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14.8.1888, Giacinto Pullino e la sperimentazione della nuova variante al varo tradizionale delle navi

di Antonio Cimmino

Giacinto Pullino nel regio cantiere navale di Castellammare di Stabia
Ispettore generale del Genio Navale, iniziò la sua brillante carriera nel 1864 come sottoingegnere di 2° classe e insegnate nella scuola di applicazione per gli allievi ingegneri, per la quale redasse un testo sulla resistenza dei materiali e sulla meccanica applicata.

Dopo varie destinazioni, tornò di nuovo a Castellammare nel 1874 come vicedirettore delle costruzioni navali. Nel cantiere stabiese mise a frutto le sue qualità di insigne matematico studiando, con l’ausilio di modellini, la resistenza dei liquidi sugli scafi in movimento.

Primo esperimento di vasca navale in Italia, Pullino utilizzo le vasche con acque minerai dove venivano sistemati i tronchi utilizzati per lo scafo delle navi in legno (avendo accertato, anche sulla base di studi inglesi e russi che l’acqua minerale favoriva la resistenza del legno usato per il fasciame esterno).

Come vicedirettore diresse il varo della prima corazzata a torri girevoli progettata da Benedetto Brin.
Al varo dell’unità, la più potente del mondo in quel periodo, parteciparo ambasciatori e regnanti e il Re volle premiarlo nominandolo, motu proprio, direttore del regio cantiere. Con tale incarico, sempre a Castellammare, perfezionò le tecniche del varo.
Successivamente la carriera di Giacinto Pullico fu tutta in ascesa, nominato in prestigiosi incarichi, fino ad essere eletto deputato nella XVIII legislatura ( a quei tempi la carica era effettivamente onorevole). Si spense a Baldissero Canadese (Torino) il 16 agosto 1898. Era nato a Castellamonte (Ivrea) il 24 gennaio 1837.

Vari paralleli
Il 14 agosto 1888 nell’arsenale di Spezia il direttore delle costruzioni navale Comm. Giacinto Pullino (ideatore e costruttore nel 1891 del primo sommergibile italiano, il Delfino), sperimentò una variante al varo tradizionale sullo scalo di costruzione.
Due incrociatori torpediniere della classe Goito e precisamente il Montebello e il Monzambano, furono varati nella stessa giornata e sullo stesso scalo.

Solo che il Montebello, sistemato lungo l’asse longitudinale del piano inclinato, fu varato nel modo tradizionale. Subito dopo il Monzanbano, costruito parallelamente, fu trascinato lateralmente sullo scalo al posto della nave precedente e varato a sua volta.
Il tutto si svolse felicemente nel giro di un paio d’ore.
Le due unità sperimentali e similari, avevano un dislocamento rispettivamente di 801 e 856 tonnellate; erano lunghe 73,4 metri (fuori tutta), larghe 7,88 metri e con un’immersione di 3,60 metri.

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