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13.9.1989, a Nuoro si inaugura il monumento ai Caduti del mare – Omaggio all’ammiraglio Carlo Bergamini e al popolo di Sardegna

di Egidio Alberti – Ammiraglio di Squadra (r)

La vita degli uomini di mare è caratterizzata dall’intima convinzione dell’eguaglianza di fronte al pericolo e, nei momenti supremi, dall’obbligo di pensare alla propria salvezza in ragione inversa al grado e alle mansioni che si svolgono, per questo il Comandante è l’ultimo a lasciare la nave quando non muoia con essa.

In una siffatta collettività si creano vincoli di rispetto e di solidarietà, di amicizia e d’affetto da trasformare la Marina Militare in una specie di grande famiglia in cui esiste una grande disciplina più sostanziale che formale, la quale partendo dal cuore trasforma i superiori in padri o fratelli, mai saccenti protagonisti, ed i subalterni in figli devoti.
Tutto questo era profondamente sentito dall’ammiraglio Carlo Bergamini quando nel famoso “consiglio di guerra”, tenuto a bordo della corazzata Roma la sera dell’8 settembre 1943, comunicò ai suoi comandanti le ragioni per cui era necessario ottemperare fedelmente alle clausole dell’armistizio.
Ciò che conta nella storia dei popoli non sono i sogni o le speranze e la negazione della realtà, ma la coscienza del dovere compiuto fino in fondo, costi quel che costi, sottrarsi a questo dovere sarebbe facile, ma sarebbe anche un gesto inglorioso e significherebbe fermare la nostra vita e quella di una intera Nazione e concluderla con un gesto senza riscatto, senza rinascita, mai più.
Verrà un giorno in cui questa forza vivente della Marina Militare sarà la “pietra angolare” sulla quale il popolo italiano potrà riedificare pazientemente le proprie fortune. Dite tutto questo ai vostri uomini ed essi vi seguiranno obbedienti come vi hanno sempre seguito nell’ora dell’azione piena di pericoli”.

Venti ore dopo questo drammatico consiglio di guerra, la corazzata Roma e parte del suo equipaggio (presumibilmente 1.260 uomini, compreso il Comandante in Capo) nel corso di un trasferimento verso sud, ordinato dal Governo legalmente in carica, si inabissò nelle acque del Golfo dell’Asinara, colpita da due bombe razzo tedesche.
Questi uomini rappresentano i primi “Martiri della Marina Militare alla resistenza armata iniziata il mattino dell’8 settembre, subito dopo la proclamazione dell’armistizio.

Vi cito alcune cifre sull’attività della Marina Militare nella 2^ guerra mondiale e sul contributo di vite umane immolatesi per prestare fede al giuramento alle legittime istituzioni:
– circa 50.000 missioni di tutti i tipi con 4.000.000 di miglia percorse;
– circa 5.00 persone cadute nella guerra di liberazione;
– 2.466 militari decorati al valore (di cui 32 Medaglie Oro; 256 Medaglie Argento; 666 Medaglie Bronzo).
I continuatori della nobile tradizione marinara, creata da questi nostri eroi e dai numerosissimi altri che li hanno preceduti negli oltre 100 anni di vita della Marina Militare (le Medaglie d’Oro assommano a tutt’oggi a 260), sono oggigiorno anche i nostri giovani che prestano servizio in Marina, che onorano le loro città di origine e la Nazione; siete voi dei gruppi A.N.M.I. che con le vostre lodevoli iniziative, come questa odierna, mantenete alte le tradizioni della nostra amata forza armata.
Sono gli Amministratori comunali che si onorano del nome italiano e che danno spazio alle iniziative come queste, in cui ciò che conta è soltanto il rispetto dei morti per la Patria e di coloro che al servizio della Nazione assolvono giornalmente con impegno e lealtà i compiti assegnatigli, al solo scopo di servire fedelmente le libere istituzioni onorando il giuramento di fedeltà alla Patria.
Tutto ciò mi commuove e mi dà la forza di continuare con sempre maggiore entusiasmo sulla strada 39 anni fa intrapresa al servizio della Marina ed al servizio della Nazione.
Nuoro lì, 13.9.1989 (inaugurazione monumento ai Caduti del mare).

Queste le toccanti parole che l’ammiraglio Carlo Bergamini rivolse ai suoi marinai, quando dovette partire da La Spezia per consegnare la sua flotta agli Alleati:
“…CIO’ CHE CONTA NELLA STORIA DEI POPOLI, NON SONO I SOGNI E LE SPERANZE E LE NEGAZIONI DELLA REALTA’,  MA LA COSCIENZA DEL DOVERE COMPIUTO FINO IN FONDO, COSTI QUEL CHE COSTI”.
Ma, fedele al giuramento fatto alla Patria, deviò per La Maddalena, trovando la morte con 
1254 uomini a bordo della corazzata Roma, colpita da aerei tedeschi e colata a picco nelle acque dell’Asinara. Così, ogni sera quando il frastuono dei vivi cessa, pare di vedere srotolarsi nel cielo delle Bocche di Bonifacio, la dolorosa pergamena con le toccanti parole dell’ammiraglio Bergamini.

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