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Riccardo Grazioli Lante della Rovere
 (Roma 21.4.1887 – 28.10.1911) – 78° anniversario dell’inaugurazione della Caserma

di Pancrazio “Ezio” Vinciguerra

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ezio-pancrazio-vinciguerra-www-lavocedelmarinaio-com_10Nasce a Roma il 21 aprile 1887, dopo aver conseguito la maturità classica, a soli 17 anni entrava nell’Accademia Navale di Livorno, uscendone con il grado di Guardiamarina nel 1907 e conseguendo poi la promozione a Sottotenente di Vascello
il 15 maggio 1910.
Da allievo dell’Accademia prese imbarco, per le crociere d’istruzione, sulle navi scuola “Vespucci” ed “Etna”, navigando nel Mediterraneo e nell’Oceano Atlantico, dove ebbe modo di visitare l’Irlanda e la Scozia, e quindi nel Mar del Nord fino al Baltico.
Già nelle sue prime destinazioni d’imbarco, dopo l’Accademia (nave Regina Margherita e nave Vesuvio), il Sottotenente di Vascello Grazioli ebbe modo di distinguersi per il suo carattere pieno di entusiasmo e di coraggio.

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Nel 1909 prese imbarco sull’incrociatore “Puglia” destinato ad una crociera in estrema Oriente. Con tale nave risalì il fiume Yan-se-Kiang sino ad Han Kew e Nan Kim, poi visitò le coste fino a Sakaline e Shan-Hai-Kwan, dove era un distaccamento di marinai italiani.
 Nel 1910, sbarco dal “Puglia” e venne destinato al Distaccamento Marina di Pechino, posto a difesa della Legazione Italiana in Cina, restando presso quel Comando per oltre 18 mesi.
 Appassionato rocciatore ed esploratore, durante la permanenza a Pechino, il Grazioli effettuò un viaggio nella Mongolia Meridionale (Manciuria) e con la sola compagnia di guide locali visitò il bosco sacro, presso le tombe imperiali Tum-Ling, ancora non conosciuto dagli europei; al rientro riportò una mappa del percorso ricca di dati ed appunti.
Il 7 luglio fece rientro in Italia e a fine settembre prese imbarco sulla Regia Nave “Marco Polo” con la quale si doveva trovare, il mese successivo, impegnato nelle operazioni militari per l’occupazione di Homs (Libia), nel conflitto italo – turco del 1911 – 1912.
Il 23 ottobre 1911, in vista di una offensiva delle truppe italiane sul Magreb, ricevette l’ordine di recarsi a terra con l’incarico di verificare le posizioni assunte dai reparti da sbarco e dai bersaglieri e ricavarne dati utili per il tiro delle artiglierie di bordo. Eseguì prontamente e brillantemente l’ordine e, rientrato a bordo con le notizie richieste, chiese ed ottenne di ritornare a terra per meglio stabilire i collegamenti tra le truppe combattenti a terre e le unità navali. Nel corso di questa seconda missione, saputo che il suo collega Corradini era stato costretto ad abbandonare il comando della batteria di Marina colà operante poiché ferito, corse a sostituirlo, riuscendo a riorganizzare ed a motivare quel nucleo di marinai scossi per le gravi perdite ed esauriti per i continui attacchi e gli ininterrotti combattimenti. Sotto la sua guida l’intera batteria rientrò dietro le linee italiane e nei giorni seguenti si riorganizzò a difesa del settore assegnato.
Il giorno 28 ottobre la batteria fu nuovamente e ripetutamente attaccata da soverchianti forze arabo-turche costituite da due reparti, di circa 500 armati ciascuno, convergenti sulla batteria da direttrici diverse. Verso le 11,30 l’attacco delle forze avversarie, strenuamente contrastato dalla batteria di Marina e da una un plotone di bersaglieri al comando del Tenente Martini, raggiunse il massimo della intensità. Quando il Martini cadde mortalmente ferito alla tempia da una pallottola di fucile, Grazioli Lante assunse il comando anche di quel reparto, esponendosi ove maggiore era il pericolo, per rincuorare i combattenti e meglio incitarli a contrastare il nemico avanzante.
Cadde al proprio posto di comando colpito mortalmente alla testa da tre pallottole nemiche.
Il 30 ottobre il feretro del valoroso ufficiale, sul quale era stata posta una corona di palme a simbolo di gloria e di dolore per la Marina tutta, ricevuti gli onori militari solenni sotto bordo della nave “Marco Polo” veniva imbarcato sulla nave ospedale “Regina Margherita” dell’Associazione Cavalieri Italiani del S.O.M. di Malta.
A Tripoli la salma fu poi trasbordata sul piroscafo “Enrichetta” ed il 2 novembre sbarcata a Napoli, e da questa città trasferita a Roma dove, alla presenza del Ministro della Guerra, del Ministro della Marina, di rappresentanti di Casa Savoia, delle massime autorità politico-militari della capitale e con la partecipazione di un reparto di bersaglieri combattenti ad Homs, si svolse la maestosa cerimonia dei funerali dell’Eroe. Il feretro, avvolto dalla bandiera della nave “Marco Polo”, venne sepolto al cimitero del Verano a Roma, nella cappella di famiglia.
La sua morte fu pianta da tutta l’Italia e numerosi poeti, come Guido Mazzoni, Fausto Salvadori e Alfredo Baccelli scrissero odi in memoria di questo purissimo eroe. Lo stesso Gabriele D’Annunzio, nella sua famosa composizione poetica “La canzone dei trofei”, piange la morte di Riccardo Grazioli Lante della Rovere.

