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Bruno Viola e l’eccidio di Malga Zonta

a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

Nasce a Vicenza il 6 settembre 1924, risiedeva con i genitori nel comune di Caldogno, quando decise di arruolarsi in Marina dove divenne radiotelegrafista.

L’8 settembre 1943, si trovava a Roma, presso il “Distaccamento Marinai”. All’armistizio il giovane, che durante la Resistenza tutti avrebbero chiamato ” Marinaio”, raggiunse i suoi nel Vicentino e, nella primavera del 1944, si aggregò ad una piccola formazione di patrioti, attiva nella zona tra Gambugliano e Torreselle. Il gruppetto si aggregò poi al battaglione “Marzarotto”, operante nell’alta Val Posina.
Ai primi d’agosto “Marinaio”, al quale era stato affidato il comando di una squadra della Divisione garibaldina “Garemi”, si portò alla Malga Zonta, dove gli Alleati avrebbero dovuto effettuare un aviolancio d’armi e munizioni. I rifornimenti non arrivarono mai. Invece, quasi certamente per una delazione, giunsero nella notte tra l’11 e il 12 agosto, nella zona di Passo Coe, reparti di SS e d’Alpenjaeger che cominciarono a rastrellare le malghe. Intorno alle 5 del mattino, uno dei dodici partigiani di Viola, che era stato lasciato di guardia, si accorse dell’arrivo dei tedeschi e diede l’allarme. Ma Malga Zonta era ormai completamente circondata. La coraggiosa reazione dei partigiani, male armati, non durò a lungo.
“Marinaio”, i suoi dodici uomini e quattro dei malgari che si trovavano nel rifugio, furono fucilati sul posto, poche ore dopo la resa.
Bruno Viola fu insignito con la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
«Comandante di una pattuglia di partigiani, teneva fronte per lungo tempo a soverchianti forze tedesche che l’avevano circondato. Terminate le munizioni, abbatteva in lotta corpo a corpo due nemici e con le armi ad essi strappate prolungava l’eroica resistenza finché sparata l’ultima cartuccia, veniva sopraffatto e catturato. Condotto alla fucilazione, insieme ad altri compagni, li incitava al supremo sacrificio e prima di morire lanciava in faccia ai carnefici il grido: “Viva l’Italia!”».
A Bruno Viola sono state intitolate una via a Vicenza e una piazza a Caldogno.

Alla Malga Zonta una lapide ricorda anche le altre vittime dei nazisti: Marcello Barbieri (nato a Valdagno nel 1926), Antonio Cocco (Monte di Malo,1912), Romeo Cortiana (1925), Ferdinando Dalla Fontana (Arsiero, 1924), Dino Dal Maso (Posina, 1926), Angelo Dal Medico (Monte di Malo, 1923), Gildo De Pretto (Posina, 1899), Giocondo De Vicari (Roncà, 1926), Bortolo Fortunato, Gelsomino Gasparoni (San Vito di Leguzzano, 1925), Angelo Losco (Posina, 1926), Giuseppe Marcante (Monte di Malo, 1925), Eupremio Marchet (Seren del Grappa, 1921), Mario Scortegagna (San Vito di Leguzzano, 1925), Giobatta Tessari (Malo, 1925), Domenico Zordan (Monte di Malo, 1921).
(Fonte A.N.P.I.)

