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Una piccola comunità ligure nell’oceano Atlantico

di Luigi Griva

Una bella storia di solidarietà marinara lega Camogli – città simbolo della marineria velica ligure –, Varazze – città simbolo della cantieristica in legno – e Tristan de Cunha, isoletta sperduta nell’Atlantico del sud, capoluogo di un arcipelago, dal 1815 appartenente alla Gran Bretagna come Territorio britannico d’ oltremare , dipendente da S.Elena, sede del Governatore, da cui è distante 1800 miglia.
Nel 1892 il brigantino a palo Italia, costruito a Varazze nel 1882 nei cantieri Cerruti per gli armatori Dall’Orso di Chiavari e comandato dal capitano Roberto Perasso, in navigazione dalla Scozia per il Sud Africa con un carico di carbone, rischiava di naufragare per fuoco a bordo. Una esplosione si era infatti verificata nella stiva di prua della nave, alimentata dai gas prodotti dal carbone, e l’incendio minacciava, la nave di legno.

Il capitano Perasso tentò di raggiungere la terra più vicina: l’isola di Tristan de Acunha, nell’arcipelago omonimo, portando l’Italia ad arenarsi sottovento, in prossimità della costa meridionale dello’isola, salvando così tutto l’equipaggio. L’occasione straordinaria fu vissuta con grande partecipazione dagli abitanti dell’isola, che si erano dati una struttura amministrativa comunitaria ed egalitaria, che si prodigarono per rendere meno dolorosa l’attesa del passaggio di qualche nave. Dal canto loro, i marinai si misero a disposizione della comunità, ricambiando l’ospitalità con lavori utili al miglioramento del capoluogo, Edynburgh. Si creò così un legame talmente stretto, che al momento di ritornare in Europa, due dei marinai dell’equipaggio, Andrea Repetto e Gaetano Lavarello rimasero sull’isola, mettendo su famiglia con due nipoti del sindaco, Frances e Jane.
I discendenti continuarono poi a mantenere i contatti con la terra d’origine, scambiandosi doni e notizie, sino a che Jean Lavarello, nipote di uno dei marinai del brigantino, impiantò il telefono satellitare sull’isola, togliendo Tristan de Cunha dall’isolamento, e il Capo isola , si recò a Camogli in visita, in occasione del centenario dell’evento, nel 1992 .


Questa piccola storia di solidarietà marinara è stata ricordata nel 2007 dal direttore del Museo Marinaro di Camogli, il comandante Pro Schiaffino, nella prima delle Effemeridi pubblicate dal Museo , sulla base delle memorie di uno dei camogliesi rimpatriati, Agostino Lavarello, ed è ora scenario di una nuova pubblicazione , “Milleottocento miglia a sud di Sant’Elena” di Giuseppina M. Piretti . Un romanzo pensato intorno a questa vicenda, alla quale l’Autrice è giunta sulle orme di Agostino fratello del bisnonno, sopravvissuto a ritornato a Camogli.
Verrà presentato nel Civico Museo “Gio Bono Ferrari” di Camogli (2), sabato 17 giugno alle ore 18.

(1) Digita Luigi Griva sul motore di ricerca del blog per gli altri articoli;
(2) Si consiglia vivamente la visita al Museo.

5 commenti

  • Luigi Griva

    Caro Ezio ,

    a mia volta mi fa sempre piacere leggerti : dai tuoi scritti
    traspare umanità e cordialità .

    Davvero, se progetterai un giro in Liguria, fammi sapere : ti
    incontrerò volentieri !

    Un aabbraccio , Luigi

  • EZIO VINCIGUERRA

    Buongiorno Luigi carissimo e stimatissimo, sono certo che deve essere un gran bel libro …verrà quel giorno che potrò conocere te e visitare il Museo Museo Marinaro “Gio Bono Ferrari” di Camogli?
    Spero tanto di si!

    Un abbraccio grande come il mare e grande anche come il tuo cuore.

  • Marinaio Leccese

    Si ringrazia Luigi Griva e il museo Gio Bono Ferrari di Camogli per la recensione e per l’amore del mare

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