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14.11.1965, nave Capovento

di Carlo Di Nitto

.. la drammatica fine della nave vinacciera.

Ricordo che era la sera del 18 novembre 1965, una triste e piovosa serata d’autunno. Sapevamo che qualche giorno prima nelle acque delle isole ponziane si era compiuta una tragedia del mare: la nave vinacciera “Capovento”, a causa delle pessime condizioni meteo – marine, si era capovolta con la perdita completa dei componenti dell’equipaggio. I rimorchiatori “Mastino” e “San Cataldo” erano usciti da Gaeta per recuperarne lo scafo che, pur capovolto, ancora galleggiava. Con alcuni amici del Nautico, nonostante piovesse, andammo sulla parte alta di Gaeta Vecchia per avvistare il triste convoglio che entrava in rada. C’era poco da vedere: era ormai buio e soltanto alcune luci lontane stavano ad indicare che la tragedia era terminata.
La “Capovento” era una motocisterna di circa 250 tonnellate di stazza  costruita nei Cantieri Navali Ansaldo di Sestri Ponente nell’immediato dopoguerra. Apparteneva alla “Fert & Co. S.a.s.”, una società armatrice svizzera di trasporti internazionali con sede a Genova. Era stata varata nel 1946 insieme ad altre tre unità similari. Si trattava di piccole navi “vinacciere”, progettate cioè per il trasporto di vino.
Aveva lasciato Genova il 6 novembre diretta a Cagliari, che aveva raggiunto regolarmente, per imbarcare una partita di vino da scaricare ad Anzio. Dopo la partenza da Cagliari, il mare cattivo aveva indotto il comandante a ripararsi nelle acque di Arbatax in attesa di una schiarita. Dopo una breve sosta, si decise di partire ugualmente per il porto laziale; la navigazione procedette per molte miglia con difficoltà, con mare lungo in poppa. Il 14 novembre, ormai erano in vista di Palmarola, ad ovest dell’isola di Ponza quando, improvvisamente, il radiotelefono di bordo tacque.
Cosa sia successo veramente non si è mai capito Verosimilmente, il mare, molto grosso e di poppa, aveva preso d’infilata la nave rendendo inservibile il timone. Lo scafo, reso ingovernabile era finito di traverso alle onde che lo avevano capovolto senza dare tempo ai sette uomini dell’equipaggio di tentare di trarsi in salvo.
Dopo quasi 48 ore, durante le quali l’unità non aveva dato più notizie, una nave russa, la “Naryn”, avvistò il relitto capovolto e ne informò l’Autorità Marittima. Verificatane la posizione tramite un ricognitore, immediatamente si disposero le operazioni di soccorso tramite l’intervento della corvetta “Danaide”, dei dragamine “Mirto” e “Pioppo” nonché del rimorchiatore d’alto mare “Mastino”, partito da Gaeta. Nonostante le intense ricerche, non furono trovati superstiti. Fu recuperato, da una nave bulgara, soltanto un battellino di gomma con la salma di un marittimo deceduto per assideramento.

Non appena le condizioni del mare lo consentirono, il rimorchiatore “Mastino” fu raggiunto dal rimorchiatore “San Cataldo” attrezzato per effettuare la saldatura di una robusta maniglia di acciaio sullo scafo capovolto. Si riuscì quindi ad agganciare il relitto e a rimorchiarlo a Gaeta, dove giunse verso le ore 20 del 18 novembre.
Ormeggiata in rada ad una boa militare, la “Capovento” nei giorni successivi fu ispezionata dai sommozzatori dei carabinieri che non trovarono sul relitto alcun corpo di altri componenti dell’equipaggio da considerare, a questo punto, definitivamente dispersi.
Il 21 novembre si celebrò nella cattedrale di Gaeta un solenne rito funebre al quale parteciparono le Autorità e i familiari dei marinai dispersi. Tutti, al termine della celebrazione del rito sacro, imbarcatisi sul “Mastino” raggiunsero il relitto per deporre sullo scafo capovolto una corona di alloro inviata dal Ministro della Marina Mercantile.
Nel naufragio erano scomparsi i seguenti marittimi, tutti siciliani:
Comandante, cap. Antonio COLOMBO, di Siracusa;
Nostromo Giuseppe COCCO, di Trapani;
Primo motorista Antonio SICLI, di Trapani;
Secondo motorista Enzo MONTELEONE di Trapani;
Marinaio Vito BARACCO, di Trapani;
Marinaio Giovanni SIGONE, di Trapani;
Marinaio Salvatore FURNÒ, di Siracusa.

Tempo dopo, con una sapiente operazione di ingegneria navale, il relitto fu raddrizzato, ormeggiato alla Banchina Caboto e svuotato del carico che ancora conservava integro e inalterato nelle cisterne.

Nelle foto: 

  • la motocisterna vinacciera “Alleanza”, gemella della “Capovento”;
  • lo scafo capovolto della “Capovento” (ormeggiato in rada  a Gaeta) ed il rimorchiatore “Mastino”.

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