Note (Fonte Quotidiano Trentino)
Degli esecutori materiali dell’eccidio non si sarebbe saputo mai niente, irriconoscibili perché appena intravisti e di spalle nelle due foto da loro scattate, se non grazie ai Comandi tedeschi che nei mesi successivi all’eccidio proposero i seguenti militari della 2° e 3° Compagnia del Einsatzkommando Bürger per la concessione della “Croce di ferro di seconda classe”:
– mar.llo magg.-SS Bertram Wilhelm;
– mar.llo magg.-SS Guggenberger Karl;
– mar.llo magg.-SS Miehe Willy;
– mar.llo magg.-SS Wolf Heinrich;
– serg. magg.-SS Heuer Fritz;
Il 12 agosto, durante l’Operazione “Belvedere”, muoiono altri 5 partigiani:
– Enrico Faini “Goito”, cl. 25, da Mantova; caduto a Posina;
– Stelvio Vitella “D’Artagnan”, cl.23, n. e res. Marano Vic.; caduto a Laghi;
– Albino Costa “Mazzini”; cl. 23, n. Santorso, res. Tretto; caduto sul Novegno (Bocchetta della Solasulla, tra M: Rione e M. Vaccaresse);
– Mario Ramina “Marani”; cl. 04 da Schio; caduto sul Novegno (Bocchetta della Solasulla, tra M. Rione e M. Vaccaresse); a suo nome e di un altro caduto è denominato il Btg. “Ramina-Bedin”;
– Domenico Cichellero “Lupo”; cl. 25, n. Valli del Pasubio, res. Tretto; caduto sul Novegno (Bocchetta della Solasulla, tra M. Rione e M. Vaccaresse);
Il 13 agosto, nei pressi di Malga Zonta, cade il partigiano:
– Dino Gelato “Giglio”; cl. 22, n. e res. Isola Vicentina;
Anche nel bilancio di questo rastrellamento, elevatissimo il costo pagato dalla popolazione, rea di patteggiare per i suoi ragazzi; solo Posina ha 11 contrade, per un totale di 112 fabbricati distrutti.

I tedeschi fecero irruzione ma trovarono una reazione armata. Un sottufficiale tedesco venne ucciso sulle scale. Continuò la sparatoria con la morte di 5-7 tedeschi ed alcuni feriti. Il Viola e qualcun altro sparavano alcuni colpi ogni tanto. Il fuoco tedesco era continuo. Alla fine gli occupanti del primo piano dell’abitazione, uscirono e vennero allineati sotto la tettoia della porcilaia. Poco dopo il controllo da parte dei tedeschi, dovettero uscire anche i malgari, che avevano come dormitorio una parte della casara. Vennero così tutti allineati con le mani alzate sotto la tettoia della porcilaia. Furono risparmiati dai tedeschi diversi malgari. In realtà dalle testimonianze raccolte dei due unici attuali sopravvissuti, Bruno e Antonio Fabrello, residenti ad Arsiero, si apprende che oltre a loro furono risparmiati dai tedeschi alcuni malgari, riconosciuti, prima della fucilazione che si verificò tra le 8 e le 8.30 dagli indumenti sporchi di stallatico e scarpe da lavoro (sgalmere) e fatti spostare sulla sinistra della porcilaia. Dette persone, di cui si credeva fossero stati fucilati, e che si salvarono secondo le testimonianze di Fabrello Bruno e Antonio sono:
Bauce Domenico (Menego), anni 40, casaro sulla Malga Zonta, presumibilmente morto nel 1971 e da ulteriori ricerche morto a Valdagno il 19.4.1968; Fabrello Antonio (Toni il Rosso), anni 17, attualmente superstite vivente ad Arsiero; Gino Corneali, anni 16, da Recoaro, emigrato in Francia, morto 4-5 anni fa di ictus cerebrale; Fabrello Giuseppe, anni 22, da Arsiero, morto a 49 anni; Scatolaro Francesco, anni 19, da Arsiero, morto a 63 anni; Fabrello Bruno, di Arsiero, di anni 17, vivente; Fabrello Luigi, anni 17, da Velo D’Astico; Brunello Antonio (Tonin) di anni 70, sempre alle spalle di Fabrello Bruno; Martini Giuseppe, da Arsiero, anni 24; Ernesto Piccoli, anni 16, coperto da Fabrello Bruno; Storti Bruno, da Recoaro, anni 16, coperto da Fabrello Bruno.

