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15 agosto 2015, Emilio Bianchi

a cura Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

Emilio Bianchi (Sondalo, 22 ottobre 1912 – Torre del lago, 15 agosto 2015)

Addio Emilio,
anche se molti di noi, come me, non ti conoscevano personalmente, mi sento di dire a nome di tutta la grande famiglia dei marinai, che occuperai per sempre un posto speciale nei nostri cuori.
 Hai vissuto una vita sicuramente intensa e fuori dal comune, una vita straordinaria come la tua fine terrena, tra cielo, mare e abissi…

Un abbraccio grande, profondo e trasparente, a te e ai tuoi cari, come quel mare che ci portiamo dentro e che nessuno mai potrà inquinarci.
Adesso sei salpato per l’ultima missione, risposa in pace, nell’immenso grande mare di Nostro Signore tu che sei stato un Marinai di una volta, un italiano.
Noi ti ricordiamo come operatore nella Xª Flottiglia MAS della Regia Marina durante la seconda guerra mondiale con il grado di Capo di terza classe Palombaro, decorato con la Medaglia d’oro al valor militare per quell’indimenticabile impresa:


«Eroico combattente, fedele collaboratore del suo ufficiale dopo averne condivisi i rischi di un tenace, pericoloso addestramento lo seguiva nelle più ardite imprese e, animato dalla stessa ardente volontà di successo, partecipava con lui ad una spedizione di mezzi d’assalto subacquei che forzava una delle più potenti e difese basi navali avversarie, con un’azione in cui concezione operativa ed esecuzione pratica si armonizzavano splendidamente col freddo coraggio e con l’abnegazione degli uomini. Dopo aver avanzato per più miglia sotto acqua e superato difficoltà ed ostacoli di ogni genere, valido e fedele aiuto dell’ufficiale le cui forze erano esauste, veniva catturato e tratto sulla nave già inesorabilmente condannata per l’audace operazione compiuta. Noncurante della propria salvezza si rifiutava di dare ogni indicazione sul pericolo imminente, deciso a non compromettere l’esito della dura missione. Col suo eroico comportamento acquistava diritto all’ammirata riconoscenza della Patria e al rispetto dell’avversario».
Alessandria d’Egitto 18-19 dicembre 1941.
Emilio BIANCHI
 Capo Palombaro di 3a Classe
Medaglia d’oro al Valor Militare.

Nacque a Sondalo (Sondrio) il 22 ottobre 1912. Volontario nella Regia Marina dal marzo 1932 ed assegnato alla categoria Palombari, frequentò il Corso di specializzazione presso la Scuola C.R.E.M. del Varignano (La Spezia) ed al termine imbarcò sulla nave idrografica Ammiraglio Magnaghi, con la quale compi poi due crociere idrografiche nell’Egeo e nel Mar Rosso.
Nel 1934 imbarcò sull’incrociatore Fiume, dove conseguì la promozione a Sottocapo, e nel 1936 venne destinato al 1° Gruppo Sommergibili di La Spezia. Conseguita la promozione a Sergente nel 1937, passò ad operare nella 1a Flottiglia MAS, dando inizio all’addestramento che lo doveva poi far diventare Operatore dei mezzi d’assalto subacquei.
Durante il conflitto partecipò, nel grado di 2° Capo, ai due tentativi di forzamento della base inglese di Gibilterra (ottobre e novembre 1940), quindi all’audace forzamento della base di Alessandria come 2° operatore dell’LSC (maiale) n. 221 condotto dal Tenente di Vascello Luigi Durand de La Penne. Partito da bordo del sommergibile Sciré nella notte del 18 dicembre, dopo aver superato gli sbarramenti penetrò con il suo capo operatore all’interno del porto e portò il suo mezzo esplosivo sotto la chiglia della nave da battaglia inglese Valiant, che per lo scoppio, affondò all’alba del 19 dicembre. Colpito durante il tragitto da intossicazione di ossigeno, a causa del durissimo sforzo che ebbe a compiere durante le cinque ore di immersione, costretto a risalire a galla, dopo qualche tempo fu scoperto dalle sentinelle di bordo e, assieme al suo comandante, rinchiuso in un locale di bordo posto nelle immediate vicinanze della santabarbara. Salvatosi fortuitamente dopo lo scoppio della carica, che provocò l’affondamento della nave, venne condotto in un campo di concentramento e rimpatriato al termine del conflitto. Promosso per meriti di guerra Capo di 3a Classe e di 2a Classe, nel 1954, a scelta, conseguì la promozione a Capo di 1a Classe Palombaro.

Nel grado di Ufficiale del C.E.M.M. prestò successivamente servizio al Centro Subacqueo del Varignano, al Nucleo Sminamento di Genova ed infine all’Accademia Navale di Livorno, terminando la carriera nel grado di Capitano di Corvetta (CS).
Altri riconoscimenti per merito di guerra:
Promozione a Capo 3a Classe (1941);
Promozione a Capo 2a Classe (1941)

18 dicembre 1941,ore 09.00, la Notte di Alessandria, un’eccezionale operazione di squadra

