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Una Marina fra le Alpi

di Guglielmo Evangelista (*)

Forze navali e marina commerciale della Svizzera

MARINA MILITARE
Anche se è dal mare che deriva il nome “Marina”, è ovvio che si naviga dovunque ci sia uno specchio d’acqua, sia un lago che un fiume. Si tratta di esperienze diverse, ma gli ingredienti ci sono quasi tutti: tempeste e correnti, secche e scogli, lontananza da casa e, naturalmente, anche sulle acque interne non si sono risparmiati gli abbordaggi e le cannonate.
D’altra parte nei tempi meno recenti, dato che mancavano le strade, come era possibile gli eserciti ricorrevano al trasporto fluviale e lacuale. Era il modo più rapido per spostare truppe e rifornimenti e, quando la strategia lo richiedeva, in tutte queste zone si svolgevano su larga scala operazioni anfibie.
Quindi anche la Svizzera, ricca di laghi e di fiumi, ha la sua storia navale che è ricca di avvenimenti bellici che risalgono specialmente ai tempi in cui la neutralità della Confederazione non era stata ancora proclamata ed era un continuo azzuffarsi dei Cantoni fra loro e con gli stati confinanti.
La storia registra fatti d’arme navali durante la guerra Zurigo (1440-1450) sull’omonimo lago e sul lago di Neuchatel durante la guerra di Borgogna combattuta pochi decenni dopo.
Merita anche essere ricordata l’attività di Simone da Locarno (anche se all’epoca il Canton Ticino non era ancora un territorio svizzero) che nel XIII secolo fu Capitano Generale della flotta Viscontea sul lago Maggiore e che nelle contese contro i Torriani comandò numerose azioni ad Arona e nel nord del Verbano, conseguendo anche una brillantissima vittoria navale a Germignaga.
Spesso venivano impiegate barche mercantili requisite oppure semplici zattere, ma furono in servizio anche vere e proprie navi da guerra: sul lago Maggiore i visconti impiegavano le ganzerre, unità sottili a remi adatte al pattugliamento ed alla scorta dei convogli mentre brigantini e galere armate dai Cantoni di Ginevra e Berna presidiavano il lago di Ginevra per fronteggiare la flottiglia che il Duca di Savoia teneva a Thonon e a Villeneuve.
A fine ‘700 era comandante in capo della marina bernese il colonnello Auguste de Croisaz ma nel 1793, qualche anno prima dell’invasione napoleonica, tutte le armate lacuali vennero disarmate e per oltre un secolo non si parlò più di flotte, grandi o piccole che fossero.
Anche quando la Svizzera entrò in possesso nel 1859 delle tre cannoniere austriache del lago Maggiore, internate a Magadino dopo l’avanzata franco-piemontese, ritenne superfluo usarle per pattugliare e tanto meno difendere la sua piccola porzione di lago così che le rivendette all’Italia.
Da allora fino ad oggi le uniche navi militari che si sono viste sui laghi svizzeri sono state imbarcazioni di limitate dimensioni e con armamento leggero appartenenti alle varie forze e corpi armati della Confederazione  destinate a compiti di pattugliamento e sorveglianza: va però notato che questi compiti sono tutt’altro che sinecure se si considera l’eterna lotta anticontrabbando e tanto meno lo furono durante le due guerre mondiali quando la Svizzera si trovò completamente accerchiata dalle potenze belligeranti e non sempre ben intenzionate riguardo alla sua neutralità.
Durante la prima guerra mondiale, nel 1917, entrò in servizio una nutrita flottiglia di motoscafi militari poi dismessi dopo il conflitto.
Accenna ad essi indirettamente Ernst Hemingway nel suo “Addio alle armi” nel capitolo in cui il protagonista, dopo aver disertato, raggiunge la Svizzera con la sua compagna su una barca a remi:

…Poi udimmo un’altro ronzio di motore, ma anche questa volta, fermo sui remi, sentii il rumore svanire sull’acqua.

– Credo che siamo in Svizzera, Cat. – Dissi

– Proprio?

– Ma non è certo finché non vedremo i soldati svizzeri

– O la flotta svizzera?

– La flotta svizzera non è una fiaba per noi. L’ultimo battello doveva essere proprio la flotta svizzera.

