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7.2.1921, Gennaro Lisi

di Damiano Nico Lisi e Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

(Miggiano, 7.2.1921 – Rodi, 11.9.1943)

 

Ciao Ezio,
cosa devo fare per pubblicare la storia di mio zio marinaio disperso …nel 1943?
E, per saperne di più?
Grazie.

Buongiorno signor  Damiano,
grazie per la testimonianza.

Per quanto concerne la sua richiesta si rivolga per foto e materiale storico (libri, ecc. ecc.):
– Ufficio Storico della Marina che ha sede in Roma, presso il comprensorio militare della Caserma “Angelo Paolucci”, sito in Via Taormina n. 4. – Telefono/Fax: 06-3680-7220
oppure all’indirizzo e-mail: ufficiostorico@marina.difesa.it
L’Ufficio Storico, come tutti gli istituti dello Stato in possesso d’archivi, non effettua ricerche per conto terzi.
L’Ufficio Storico, per la consultazione di tutta la documentazione, è aperto al pubblico dal lunedì al venerdì previo appuntamento telefonico ai nr. 06/36807233 oppure 06/36807227 (per l’Archivio Storico) – 06/36807234 (per l’Archivio Fotografico).
Per le informazioni relative al passato militare di una persona, le richieste vanno inoltrate alla:
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5° Reparto – 11ª Divisione – 2ªSezione (Ufficiali), tel. 06/517050173
5° Reparto – 11ª Divisione – 4ªSezione (Sottufficiali e Truppa), tel. 06/517050187
Gli uffici si trovano in Viale dell’Esercito, 186 – (00143) ROMA
Un abbraccio grande come il mare della Misericordia Divina e grande anche come il suo cuore.
Ezio Vinciguerra

L’8 settembre 1943, oltre a segnare le sorti dell’Italia, della folle idea espansionistica fascista e quelle di migliaia e migliaia di nostri soldati abbandonati a loro stessi su più fronti, segna anche la vita di Gennaro.
Dopo la rovinosa caduta italiana, ai soldati tedeschi venne impartito dai loro vertici di rendere prigionieri tutti i militi italiani e di deportarli. A coloro che invece avessero scelto la non resa, l’ordine perentorio era quello di passarli per le armi: fucilati!
In pochi giorni i comandi italiani delle isole dell’Egeo vennero presi dai nazisti. A Rodi, dove vi era una delle guarnigioni della Marina e dell’Aeronautica più importanti, i tedeschi, preso il comando, ne ordinarono subito la deportazione di 2100 tra avieri e marinai. All’uopo venne requisito il piroscafo Donizetti, nave cargo italiana lì arrivata il 19 settembre carica di cannoni e materiali di artiglieria. Scaricato il materiale bellico, Kleemann, ufficiale tedesco che reggeva il comando dell’isola, diede l’ordine di imbarcare gli italiani sul piroscafo, lì dove però a malapena vi potevano esserci stipati 700 uomini. L’operazione venne affidata al colonnello Arcangioli, il quale dopo aver superato i 1600 uomini imbarcati e accortosi che lo stivaggio degli italiani stava diventando un “enorme carnaio”, bloccò di sua spontanea volontà le operazioni, opponendosi alla crudeltà tedesca. Benché i nazisti, dopo averlo deposto, continuarono le operazioni si resero conto che dopo i 1800 soldati imbarcati davvero non vi era più spazio a bordo, accettando così, in parte quanto detto dal colonnello italiano.
A bordo del Donizetti vennero così imbarcati 1835 uomini, 256 in meno rispetto all’ordine dato. Tra i marinai vi doveva essere anche il giovanissimo Gennaro.

Il 22 sera il piroscafo, scortato da una silurante con equipaggio tedesco, molla gli ormeggi e tenendosi sotto la costa orientale dell’isola diresse verso Nord Ovest. All’1.10 del 23, si ritrovò a Capo Prasso, l’estrema punta meridionale dell’isola, quando venne ingaggiato dal cacciatorpediniere britannico Eclipse. La sciagurata opera dell’unità inglese fu rapidissima. Dall’ordine di far partire i siluri passarono pochi istanti che la Donizetti, col suo carico di italiani, centrata a morte, colò a picco. Nel vortice il piroscafo italiano tirò con se, sul fondo dell’Egeo, 600 avieri, 1110 marinai, 114 sottufficiali e 11 ufficiali.
Senza una lista dei nominativi imbarcati a riempimento a bordo, nessuno mai seppe i nomi dei soldati imbarcati su quella nave. Pasquale, non essendo mai più stato individuato sull’isola di Rodi, venne indicato come possibile vittima di quella immane sciagura, che ad oggi è intesa come la prima grande tragedia italiana dell’Egeo.
Alla famiglia le prime notizie sulla sorte di quel loro figlio vennero inviate solo il 10 ottobre del 1946.
Noi il giovane Gennaro, ragazzo miggianese poco più che ventenne e fiero, non lo abbiamo dimenticato!
Evviva il marinaio Gennaro Lisi!

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