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Onorificenze
Medaglia d’Oro al Valor Militare (alla memoria)
 concessa con la seguente motivazione:
“Il 23 ottobre ad Homs, dopo aver compiuto arditamente una prima missione a terra sul terreno battuto dal fuoco nemico, sbarcato una seconda volta per raccogliere notizie, affidò ad altri l’incarico avuto di portarle a bordo e di propria iniziativa accorse a sostituire il Comandante la batteria da sbarco rimasto ferito. 
Rianimò ed infuse nuovo ardimento negli uomini esausti per le perdite subite, le fatiche e il digiuno; provvide a raccogliere il materiale gravemente danneggiato e, malgrado l’oscurità della notte e il non interrotto fuoco nemico, attraverso gravi difficoltà del terreno, ricondusse la batteria al completo dei trinceramenti.
 Il 28 ottobre pure ad Homs, esempio ai suoi di eroica fermezza, comandò la batteria da sbarco della sua nave esponendosi arditamente al fuoco nemico per dirigere il tiro, finché cadde mortalmente ferito”. 
(Homs, 23 – 28 ottobre 1991)
 R.D. 27 novembre 1912.

In suo onore la città di Roma, in ricordo dell’eroico suo cittadino, volle intitolargli una via cittadina e, nel quartiere Pianciano in via Tevere, anche una scuola elementare.

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La Marina nel giugno 1912, per meglio ricordare ai posteri la figura dell’eroico ufficiale, nell’isola di Ajo Kyriaky-Stampalia (Dodecanneso – Mar Egeo), costruì ed armò una batteria navale, con annessa caserma, che intitolò a questa fulgida figura di eroe.
Successivamente, nel 1921, il rimorchiatore d’altura “Falco” dopo essere stato trasformato in cannoniera di scorta, assumeva la nuova denominazione “ Grazioli Lante Riccardo”. L’unità costruita presso i cantieri navali inglesi di Aberdeen, venne varata nel 1912 ed entrata in servizio nel 1915. Dopo la trasformazione in cannoniera venne aggregata alle Forze Navali del Basso Adriatico e Mar Jonio fino al 1936.
Dal 1936 al 1938 fu impiegata come “Nave Servizio Fari” e nel 1939 quale dragamine alle dipendenze del Comando Marina della Libia Orientale. Per il primo semestre del 1940 l’unità riprese la propria attività di cannoniera di scorta, operando alle dipendenze del Comando in Capo del Dipartimento M.M. di Taranto per passare poi nuovamente alle dipendenze del Gruppo N.U.L. di Taranto, ad operare quale nave servizio fari. La nave Grazioli Lante fu definitivamente radiata alla fine del 1941.

