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Alessio De Vito (Summonte, 6.4.1906 – 24.9.1982)

di Ottaviano De Biase


Alessio De Vito nasce a Summonte (AV) il 6 aprile 1906, da Prezioso e da Pasqualina Palumba. Di intelligenza acuta e piena di curiosità trascorre l’infanzia nel proprio paese frequentando le scuole elementari con profitto ed interesse. Frequenta con profitto l’Istituto A. Volta di Avellino. Come tanti giovani irpini ha tanti sogni nel cassetto, ma poche possibilità di realizzarli.
Così nel 1922, all’età di 16 anni, si arruola come volontario con la ferma di sei anni, nella Regia Marina. Supera gli esami e viene incorporato con la categoria di “Cannoniere”. Al termine del corso ordinario si imbarca sulla nave da battaglia Giulio Cesare con la quale partecipa all’occupazione di Corfù (31.08.1923). Dopo un lungo periodo trascorso sul cacciatorpediniere Monzambano, viene trasferito a Pola dove frequenta il corso I.G.P. (Istruzione Generale e Professionale) ed è trasferito nel Servizio Permanente.

Dal 1928 al 1934 prende successivamente imbarco sul cacciatorpediniere Albatros, sulla corazzata “Caio Duilio, sul cacciatorpediniere Borea e sulla nave posamine Legano dislocata in Mar Egeo.
Nel 1934 viene trasferito presso la scuola C.R.E.M. (Corpo Reali Equipaggi Marittimi) di San Bartolomeo (La Spezia) per frequentare il corso P (Perfezionamento).
Nel 1935 è imbarcato nuovamente sul C.T. Albatros.
Nel 1936 partecipa alla guerra d’Etiopia destinato presso il Comando Marina di Massaua e, rimpatriato, partecipa alle operazioni militari per l’invasione dell’Albania a bordo della torpediniera Airone.
Fin qui tutto procede normalmente nell’iter formativo/lavorativo classico dei Sottufficiali della Marina Militare: imbarchi, periodi di destinazione a terra per i corsi di aggiornamento, trasferimenti da un Ente all’altro.
Nel 1937, trasferito a domanda nei “mezzi d’assalto” ed assegnato alla 1^ Squadriglia MAS di La Spezia, De Vito inizia uno addestramento quotidiano durissimo sui mezzi d’assalto di superficie (detti barchini) che lo avrebbero poi condotto a compiere l’audace impresa di Suda dove – con altri 5 operatori diretti dal Tenente di Vascello Luigi Faggioni – parteciperà all’operazione di affondamento dell’incrociatore inglese York e della petroliera Pericles.
Nel giugno 1946, al ritorno in Patria, dopo una lunga prigionia in Inghilterra, tutti i sei violatori di Suda saranno decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare
Nel mese di novembre del 1947, nel grado di Capo Cannoniere di 1^ classe, è , a domanda collocato in concedo.
Promosso Sottotenente di Vascello (CEMM) nella riserva, muore a Summonte (AV) il 24.09.1982.

Il forzamento della Baia di Suda
Era la notte del 25 e 26 marzo 1941. Gli uomini destinati ai mezzi d’assalto erano stati incorporati nella X Flottiglia MAS, reparto che doveva diventare famoso in tutto il mondo col nome di Decima MAS. Gli uomini che ne fecero parte venivano selezionati con un criterio severissimo, oltre ai requisiti morali, essi dovevano possedere un eccezionale costituzione fisica, grande tenacia, pazienza senza limiti e reazioni prontissime. Dal Comandante agli Ufficiali, dai Sottufficiali ai Marinai, questo solo premeva, a questo solo obbiettivo era volta la loro attività: in silenzio, in allegria, in armonia. Così diceva di loro il Comandante Valerio Borghese: Quale è l’intima forza che li anima e li sostiene? Cos’è che rende questi uomini così diversi da tanti altri, così staccati dagli interessi personali e materiali, così superiori alla comune mentalità? Non ambizione: essi rifuggono profondamente da ogni riconoscimento personale e sono schivi da onori e lodi; non la ricchezza: nessun premio avranno per le loro gesta; non gli avanzamenti di carriera, più facili a conseguirsi da una poltrona ministeriale che in azioni di guerra; e nemmeno l’umana vanagloria di poter essere additati quali protagonisti di eccezionali imprese, giacché la morte è sul cammino della meta prefissa, e qual è il vantaggio di essere segnati a dito da morti? Una sola è la fede che li spinge , una sola è la forza; così priva di arcani misteri, di trascendentali motivi. Quali marinai italiani, sentono il dovere di dedicarsi integralmente al servizio del loro Paese, senza alcuna riserva, loro offerta completa ed assoluta è frutto solo di un sentimento istintivo ed essenziale: L’AMOR DI PATRIA.
I piloti dei mezzi d’assalto incaricati di forzare la base di Suda furono distaccati a Lero nella Baia di Partemi, nel dicembre 1940. In attesa dell’impiego, i sei uomini furono sottoposti a un fitto programma di addestramento, costituito da varie prove: navigare in formazione nelle notti senza luna; superare sbarramenti; passare entro fasci di luce di riflettori per abituare l’occhio; messa in mare dei barchini; in operazioni di recupero, dopo l’azione, di eventuali superstiti… La meticolosa preparazione e l’efficienza dei mezzi non lasciarono dubbi sull’esito felice dell’azione. Si attese solo il momento favorevole per attaccare.
I sei arditi del mare, piloti dei barchini: Il Tenente di Vascello Luigi Faggione, Comandante, di La Spezia; il Sottotenente di Vascello Angelo Cabrini, di Pavia; il Capo Cannoniere di 2^ classe Alessio De Vito, di Summonte (Avellino); il Capo Motorista Navale di 3^ classe Tullio Tedeschi, di Isernia; il Secondo Capo Meccanico Lino Beccati, di Porto Tolle (Rovigo); il Sergente Cannoniere Emilio Barberi, di Forte dei Marmi (Lucca).

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