I 17 caduti a Malga Zonta vennero trasportati in un primo tempo nella casara e poi sepolti in una buca poco distante dalla casa d’abitazione della stessa Malga, la quale si era parzialmente formata per lo scoppio di una bomba della guerra 1915-18. Vennero sepolti quattro a quattro con sopra il Viola, vennero coperti con la poca terra che si trovava nella buca e con sassi prelevati da un muro vicino.
Dalla testimonianza della signora Annetta Rech attualmente residente a Morganti di Folgaria (TN) risulta che le due fotografie la cui riproduzione è presente sulla lapide del monumento di Malga Zonta, non furono rinvenute nel portafoglio di un tedesco ma consegnate assieme ad una terza fotografia dalla stessa Annetta Rech al Generale Donà e da questi a Bice Rizzi, direttrice del Museo del Risorgimento di Trento, presso il quale tuttavia non sono reperibili. La Rech ebbe le tre fotografie da Karl Willmann, sottufficiale tedesco, presso il Comando tedesco di Lavarone.
La terza fotografia rappresentava delle persone inginocchiate con le mani appoggiate sopra il capo.
La riesumazione dei caduti di Malga Zonta fu eseguita negli ultimi giorni di maggio del 1945. Secondo le testimonianze avute dalla sig. Losco Costantina (Rina) abitante a Torre Belvicino (VI) e dal sig. De Pretto Gino abitante nel comune di Posina (VI), una quindicina di persone erano presenti alla riesumazione.
Costantina Losco afferma che il cadavere di Bruno Viola, conosciuto come “Marinaio”, fu riconosciuto sulla base di un dente d’oro. De Pretto Gino racconta che il Marinaio fu il primo a essere riesumato e lo riconobbero da una casacca da marinaio e da uno o due denti d’oro. Il fratello gemello De Pretto Gildo fu riconosciuto da un braccio e una mano malformata fin da bambino.
I familiari viventi di Bruno Viola, tre sorelle ed un fratello (Viola in Ceola Maria, classe 1930, Viola in Valente Rosina, classe 1932, Viola in Maggiorin Genoveffa classe 1936 e Viola Francesco classe 1938, tutti residenti nel comune di Caldogno (VI), affermano che il cadavere di Bruno Viola non fu riconosciuto da alcun familiare né al momento della riesumazione, né nei giorni in cui fu depositato presso una sala a Schio (VI). I familiari vennero avvertiti da un messo comunale di Schio dopo 8 giorni della presumibile riesumazione e si dicono certi che il fratello era assolutamente privo di denti d’oro. Ricordano che la madre visse gli ultimi anni nella convinzione che non fosse il figlio quello che risulta tale essere sepolto a Caldogno, e ha sempre vissuto nella speranza di un ritorno. Purtroppo non era a conoscenza del fatto che secondo il registro dei deceduti della parrocchia di Caldogno, anno 1944 – 1945, Bruno Viola figlio di Redenzio e di Marina di anni 19, che il giorno 6 agosto 1944 cadde in azione partigiana a Folgaria, fu sepolto il giorno 5 giugno 1945.
In conclusione non esiste alcuna testimonianza che dimostri che l’uomo fucilato a Malga Zonta come Bruno Viola fosse lui. Il cadavere di Viola non è mai stato riconosciuto. È’ obbligo morale richiederne la riesumazione, in quanto con le sofisticate tecnologie disponibili sarà possibile stabilire, confrontando il DNA del cadavere con quello dei parenti, se Viola è stato sepolto a Caldogno o no.
Commemorare senza riportare la verità i caduti di Malga Zonta, significa perpetuare un’offesa alla dignità di chi ha sacrificato la vita, dei sopravvissuti e dei parenti.
Il valore della Resistenza si ricorda e si tramanda nella verità, solo nella verità.

Un commento

  • Profilo fb EZIO VINCIGUERRA

    Ezio Pancrazio Vinciguerra Riposa in pace nell’infinito mare della Divina Misericordia
    Franco Vetturini R.I.P.
    Gino Venturino Riposa in pace.
    Raimondo Restivo R. I. P.
    Damiano Salvatori R.I.P.
    Ciro Scala R I P
    Pino Amara R.I.P.
    Girolamo Trombetta Mercoledì 15 agosto io a Malga Zonta ci sono con mia Moglie Pina. Con me viene Spegnifuoco Luigino e il figlio Luca, poi Poli Bruno e Signora Lucia, poi Zamparini Gianfranco e Sua moglie. Auspico he altri si aggiungono a me, come al solito, grazie.

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