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Breve storia della caserma Grazioli Lante a Roma
Con il trasferimento della capitale d’Italia da Firenze a Roma, avvenuto il 20 settembre 1870, il Ministero della Marina trovò la sua sede provvisoria presso il convento di Sant’Agostino, in via della Scrofa, mentre il personale militare alloggiò presso il convento francescano di via Sant’Andrea delle Fratte, requisito per l’esigenza.
Risolto il grave problema della nuova sede ministeriale con la costruzione di Palazzo Marina, la cui inaugurazione ufficiale avvenne il 28 ottobre 1928, lo Stato Maggiore rivolse la propria attenzione al grave problema del personale militare accasermato in modo non adeguato nell’ex-convento. Venne allora prospettata l’idea di costruire una caserma all’interno dei giardini di Palazzo Marina, ma la ferma e tenace presa di posizione dell’architetto Magni ne fece decadere il progetto perché la realizzazione avrebbe rovinato, in modo irrecuperabile, l’estetica del Palazzo senza peraltro raggiungere lo scopo prefissato. Si dovette pertanto procedere alla ricerca di un sito idoneo, vicino al Ministero, cu cui poter realizzare una struttura capace di accogliere sia il numeroso personale in servizio presso il Ministero, sia quello destinato ai servizi generali e logistici della sede.
L’area venne individuata nella zona del nuovo Quartiere della Vittoria, che si stava allora sviluppando sull’opposta sponda del Tevere, a poca distanza da Palazzo Marina. Dopo le necessarie pratiche burocratiche nel 1930 venne posta la “prima pietra”, e nel 1932 un primo lotto – del padiglione dell’ex Autoreparto – venne consegnato alla Marina.
I lavori per il completamento dell’intero corpo edilizio proseguirono più o meno celermente, venendo anche interrotti per una vasta inondazione della zona a causa dell’eccezionale piena del Tevere nell’inverno del 1937. L’intera opera, fu ultimata nell’ottobre del 1938 e costituì, per l’epoca, un esempio di moderna funzionalità, capace di ospitare un migliaio di marinai.
Il 28 ottobre, ricorrendo l’anniversario della morte del S.T.V. Grazioli Lante, con solenne cerimonia ufficiale alla quale parteciparono autorità militari, civili e religiose, la caserma venne intitolata all’eroe, e vi prese quindi sede il Distaccamento della M.M. di Roma.
 Dall’8 settembre 1943 al giugno 1944, con il trasferimento da Brindisi del Ministero della Marina, l’edificio venne occupato da vari reparti italiani e tedeschi.
Alla liberazione di Roma, nel giugno del 1944, l’edificio venne occupato dalle truppe americane che vi installarono un Alto Comando ed, in parte, lo trasformarono in un attrezzato ospedale militare. Di conseguenza, il Ministero Marina, ritornato nella sua sede naturale, dovette provvedere a risistemare il proprio personale altrove. Così il personale militare dei servizi venne accasermato nella Scuola Media Statale di via Monte Zebio, nel requisito Albergo Clodio ed alcuni marinai furono ospitati presso la Caserma dei Granatieri di via Ferrari.
Quando nel giugno del 1945 gl americani restituirono l’edificio alle autorità militari italiane, vi ritrovò immediata sede il Comando Marina e poi, dopo essere stati eseguiti alcuni lavori di predisposizione, il centro raccolta di militari sbandati e l’ufficio Stralcio per le pratiche di discriminazione del personale sbandato dopo l’8 settembre o aderente alla Repubblica Sociale Italiana. Soltanto nei primi mesi del 1947 venne ricostituito il Distaccamento, con il rientro di tutto il personale temporaneamente accasermato in precedenza presso le strutture citate in precedenza.
Nel ventennio successivo l’edificio subì lavori di ampliamenti e di sopraelevazione per far fronte alle sempre crescenti esigenze di alloggiamento del personale.
Nel dicembre 1962, l’infermeria di corpo vene ampliata e dotata di idonee attrezzature e macchinari specialistici.
Attualmente nella caserma Grazioli Lante hanno sede il Comando Militare Autonomo Marittimo della Capitale (istituito il 1° gennaio 2001); il Comando Distaccamento Marina Militare; un ridimensionato Servizio Sanitario (infermeria) con la 2^ sezione della Commissione Medica Ospedaliera di Taranto; l’Associazione Nazionale Marinai d’Italia ed altri enti a scopi sociali e, naturalmente gli alloggi del personale.

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La regia nave Marco Polo nella guerra italo-turca e la morte di Grazioli Lante

di Antonio Cimmino

antonio-cimmino-per-www-lavocedelmarinaio-com_1Nel 1911 la regia nave Marco Polo era inquadrata nell’Ispettorato Silurante, squadra formata dalla nave appoggio sommergibili Lombardia, l’incrociatore torpediniere Minerva, la corazzata Saint Bon, l’incrociatore corazzato Vettor Pisani, la 3° squadriglia cacciatorpediniere, la 1° sezione della 4° squadriglia cacciatorpediniere e altre siluranti dislocate nel Mar Adriatico.
Dopo alcuni interventi davanti alle coste albanesi. La nave (al comando del Capitano di vascello Maffeo Scarpis), il 12 ottobre 1911, scortò a Tripoli – unitamente alla corazzata Saint Bon e le unità della 2° Divisione della II Squadra – un convoglio di 19 piroscafo con a bordo il Corpo di spedizione del Regio Esercito al comando del Generale Carlo Caneva.

