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26.7.1915, Istria e nave Garibaldi

di Salvatore Calfapietra (a cura di Giuseppe Magazzù)

E nella gran voce della Patria geme per te raffrenato il pianto dei tuoi, il pianto nostro, e resterai indelebile come nel gesto estremo su per l’erta del Carso in quel 26 luglio nel quale esalasti l’ultimo respiro. Il proiettile che ti ha colpito non ti ha ucciso, ti ha consacrato la fronte di virile poesia.
E noi ti vediamo e non sappiamo arrestare l’anima tua fuggente in apoteosi. Dall’alto la tua buona madre, esempio vigile, ti guarda mentre lo sventolio delle bandiere e il rombar dei cannoni vampanti in aurore boreali sboccia per te il purpureo perenne fiore della gloria.
Questa santa guerra di redenzione ci arrecherà molti dolori, ma noi li sapremo sopportare con coraggio latino pel compimento delle nostre aspirazioni. E tu, o Trieste, sarai nostra.
Sul colle di S. Giusto fluttuerà al vento gaiamente il tricolore. E nel meraviglioso parco di Miramare non si assiderà più il vecchio Imperatore, da dove potrà guardare con occhi grifagni la sponda opposta dell’Adriatico, no, sarà Italiano.
O Trieste, invitto baluardo del sacro sentimento d’Italianità, fra poco sarai liberata. Attendi fiduciosa.
Il fausto giorno, non è lontano no. Le baionette Italiane scintillano al sole del castello di Duino; i soldati ti guardano commossi e presto sarai sottratta all’infame giogo.
Gorizia cadrà, anche Pola, sebbene sia difesa dalle sue formidabili posizioni. Pola che racchiude le navi del vecchio criminale, da dove partono quotidiane insidie contro le nostre formidabili prore, anche Pola s’è mostrata Italiana, ha sostenuto alto il suo ideale.
E poi Zara, Spalato, Sebenico, Cattaro, tutto il litorale sarà nostro. Gli scoscesi dirupi e le rocciose isole Dalmate non nasconderanno più il sommergibile che silura le navi Italiane come l’Amalfi e la Garibaldi. Si, o Eroe dei due mondi, la nave che portava il tuo nome si è inabissata nei gorghi del non più amarissimo.
Non è la guerra dove rifulge il valore, non sono più cannonate che distruggono le navi; è la navicella insidiosa di quegl’infami austriaci di cui tu, o Eroe, hai visto le terga a Luino, a Condino, a Bezzecca e in molte altre battaglie.
Sorgerà un’altra Garibaldi più formidabile della prima, che navigherà sicura nel redento mare.

Racconto tratto da “In memoria dei Gioiesi caduti nei primi tre mesi della grande guerra” in ricordo del Capitano Carmelo Silipigni; a cura di Giuseppe Magazzù (Ed. Limitata fuori commercio, Gioia Tauro, 29 agosto 1915 – Tipografia Genovesi e Figlio – ristampa limitata Gioia Tauro, 4 novembre 2005 – Taurografiche s.r.l. – copia n° 64 di 500 per gentile omaggio dell’amico Giuseppe Magazzù Presidente Gruppo Associazione Nazionale Marinai d’Italia – Se zione di Gioia Tauro).

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