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La branda G61

di Giuseppe Procopio

A bordo di una nave, il luogo ideale per rilassarsi e smaltire la pesantezza di una giornata lavorativa è la branda, specialmente nelle notti di burrasca, quando navigare diventa un avventura, e al consueto rumore dei motori si aggiunge anche quello del mare grosso che riempie la testa… e le viscere!
E per stare in piedi ci impieghi non poco.
I pasti consumati frugalmente, una mano alla gamella e l’altra alla posata, il mal di testa in evoluzione e una pazienza “santa” per resistere ai fastidi del mal di mare che si diffondono sul corpo e si notano  sui nostri visi cadaverici.
Ancor peggio quando la nave cambia rotta, facendo delle virate per mantenere la stabilità, meno male che il personale di guardia in plancia avvisa l’equipaggio per interfono. Durante queste manovre venivano giù le pentole della cucina riposte nell’armadio del locale, chissà perché sempre mal chiuso.Un fracasso che si avverte nettissimo nella notte.
Nei corridoi della nave girano pochi marinai.

La luce dei neon illumina la scena rendendola ancor più opprimente e pesante.
Meglio sdraiarsi in branda e pregare Dio che passi presto la tempesta, reggendomi  alle tubature per non cadere.
Dormire? Non se ne parla, non ci riuscivo e ripensavo al tuo lettino di casa mia.
Nell’attesa  del collega smontate che viene  a tirarti giù  dalla branda per ill cambio, pensi agli altri come  stanno…
Ma devi fare il tuo dovere, ormai sei abituato ai ritmi di bordo, al mare grosso, e non ti stupisce più niente e nessuno se non quello di rituffarti nella tua branda G61 di nave Vesuvio … il mio turno è terminato.

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