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Il Marco Polo, assieme alle unità della Divisione Navi Scuola della II Squadra Navale, fu destinato a proteggere lo sbarco di uomini e mezzi del corpo di spedizione in Tripolitania e di occupare le località costiere, nonché di mantenere le comunicazioni.
Il 17 ottobre la nave, insieme all’incrociatore corazzato Varese, fu inviata a bombardare la zona di Homs, nonché fornì una batteria da 72 mm, completa di marinai da sbarco, da sistemare sulle alture allo scopo di proteggere i soldati che, verso ovest, si accingevano ad occupare il Margheb. La batteria ed il contingente da sbarco era comandata dal sottotenente di vascello Corrado Corradini Bartoli, successivamente decorato con Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione:
”Dopo aver tenuto lodevolissimo contegno nelle operazioni della forza da sbarco a Tripoli, il 23 ottobre 1911, ad Homs, dirigendo un reparto di artiglieria da sbarco, dimostrò calma e coraggio sotto il violento fuoco dei turco-arabi, mantenendo la sua serenità anche dopo essere stato ferito alla testa da un proiettile nemico”.

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Nel frattempo il contingente dei bersaglieri, spingendosi troppo in territorio nemico, stava per soccombere. Il comandate del Marco Polo inviò a terra il sottotenente di vascello Grazioli Lante per avere la posizione delle truppe nemiche onde poter cannoneggiarle e permettere lo sganciamento dei soldati italiani. Con coraggio il sottendente, procuratosi un cavallo, si avventurò verso il Margheb e, tornato alla neve, fornì le coordinate necessarie per il cannoneggiamento di sgancio.
Grazioli Lante tornò una seconda volta a terra il 28 ottobre per comandare la batteria dopo che il collega Corradini era stato ferito, lasciando un suo sottufficiale al comando dei pezzi.
Nell’azione di difesa delle postazioni terrestri fu validamente collaborato dal 2° Capo cannoniere Emilio Signanini, anch’egli decorato con Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione:
”Destinato alla batteria da sbarco coadiuvava in modo lodevolissimo il proprio ufficiale. Caduto il Comandante della batteria ne assunse per qualche tempo il comando dirigendo il fuoco con calma e bravura sotto il fuoco nemico”.

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Altri due cannonieri furono decorati con Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Il 2° Capo Meloni Michele (23 ottobre) con la seguente motivazione:
”Destinato alla batteria da sbarco coadiuvava con calma e coraggio l’ufficiale che la comandava sotto il violento fuoco nemico, rimanendo gravemente ferito al petto”.
Il Sottocapo Orazietti Giulio (28 ottobre) con la seguente motivazione:
”…quantunque ferito ed invitato a ritirarsi, rimase fermo al suo posto di puntatore continuando il suo tiro sotto il fuoco del nemico”.

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Durante i ripetuti attacchi dei turchi, fu ucciso anche il Tenente Luigi De Martini che, in trincea, comandava un plotone di bersaglieri. Grazioli Lante assunse anche il comando dei soldati.
Circondante da preponderanti truppe nemiche ingrossate da centinaia di indigeni, inviò questo messaggio al comando dei bersaglieri:
“Colonnello Maggiotto, Tenente De Martini ucciso sulla mia trincea. Ho preso la direzione del suo plotone. La pregherei, se possibile inviarmi qualche uomo sulle ali e possibilmente un ufficiale. Ho sospeso il fuoco per risparmiare munizioni. Grazioli”.
Alla testa dei marinai e bersaglieri si battè valorosamente ma fu colpito mortalmente da tre pallottole in testa. Gli fu conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione:
“Il 23 ottobre ad Homs, dopo aver compiuto arditamente una missione a terra sul terreno battuto dal fuoco nemico, sbarcato una seconda volta per raccogliere notizie, affidò ad altri l’incarico avuto di portarle a bordo e di propria iniziativa accorse a sostituire il comandante della batteria da sbarco rimasto ferito. Rianimò ed infuse nuovo ardimento negli uomini esausti per le perdite subite, le fatiche ed il digiuno; provvide a raccogliere il materiale gravemente danneggiato e, malgrado l’oscurità della notte e il non interrotto fuoco nemico, attraverso gravi difficoltà del terreno, ricondusse la batteria al completo nei trinceramenti. Il 28 ottobre, pure ad Homs, esempio ai suoi di eroica fermezza, comandò la batteria da sbarco della sua nave esponendosi arditamente al fuoco nemico per dirigere il tiro, finché cadde mortalmente ferito”.
In una copia della Rivista Marittima dell’epoca, così viene descritta la morte del giovane ufficiale:


“Riccardo Grazioli non ha tempo di compiangere: ha visto morire il suo amico, ma pensa soltanto alla necessità del dovere. Scrive in fretta e manda come può un biglietto al colonnello Maggiotto avvertendolo della perdita di De Martino, e intanto assume prontamente il comando anche del plotone dei bersaglieri. E con una tranquillità di spirito incredibile attende alla batteria e al plotone insieme, alternando ordini e monti a quello e a questo, intento allo svolgersi dell’azione e sollecito a secondarla o combatterla come meglio convenga. Ma a lui pure, fiore purissimo dell’eroismo italiano, è prefissa una sorte non diversa da quella del suo nuovo commilitone. Egli si leva un momento sopra il muretto che maschera la batteria per guardare col binocolo l’effetto del tiro di questa, poi volge il capo per ordinare alcunché al plotone dei bersaglieri …. Una pallottola gli fora la tempia, lo fa stramazzare, folgorato, sulla terrazza.”

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61 commenti

  • Filippo Bassanelli

    Sono stato destinato per sei anni come Capo Carico responsabile dell’armeria,tutto sommato non mi sono mai lamentato.

  • Giuseppe Di Lorenzo

    Destinato al ministero, per me era da considerare, caserma dormitorio,saltuariamente effettuavo il servizio di guardia all’ingresso centrale

  • Giuseppe Esposito

    Era per il 90% del personale presente una caserma dormitorio. Infatti vi erano accasermati tutti coloro che erano destinati al Ministero e vari Comandi situati nella città.

  • EZIO VINCIGUERRA

    AGLI ILLUMINATI DI NIENTE
    …parassiti, fate pure copia incolla oppure copiate, copiate come sapete fare bene, nei vostri siti e nei vostri profili…parassiti!

  • Gianluca Vallone

    Buongiorno Ezio Pancrazio Vinciguerra e sempre bello leggerti.buon vento fratello di mare

  • Vincenzo Iurlaro

    Io ricordo capo Tatangelo che era l’aiutante. Tutti avevamo paura di questo aveva la penna facile…

  • Giuseppe Esposito

    …Tatangelo…. gli aiutanti di Roma erano molto fantasiosi da rasentare la coglionaggine….

  • Vincenzo Iurlaro

    E’ vero, evidentemente avevano l’ordine di fare quanto più rapporti possibili..forze per fare carriera? mah un altro mistero che si aggiunge. Certo rasentavano la cattiveria, erano cattivi con i deboli e sottomessi a chi poteva fare loro dei favori… noi di maritele eravamo un pò messi da parte perchè avevamo il potere di farle fare le telefonate gratis…

  • Giuseppe Esposito

    …..erano capaci (e l’hanno fatto) di farti rapporto per raggiungere l’ufficio in una strada diversa dal percorso normalmente usato.

  • Elio Maldarelli

    Veramente di sottufficiali coglioni leccaculo all’epoca ce n’erano veramente tanti . Tatangelo del Maridist Roma era uno di questi così come Capo Sacco che bazzicava a Piazza Sempione in Roma per rompere i coglioni ai marinaretti Rt in ritiro dalla franchigia per fare rientro a Sant’Alessandro . Bisogna anche dire che l’Ufficiale Dirigente , ” tale ” Sig. Carlo Mariani , il più delle volte soleva stracciare questi rapporti idioti , ben conoscendo ovviamente il proprio personale . In quel di Taranto mi risulta che talvolta qualche aiutante ” amava fare un volo ” dal ponte girevole

  • Giuseppe Di Lorenzo

    Sottufficiali, e non solo,con caratteristiche da molti non condivise, in passato ci sono stati e tutt’ora esistono. Piuttosto è lecito fare una considerazione, oggi osserviamo il transito da un sistema per certi versi restrittivo, ad una forma di completo lassismo.Questo credo sia la cosa peggiore.( mi riferisco alle varie congetture espresse nei riguardi degli ex “Aiutanti”)

  • Giuseppe Esposito

    ….certo….restrittivo….lassismo…. bastava essere delle persone educate da un lato e dotate di buonsenso dall’altro. Ho portato il solino per ben sei anni, e mi sia consentito dire che son proprio quelle doti di buonsenso che spesso mancavano. Spesse volte ci si dimenticava di aver a che fare con giovani di 20’anni, magari a volte esuberanti nella loro giovinezza.