 “II mezzo d’assalto è l’unico mezzo di guerra che chieda a se stesso la prodigiosa caratteristica di realizzare risultati decisivi senza mettere in lutto nessuna famiglia. Ciò lo pone in posizione di inequivocabile legittimità di fronte al diritto marittimo di guerra, ma soprattutto colloca gli operatori in posizione morale ineguagliabile”. Queste le parole dell’ammiraglio Spigai, futuro Capo di Stato Maggiore della Marina, nel proprio celebre Cento uomini contro due flotte, il primo libro dedicato alle le gesta degli incursori della Marina.
Le imprese dei mezzi d’assalto, impegnati durante la seconda guerra mondiale in operazioni che stupirono il mondo, sfidando il nemico fin nelle proprie basi più munite, sono probabilmente tra le più note azioni di guerra di tutti i tempi.
Queste vicende sono spesso descritte privilegiando l’operato dei singoli, facendo spesso dimenticare i fattori di competenza, dedizione ed eccellenza tecnologica di cui l’incursione italiana è il prodotto finale e che sono espressione di tutta la Marina e, in ultima istanza, patrimonio comune dell’intera comunità nazionale. L’audace missione di Alessandria viene preceduta da un’attenta opera di studio delle difese avversarie, messa a punto, sin dall’ estate del 1941, avvalendosi con intelligenza e fantasia, sia delle decrittazioni dei messaggi radio avversari, sia delle catture di documenti e mappe inglesi ottenuti nelle forme più diverse. Uno dei casi più eclatanti è senz’altro l’avventuroso recupero dal fondo del mare della documentazione segreta custodita a bordo del relitto del cacciatorpediniere britannico Mohawk, silurato e affondato dal caccia italiano Tarigo.
Il conto alla rovescia per l’attacco ha inizio con l’imbarco dei mezzi d’assalto tipo SLC, poi universalmente noti come “Maiali”, sul sommergibile Sciré, che parte dalla Spezia alle 23:00 del 3 dicembre 1941, diretto alla base italiana di Lero, nel Dodecaneso, dove arriva la sera del 9; durante il tragitto, avvistato da un aereo britannico, sfugge all’identificazione salutando allegramente il velivolo avversario salvo trasmettere prontamente, con il proiettore, il corretto segnale di riconoscimento inglese del giorno, ovviamente ottenuto grazie all’opera del Servizio Informazioni Segrete della Marina, come scopriranno con raccapriccio gli investigatori britannici il mese successivo dopo aver esaminato tutti i rapporti dei ricognitori del novembre-dicembre 1941. 
Alle 07:00 del 14, imbarcati gli operatori, il battello lascia gli ormeggi e inizia la navigazione occulta verso Alessandria, emergendo solo di notte per ricaricare le batterie e verificare la rotta. La sera del 17 dicembre 1941 arriva la conferma della presenza in porto di due navi da battaglia da parte del comando centrale della Marina – DA SUPERMARINA: accertata presenza in porto due navi da battaglia. probabile portaerei: ATTACCATE – e, caricate al massimo aria ed energia elettrica, lo Scirè inizia la sua incredibile corsa sottomarina attraverso gli sbarramenti minati, sempre al di sotto dei 60 m di profondità e su fondali rapidamente decrescenti, per emergere, infine, in posizione perfetta a 1.3 miglia nautiche per 356° dal fanale di Alessandria.
Assegnati i bersagli, i sei uomini del gruppo d’assalto, ripartiti in tre coppie, procedono verso la base nemica: il tenente di vascello Luigi Durand De la Penne con il Capo Palombaro Emilio Bianchi, il capitano del Genio Navale Antonio Marceglia con il Sottocapo Palombaro Spartaco Schergat, il capitano delle Armi Navali Vincenzo Martellotta con il Capo Palombaro Mario Marino si avviano a compiere un’ impresa leggendaria nella storia della nostra Marina e in quella navale di tutti i tempi.
Affondando con testate esplosive le due navi da battaglia britanniche HMS Queen Elizabeth (33.550 tonnellate) e HMS Valiant da (27.500 tonnellate) e danneggiando la petroliera Sagona (7750 tonnellate) e il cacciatorpediniere Jervis (1690 t) gli operatori mettono a segno un’impresa epica e una straordinaria vittoria nei confronti di quella che era, all’epoca, la maggiore Marina del mondo, cosa che induce lo stesso primo ministro inglese Winston Churchill a scrivere: “nel corso di alcune settimane l’intera flotta da battaglia nel Mediterraneo orientale è stata eliminata come forza combattente”.
Per raggiungere questo risultato strategico, però, gli incursori hanno operato avendo alle spalle l’intera Marina, una forza i cui ufficiali, sottufficiali e marinai, senza distinzione di grado, corpo o specialità, supportati da tecnici e operai civili, hanno lavorato per anni con impegno appassionato per preparare mezzi sempre più affidabili e per addestrarsi al loro impiego con la massima sicurezza. Molte azioni, inoltre, hanno potuto essere realizzate soltanto grazie agli eccezionali risultati, rimasti celati per decenni, ottenuti gli “uomini ombra” del Reparto Informazioni dello Stato Maggiore della Marina.

È inoltre evidente che gli straordinari sforzi dei mezzi d’assalto sarebbero serviti a ben poco se non fossero stati inquadrati in una strategia finalizzata a garantire l’esercizio del Potere Marittimo. I primi risultati dell’impresa di Alessandria appaiono evidenti sin dai giorni e mesi immediatamente successivi a quella notte: La Marina italiana riesce, infatti, a mettere a segno una lunga serie di efficaci azioni offensive che portano alle operazioni della Squadra del febbraio, marzo, giugno e agosto 1942 contro i convogli britannici diretti a Malta.
E proprio nell’azione di maggior successo, passata alla storia come Battaglia di Mezzo Giugno, la formazione navale inglese che tenta, nel corso dell’operazione Vigorous, di arrivare in quell’isola assediata, parte da Alessandria e torna indietro perché non ha nulla da opporre alla tempestiva uscita in mare delle navi da battaglia italiane salpate da Taranto.
Il 1st Battle Squadron della Mediterranean Fleet, tradizionale fiore all’occhiello della Royal Navy, non esiste più dal dicembre 1941.
Tratto da www.marina.difesa.it

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