Nella seconda guerra mondiale il problema si ripresentò, aggravato dal fatto che ora i tedeschi occupavano anche tutto il tratto francese del lago di Ginevra.
Si ebbe anche qualche sparatoria fra i militari svizzeri e “sconosciuti”, in pratica degli infiltrati che cercavano di entrare nel paese con sbarchi notturni per evitare i canali ufficiali con lo scopo di controllare qualcuno dei tanti avversari politici rifugiatisi nella confederazione oppure di saggiarne la vigilanza e le difese.
Nel 1942 furono costruiti dei piccoli pattugliatori, leggeri ma veloci e armati con un cannoncino da 20 mm che furono messi a capo di flottiglie di imbarcazioni requisite usate sui laghi di frontiera e organizzati su nove compagnie che nel dopoguerra furono ridotte ad una sola, ma successivamente tre di esse furono ricostituite.
Queste motovedette ebbero vita piuttosto lunga e nel 1980 vennero sostituite da dieci nuove unità distribuite fra i laghi di Ginevra, di Costanza, di Lugano e il lago Maggiore.
L’attività navale oggi è inquadrata nella specialità del Genio Salvataggio dell’esercito svizzero: in guerra, in operazioni di pace o in caso di interventi per calamità naturali questa specialità deve essere in grado di offrire un supporto multiforme e versatile e dispone di un elevato numero di esperti soldati che sono volontari in servizio permanente a differenza della massa dell’esercito che si vale di militari di leva, istruiti e poi periodicamente richiamati per brevi periodi.
Le competenze affidate al Corpo impongono che esso sia rapidamente disponibile in qualsiasi luogo sia richiesto il suo intervento e, di conseguenza, un teatro operativo che non può mancare è quello dei corsi d’acqua. Per questo esiste la Compagnia Motoscafi per la vigilanza dall’acqua di installazioni militari, per interventi di soccorso o per il pattugliamento dei confini assieme alle altre forze di polizia o per l’appoggio alle operazioni dei sommozzatori dell’esercito.
Il personale può assumere la qualifica di “fuciliere di bordo”.
Le unità in servizio sono armate con mitragliere da 12,7 millimetri e 16 nuovi pattugliatori sono in programma.
Ad ogni modo non esiste nell’ambito delle forze armate una Marina Militare intesa come specialità autonoma.

 

MARINA MERCANTILE
Più recente e per certi aspetti più prestigiosa è la storia della marina mercantile.
In primo luogo bisogna ricordare che, sui laghi e sui fiumi, in particolare il Reno che raggiunge Basilea dove si trova un grande porto, esiste tutta una serie di imbarcazioni fluviali (chiatte, rimorchiatori, battelli turistici ecc.) non diversi da quelli in attività su tutte le acque interne europee e che ben conosce chiunque abbia viaggiato in quei paesi.
Nonostante se ne parli da quasi due secoli non è stato mai attivato un servizio fra l’Adriatico e la Svizzera attraverso il Po e il lago Maggiore; ci sono stati molti esperimenti e più di una volta alcune piccole navi sono riuscite a percorre l’itinerario da Venezia a Magadino, ma le condizioni di navigabilità del Po impediscono qualsiasi ipotesi di sviluppo commerciale.
Il primo piroscafo svizzero apparve sul lago di Ginevra nel 1823 con il nome di Guglielmo Tell. Seguì tre anni dopo il Verbano sul lago Maggiore.
E’ da ricordare che la marina fluviale svizzera, fra le due guerre, gestì una scuola nautica per i futuri marinai del Reno. Era ispirata alla nave Garaventa di Genova in quanto gli allievi vivevano a bordo della chiatta Levantina opportunamente adattata ormeggiata nel porto di Basilea, erano sottoposti ad una disciplina di tipo militare e portavano una l’uniforme. Oggi in Svizzera esiste una cinquantina di scuole nautiche e corsi professionali per costruttori.

