocca ai feriti per non farsi intercettare dalle navi inglesi che battevano la zona in cerca di naufraghi.
Furono finalmente avvistati da un aereo di ricerca e tratti a bordo del Partenope partito da Trapani.
Il convoglio H fu completamente distrutto. Il Darecco e il Clio subirono danni e perdite ma tornarono in porto da soli. Il Camicia Nera era rientrato prima di tutti, dopo aver sparato tutti i suoi siluri. Col FOLGORE perirono 4 Ufficiali, 13 Sottufficiali e 117 Marinai.
Mio padre fu uno dei superstiti, decorato con Croce al Valore e Croce di Guerra e quella tragedia lo segnò per sempre. A parte fisicamente, che portò i dolori alle ossa per la lunga permanenza in mare per tutta la vita, ma fu psicologicamente che fu provato. Continuò a combattere, tornò ad imbarcarsi, perché quel tipo di uomini non si tirano indietro, ma l’immagine del FOLGORE che si inabissa, con le luci accese e le sirene spiegate e lo sguardo del Comandante Bettica che fino all’ultimo si preoccupava per i suoi uomini, quello non l’ha mai dimenticato.


Oggi è il 2 Dicembre, sarebbe il compleanno di mio padre, se fosse ancora vivo. E sarà l’anniversario di una pagina di storia del mare e di gloria che purtroppo non viene insegnata a scuola, così che i nostri figli, e i figli dei figli non sapranno mai di cosa sono stati capaci i loro nonni e bisnonni.
Ma io sono viva, io ricordo, io voglio che la mia memoria non vada perduta!

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Ener Bettica
(Castagnole delle Lanze (Asti), 15.2.1907 – Banco di Skerki (Canale di Sicilia), 2.12.1942)
a cura Antonio Pisanelli (*)

(Castagnole delle Lanze (Asti), 15.2.1907 – Banco di Skerki (Canale di Sicilia), 2.12.1942)

Ener Bettica nacque a Castagnole delle Lanze (Asti) il 15 febbraio 1907. Intraprese la carriera militare nel novembre 1927 come allievo dell’Accademia Navale di Livorno conseguendo la nomina a Guardiamarina il 4 aprile 1929. Raggiunta il 5 aprile 1934 la promozione a Tenente di Vascello ebbe il comando della regia torpediniera Castelfidardo, poi della regia torpediniera Generale Marcello Prestinari, della regia torpediniera Circe ed infine della regia torpediniera Polluce, al cui comando si trovava all’inizio del secondo conflitto mondiale.
Il 16 giugno 1940 al comando della Polluce in acque siciliane, in cooperazione con le altre unità della 13ª squadriglia torpediniere affondò senza superstiti il sommergibile posamine inglese Grampus. Promosso Capitano di Corvetta nel settembre 1940, il successivo 28 ottobre ebbe l’incarico di direttore del Centro Studi ed Esperienze dei Servizi Ottici della Regia Marina di Pola lasciando tale mansione il 5 novembre 1942, quando venne designato comandante del regio cacciatorpediniere “Folgore”.
Nel dicembre del 1942 il Folgore ingaggiò presso i Banchi di Skerki (tra la Sardegna e l’Africa settentrionale) un furioso combattimento contro le soverchianti forze alleate della Royal Navy. Inizialmente furono usati i siluri con i quali forse veniva colpito l’incrociatore Sirius, e poi i cannoni, scatenando una furibonda reazione avversaria. Il Folgore fu rapidamente colpito da numerosi proiettili che provocarono gravissimi danni e incendi. Tuttavia la nave proseguì il combattimento fino ad esaurimento delle munizioni, tentando poi di dirigere su Cagliari, ma i danni ricevuti ne provocarono uno sbandamento tale da impedirne la salvezza.
Messo in salvo l’equipaggio, il comandante Ener Bettica si inabissava con la nave alle ore 01:16 del 2 dicembre 1942. Nella furiosa battaglia del Banco Skerki che costò più di 2200 caduti, solo del Folgore perirono 4 ufficiali, 13 sottufficiali e 107 marinai.

Al comandante Ener Bettica, decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria è stato intitolato un pattugliatore della Marina Militare (classe Comandanti)
Il comune di Castagnole delle Lanze ha intitolato al comandante Ener Bettica la via principale che attraversa il centro storico.
A Lido di Ostia (ROMA) esiste una Piazza intitolata al Comandante Ener Bettica.

Onorificenze
Medaglia d’oro al valor militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’oro al valor militare
«Ufficiale Superiore di alte virtù combattive, chiedeva con insistenza di imbarcare su siluranti nonostante che per una sua specifica e geniale attività tecnica fosse destinato a conservare una destinazione terrestre.
Ottenuto il comando di un cacciatorpediniere, nel corso di un aspro combattimento notturno contro una formazione avversaria, composta di incrociatori e cacciatorpediniere, con impavido animo si lanciava due volte all’attacco delle unità nemiche e, incurante della violenta reazione, con freddo ardimento e serena abilità, riusciva a portare a segno i suoi siluri, dalle distanze più serrate, con sicuro effetto distruttivo di una delle navi avversarie. Gravemente colpita la sua unità in più parti, trovandosi nel cuore della formazione nemica, ed esauriti i siluri, proseguiva per oltre mezz’ora di combattimento col cannone fino all’estremo limite di ogni possibilità. Dopo aver provveduto alla salvezza dell’equipaggio, affondava con la nave al suo comando, immolando la vita sempre e tutta fieramente dedicata alla Marina, al suo progresso ed alla Patria». — Canale di Sicilia, 2 dicembre 1942

Medaglia di bronzo al valor militare – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di bronzo al valor militare
«Comandante di silurante, all’avvistamento di un sommergibile nemico assecondava prontamente la manovra del caposquadriglia intesa ad evitare i siluri e conduceva quindi a fondo con perizia, metodo e spirito aggressivo la caccia contro l’unità nemica, conseguendo sicuri effetti distruttivi dalle armi impegnate.» — Mediterraneo centrale, 16 giugno 1940

(*) per conoscere le altre sue ricerche digita sul motore di ricerca del blog il suo nome e cognome.
Dello stesso argomento sul blog:
https://www.lavocedelmarinaio.com/2023/12/2-12-1942-laffondamento-della-regia-nave-folgore-2

Un commento

  • Alessandro Bettica

    Buongiorno Lucia,
    Mi chiamo Alessandro Bettica e come capirà dal nome, sono il discendente diretto del mio bisnonno Ener.
    Mi sono molto commosso nel leggere la sua testimonianza e quella di suo padre In modo indiretto.
    Mi piacerebbe poterla ringraziare a voce.
    Se avesse voglia può contattarmi alla mail che lascio qui.
    Grazie di tutto in ogni caso.

    A.bettica@gmail.com

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