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3.9.1941, nel ricordo di Salvatore Russo di nave Gritti e la Battaglia dei Convogli

di Claudio Confessore


Questo articolo nasce a seguito di ricerche specifiche effettuate da Antonio Cimmino e Claudio Confessore. In un primo momento il marinaio Salvatore Russo pensavamo fosse imbarcato sul regio incrociatore Bartolomeo Colleoni. A seguito di riscontri con altre banche dati abbiamo scoperto che lo stesso era imbarcato sulla nave da trasporto Andrea Gritti (…e non Griffi come erroneamente pubblicato nei precedenti articoli. Chiediamo scusa e speriamo di essere compresi e perdonati).
Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

Nato a Piano di Sorrento (Napoli) il 1° giugno 1912, marinaio del Compartimento Marittimo di Castellammare di Stabia, morì il 3 settembre 1941. Fu dichiarato disperso in mare dalla Regia Capitaneria di Porto di Fiume con un laconico dispaccio dell’11 novembre 1941 firmato dal Sottotenente di Porto Tommaso Giacinto, delegato dal Comandante del Porto, redatto ed inviato ai familiari …” sulla base degli elementi forniti con dispacci n° 13004 del 17 settembre c.a. del Ministero della Marina – Ufficio di Stato Maggiore – n° 20136 G. del 1° ottobre c.a.”.
Da una verifica effettuata e contrariamente a quanto si credeva, avendo a disposizione una fotografia che lo ritraeva in divisa da Marinaio e notizie certe dai familiari che era stato imbarcato sull’Incrociatore Colleoni, è emerso che durante la Guerra il Russo era un Marinaio della sorella Marina Mercantile. Ciò è risultato da una verifica che ha portato ad accertare che il nominativo:
– non era presente nel data base di ONORCADUTI e nemmeno nell’Albo d’Oro della Marina Militare;
– la data della morte era successiva all’affondamento dell’Incrociatore Colleoni avvenuto il 19 luglio 1940;
– il nominativo era presente nell’Albo d’Oro della Marina Mercantile (pag. 888) da cui risulta: “Russo Salvatore di Antonino – da Sorrento – marinaio. Caduto sull’<<Andrea Gritti>> silurata il 3 settembre 1941”.
Non ci sono dubbi che il Russo Salvatore presente nell’Albo d’Oro della Marina Mercantile sia il marinaio che cercavamo poiché coincide la città d’origine e la data di morte. Essendo all’atto della morte imbarcato sulla motonave da carico Gritti, questo spiega anche perché il telegramma arrivò alla famiglia dalla Capitaneria di Porto di Fiume, dove era iscritta la nave, e non dal Ministero marina, ma questo non giustifica, comunque, la brevità e poca sensibilità nella segnalazione alla famiglia.

Nel libro “Navi Mercantili Perdute” dell’Ufficio Storico della Marina Militare ed 1997 (la precedente edizione del 1952 riporta la notizia ma pochi i particolari sull’affondamento) è scritto quanto segue:
“Andrea Gritti: motonave – carico – 6338 tsl. Costruita nel 1939. Appartenente alla Soc. Italiana di Armamento (SIDARMA) con sede a Fiume. Iscritta al Compartimento Marittimo di Fiume, matricola n. 93. Requisita dalla Regia Marina dal 21 agosto 1940 al 3 settembre 1941. Non iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato. Il 3 settembre 1941, mentre navigava in convoglio, da Napoli a Tripoli, alle ore 00.30, a circa 25 miglia a sud-sud-est di Capo Spartivento (37°33’ N – 016°26’ E), durante un attacco di aerosiluranti britannici (9 Swordfish dell’83a Sq. FAA di Malta), fu colpita da un siluro e dopo pochi minuti esplose travolgendo la quasi totalità dell’equipaggio.”