  • Giuseppe Di Lorenzo

    Secondo la mia visione, la mancanza del buon senso di allora, credo abbia dato i suoi effetti, almeno in parte, cioè ha contribuito a forgiare il giovane esuberante. Da ricordare, il militare nel proprio status deve ottemperare a precise norme di comportamento. Forse, da italiani, nel nostro DNA manca la via di mezzo, il giusto equilibrio

  • Vincenzo Iurlaro

    Manca il buon senso di allora? quel buon senso, non ha mai dato e non darà mai buoni frutti. Ora che abbiamo superato i 70 ricordiamo questa gentaglia chiamata aiutante, erano dei grandi leccaculo verso i loro superiori e cattivi versi gli indifesi. Questa gentaglia di allora faceva i c…zi suoi per tutto il giorno. Andava gironzolando a sbrigarsi le cose di casa loro e certamente non di servizio. Quando c’era il rientro si mettavano ad un angolo generamente prima della caserma fermando chi capitava per fare rapporto inesistente inventandolo di sana pianta, questo per fare vedere che loro erano presenti e facevano il proprio dovere, più rapporti facevano più erano presi in considerazione… Che tempi di cretini.. compreso anche gli ufficiali. Il male peggiore era quando si andava a rispondere a rapporto non credevano alla nostra giustifica ma credevano questa gentaglia su quello che aveva scritto, questo me la chiama onestà? correttezza? status ove ottemperare a precise norme di comportamento? ma che c…zo dice? La situazione di allora non ha dato nessun contributo nel migliorare anzi facevano incazzare noi giovani di allora che certamente non oltraggiavano la divisa o il comportamento. Si manca la via di mezzo come dice. Dall’eccesso al difetto? non so adesso come vanno le cose, ma ricordo molto bene quello che noi abbiamo passato, e certamente non sono stati i leccaculo ad insegnarci qualcosa.

  • Giuseppe Di Lorenzo

    Il monologo del “cavaliere”, arricchito con termini anche scurrili, nella forma di esposizione da adito a risentimenti personali. E’ presumibile che abbia avuto esperienze negative con personaggi descritti, ma oltre al risentimento personale, è buona norma non generalizzare.Dare, con accanimento, una immagine distorta della categoria ha un significato solo denigratorio a scapito di coloro che hanno svolto, a suo tempo, quelle mansioni con dignità, correttezza e senso del dovere.

  • Vincenzo Iurlaro

    Senta, non ho esperienze personali, in quanto ero agevolato perchè lavoravo in un posto ove questa gentaglia si rivolgeva per avere favori personali. Non ho generalizzato in quanto tutti quelli che ho conosciuto a Roma e altrove si potevano dare la mano per il loro modo di fare e comportamentale. Di personale non c’è niente in quanto non ho avuto mai a che fare ho solo constatato e assistito a tutto quello che ho descritto. Era gente oltretutto anche ignorante in quanto non sapeva esprimersi tanto meno scrivere. Vedi in che mani stavamo amico caro. Ma quale dignità, comportamento correttezza, aggettivi che non addicono almeno a quella gente di quel tempo. Buona giornata.

  • Corrado Arena

    BUONGIORNO A TUTTI MI PRESENTO MI CHIAMO ARENA CORRADO ED HO PRESTATO SERVIZIO PRESSO LA CASERMA GRAZIOLI LANTE A ROMA NELL’ANNO 81/82 E VOLEVO CHIEDERE COME FARE PER ESSERE SOCIO OPPURE SOSTENITORE DELLA MARINA MILITARE ITALIANA
    VI RINGRAZIO PER DELLA VOSTRA DISPONIBILITÀ E VI AUGURO UNA BUONA GIORNATA

  • EZIO VINCIGUERRA

    Signor Corrado buonasera, si colleghi via internet al sito Marinai d’Italia e troverà tutte le informazioni necessarie per aggregarsi alla sede Marinai più vicina alla sua residenza. Un abbraccio grande come il mare. Ezio

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