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28.12.1917, varo regio cacciatorpediniere Benedetto Cairoli

di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra e Carlo Di Nitto

Regia nave Benedetto Cairoli
Il regio cacciatorpediniere Benedetto Cairoli, di base a Brindisi, ebbe breve vita operativa. Fu attrezzato per la posa di mine, il lancio di bombe torpedini da getto ed il dragaggio in corsa.
Apparteneva alla IV Squadriglia e nella notte tra il 9 e il 10 aprile 1918, mentre scortava corazzate della II Divisione, da Brindisi a Taranto, fu speronato, a centro nave, dal regio cacciatorpediniere Carini ed affondò nelle acque a largo di Santa Maria di Leuca.

Caratteristiche Tecniche
Classe: Giuseppe La Masa (derivato dalla classe Rosolino Pilo)
Impostazione: 1916 presso i canteri Odero di Sestri
Varo: 28 dicembre 1917
Completamento: 1918
Dislocamento: – Normale: 840 Tonn. – Pieno carico: 875 Tonn.
Dimensioni: – Lunghezza: 73,5 (f.t.) mt. – Larghezza: 7,3 mt. – Immersione: 3 mt.
Apparato motore: – 4 caldaie – 2 turbine – 2 eliche
Potenza: 16.000 HP
Armamento: – 4 pezzi da 102/45 mm. – 2 pezzi da 76/30 mm. – 4 tubi lanciasiluri da 450 mm.
Equipaggio: 99 uomini.

 

IN MEMORIA DI LIONELLO TROILI

Lionello Troili, nasce ad Orvieto il 17 dicembre 1889, da Giulio e Lelia Berti.
In data 8 novembre 1908 è nominato allievo della Regia Accademia navale. Fu promosso Guardiamarina l’8 ottobre 1991; Sottotenente di vascello il 29 gennaio 1914 e Tenente di vascello il 31 dicembre 1915.
Imbarcato sul regio cacciatorpediniere Benedetto Cairoli, in qualità di Ufficiale in 2^ (Tenente di Vascello), fu tra le vittime accertate per affondamento (Certificato Ministero Regia Marina del 25 aprile 1919) tra la notte del 9 e 10 aprile 1918. Le altre vittime annegate vennero raccolte dalla regia nave Roma e furono seppellite nel cimitero di Gallipoli. Altri superstiti furono raccolti dalla nave australiana Torrens (di cui uno morì).
La presa di Tobruk, l’occupazione di Rodi e il combattimento nell’interno dell’isola furono i fatti della guerra libica in cui si distinse, giovanissimo ufficiale, ma vi partecipò anche a bordo di regie navi nelle crociere in Egeo. La sua natura buona e generosa che le immancabili noie del servizio non volevano alterare, lo fece molto amare negli imbarchi successivi; amante dello studio, sacrificava spesso le poche ore di libertà alle scienze sue predilette.
Imbarcato quale comandante in seconda del regio cacciatorpediniere Benedetto Cairoli, esulò di poter spiegare un’attività strettamente connessa alle sorti della guerra, ma fu per poco tempo. In una oscurissima notte la sua nave, mentre scortava un convoglio militare, veniva violentemente investita e l’urto fu tale che ogni speranza di salvarla apparve tosto inutile. Negli ultimi istanti passati sul rottame che si inabissava, e nei primi in cui, in mare, ebbe la visione della fine che lo aspettava, perfettamente presente a se stesso, non cessò da prestar la sua opera come esecutore di ordini, sia come consigliere e confortatore di naufraghi.
Di lui e degli altri ufficiali periti con lui nel disastro, così scrisse il suo comandante:
Mi si permetta ora di manifestare a a V.E. tutta la mia commossa ammirazione per la condotta dell’ufficiale in seconda signor Troili, del direttore di macchina signor Baccano e del Guardiamarina Baldacci. Calma, serenità, energia, speranza di salvar la nave, ferma volontà di non tralasciare nessun mezzo per lo scopo, hanno fatto di questi tre ufficiali tre preziosi coadiutori e consiglieri. Hanno disimpegnato i molteplici incarichi che ho tentato di suddividere tra loro coadiuvandosi a vicenda, e,nonostante le condizioni estremamente difficili, con perizia, zelo sublime, rincuorando la gente…
La morte incontrata in mare dopo la catastrofe è da inscriversi tra le morti gloriose”.
Alla sua memoria venne decretata la Medaglia di Bronzo al Valor Militare cona la seguente motivazione:
Ufficiale in seconda del regio cacciatorpediniere Cairoli in occasione di sinistro che produsse l’affondamento della nave, dimostrava calma, serenità, energia ed alto spirito militare, nulla tralasciando per tentare di portare a salvamento la nave e coadiuvando con perizia e zelo mirabili il proprio comandante.
Dopo la catastrofe incontrava morte gloriosa in mare” (Basso Adriatico, 10 aprile 1918).

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