Da elementi riportati su libri e da altre fonti disponibili su Internet, si può ricostruire meglio la storia dell’unità e l’azione dell’affondamento. La nave Andrea Gritti, di 6.337 tonnellate, fu costruita nel 1939 presso il Cantiere Navale di Monfalcone su commissione della Società Italiana d’Armamento (SIDARMA). Tale Società era nata a Fiume nel 1937 dalla ex Società Fiumana di Navigazione ed aveva aderito al disegno ministeriale di rinnovamento della flotta mercantile, resosi necessario poiché le unità italiane erano molto vecchie e quasi tutte a carbone. Le navi che furono costruite erano idonee al trasporto di merce, portavano i nomi di famosi Dogi della Repubblica di Venezia ed avevano il fumaiolo dipinto con i colori rosso e giallo, due dei tre colori della città di Fiume.
La Andrea Gritti fu varata il 2 ottobre 1939 alla presenza della madrina Donna Maria Cobolli Gigli moglie del Ministro dei Lavori Pubblici. Dopo la requisizione della Regia Marina fu impiegata principalmente per il rifornimento del fronte libico.
L’1 settembre 1941, un convoglio composto dai trasporti Andrea Gritti, Rialto, Vettor Pisani, Francesco Barbaro e Sebastiano Venier; scortato dai cacciatorpediniere Da Recco (caposcorta, Comandante il Capitano di Vascello Stanislao Esposito), Freccia, Folgore, Dardo e Strale salpò da Napoli per trasportare rifornimenti a Tripoli, in particolare, la Gritti aveva a bordo l’armamento della Divisione motorizzata Trieste. La sera del 2 settembre, a seguito della segnalazione della presenza di un probabile sommergibile nemico, il convoglio effettuo una larga deviazione dalla rotta che lo costrinse a transitare lo stretto di Messina con tre ore di ritardo. Superato lo stretto di Messina, il convoglio assunse la formazione di navigazione notturna su due colonne: a sinistra Gritti e Barbaro, a dritta Rialto e Pisani, in coda fra le due colonne il Venier. Le unità militari si posizionarono: Da Recco in testa, Folgore e Dardo a sinistra, Freccia e Strale a dritta. La formazione doveva transitare ad est di Malta ad una distanza superiore alle 160 miglia per navigare fuori del raggio d’azione degli aerei britannici. Purtroppo, il ritardo di tre ore nella navigazione, descritto in precedenza, portò il convoglio a transitare in acque non sicure in orari notturni, ciò comportò che dal tramonto non fossero più disponibili i velivoli italiani di scorta. Alle 00.30 circa del 3 settembre le unità furono attaccate da 9 aerosiluranti britannici Swordfish dell’83° Squadron della Fleet Air Arm di base a Malta, a circa 25 miglia a sud-est di Capo Spartivento. Nonostante la pronta reazione delle unità di scorta e delle armi imbarcate sulle mercantili, gli aerei britannici lanciarono i loro siluri e due di questi colpirono le motonavi Barbaro e Gritti. La Barbaro fu immobilizzata da un siluro che la colpì a poppa, mentre la Gritti venne colpita da un siluro che provocò l’esplosione delle munizioni trasportate nella stiva. La motonave affondò in posizione 37°33’ N 016°26’ E. Morirono 347 dei 349 uomini che erano a bordo.
Il Capitano di Fregata Martini, Comandante Militare della Francesco Barbaro (Comandante civile dell’unità il Capitano Zagabria), nel suo rapporto scrisse: “…Subito dopo, poco lontano dall’origine di detto fuoco, si verifica sul mare una violenta esplosione accompagnata da un’altissima ed ampia colonna di terrificante vivido fumo rossastro con ricadenti scintille e sprazzi che determina un sinistro chiarore illuminante a giorno per circa tre minuti il mare e l’orizzonte annebbiati …” (“La Marina Italiana nella seconda Guerra Mondiale” vol. II La Guerra in Mediterraneo. Tomo 1° compilatore Contrammiraglio Aldo Cocchia Ufficio Storico della Marina ed. 1958). Sul posto furono inviati i cacciatorpediniere Ascari, Lanciere, Carabiniere, la Torpediniera Albatros e due rimorchiatori: il Titano ed il Porto Recanati. Il personale di passaggio del Regio Esercito imbarcato su nave Francesco Barbaro (9 Ufficiali e 294 militari di truppa) fu trasbordato sul Dardo. Il barbaro giunse a Messina alle 18.30 del 3 settembre, mentre le altre tre motonavi Rialto, Vettor Pisani e Sebastiano Venier, con la rimanente scorta, arrivarono a Tripoli alle 18.30 del giorno 4.

Questo episodio è da collegare alla cosiddetta “prima battaglia dei convogli” che iniziò nel secondo semestre del 1941. “I vantaggi che il nemico, per la sua azione nel Mediterraneo centrale, traeva dal possesso di Malta, erano la principale causa delle difficoltà in cui la Marina Italiana si dibatteva …..” (“La Guerra sui mari 19939-1941” di Romeo Bernotti Società ed. Tirrena Livorno ed. 1948).
“Il potenziamento delle forze offensive di Malta costrinse ad onerose modalità per la protezione dei convogli diretti in Libia, tra l’altro allontanando per quanto possibile le rotte da quel centro offensivo. I convogli tuttavia subivano continui attacchi da vari mezzi che l’avversario aveva la possibilità di scaglionare lungo tutto il percorso: aerosiluranti, bombardieri, incrociatori veloci muniti di radar, sommergibili, tutti di base a Malta, nonché di bombardieri provenienti da levante” … ” …..la radice del problema di rifornire la Libia stava pur sempre nella superiorità del potenziale aereo di Malta, dal quale per un verso o per l’altro nascevano tutte le altre avversità. L’errore di non aver occupato Malta, né la Tunisia, veniva ora sanguinosamente scontato” (“Che fine ha fatto la Marina” Garzanti 1949 – “Il dramma della Marina 1940-1945” Mondadori 1968 entrambi di Marc’Antonio Bragadin).

Bibliografia
“Navi Mercantili Perdute” edito dall’Ufficio Storico della Marina Militare ed 1997;
“Navi Mercantili Perdute” edito dall’Ufficio Storico della Marina Militare ed 1952;
“Albo d’Oro della Marina Mercantile Italiana 1800 – 1953” edito dai Fratelli Pagano Genova ed 1953;
“Albo d’Oro della Marina Militare” consultabile presso l’Ufficio Storico della Marina;
“Che fine ha fatto la Marina” di Marc’Antonio Bragadin Garzanti editore 1949;
“Il dramma della Marina 1940-1945” di Marc’Antonio Bragadin Mondatori editore 1968;
“La Guerra sui mari 1939-1941” di Romeo Bernotti Società ed. Tirrena Livorno ed. 1948;
“La Marina Italiana nella seconda Guerra Mondiale” vol. II La Guerra in Mediterraneo. Tomo 1° compilatore Contrammiraglio Aldo Cocchia Ufficio Storico della Marina ed. 1958

https://www.youtube.com/watch?v=FF7qyLzmbBI
video dell’Istituto Luce sul varo dell’Andrea Gritti
http://www.xmasgrupsom.com/Libri/Articoli/Piroscafo%20Andrea%20Gritti.htm
http://www.marina-mercantile-italiana.net/index.php/articoli/9-sidarma-di-navigazione-sa
http://it.wikipedia.org/wiki/Folgore_%28cacciatorpediniere%29
http://www.naviearmatori.net/ita/album-1040-1.html
http://conlapelleappesaaunchiodo.blogspot.it/2013/10/andrea-gritti.html

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