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Ruoli e Ufficiali del passato

di Guglielmo Evangelista (*)

Dopo la restaurazione del 1815 per la marina sarda cominciò un periodo del tutto nuovo e impegnativo. L’acquisizione dell’ex repubblica di Genova aumentò moltissimo la lunghezza litorale del Regno (1) e le sue necessità di difesa. A questo vanno aggiunti i progressi impressionanti della tecnica delle costruzioni navali, delle armi e dei materiali, l’apparizione delle macchine a vapore e, non ultima, maggiore burocrazia e controlli dato che erano stati mantenuti i buoni metodi amministrativi che erano stati introdotti dai francesi durante il periodo napoleonico.
La risposta fu l’ammodernamento dell’arsenale di Genova, di cui si era entrati in possesso e che sostituì quello piccolissimo di Villafranca, la costituzione nel 1827 di un corpo di ingegneri, da cui ebbe origine il Genio Navale ed infine la costituzione di nuove specialità, di cui ora parleremo.

GLI UFFICIALI DI ARSENALE
Non costituivano un vero e proprio corpo, ma si trattava di un ruolo tecnico separato al quale potevano accedere alcune categorie di sottufficiali particolarmente esperti e preparati: secondi piloti, nocchieri e capi cannonieri di prima classe oltre a capi operai (mastri di officina) con almeno otto anni di anzianità.
Dapprima, ai sensi del Decreto del 28 marzo 1840, vennero chiamati “ufficiali di maestranza” prendendo la denominazione successiva con il Decreto dell’11 agosto 1860.
L’organico del 1860 prevedeva:
– 2 Capitani di prima classe;
– 2 Capitani di seconda classe;
– 3 Tenenti;
– 4 Sottotenenti.

La carriera si faceva per anzianità, e sostanzialmente i diversi gradi avevano importanza solo per gli scatti stipendiali poiché era previsto che il loro impiego avvenisse “secondo le attitudini e senza distinzione di grado”.
Il personale di arsenale fu abolito nel 1876 e nel 1888 le sue funzioni vennero affidate agli ufficiali del C.RE.M. appartenenti alla categoria dei servizi tecnici.
Una curiosità: nel 1861 il capitano di arsenale Raffaele Ferro fu nominato comandante del porto di Crotone transitando poco dopo nello Stato Maggiore dei porti. Chissà quali motivazioni avranno spinto questo ufficiale piemontese a cercare un incarico tanto diverso dalla sua specializzazione e a radicarsi tanto lontano dal suo luogo di origine.

GLI UFFICIALI DI MAGGIORITA’
Anche costoro non costituivano un vero e proprio corpo e in origine il ruolo e l’anzianità erano comuni con gli ufficiali di arsenale. In pratica, mentre i primi si occupavano delle questioni tecniche, i secondi erano “maestranze” che curavano la contabilità dei lavori e le varie “scartoffie” burocratiche.
Il già ricordato Decreto del 1860 divise il personale della maggiorità da quello di arsenale costituendo un ruolo separato e ne aumentò le competenze che sostanzialmente, oltre ad essere estese, divennero più importanti. Infatti oltre a collaborare alla contabilità generale in tutte le sedi, potevano svolgere le funzioni di segretari di commissioni e di istituzioni della Regia Marina, in particolare segretari degli ospedali navali.
Pur essendo ufficiali erano considerati facenti parte del Corpo Reale Equipaggi.
Nel 1860 l’organico fu determinato in:
– 3 Capitani di prima classe;
– 2 Capitani di seconda classe;
– 6 Tenenti;
– 9 Sottotenenti.
Come per gli ufficiali di arsenale gli stessi incarichi venivano conferiti senza distinzioni di grado.
Con iL Decreto del 28 giugno 1866 venne stabilita una nuova pianta organica che vide il ruolo massicciamente incrementato, probabilmente in relazione al potenziamento della flotta e al moltiplicarsi delle incombenze amministrative, ma già nel 1861 i quadri erano stati infoltiti sensibilmente dal personale proveniente dalla marina napoletana e da quella siciliana garibaldina (2).
Il grado massimo raggiungibile fu portato dapprima a “maggiore relatore” e poi a “tenente colonnello relatore” e venne introdotta la categoria dei sottufficiali e della bassa forza di maggiorità, la cui gerarchia appare diversa e semplificata rispetto a quella del restante personale del C.R.E.M..
Il ruolo del 1866 prevedeva:
– 2 Maggiori o Tenenti colonnelli relatori;
– 10 Capitani prima classe;
– 10 Capitani di seconda classe;
– 20 Tenenti;
– 50 sottotenenti;
– 50 sottufficiali di prima classe;
– 60 sottufficiali di seconda classe;
– 110 allievi di maggiorità;
– 150 marinari di maggiorità.
Talvolta gli allievi di maggiorità, anziché proseguire la carriera nella categoria, avvalendosi della loro formazione amministrativo-contabile, passavano nell’”ufficialità dei bagni” il corpo preposto alla gestione dei penitenziari, anch’esso dipendente dalla Regia Marina o nei ruoli dei Segretari dei Dipartimenti Marittimi.
Nel 1876, in occasione di una profonda ristrutturazione del personale della forza armata, il ruolo della maggiorità venne soppresso e il personale fu accorpato a quello del Corpo di Commissariato di cui in pratica ormai costituiva un doppione.
Anche qui possiamo citare una curiosità, benché certo non molto edificante: è il caso di un capitano di maggiorità che venne condannato a venti anni di lavori forzati per “diserzione e prevaricazione” (3), forse la pena più elevata che fu irrogata durante la storia della Marina Militare.

UNIFORMI
L’uniforme degli ufficiali era sostanzialmente uguale a quella degli ufficiali di vascello ma gli appartenenti ad entrambi i ruoli non portavano le bande d’oro ai pantaloni della divisa invernale.
Gli ufficiali d’arsenale avevano i galloni sottopannati di grigio, quelli di maggiorità di scarlatto e quindi molto simili a quelli del Commissariato. Dato che il grado di sottotenente corrispondeva a quello di guardiamarina di prima classe e questi non portavano le spalline metalliche sull’uniforme, per i pari grado d’arsenale e di maggiorità erano previsto che indossassero quelle previste per i sottotenenti da fanteria.
I sottufficiali di maggiorità avevano come distintivo di categoria un nodo, lo stesso che era adottato dai furieri (4) e, indipendentemente dalla classe, due galloncini d’oro sul berretto.

NOTE
(1) Fino ad allora le coste sabaude, a parte la Sardegna, si limitavano al tratto da Nizza Ventimiglia e al porto di Oneglia, enclave nel genovesato.
(2) Ad esempio, fra questi, gli ufficiali del Corpo dei marinai cannonieri della Marina Napoletana. Per quanto concerne coloro che provenivano dalla marina garibaldina la cui nomina era stata politica, non vi erano sufficienti garanzie di una preparazione professionale e disciplinare sufficiente per essere nominati ufficiali di Stato Maggiore. Costoro vennero smistati nei corpi amministrativi e portuali dove potremmo dire con una certa ironia “avrebbero potuto fare minor danno”.
(3) Secondo il codice penale militare il reato di prevaricazione si consumava sottraendo denaro all’amministrazione. La pena prevista era il carcere, ma quando la somma era molto elevata il responsabile era condannato ai lavori forzati.
(4) Fino al 1884 la stella che poi avrebbe contraddistinto i furieri distingueva la categoria dei timonieri.

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