Molto più interessante è però la flotta oceanica che è piuttosto numerosa, attrezzata e moderna ma che, ovviamente, non ha mai toccato la madrepatria e vi si avvicina, al massimo, quando fa scalo al porto di Genova.
La prima nave, appartenente ad un americano oriundo svizzero, fu il Guglielmo Tell che, dietro regolare autorizzazione del governo di Berna, a metà ‘800 inalberò la bandiera della Confederazione sui mari degli Stati Uniti.
A questa seguirono altre navi ma benché fossero di proprietà svizzera portavano le bandiere di altri stati e comunque solo occasionalmente facevano servizio per la Confederazione.
La Svizzera  sentì necessità di una propria flotta mercantile solo quando dopo il 1940, completamente isolata, anche economicamente, dal resto del mondo dalle potenze dell’Asse, cercò di approvvigionarsi di materie prime provenienti dai paesi extraueopei, pur con tutte le difficoltà connesse al fatto che le merci portate dalle navi, giunte a Genova o a Rotterdam, dovevano essere trasbordate su chiatte o per ferrovia valendosi della benevolenza e delle sempre più precarie comunicazioni interne dei belligeranti.

La prima unità risale al 1941 e portava il nome di Calanda, inaugurando la tradizione che vuole, quasi per contrappunto, che la maggior parte delle navi porti il nome di montagne. Era stata costruita in Inghilterra nel 1913 e al momento dell’acquisto jnalberava la bandiera panamense.
I danni subiti dalla flotta durante la guerra furono gravi: il Mount Lycabettus scomparve nel 1942 in Atlantico, forse silurata da un sommergibile tedesco e il Generoso (altro nome di una montagna) nel 1944 affondò per una mina a Marsiglia, mentre il Maloja fu affondato al largo della Corsica da un aereo rimasto sconosciuto ed altre subirono pesanti mitragliamenti.
Durante il conflitto si arrivò ad avere una cinquantina di unità fra navi di proprietà e navi noleggiate.

Come abbiamo appena visto la famosa neutralità svizzera, ampiamente conclamata e pur quasi sempre rispettata non fu talvolta sufficiente a mettere al riparo le sue navi dai guai, come non lo fu per le navi svedesi, quelle spagnole e portoghesi nonostante tutte avessero enormi bandiere nazionali verniciate su ogni superficie utilizzabile e di notte viaggiassero illuminate come alberi di Natale.
Oggi esistono sei compagnie armatrici. Le navi in servizio sono 46, per circa un milione e mezzo di tonnellate, immatricolate formalmente nel porto di Basilea ed appartengono di tutti i tipi: portarifunsa, chimichiere, portacontainer, cisterne…
Le modernissime Tzoumaz, Diavolezza, Bregaglia, con le loro 87000 tonnellate, possono competere con tutte le migliori unità dei paesi marittimi.
Fino al momento attuale hanno inalberato la bandiera svizzera 221 navi, da un dislocamento di 440 tonnellate in su.
Una delle più recenti unità è il veliero Salomon usato per il recupero di giovani disadattati ed infine esistono quasi duemila unità private fra yacht e piccole imbarcazioni autorizzate, a determinate condizioni, a portare la bandiera crociata.
Se la flotta è abbastanza numerosa tanto da porre la Svizzera al 59° posto nella classifica mondiale, non altrettanto si può dire per gli equipaggi che sono in massima parte provenienti dal sud est asiatico: d’altra parte il cittadino svizzero, per l’ambiente in cui nasce e vive, non è particolarmente sensibile al richiamo del mare, vacanze balneari a parte.

I marinai svizzeri si contano –letteralmente- sulle dita delle mani e il loro numero è diminuito radicalmente specialmente dopo che il Governo ha rinunciato a integrare i loro stipendi.
Infatti gli emolumenti ricevuti dai contratti armatoriali, peraltro molto spesso più sostanziosi di quelli dei lavoratori terrestri, italiani compresi, non erano e non sono tali da essere competitivi con quelli svizzeri.

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8 commenti

  • Francesco Carriglio

    Molto interessante. Una volta per “offendere” un marinaio si diceva che era un marinaio d’acqua dolce …sicuramente era uno sproposito …e questa pagina ne è testimonianza. Grazie per la pubblicazione.

  • EZIO VINCIGUERRA

    Buongiorno carissimo e stimatissimo Guglielmo Evangelista, grazie per questo interessantissimo articolo che mi auguro sia apprezzato dai lettori del mio piccolissimo e modestissimo blog. Nel complimentarmi per questa bellissima disamina, gradisca da questo petulante marinaio emigrante di poppa, un abbraccio grande come il mare e grande ed immenso come il suo cuore di Marinaio per sempre.

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